�Interazioni - [Vedi Indice]
Studi in vitro hanno evidenziato che la levobupivacaina viene
metabolizzata dagli enzimi CYP3A4 e CYP1A2.
Sebbene non siano stati condotti studi clinici in merito, il
metabolismo della levobupivacaina può essere influenzato
dagli inibitori del CYP3A4, quali ketoconazolo e dagli inibitori
CYP1A2 quali metilxantina.
La levobupivacaina deve essere usata con cautela in pazienti
in trattamento con farmaci antiaritmici dotati di attività
anestetica locale, ad esempio mexiletina, o farmaci antiaritminci
di classe III in quanto il loro effetto tossico potrebbe essere
potenziato.
Non sono stati ancora completati studi in cui sia prevista
l’associazione tra levobupivacaina ed adrenalina.
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Non sono noti dati clinici sull’uso di anestetici locali
di tipo amidico compresa la bupivacaina, nei primi mesi di
gravidanza. Studi condotti su animali, trattati con la
levobupivacaina, hanno evidenziano tossicità riproduttiva
(vedere paragrafo 5.3). L’incidenza di questi dati
nell’uomo non è nota. La levobupivacaina non deve
essere impiegata nei primi mesi di gravidanza, a meno che non sia
strettamente necessario.
L’esperienza clinica nella chirurgia ostetrica con gli
anestetici locali di tipo amidico, compresa la bupivacaina,
è vasta. Il profilo di sicurezza per questo uso è
adeguatamente noto.
Non ci sono dati disponibili sul passaggio della
levobupivacaina nel latte umano.
E’ comunque probabile che la stessa passi nel latte
materno; ma, alle dosi terapeutiche, il rischio di danni al
neonato è minimo.
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I pazienti devono essere avvertiti che non devono guidare o
azionare macchinari finché non scompaiono gli effetti
dell’anestesia e quelli immediati dell’intervento
chirurgico.
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Gli effetti collaterali con gli anestetici locali di tipo
amidico sono rari, ma possono verificarsi in seguito a
sovradosaggio o iniezione intravascolare accidentale e possono
essere seri.
Un’iniezione accidentale intratecale di anestetici
locali può portare ad una possibile anestesia spinale
molto profonda con apnea, ipotensione grave e perdita di
coscienza.
Effetti a carico del sistema nervoso centrale:
insensibilità della lingua, sensazione di testa vuota,
vertigini, vista offuscata e spasmo muscolare seguito da
sonnolenza, convulsioni, incoscienza ed eventuale arresto
respiratorio.
Gli effetti a carico dell’apparato cardiovascolare sono
legati ad una depressione del sistema di conduzione cardiaco e ad
una diminuzione della eccitabilità e della
contrattilità miocardica. Questo dà luogo ad una
diminuita gittata cardiaca, ipotensione� e a modificazioni
dell’ECG indicativi sia di blocco cardiaco che di
bradicardia o di tachiaritmie ventricolari che possono portare ad
arresto cardiaco.
Di norma, questi effetti sono preceduti da una severa
tossicità del sistema nervoso centrale, quali convulsioni;
in rari casi, tuttavia, l’arresto cardiaco può
insorgere senza effetti prodromici del sistema nervoso
centrale.
I più frequenti effetti collaterali riportati nel corso
degli studi clinici,� indipendentemente dalla causalità,
comprendono ipotensione (22%), nausea (13%), anemia (11%), dolore
post-operatorio (8%), vomito (8%), dolore dorsale (7%), febbre
(6%), vertigini (6%), distress fetale (6%) e cefalea (5%).
L’insorgenza di danni neurologici è una
conseguenza rara ma nota dell’anestesia loco-regionale, e
in particolare dell’anestesia epidurale e spinale.�
Può essere dovuta ad una lesione diretta del midollo o dei
nervi spinali, alla sindrome da occlusione dell’arteria
spinale anteriore, ad iniezione di sostanza irritante o di
soluzione non sterile.� Tutto ciò può determinare
aree localizzate di parestesia o anestesia,
difficoltà motoria, perdita del controllo degli sfinteri e
paraplegia. Raramente tali danni possono essere permanenti.
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L’iniezione intravascolare accidentale di anestetici
locali può causare reazioni tossiche immediate. In caso di
sovradosaggio, i segni di tossicità possono manifestarsi
in ritardo ciò può essere dovuto al raggiungimento
di concentrazioni del picco plasmatico con un periodo di latenza
di oltre 2 ore dalla somministrazione, e questo può
dipendere dal sito di iniezione. Gli effetti del farmaco possono
risultare prolungati.
Le reazioni avverse a livello sistemico, in seguito a
sovradosaggio o ad iniezione intravasale accidentale, osservate
con agenti anestetici locali ad azione prolungata, interessano
sia il sistema nervoso centrale che l’apparato
cardiovascolare.�
Effetti a carico del sistema nervoso centrale
Le convulsioni devono essere subito trattate con tiopentale o
diazepamendovena titolati secondo le necessità.�
Queste due sostanze deprimono il sistema nervoso centrale e la
funzione cardio-respiratoria.� Il loro uso può quindi
indurre apnea.� È possibile usare bloccanti neuromuscolari
solo nel caso in cui il medico sia in grado di garantire la
pervietà delle vie aeree e di trattare un paziente
completamente paralizzato.
Se non sono trattate immediatamente, le convulsioni, con
conseguente ipossia e ipercapnia, unite a depressione� miocardica
dovuta agli effetti dell’anestetico locale a carico del
cuore, possono determinare aritmia cardiaca, fibrillazione
ventricolare o arresto cardiaco.
Effetti a carico dell’apparato
cardiovascolare
L’ipotensione può essere prevenuta o controllata
da un pretrattamento con fluidi di riempimento e/o con
l’impiego di vasopressori. Nel caso in cui si verificasse
ipotensione, essa dovrebbe essere trattata per via endovenosa con
cristalloidi o colloidi e/o con dosi crescenti di un vasopressore
quale efedrina 5-10 mg. Ogni altra causa coesistente di
ipotensione deve essere rapidamente trattata.
Nel caso in cui si verificasse una bradicardia grave, un
trattamento con atropina 0,3-1,0 mg, normalmente ripristina la
frequenza cardiaca a livelli accettabili.
L’aritmia cardiaca dovrebbe essere trattata come
raccomandato e la fibrillazione ventricolare dovrebbe essere
trattata con la cardioversione.
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Codice ATC: N01BB10
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La levobupivacaina è un anestetico ed analgesico locale
ad azione prolungata.� Blocca la conduzione nervosa in nervi
sensitivi e motori, interagendo prevalentemente con i canali del
sodio presenti sulla membrana della cellula,
sensibili agli stimoli elettrici, ma blocca anche i canali del
potassio e del calcio.� In aggiunta, la levobupivacaina
interferisce con la trasmissione dell’impulso e la
conduzione in altri tessuti dove gli effetti sul sistema
cardiovascolare e sul sistema nervoso centrale sono i più
importanti per il verificarsi degli effetti collaterali.
La dose di levobupivacaina è espressa come base invece
nella bupivacaina racemica la dose è espressa come
cloridrato. Ciò si traduce, approssimativamente, in un 13%
in più di farmaco attivo nelle soluzioni di
levobupivacaina in confronto alla bupivacaina alla stessa
concentrazione. In esperienze cliniche condotte alle stesse
concentrazioni nominali levobupivacaina ha mostrato una efficacia
clinica comparabile alla bupivacaina.
In uno studio di farmacologia clinica che utilizzava il
modello del blocco del nervo ulnare, la levobupivacaina ha
dimostrato di essere equipotente rispetto alla bupivacaina.
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Nelle sperimentazioni nell’uomo, la cinetica
distributiva della levobupivacaina in seguito a somministrazione
per via endovenosa risulta essenzialmente la stessa della
bupivacaina.� La concentrazione plasmatica della levobupivacaina
in seguito a somministrazione terapeutica dipende dalla dose e,
poichè l’assorbimento dal sito di iniezione è
influenzato dalla vascolarizzazione del tessuto, dalla via di
somministrazione.
Non ci sono dati relativi a pazienti con funzionalità
renale compromessa; la levobupivacaina è ampiamente
metabolizzata e pertanto non si ritrova immodificata nelle
urine.
Nell’uomo, il legame alle proteine plasmatiche della
levobupivacaina è stato valutato in vitro ed è
risultato essere > 97% a concentrazioni comprese tra 0,1 e 1,0
mg/ml.
In uno studio di farmacologia clinica dove sono stati
somministrati 40 mg di levobupivacaina per via endovenosa
l’emivita media è stata di circa 80 + 22
minuti, il Cmax di 1,4 + 0,2 mg/ml e l’AUC di 70
+ 27 mg.min/ml.
Il valore di Cmax e AUC (0-24 ore) di levobupivacaina sono
stati approssimativamente, dose proporzionale a seguito di
somministrazione epidurale di 75 mg (0,5%) e 112,5 mg (0,75%) e a
seguito di dosi di 1 mg/kg (0,25%) e 2 mg/kg (0,5%), usati per il
blocco brachiale. A seguito di somministrazione epidurale di
112,5 mg (0,75%) i valori di Cmax e AUC sono stati
rispettivamente di 0,58 mcg/ml e 3,56 mcg/ore/ml. La clearance
totale media plasmatica e l’emivita finale di
levobupivacaina dopo infusione endovenosa sono state
rispettivamente 39 lt/ora e 1,3 ore. Il volume di distribuzione
dopo somministrazione endovensa è stato di 67 litri.
Levobupivacaina è ampiamente metabolizzata e non sono
state trovate tracce di levobupivacaina immodificata nelle urine
o nelle feci.
La 3-idrossi levobupivacaina, suo metabolita più
importante, è escreto nelle urine sotto forma di acido
glucuronico e coniugato di estere solfato.
Gli studi in vitro hanno dimostrato che il CYP3A7 e il CYP1A2
mediano il metabolismo della levobupivacaina rispettivamente a
desbutil-levobupivacaina e 3-idrossi-levobupivacaina.
Questi studi indicano che il metabolismo di levobupivacaina e
bupivacaina sono comparabili.
A seguito di somministrazione endovenosa si ritrova nelle 48
ore una media totale di levobupivacaina pari al 95% di cui 71%
nelle urine e 24% nelle feci.
Non c’è evidenza di racemizzazionein vivo
della levobupivacaina.
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In uno studio di tossicità embrio-fetale nei ratti, a
livelli di esposizione sistemica nello stesso range di quelli
ottenuti nella pratica clinica, è stata osservata
un’aumentata incidenza di idro-uretero nefrosi, dilatazione
del ventricolo olfattivo e delle coste extra toraciche e lombari.
Non vi sono state malformazioni correlate al trattamento.
In studi condotti per stabilire la mutagenicità e� la
clastogenicità, la levobupivacaina non è risultata
essere genotossica. Non sono stati condotti tests di
cancrogenicità.
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Sodio cloruro, sodio idrossido, acido cloridrico e acqua per
preparazioni iniettabili.
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È possibile che la levobupivacaina precipiti se diluita
in soluzione alcalina; non deve essere diluita o co-somministrata
con bicarbonato di sodio. La levobupivacaina non deve essere
miscelata con altri farmaci ad eccezione di quelli indicati nel
paragrafo 6.6.
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2 anni.
La soluzione deve essere utilizzata immediatamente dopo
l’apertura.
Validità dopo diluizione: la stabilità
chimico-fisica in condizioni d’uso è stata
dimostrata per 7 giorni a 20-22°C. La stabilità
chimico-fisica in condizioni d’uso con clonidina, morfina o
fentanil è stata dimostrata per 40 ore a 20-22°C.
Da un punto di vista microbiologico il prodotto dovrebbe
essere usato immediatamente; in caso contrario i tempi e le
condizioni di conservazione prima dell’uso sono di
responsabilità dell’utilizzatore e normalmente non
dovrebbero superare le 24 ore se il prodotto è stato
conservato a 2-8°C a meno che la diluizione/ricostituzione
sia stata effettuata in condizioni asettiche controllate e
validate.
�
Non ci sono particolari precauzioni per la conservazione.
�
Chirocaine è disponibile in quattro
presentazioni:
Fiala di vetro da 10 ml, in astucci da 5, 10 e 20
unità������������������������������������� £.
Fiala di vetro da 10 ml, in blister sterile in astucci da 5,
10 e 20 unità�������������� £.
Fiala di polipropilene da 10 ml, in astucci da 5, 10 e 20
unità�������������������������� £.
Fiala di polipropilene da 10 ml, in blister sterile in astucci
da 5, 10 e 20 unità�� £.
�
Ogni fiala deve essere utilizzata solamente per un singolo
paziente.� Gettare la soluzione non utilizzata.
Scegliere una fiala in blister sterile quando è
necessario che la superficie della fiala sia sterile.� La
superficie della fiala non è sterile se l’involucro
non è integro.
Le diluizioni della soluzione standard di levobupivacaina
devono essere effettuate con una soluzione salina allo 0,9% in
condizioni� di asepsi.
Clonidina 8,4 mg/ml, morfina 0,05 mcg/ml e fentanil 4 mcg/ml
hanno dimostrato compatibilità con levobupivacaina in
soluzione salina allo 0,9%.
�
ABBOTT S.P.A. – Campoverde di Aprilia (LT)
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5 fiale in vetro da 10 ml����������������������������������
AIC n. 034769137/M
10 fiale in vetro da 10 ml�������������������������������� AIC
n. 034769149/M
20 fiale in vetro da 10 ml�������������������������������� AIC
n. 034769152/M
5 fiale in vetro sterile da 10 ml������������������������AIC n.
034769164/M
10 fiale in vetro sterile da 10 ml���������������������� AIC
n. 034769176/M
20 fiale in vetro sterile da 10 ml���������������������� AIC
n. 034769188/M
5 fiale in polipropilene da 10
ml���������������������� AIC n. 034769190/M
10 fiale in polipropilene da 10
ml�������������������� AIC n. 034769202/M
20 fiale in polipropilene da 10
ml�������������������� AIC n. 034769214/M
5 fiale in polipropilene sterile da 10 ml�������������AIC n.
034769226/M
10 fiale in polipropilene sterile da 10 ml����������� AIC n.
034769238/M
20 fiale in polipropilene sterile da 10 ml����������� AIC n.
034769240/M
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20 OTTOBRE 2000
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TABELLA DI APPARTENENZA DPR 309/90 - [Vedi Indice]
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OTTOBRE 2000