La "Guerra
sporca di Mussolini"
EduChannel
Da "L'Espresso" (28
febbraio 2008)
Grecia 1943: quei fascisti stile SS
di Enrico Arosio Domenikon come Marzabotto. Oltre 150 uomini fucilati per
rappresaglia. Ora un documentario alza il velo sulle stragi del nostro esercito.
Occultate
I partigiani avevano fatto fuoco dalla collinetta, quando il convoglio aveva
rallentato in curva, a un chilometro dal villaggio di Domenikon. Erano morti
nove soldati italiani. Dunque i greci andavano puniti: non i partigiani, i
civili. Domenikon andava distrutta. Per dare a tutti "una salutare lezione",
come scrisse poi il generale Cesare Benelli, che comandava la divisione
Pinerolo. "Qui al villaggio, prima, i soldati italiani venivano per un'ora o
due, flirtavano con le donne, poi se ne andavano. A Elassona avevano fidanzate
ufficiali. Erano dei dongiovanni", racconta un contadino davanti alla cinepresa.
Prima, sì. Non il 16 febbraio 1943. Quel giorno gli italiani brava gente si
trasformarono in bestie.
L'eccidio di Domenikon, la piccola Marzabotto di Tessaglia, è un crimine
italiano dimenticato. In stile nazista, solo un po' meno scientifico. Fu il
primo massacro di civili in Grecia durante l'occupazione, e stabilì un modello.
Il primo pomeriggio gli uomini della Pinerolo circondarono il villaggio,
rastrellarono la popolazione e fecero un primo raduno sulla piazza centrale. Poi
dal cielo arrivarono i caccia col fascio littorio. Scesero bassi, rombando,
scaricando le loro bombe incendiarie. Case, fienili, stalle bruciarono tra le
urla delle donne, i muggiti lugubri delle vacche. Gli italiani gliel'avevano
detto, raccontano i vecchi paesani: "Vi bruceremo tutti". Il maestro, che capiva
la nostra lingua, avvertì: "Mamma. Ci ammazzano tutti".
Molti non avevano mai visto un aereo. Al tramonto, raccontano i figli degli
uccisi, le famiglie di Domenikon furono portate sulla curva dei partigiani. Dopo
esser stati separati dalle donne, tra pianti e calci, tutti i maschi sopra i 14
anni, fu ordinato, sarebbero stati trasferiti a Larisa per interrogatori.
Menzogna. All'una di notte del 17
gli italiani li fucilarono nel giro di un'ora, e i contadini dovettero
ammassarli in fosse comuni. "Anche mio padre e i suoi tre fratelli", ricorda un
vecchio rintracciato da Stathis Psomiadis, insegnante e figlio di una vittima
che si è dedicato alla ricostruzione dell'eccidio, indicando la collina di
lentischi e mirti. La notte e l'indomani i soldati della Pinerolo assassinarono
per strada e per i campi pastori e paesani che si erano nascosti: fecero 150
morti.
È tutto ricostruito nel documentario 'La guerra sporca di Mussolini', diretto da
Giovanni Donfrancesco e prodotto dalla GA&A Productions di Roma e dalla
televisione greca Ert, che andrà in onda il 14 marzo su History Channel (canale
405 di Sky). La Rai si è disinteressata al progetto. Il film, che riapre una
pagina odiosa dell'Italia fascista, si basa su ricerche recenti della storica
Lidia Santarelli. La docente al Centre for European and Mediterranean Studies
della New York University, parlando con 'L'espresso' di Domenikon e dei massacri
italiani in Tessaglia, Epiro, Macedonia, li definisce "un buco nero nella
storiografia". Che cosa sa il grande pubblico della campagna di Grecia di
Mussolini? Ricorda il presidente Ciampi, le commosse rievocazioni della tragedia
di Cefalonia, il generale Gandin e la divisione Acqui, le emozioni
cinematografiche di 'Mediterraneo' e del 'Capitano Corelli', con gli italiani
abbronzati, generosi, portati a fraternizzare. Una proposta di legge (Galante e
altri) presentata alla Camera il 24 novembre 2006 per istituire una Giornata
della memoria delle vittime del fascismo accenna all'eccidio di Domenikon; ma è
un'eccezione.
Italiani brava gente? Per nulla."Domenikon", dichiara la Santarelli nel film,
"fu il primo di una serie di episodi repressivi nella primavera-estate 1943. Il
generale Carlo Geloso, comandante delle forze italiane di occupazione, emanò una
circolare sulla lotta ai ribelli il cui principio cardine era la responsabilità
collettiva. Per annientare il movimento partigiano andavano annientate le
comunità locali".L'ordine si tradusse in rastrellamenti, fucilazioni, incendi,
requisizione e distruzione di riserve alimentari. A Domenikon seguirono eccidi
in Tessaglia e nella Grecia interna: 30 giorni dopo 60 civili fucilati a
Tsaritsani. Poi a Domokos, Farsala, Oxinià.
Le autorità greche segnalarono stupri di massa. Azioni di cui praticamente non
esistono immagini, memorie sepolte negli archivi militari. Il comando tedesco in
Macedonia arrivò a protestare con gli italiani per il ripetersi delle violenze
contro i civili. Nel film il diario del soldato Guido Zuliani racconta di
rastrellamenti e torture. Il capo della polizia di Elassona, Nikolaos Bavaris,
scrisse una lettera di denuncia ai comandi italiani e alla Croce rossa
internazionale: "Vi vantate di essere il Paese più civile d'Europa, ma crimini
come questi sono commessi solo da barbari". Fu internato, torturato, deportato
in Italia. La figlia: "Un incubo".
Gli italiani imitarono i tedeschi, ma senza la loro tecnica. Nel campo di
concentramento di Larisa, a nord di Volos dove nacque Giorgio de Chirico, furono
fucilati per rappresaglia oltre mille prigionieri greci. Molti morirono, ricorda
'La guerra sporca di Mussolini', di fame, denutrizione, epidemie. Le brande con
i materassi di foglie di granturco erano infestate dalle pulci. L'occupazione
(sino al settembre '43 gli italiani amministrarono due terzi della Grecia, un
terzo i tedeschi) si caratterizzò per le prevaricazioni continue ai danni di
innocenti. La Tessaglia era il granaio greco. L'esercito italiano eseguiva
confische, saccheggi, sequestri. Introdotta la valuta di occupazione, il mercato
nero andò alle stelle. La razione di pane si ridusse a 30 grammi al giorno. Il
film mostra abitanti di Atene morti di fame gettati come stracci agli angoli
delle strade. "Nel solo inverno 1941", ricorda la professoressa Santarelli a
'L'espresso',"la carestia indotta dall'amministrazione italiana fece tra i 40 e
i 50 mila morti. Nell'intero periodo morirono di fame e malattie tra i 200 e i
300 mila greci. Un altro capitolo poco studiato è la prostituzione: migliaia di
donne prese per fame e reclutate in bordelli per soddisfare soldati e ufficiali
italiani". Nel 1946 il ministero greco della Previdenza sociale, nel censire i
danni di guerra, calcolò che 400 villaggi avevano subito distruzioni parziali o
totali: 200 di questi causati da unità italiane e tedesche, 200 dai soli
italiani.
La Grecia rimossa ci costringe a riflettere. Come dice nel film lo storico Lutz
Klinkhammer, il massimo studioso di atrocità tedesche in Italia: "La leggenda
del bravo italiano non è completamente inventata. Ciò che è inventato è che tale
immagine fosse l'aspetto dominante nell'occupazione di quei territori". I
generali Geloso e Benelli altro non fecero che applicare le linee guida del
generale Roatta in Jugoslavia, che teorizzò la strategia "testa per dente".
Klinkhammer dichiara che le fucilazioni italiane in Slovenia, nella provincia di
Lubiana, ebbero le stesse dimensioni delle fucilazioni tedesche in Alta Italia
dopo l'8 settembre. Oltre 100 mila slavi transitarono per i campi di
concentramento italiani in Jugoslavia. Nell'isola di Rab, di cui il film mostra
cadaveri scheletrici, morì il 20 per cento dei prigionieri. Klinkhammer usa per
l'esercito di Mussolini, ricordando i crimini in Etiopia e Cirenaica con
l'impiego di gas contro i civili, il termine "programma di eliminazione". E se
dopo il 1945 Badoglio e Graziani furono i primi due criminali di guerra elencati
dalle autorità etiopi, per la Grecia e i Balcani furono sollevate analoghe
richieste per i generali Roatta, Ambrosio, Robotti e Gambara.
A Londra la Commissione delle Nazioni Unite per i crimini di guerra ricevette
una lista con più di1.500 segnalazioni di criminali di guerra italiani. Perché
tutto andò insabbiato? Ecco un'altra rimozione nazionale. Nel 1946 era cambiato
tutto: l'Europa spaccata in due tra Alleati e blocco sovietico. L'Italia di De
Gasperi rientrava nella strategia di compattamento occidentale contro Stalin. Il
nostro governo rifiutò la consegna dei responsabili di atrocità alla Grecia.
Mentre De Gasperi istituiva una commissione d'inchiesta, chiedeva a Washington
di temporeggiare. Stessa richiesta da Lord Halifax per il governo britannico,
pur vicino alla Grecia, dove infuriava la guerra civile tra monarchici e
comunisti. In breve: l'Italia rinunciò a chiedere estradizione e processo per i
criminali nazisti (ricordate 'l'armadio della vergogna'), la Grecia fece lo
stesso con l'Italia. La Guerra fredda fu la pietra tombale sulle richieste di
giustizia.
Fascist Legacy - Un’eredità scomoda (download del Documentario della BBC - circa 170 MB)
Il documentario, diretto da Ken Kirby,
ricostruisce le terribili vicende che accaddero nel corso della guerra di
conquista coloniale in Etiopia – e negli anni successivi – e delle ancora più
terribili vicende durante l’occupazione nazifascista della Jugoslavia tra gli
anni 1941 e 1943. Particolarmente crudele la repressione delle milizie fasciste
italiane nella guerriglia antipartigiana in Montenegro ed in altre regioni dei
Balcani. Tali azioni vengono mostrate con ottima, ed esclusiva, documentazione
filmata di repertorio e con testimonianze registrate sui luoghi storici nella I
puntata del film. Il documentario mostra anche i crimini fascisti in Libia e in
Etiopia. Nella II puntata il documentario cerca di spiegare le ragioni per le
quali i responsabili militari e politici fascisti -colpevoli dei crimini- non
sono stati condannati ai sensi del codice del Tribunale Militare Internazionale
di Norimberga, per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Conduttore del
film è lo storico americano Michael Palumbo, autore del libro “L’olocausto
rimosso”, edito -in Italia- da Rizzoli. Nel film vengono intervistati -fra gli
altri- gli storici italiani Angelo Del Boca, Giorgio Rochat, Claudio Pavone e lo
storico inglese David Ellwood
vedi anche Qualche parola sul Revisionismo e il buonismo italico