A metà del giugno 1917 un'offensiva
dell'esercito russo fu fermata dai
tedeschi e si risolse in un ennesimo
disastro militare. La guarnigione di
Pietrogrado si rivoltò contro il governo
invitando il soviet della
città a prendere tutto il potere. La
rivolta fallì e molti esponenti del
partito bolscevico furono arrestati.
Lenin fuggì in Finlandia. La guida del
governo fu affidata al socialista
Kerenskij nella speranza che questi
potesse riconquistare il consenso
popolare.
La politica di Kerenskij fu ambigua su
un punto che invece era ormai decisivo
per il popolo russo: la pace.
Egli prese tempo, rimandando ogni
decisione. Debole fu inoltre la sua
posiziona nei confronti di un colpo di
stato tentato dal generale Kornilov,
comandante supremo dell' esercito per
stabilire una dittatura militare. Il
colpo di stato fu sventato dai
bolscevichi che organizzarono la
resistenza armata contro il generale e
decisero di prendere il potere.
Durante
la notte fra il 6 e il 7 novembre 1917
formazioni armate bolsceviche occuparono
tutti i punti strategici di Pietrogrado.
L'8 novembre presero d'assalto e
conquistarono il palazzo d'inverno,
un'antica residenza imperiale dove era
riunito il governo Kerenskij.
Istituirono poi il nuovo governo
rivoluzionario: il soviet dei commissari
del popolo. Secondo il calendario allora
in uso in Russia la data del 7 novembre
corrispondeva al 25 ottobre. E' per
questo che la rivoluzione iniziata in
quel giorno è nota come la Rivoluzione
d'Ottobre.
Le prime iniziative prese dal governo
rivoluzionario furono l'impegno a
firmare una pace immediata con la
Germania (pace di Brest- Litovsk) e un
decreto che confiscava le grandi
proprietà terriere. Con un altro decreto
fu stabilito il controllo degli operai
sulla produzione industriale.
LA GUERRA CIVILE: L’ARMATA ROSSA CONTRO
LE ARMATE BIANCHE E L’INTERVENTO
STRANIERO
Dopo la pace con la Germania la
situazione continuò ad essere
drammatica: in tutto il paese infuriava
infatti la guerra civile.
Contro il governo rivoluzionario si
schierarono i generali rimasti fedeli
all’imperatore, con le loro armate che
furono dette armate bianche. La
controrivoluzione trovò l’appoggio delle
regioni che volevano costituirsi in
repubbliche indipendenti come l’Ucraina,
la Georgia, il Caucaso e l'Armenia.
Le grandi potenze: Francia, Inghilterra,
Stati Uniti, Giappone, per evitare che
la rivoluzione si allargasse fuori dai
confini russi, inviarono truppe a
sostegno delle armate bianche.
Lenin e Lev Davidovic Trotzkij, suo
strettissimo collaboratore, agirono con
grande durezza e decisione. Trotzkij in
persona organizzò un esercito fedele
alla rivoluzione, l’Armata rossa. Lo
zar, già imprigionato in una località di
campagna, Ekaterinenburg, venne fucilato
con tutta la sua famiglia (1918). Lenin
istituì una polizia politica, la Ceka,
che perseguitò in modo spietato la
borghesia, i contadini e perfino gli
esponenti socialisti, rivoluzionari e
anarchici che non avevano aderito al
partito bolscevico.
La guerra civile fu crudele e
sanguinosa, tanto che si è parlato di
"terrore bianco" e "terrore rosso".
Moltissimi pagarono con la vita ,
fucilati o impiccati, la scelta di
sostenere l’una o l’altra parte.
Il 1921 segnò la vittoria dell’Armata
rossa: le truppe straniere vennero
ritirate, si arresero i generali
zaristi, furono sconfitti i governi
autonomi che si erano formati in
Ucraina, Georgia, Armenia. Nacque un
nuovo stato: l’Unione delle Repubbliche
Socialiste Sovietiche. (URSS).
LA NUOVA POLITICA ECONOMICA.
Problemi enormi attendevano il nuovo
governo sovietico, che aveva confiscato
tutti i mezzi di produzioni (terre,
industrie, macchinari, miniere) e li
aveva dichiarati di proprietà
collettiva.
La
produzione agricola era nel frattempo
calata al 55% rispetto a quella degli
anni precedenti la guerra, mentre quella
industriale era crollata addirittura al
10% e il commercio estero quasi non
esisteva più.
Lenin stesso si rese conto che non era
possibile creare da un giorno all'altro
una vera economia comunista. Trovò
quindi una soluzione di compromesso che
chiamò Nuova Politica Economica
(abbreviato in NEP).
I contadini furono autorizzati a
mantenere una certa quantità di terre in
proprietà privata.
Solo le proprietà che superavano certe
dimensioni divennero collettive.
Nei settori dell'industria e del
commercio lo Stato si limitò ad
appropriarsi di tutte quelle aziende che
impiegavano più di 20 dipendenti per un
totale di circa 37000 imprese. Restarono
private quelle di dimensioni inferiori.
In sostanza, restarono in mano ai
privati molte proprietà contadine di
dimensioni medio-piccole, gran parte del
commercio interno, la piccole aziende
familiari.
Nonostante i severi limiti posti alle
attività private, la NEP diede subito
fiato alla disastrata economia
sovietica: negli anni 1923-24 solo il
38,5% della produzione totale era frutto
del lavoro del settore statale, mentre
tutto il resto provenne dalle libere
attività dei privati.
La percentuale della produzione privata
sul totale salì a oltre il 98%
nell'agricoltura, grazie soprattutto
all'intraprendenza dei Kulàki, i
contadini benestanti.
Stalin
Nel 1924, alla morte di Lenin, il potere
passò a Stalin, che si sbarazzò con la
forza di ogni rivale. Negli anni
successivi egli affermò con spietata
durezza il suo potere personale.
Rivale di Stalin per il potere, ma anche
sul piano politico, era stato Trotzkij,
l'eroe della difesa contro le armate
bianche. Trotzkij avrebbe voluto
l'esportazione del modello
rivoluzionario sovietico, Stalin invece
voleva mantenere il socialismo in Russia
senza impegnarsi per il socialismo nel
resto del mondo. Trotzkij fu costretto a
scappare dalla Russia, ma Stalin lo fece
uccidere da un sicario in Messico.
LO STALINISMO: CULTO DELLA PERSONALITA'
E TERRORE
Stalin ebbe un immenso potere, un potere
assoluto superiore a quello dei sovrani
dell'antichità perché molto più
capillare organizzato ed efficiente nel
punire e anche nel prevenire ogni
possibile forma di opposizione.
Dopo lo sterminio dei kulaki il regime
staliniano si fece ancora più
oppressivo. Le persecuzioni cominciarono
a colpire non soltanto gli oppositori ma
anche gli intellettuali e gli artisti,
gli ufficiali dell'Armata Rossa, i
vecchi bolscevichi di cui Stalin temeva
il prestigio, e persino molti fedeli
dirigenti comunisti.
Bastava un semplice sospetto un'accusa
di frazionismo (= volontà di dividere il
partito) o di deviazionismo (=
allontanamento, deviazione della linea
politica ufficiale) per essere
processati, torturati, costretti a
confessare colpe mai commesse, e poi
giustiziati o inviati nei campi di
lavoro forzato.
La potente e temutissima polizia
politica i funzionari dello Stato
Sovietico e del partito comunista,
pretesero di regolare ogni aspetto della
vita quotidiana dei cittadini. Fu
imposto il culto della possibilità di
Stalin "geniale" erede di Lennin e
"padre" del popolo sovietico. Centinaia
di migliaia e forse ancora di più (è
difficile calcolarle, perché molte
semplicemente scomparvero senza lasciare
traccia) furono le vittime del periodo
compreso fra il 1934 e il 1939 , che fu
detto del terrore staliniano o delle
grandi purghe.
L'eco della rivoluzione
In Occidente le notizie provenienti
dalla Russia sollevarono grandi
preoccupazioni ed emozioni. I governi e
le classi dirigenti ebbero il timore che
il contagio rivoluzionario si
allargasse. L'invio delle truppe
occidentali in aiuto dei generali
zaristi e delle armate bianche non fu
sufficiente a sconfiggere la Rivoluzione
ma la guerra creò enormi difficoltà alla
nuova dirigenza bolscevica e al nuovo
stato comunista. Anche per questo motivo
prevalsero le idee di Stalin sul
rafforzamento del comunismo all'interno
della Russia e sulla rinuncia da
esportare la Rivoluzione nel resto del
mondo. Fortissime invece furono le
emozione e le speranze che la
Rivoluzione fece nascere nelle classi
popolari dell'Occidente soprattutto fra
gli operai. La diffusione delle
informazioni era allora assai più lenta
e difficile che adesso. La Russia
inoltre era un paese vastissimo e
lontano dove le comunicazioni erano ben
poco sviluppate. Per lungo tempo tutto
ciò che in Occidente della Rivoluzione
era che il popolo si era ribellato e
aveva preso il potere. Anche dopo quando
maggiori notizie cominciarono a
circolare poco o nulla trapelò delle
crudeli lotte di potere che avevano
luogo al vertice dello Stato Comunista,
della tirannia imposta da Stalin al
paese e delle persecuzioni che di lì a
poco si sarebbero abbattute su chiunque
avesse osato opporsi .
In questa situazione molti pensarono
alla Russia sovietica per lungo tempo
come al paradiso dei lavoratori: un
paese dove il popolo poteva governarsi
da sé, dove si era liberato con le
proprie mani dall'oppressione e dallo
sfruttamento. Anche se questo, molto più
tardi, non si sarebbe rivelato vero,
l'idea di "fare come in Russia" divenne
per molti , che vi credettero in
assoluta buona fede, un ideale traguardo
di politica e giustizia sociale.
(scuolascacchi.com)
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