Leadership e Mobbing

Il mobbing applicato ai sistemi e alle organizzazioni umane non è una novità nella storia degli aggregati umani. Sicuramente, quale fenomeno interpersonale, è aumentato nella misura in cui si è dovuta diminuire la antica tendenza a sopprimere fisicamente gli individui incomodi. In realtà, ad atto compiuto, quello che si perpetra è una aggressione a livello relazionale nei confronti di un membro (del sistema) vissuto o ritenuto minaccioso: il membro "nuovo" perturbante, se non risulterà "addomesticabile" e quindi integrabile, verrà allontanato ed espulso o messo nelle condizioni di auto-espellersi.

L’ ostracismo degli antichi greci ne è un esempio storico codificato. Cincinnato, nell’antica Roma, subì mobbing. Ancora oggi una organizzazione mafiosa non ha bisogno di ricorrere al mobbing: uccide per non perdere tempo. Una donna giordana violata sessualmente, ancora oggi, viene uccisa in nome dell’onore familiare da un proprio fratello. Qui non c’è mobbing: è il copione etnico a ingiungere soluzioni.

Alla strategia sottile e lenta del mobbing ricorre una organizzazione non-OK o un subsistema non-OK di una organizzazione al fine di non alterare il pregresso range omeostatico (= al fine di mantenersi tale e quale a prima) e, in termini AT, mantenere il copione organizzativo.

In ogni sistema o sub-sistema (es. gruppi) si possono - sec. Berne, 1963 - riconoscere tre tipi di leaders, non necessariamente coincidenti nella medesima persona:

In un sistema-famiglia, p.e., il leader responsabile potrebbe essere il padre (P), il leader effettivo il primo figlio (F1) ed il leader psicologico la madre (M).

In un ufficio di Pretura il l. resp. è il pretore, il l. eff. un cancelliere e magari il l.psic. un impiegato che da anni "domina" il gruppo di lavoro.

In un reparto di soldati, uno staff medico, una scuola, un gruppo di psicoterapia ecc. sono possibili queste e altre combinazioni di leaderships con effetti diversi.

Naturalmente un gruppo è conflittuale e disfunzionale quando ruoli e posizioni direttive (leadership slots) sono poco definiti; quando i confini interni sono poco chiari.

  1. "Serrare le fila": ci si può coalizzare psicologicamente con la maggior parte degli altri membri del gruppo (anche con gli ex-nemici) e resistere, ad ogni cambiamento, con la passività in forma di pseudo-attività e pseudo-collaborazione.
  2. "Leadership e Anti-leadership": si può non riconoscere il nuovo leader (se il "nuovo" membro è giunto come leader); riconoscersi in un neo-leader occulto o nella pregressa leadership; ci si può candidare in proprio come leader ed attuare in prima persona una anti-leadership di tipo alfa (verbalizzata e diretta) o di tipo beta (indiretta e occulta)

 

 

Anti-leadership: alfa e beta

(Novellino M., 1985; Novellino M. & Miglionico A., 1987)

Alfa:

Beta:

  • competizione sociale con il leader

competizione psicologica con il leader

transazioni dirette al leader

transazioni di carambola al l. (anche non verbali)

giochi di 1° e 2° grado

giochi di 3° grado

aggressione edipica (gelosia)

aggressione orale (invidia)

sub-leader

leader psicologico

posizione esistenziale: Io+/Tu- (liv.psicologico:Io-/Tu+)

posizione esistenziale: Io-/Tu-

 

 

 

Follìa o complotto ordito?

A questo punto, quando il sig. Non-ne-so-nulla entra nell’ufficio X trova un clima relazionale di facciata cui non corrisponde un senso di ok-ness. All’inizio si sente ancora ok e non comprende. Poi raccoglie indizi di resistenza da parte del gruppo che si traducono in una spiacevole vissuto di frustrazione e non-appartenenza. Quello dell’ assalito non è delirio di persecuzione - va chiarito! - ma "vissuto" di persecuzione: la risultante di una irriducibile resistenza sistemica al perturbante. Nell’inconsapevole capro espiatorio viene stimolato un senso ingravescente di non-appartenenza, di non-fiducia, di non-fare e quindi di non-esistere. Pervenuti alla non-esistenza il gioco della estrusione è stato dal sistema perpetrato.

Come si fa il gioco della estrusione?

Con giochi psicologici lavorativi "giocati" dal sistema sull’asse Vittima - Persecutore:

Non ha importanza se l’intruso si aggancia o meno al gioco: è dimostrato (R.Goulding) che si può giocare anche se l’Altro "incrocia" la emi-transazione G-B con l’Adulto: cioè su base proiettiva.

Si è detto che i giochi psicologici lavorativi si svolgono preferibilmente sull’asse Vittima -Persecutore (Triangolo Drammatico di Karpman)

 

Simmetria e complementarietà

Nel Mobbing il capro espiatorio ha poche alternative. Ogni relazione simmetrica è instabile perché basata sulla "legge del più forte" e non c’è accordo tra le parti comunicanti su chi-ha-il-potere-nella-relazione: ognuna delle due parti vuole essere dominante (one-up). O si esita in una escalation che prevede ulteriore usura, lotta fisica, conflitto legale ecc. o si perviene alla rinuncia di uno dei due contendenti. Ora qui la situazione è di Uno solo contro Tanti (gruppo) e quindi è più probabile che soccomba l’Uno.

E l’Uno soccombe.

Si è passati così da una relazione simmetrica ad una relazione complementare fissa in cui la vittima assume il ruolo di sottomesso (one-down).

Se il capro espiatorio è un leader non gli resta che piegarsi in un ruolo di pseudo-leader, accettare di non- essere-importante, di non-pensare, di non-farcela, entrare in simbiosi con il gruppo e giocare sul Triangolo Drammatico come co-agonista.

Tutto pur di appartenere. A costo di essere penalizzato anche a livello gerarchico. Talora perde proprio il posto di lavoro, anche quando non infastidisce più nessuno nell’ iperadattamento.

MA se intuisce il doppio legame, evade e si salva. E comunque lascerà inalterato il copione del gruppo.

La "vittima" del Mobbing è con la "v" minuscola all’inizio:

Come non vedere il Mobbing dove non c’è. Fare diagnosi differenziale:

 

Conclusioni

Definito il Mobbing, il fenomeno chiede di essere solo diagnosticato e censito. Questo spetta ai professionisti d’aiuto istruiti e sensibilizzati all’uopo. A noi, dunque.

Una ultima considerazione: si pensi al devastante fattore di precipitazione in campo psicopatologico, allorché il "mobizzato" di per sé non è sano ed entra sul set di un sistema "mobizzante". Un problema nel problema, con rilevanti conseguenze sulla gestione della salute mentale.

 

© Achille Miglionico (1999)

si veda paragrafo su mobbing in:

A. Miglionico, Manuale di Comunicazione e Counselling, Centro Scientifico Editore, Torino, 2000.