Ottobre 1918, la Rivoluzione Russa

 

        

 

A metà del giugno 1917 un'offensiva dell'esercito russo fu fermata dai  tedeschi e si risolse in un ennesimo disastro militare. La guarnigione di Pietrogrado si rivoltò contro il governo invitando il soviet della città a prendere tutto il potere. La rivolta fallì e molti esponenti del partito bolscevico furono arrestati. Lenin fuggì in Finlandia. La guida del governo fu affidata al socialista Kerenskij nella speranza che questi potesse riconquistare il consenso popolare.

assalto al palazzo d'inverno La politica di Kerenskij fu ambigua su un punto che invece era ormai decisivo per il popolo russo: la pace.

Egli prese tempo, rimandando ogni decisione. Debole fu inoltre la sua posiziona nei confronti di un colpo di stato tentato dal generale Kornilov, comandante supremo dell' esercito per stabilire una dittatura militare. Il colpo di stato fu sventato dai bolscevichi che organizzarono la resistenza armata contro il generale e decisero di prendere il potere.

Durante la notte fra il 6 e il 7 novembre 1917 formazioni armate bolsceviche occuparono tutti i punti strategici di Pietrogrado. L'8 novembre presero d'assalto e conquistarono il palazzo d'inverno, un'antica residenza imperiale dove era riunito il governo Kerenskij. Istituirono poi il nuovo governo rivoluzionario: il soviet dei commissari del popolo. Secondo il calendario allora in uso in Russia la data del 7 novembre corrispondeva al 25 ottobre. E' per questo che la rivoluzione iniziata in quel giorno è nota come la Rivoluzione d'Ottobre.

Le prime iniziative prese dal governo rivoluzionario furono l'impegno a firmare una pace immediata con la Germania (pace di Brest- Litovsk) e un decreto che confiscava le grandi proprietà terriere. Con un altro decreto fu stabilito il controllo degli operai sulla produzione industriale.

LA GUERRA CIVILE: L’ARMATA ROSSA CONTRO LE ARMATE BIANCHE E L’INTERVENTO STRANIERO

Dopo la pace con la Germania la situazione continuò ad essere drammatica: in tutto il paese infuriava infatti la guerra civile.

Contro il governo rivoluzionario si schierarono i generali rimasti fedeli all’imperatore, con le loro armate che furono dette armate bianche. La controrivoluzione trovò l’appoggio delle regioni che volevano costituirsi in repubbliche indipendenti come l’Ucraina, la Georgia, il Caucaso e l'Armenia.

Le grandi potenze: Francia, Inghilterra, Stati Uniti, Giappone, per evitare che la rivoluzione si allargasse fuori dai confini russi, inviarono truppe a sostegno delle armate bianche.

Lenin e Lev Davidovic Trotzkij, suo strettissimo collaboratore, agirono con grande durezza e decisione. Trotzkij in persona organizzò un esercito fedele alla rivoluzione, l’Armata rossa. Lo zar, già imprigionato in una località di campagna, Ekaterinenburg, venne fucilato con tutta la sua famiglia (1918). Lenin istituì una polizia politica, la Ceka, che perseguitò in modo spietato la borghesia, i contadini e perfino gli esponenti socialisti, rivoluzionari e anarchici che non avevano aderito al partito bolscevico.

La guerra civile fu crudele e sanguinosa, tanto che si è parlato di "terrore bianco" e "terrore rosso".

Moltissimi pagarono con la vita , fucilati o impiccati, la scelta di sostenere l’una o l’altra parte.

Il 1921 segnò la vittoria dell’Armata rossa: le truppe straniere vennero ritirate, si arresero i generali zaristi, furono sconfitti i governi autonomi che si erano formati in Ucraina, Georgia, Armenia. Nacque un nuovo stato: l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. (URSS).

LA NUOVA POLITICA ECONOMICA.

Problemi enormi attendevano il nuovo governo sovietico, che aveva confiscato tutti i mezzi di produzioni (terre, industrie, macchinari, miniere) e li aveva dichiarati di proprietà collettiva.

La produzione agricola era nel frattempo calata al 55% rispetto a quella degli anni precedenti la guerra, mentre quella industriale era crollata addirittura al 10% e il commercio estero quasi non esisteva più.

Lenin stesso si rese conto che non era possibile creare da un giorno all'altro una vera economia comunista. Trovò quindi una soluzione di compromesso che chiamò Nuova Politica Economica (abbreviato in NEP).

I contadini furono autorizzati a mantenere una certa quantità di terre in proprietà privata.

Solo le proprietà che superavano certe dimensioni divennero collettive.

Nei settori dell'industria e del commercio lo Stato si limitò ad appropriarsi di tutte quelle aziende che impiegavano più di 20 dipendenti per un totale di circa 37000 imprese. Restarono private quelle di dimensioni inferiori. In sostanza, restarono in mano ai privati molte proprietà contadine di dimensioni medio-piccole, gran parte del commercio interno, la piccole aziende familiari.

Nonostante i severi limiti posti alle attività private, la NEP diede subito fiato alla disastrata economia sovietica: negli anni 1923-24 solo il 38,5% della produzione totale era frutto del lavoro del settore statale, mentre tutto il resto provenne dalle libere attività dei privati.

La percentuale della produzione privata sul totale salì a oltre il 98%  nell'agricoltura, grazie soprattutto all'intraprendenza dei Kulàki, i contadini benestanti.

  Stalin

Nel 1924, alla morte di Lenin, il potere passò a Stalin, che si sbarazzò con la forza di ogni rivale. Negli anni successivi egli affermò con spietata durezza il suo potere personale.

Rivale di Stalin per il potere, ma anche sul piano politico, era stato Trotzkij, l'eroe della difesa contro le armate bianche. Trotzkij avrebbe voluto l'esportazione del modello rivoluzionario sovietico, Stalin invece voleva mantenere il socialismo in Russia senza impegnarsi per il socialismo nel resto del mondo. Trotzkij fu costretto a scappare dalla Russia, ma Stalin lo fece uccidere da un sicario in Messico.

LO STALINISMO: CULTO DELLA PERSONALITA' E TERRORE

Stalin ebbe un immenso potere, un potere assoluto superiore a quello dei sovrani dell'antichità perché molto più capillare organizzato ed efficiente nel punire e anche nel prevenire ogni possibile forma di opposizione.

Dopo lo sterminio dei kulaki il regime staliniano si fece ancora più oppressivo. Le persecuzioni cominciarono a colpire non soltanto gli oppositori ma anche gli intellettuali e gli artisti, gli ufficiali dell'Armata Rossa, i vecchi bolscevichi di cui Stalin temeva il prestigio, e persino molti fedeli dirigenti comunisti.

Bastava un semplice sospetto un'accusa di frazionismo (= volontà di dividere il partito) o di deviazionismo (= allontanamento, deviazione della linea politica ufficiale) per essere processati, torturati, costretti a confessare colpe mai commesse, e poi giustiziati o inviati nei campi di lavoro forzato.

La potente e temutissima polizia politica i funzionari dello Stato Sovietico e del partito comunista, pretesero di regolare ogni aspetto della vita quotidiana dei cittadini. Fu imposto il culto della possibilità di Stalin "geniale" erede di Lennin e "padre" del popolo sovietico. Centinaia di migliaia e forse ancora di più (è difficile calcolarle, perché molte semplicemente scomparvero senza lasciare traccia) furono le vittime del periodo compreso fra il 1934 e il 1939 , che fu detto del terrore staliniano o delle grandi purghe.

L'eco della rivoluzione

In Occidente le notizie provenienti dalla Russia sollevarono grandi preoccupazioni ed emozioni. I governi e le classi dirigenti ebbero il timore che il contagio rivoluzionario si allargasse. L'invio delle truppe occidentali in aiuto dei generali zaristi e delle armate bianche non fu sufficiente a sconfiggere la Rivoluzione ma la guerra creò enormi difficoltà alla nuova dirigenza bolscevica e al nuovo stato comunista. Anche per questo motivo prevalsero le idee di Stalin sul rafforzamento del comunismo all'interno della Russia e sulla rinuncia da esportare la Rivoluzione nel resto del mondo. Fortissime invece furono le emozione e le speranze che la Rivoluzione fece nascere nelle classi popolari dell'Occidente soprattutto fra gli operai. La diffusione delle informazioni era allora assai più lenta e difficile che adesso. La Russia inoltre era un paese vastissimo e lontano dove le comunicazioni erano ben poco sviluppate. Per lungo tempo tutto ciò che in Occidente della Rivoluzione era che il popolo si era ribellato e aveva preso il potere. Anche dopo quando maggiori notizie cominciarono a circolare poco o nulla trapelò delle crudeli lotte di potere che avevano luogo al vertice dello Stato Comunista, della tirannia imposta da Stalin al paese e delle persecuzioni che di lì a poco si sarebbero abbattute su chiunque avesse osato opporsi .

In questa situazione molti pensarono alla Russia sovietica per lungo tempo come al paradiso dei lavoratori: un paese dove il popolo poteva governarsi da sé, dove si era liberato con le proprie mani dall'oppressione e dallo sfruttamento. Anche se questo, molto più tardi, non si sarebbe rivelato vero, l'idea di "fare come in Russia" divenne per molti , che vi credettero in assoluta buona fede, un ideale traguardo di politica e giustizia sociale.

(scuolascacchi.com)

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