Universita'
Degli Studi Di Roma "LA SAPIENZA"
Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni "Cesare Gerin"
BENUCCI
Fabio
IL FENOMENO DEL MOBBING: PRELIMINARI INDICAZIONI NELL'AMBITO DELLA VALUTAZIONE MEDICO LEGALE
Riassunto
L'Autore
analizza, sotto un'ottica medico-legale, il fenomeno, in ambiente lavorativo,
del "mobbing", una forma di violenza psicologica messa in atto
deliberatamente nei confronti di una vittima designata.
Parole
chiave: sindrome
post traumatica da stress, mobbing.
Abstract
The
Author analyses, from forensic point of view, the phenomenon, in working place,
of the "mobbing", a form of psychological violence carried into effect
deliberately in regard of a designed victim.
Key
words: post
traumatic syndrome stress, mobbing.
Il
termine "mobbing", in inglese "attacco",
"assalto", é stato utilizzato dallo psicologo svedese Heinz Leymann,
agli inizi degli anni '90, per indicare un particolare fenomeno riscontrato in
ambito lavorativo consistente in una forma di violenza psicologica, messa in
atto deliberatamente nei confronti di una "vittima" designata.
Esso
consiste in una forma di violenza psicologica messa in atto da un superiore o da
più colleghi di lavoro nei confronti di una "vittima", la quale è
soggetta a continui attacchi e ingiustizie che a lungo andare portano
l'individuo ad una condizione di estremo disagio psicologico quando non
addirittura ad un crollo del suo equilibrio psicofisico. Il criterio, sia pure
arbitrario, per definire il fenomeno è: l'"aggressione" che deve
essere frequente, pressoché giornaliera, e durare per un periodo di almeno sei
mesi.
Fasi
attraverso cui si sviluppa il Mobbing
Secondo
l'esperienza di Leymann, acquisita nei Paesi del Nord Europa, vengono distinte
quattro fasi attraverso cui si sviluppa il Mobbing.
Fase
1: segnali premonitori
Non
è stato ancora chiaramente definito nei dettagli come si svolga questa fase che
sembra peraltro essere molto breve.
Il
primo segnale, che non andrebbe sottovalutato, è da ricercarsi all'interno di
una relazione precedentemente neutra o addirittura molto positiva (sia tra
colleghi che con il superiore) che subisce un brusco cambiamento in negativo.
Spesso tali problemi relazionali insorgono quando all'interno del gruppo
lavorativo subentra una persona neo-assunta o quando un dipendente riceve una
promozione. Può succedere allora che la "vittima" riceva delle
critiche sul modo di condurre il proprio lavoro, fino a quel momento rispettato
ed apprezzato.
Fase
2: Mobbing e stigmatizzazione
È
questa la fase del "Mobbing" conclamato; la vittima subisce continui
attacchi da un superiore e/o dai colleghi. Le aggressioni pressoché giornaliere
hanno lo scopo di danneggiare la persona in questione. In particolare gli
attacchi hanno la funzione di:
-
ledere la reputazione della &laqno;vittima» attraverso maldicenze,
calunnie, ed esponendola al ridicolo;
-
impedirle ogni forma di comunicazione, non rendendo più possibile
l'espressione, in modo tale da escludere l'individuo dal flusso delle
informazioni ed isolandola socialmente;
-
renderle impossibile svolgere il proprio lavoro in modo soddisfacente a causa
dell'assegnazione di incarichi lavorativi insignificanti e umilianti;
-
minacciare la "vittima".
Fase
3: il caso diventa "ufficiale"
Quando
questa situazione viene riconosciuta e segnalata all'ufficio del personale e
viene aperta un'inchiesta, il caso diviene allora "ufficiale".
Molto
spesso, però, quando vengono interpellati i colleghi per chiedere informazioni
al riguardo, questi tendono a colpevolizzare ulteriormente la
"vittima" imputando la causa del problema alla sua personalità,
ritenuta debole e fragile, piuttosto che a condizioni esterne oggettive.
Fase
4: allontanamento
É
a questo punto che la "vittima" è totalmente isolata da ciò che
succede nell'ambiente lavorativo; viene dequalificata professionalmente, le
vengono assegnati incarichi lavorativi di scarso rilievo e poco gratificanti.
La
persona va incontro così ad un lungo periodo di malessere generale,
caratterizzato da disturbi depressivi e psicosomatici, tali da indurla a
rivolgersi ad uno specialista. A livello lavorativo può sopraggiungere il
licenziamento o le dimissioni.
È
fondamentale rendersi conto che il "Mobbing" è un sintomo, cioè la
manifestazione di un conflitto tra individui all'interno delle organizzazioni;
tuttavia questa interpretazione può impedire di cercare altre possibili cause.
È dunque di primaria importanza considerare anche gli aspetti organizzativi
dell'azienda.
La
conseguenza inevitabile e rilevante, a carico della persona, di un lungo periodo
di mobbing è la sindrome da stress.
Brady
Wilson, uno psicologo clinico americano in uno studio condotto in Arizona su un
gruppo di lavoratori vittime del Mobbing, ha concluso che i disturbi di cui
soffrivano gli esaminati potevano essere raggruppati nel "disturbo post
traumatico da stress", secondo il DSM IV.
Il
disturbo post traumatico da stress, come sostenuto nella guida valutativa per il
danno biologico permanente, a cura di Bargagna et al., corrisponde ad una
"variante dei disturbi d'ansia caratterizzato dalla sperimentazione di uno
stato d'animo di particolare risonanza affettiva evocato da eventi estremamente
traumatizzanti di cui il soggetto sia vittima o sia testimone o risulti comunque
coinvolto (lutto, aggressione violenta, calamità naturali, disastri stradali,
ferroviari, mobbing, etc.). La sintomatologia si caratterizza per l'esistenza di
un ricordo invasivo (flash-back) attraverso il quale il soggetto rivive l'evento
traumatizzante accompagnato da attenuazione della responsività, da ridotto
coinvolgimento verso il mondo esterno, da disturbi neurovegetativi, disforici
e/o cognitivi, da tendenza ad evitare attività o situazioni che possano
ricordare il trauma, da insonnia". L'esordio segue il trauma fisico - o
l'aggressione da mobbing - con un periodo silente che può andare da poche
settimane sino a qualche mese. L'evoluzione verso la cronicizzazione, rara nei
traumatizzati, nei quali vi è tendenza alla guarigione, risulta evento
menomativo più frequente nei mobbizzati. In ogni caso è opportuno attendere un
congruo periodo di tempo prima di procedere alla valutazione.
Le
conseguenze economiche del fenomeno mobbing, come quelle sociali e psicologiche,
aggiunte a quelle relative al danno biologico permanente, sono considerevoli e
consistono in lunghi periodi di malattia e la necessità di continui interventi
da parte dell'ufficio del personale, di dirigenti a vario livello, di personale
medico e consulenti esterni. Ciò comporta costi notevoli per l'azienda in
termini di produttività ed investimenti nella formazione, per il soggetto in
termini di perdita di professionalità e deterioramento della qualità della
vita e dell'intera collettività in termini di costi sociali.
I
riflessi del mobbing sul rapporto di lavoro e sulla salute vengono definiti a
partire dalla sentenza 184/1986 della Corte Costituzionale, dalla dottrina
medico-legale e anche dalla giurisprudenza più "evoluta" come danno
biologico da "danno psichico".
Il
problema legale e medico-legale, contesualmente alla maggiore numerosità dei
casi ed alla elevata incidenza, si va ampliando e diffondendo sempre di più;
esso ha sia natura giuridico-lavorativa in senso stretto, per l'attinenza con il
rapporto di lavoro: violazione dell'articolo 2103 del codice civile, ancora
prima della accennata violazione dell'articolo 2087 del codice civile collegata
all'articolo 2043 del codice civile; il protrarsi dell'assenza dal lavoro per
malattia (e relativi innegabili, ma anche inevitabili costi per la collettività),
fino, in taluni casi, al superamento del periodo di comporto con grave
pregiudizio per la conservazione dello stesso posto di lavoro; sia anche natura
medico e sociale, in quanto comporta il ricorso sempre più frequente del
soggetto interessato a cure, psicoterapie e farmaci, come ampiamente sostenuto.
Tornando
al danno alla persona, si ribadisce in accordo con quanto sostenuto da Calcagni
e Mei, che in ogni "trauma (psichico), il dolore, la sofferenza,
l'angoscia, l'alterazione emotiva sono elementi che da impalpabili, soggettivi,
conseguenza di un "evento", in ambito psicopatologico rimangono
inesorabilmente imbrigliati o costituiscono a volte addirittura l'essenza del
disturbo mentale nosograficamente classificabile e, in medicina legale, possono
configurare - anche nei casi di mobbing - presupposto di un danno evento,
biologico, psichico".
Gli
stessi Autori continuano affermando che "le distinzioni di danno psichico
quale "danno evento" consistente nell'ingiusta violazione
dell'integrità psichica della persona e di danno morale quale "danno
conseguenza" perché consistente nel dolore e nella sofferenza apportata
dalla lesione per quanto giuridicamente inappuntabile, vanno, in ambito
medico-legale, ulteriormente sottolineate ed i campi di competenza
inesorabilmente distinti tanto più nel contesto mobbing ove assai problematica
è la concretizzazione di una fattispecie di danno all'integrità psico-fisica.
Se
il dolore fisico è intrinsecamente legato alla lesione personale, alla
menomazione, il danno psichico appare, per converso, la strutturazione acuta o
cronicizzata di un primordiale "transeunte perturbamento psicologico"
che assume valenza e valore di malattia quando la sofferenza patita, l'angoscia,
l'alterazione emotiva diventano disagio personale significativo, configurano
quadri nosografici che causano disfunzione lavorativa, sociale".
Nel
caso di mobbizzati aiuta la strutturazione il protrarsi nel tempo di
atteggiamenti di costrizione psicologica di varia natura. Non è ancora noto un
numero di casi sufficiente, giunti a risarcimento, per poter correttamente
impostare il problema estimatorio e di danno biologico permanente. Pur tuttavia
le iniziali documentazioni consentono di ricompren-dere il danno all'interno del
range percentuale efficacemente definito nella guida sopra citata.
Le
problematiche medico legali non mancheranno successivamente di interessare anche
l'ambito indennitario qualora il fenomeno mobbing venga ad assumere efficace
valenza di malattia da lavoro.
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