DAVEDAX 2 mg compresse DAVEDAX 4 mg compresse
Una compressa di DAVEDAX 2 mg contiene 2 mg di reboxetina (come metansulfonato) Una compressa di DAVEDAX 4 mg contiene 4 mg di reboxetina (come metansulfonato) Per gli eccipienti vedere 6.1.
− Compresse 2 mg:
compresse bianche piatte a forma di capsula 4 mm x 8 mm, con linea di frattura su entrambi i lati; − Compresse 4 mg:
compresse bianche, rotonde, convesse, di diametro di 8 mm, con linea di frattura su un solo lato .
A sinistra della linea di frattura è riportata una P e a destra una U.
Il lato opposto della compressa è marcato 7671.
La reboxetina è indicata nel trattamento acuto della depressione/depressione maggiore e per il mantenimento del miglioramento clinico nei pazienti che inizialmente hanno risposto positivamente al trattamento.
Le compresse di Davedax sono per somministrazione orale.
Adulti La dose terapeutica raccomandata è di 4 mg b.i.d.
(8 mg/die) somministrati per via orale.
Il trattamento può essere iniziato con la dose consigliata.
Se dopo 3.4 settimane la risposta clinica non è completa, la dose somministrata può essere aumentata a 10 mg/die.
La massima dose giornaliera non deve superare 12 mg.
La minima dose efficace non è stata ancora stabilita.
Pazienti anziani Negli studi clinici condotti negli anziani, la reboxetina è stata somministrata alla dose di 2 mg b.i.d.
Tuttavia la sicurezza e l’efficacia non sono state valutate verso placebo.
Perciò, come per tutti gli antidepressivi non valutati in studi controllati verso placebo, la reboxetina non può essere raccomandata.
Bambini DAVEDAX non deve essere utilizzato per il trattamento di bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Pazienti con insufficienza renale o epatica La dose iniziale nei pazienti con insufficienza renale o epatica deve essere di 2 mg b.i.d..
Tale dose può essere aumentata sulla base della tollerabilità del paziente.
Ipersensibilità nota alla reboxetina o ad uno dei componenti del prodotto.
La reboxetina è controindicata in gravidanza e durante l’allattamento.
Assunzione da parte dei bambini e adolescenti di età inferiore ai 18 anni Davedax non deve essere utilizzato per il trattamento dei bambini e adolescenti al di sotto dei 18 anni di età.
Comportamenti suicidari (tentativi di suicidio e ideazione suicidaria) e ostilità (essenzialmente aggressività, comportamento di opposizione e collera) sono stati osservati con maggiore frequenza negli studi clinici effettuati su bambini e adolescenti trattati con antidepressivi rispetto a quelli trattati con placebo.
Qualora, in base ad esigenze mediche, dovesse esser presa la decisione di effettuare il trattamento, il paziente deve essere sorvegliato attentamente per quanto concerne la comparsa di sintomi suicidari.
Per di più, non sono disponibili dati sulla sicurezza a lungo termine per i bambini e gli adolescenti per quanto concerne la crescita, al maturazione e lo sviluppo cognitivo e comportamentale.
Studi in vitro sul metabolismo indicano che la reboxetina è metabolizzata primariamente dall’isoenzima CYP3A4 del citocromo P450; la reboxetina non è metabolizzata dal CYP2D6.
Pertanto ci si deve aspettare che i potenti inibitori del CYP3A4 (ketoconazolo, nefazodone, eritromicina e fluvoxamina) aumentino le concentrazioni plasmatiche di reboxetina.
In uno studio nel volontario sano è risultato che il ketoconazolo, un inibitore potente del CYP3A4, ha aumentato di circa il 50% le concentrazioni plasmatiche degli enantiomeri della reboxetina.
A causa dello stretto margine terapeutico della reboxetina, l’inibizione dell’eliminazione è una delle principali preoccupazioni.
La reboxetina, pertanto, non deve essere somministrata in concomitanza a farmaci che notoriamente inibiscono il CYP3A4, come gli agenti antifungini azolici, gli antibiotici macrolidi, come l’eritromicina, o la fluvoxamina.
Studi in vitro hanno mostrato che la reboxetina non inibisce l’attività dei seguenti isoenzimi del P450:
CYP1A2, CYP2C9, CYP2C19 e CYP2E1.
Con i composti metabolizzati da questi enzimi non si dovrebbero verificare interazioni farmacocinetiche.
A concentrazioni superiori rispetto a quelle impiegate in clinica, la reboxetina inibisce il CYP2D6 e il CYP3A4, tuttavia i risultati degli studi in vivo, suggeriscono che sono improbabili interazioni con altri farmaci metabolizzati da questi enzimi.
Non sono state evidenziate significative interazioni farmacocinetiche reciproche tra reboxetina e lorazepam.
Durante la co-somministrazione in volontari sani, si è osservato sonnolenza, da lieve a moderata, ed un aumento della frequenza cardiaca, di breve durata, in posizione ortostatica.
La reboxetina nel volontario sano non sembra potenziare l'effetto dell'alcool sulle funzioni cognitive.
L'uso concomitante dei MAO inibitori deve essere evitato a causa del potenziale rischio (effetto tiramino-simile) dovuto al loro meccanismo di azione.
L'uso concomitante con altri antidepressivi (triciclici, MAO inibitori, SSRI e litio) non è stato valutato durante gli studi clinici.
L'uso concomitante di derivati dell’ergot può causare un aumento della pressione sanguigna.
L'assunzione di cibo ritarda l'assorbimento della reboxetina, tuttavia senza influenzarne significativamente l’entità.
Sebbene non siano disponibili dati dagli studi clinici, deve essere considerata la possibilità di ipopotassiemia con l'assunzione contemporanea di diuretici che provocano perdita di potassio.
Gravidanza Nella specie umana l’esperienza è molto limitata.
Pertanto la somministrazione in gravidanza deve essere evitata.
Donne in età fertile Se si dovesse verificare concepimento durante la terapia, si deve interrompere il trattamento non appena la gravidanza venga confermata così da limitare l’esposizione fetale al farmaco.
Allattamento Non sono disponibili informazioni sull'escrezione del farmaco nel latte materno umano.
Pertanto la reboxetina non deve essere somministrata alle donne che allattano.
Di per sé la reboxetina non ha attività sedativa.
Non sono stati segnalati disturbi cognitivi o psicomotori durante gli studi clinici effettuati quando il farmaco è stato somministrato contemporaneamente ad alcool.
Comunque come con tutti i farmaci psicoattivi, i pazienti devono usare cautela nell'uso di macchinari e nella guida di veicoli.
Negli studi clinici la reboxetina è stata somministrata a più di 2100 pazienti, di cui 250 circa hanno ricevuto il farmaco per almeno 1 anno.
Gli eventi avversi comuni, causa di interruzione del trattamento con reboxetina con una frequenza almeno doppia rispetto ai pazienti trattati con placebo comprendevano:
insonnia, vertigini, secchezza della bocca, nausea, sudorazione, sensazione di svuotamento incompleto della vescica (solo nei maschi), esitazione urinaria (solo nei maschi) e cefalea.
Le informazioni seguenti provengono da studi controllati, a breve termine.
Eventi avversi molto comuni o comuni che si sono presentati con frequenza almeno due volte superiore con reboxetina rispetto al placebo:
[Molto comuni (≥ 1/10), Comuni (≥ 1/100, < 1/10)] Patologie del sistema nervoso Molto comuni:
insonnia.
Comuni:
vertigini.
Patologie dell’occhio Comuni:
anomalia dell’accomodazione Patologie cardiache Comuni:
tachicardia, palpitazioni, vasodilatazione, ipotensione ortostatica Patologie gastrointestinali Molto comuni:
secchezza della bocca, stipsi Comuni:
mancanza o perdita d'appetito Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo Molto comuni:
sudorazione Patologie renali e urinarie Comuni:
esitazione urinaria, sensazione di svuotamento incompleto della vescica, infezioni urinarie Patologie dell’apparato riproduttivo e della mammella Comuni:
disfunzione erettile (solo nei maschi), eiaculazione dolorosa (solo nei maschi), eiaculazione ritardata (solo nei maschi), dolore ai testicoli(solo nei maschi).
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione:
Comuni:
brividi Inoltre ci sono state segnalazioni spontanee di aggressività, freddo alle estremità, nausea, vomito, dermatite allergica/rash, parestesia e ipertensione.
Per valutare la tollerabilità a lungo termine del farmaco, nell'ambito di uno studio controllato sono stati trattati 143 pazienti adulti con reboxetina e 140 con placebo.
Sono stati segnalati eventi avversi nel 28% dei pazienti trattati con reboxetina e nel 23% di quelli trattati con placebo e nel 4% e nel 1% dei casi rispettivamente hanno provocato la sospensione del trattamento.
Ciascun evento si è presentato con una frequenza analoga con reboxetina e con placebo.
Tra gli eventi avversi rari rilevati nel trattamento a lungo termine, non è stato segnalato alcun evento diverso da quelli osservati nel trattamento a breve termine.
Negli studi controllati a breve termine in pazienti depressi, non è stata osservata alcuna differenza clinicamente significativa tra i due sessi nella frequenza di sintomi derivanti dal trattamento, con l’eccezione degli eventi di tipo urologico (come la sensazione di svuotamento incompleto della vescica, l’esitazione urinaria e la frequenza urinaria), che sono stati riportati in percentuale superiore nei pazienti maschi trattati con reboxetina (31,4% [143/456]) rispetto alle pazienti di sesso femminile (7% [59/847]).
Contrariamente, la frequenza degli eventi di tipo urologico era simile tra i pazienti di sesso maschile (5% [15/302]) e femminile (8,4% [37/440]), trattati con placebo.
Negli anziani la frequenza assoluta di eventi avversi come pure dei singoli eventi non è mai stata superiore a quella riportata sopra.
I segni e sintomi riportati “ex novo” dopo interruzione brusca del trattamento sono risultati non frequenti e comunque meno frequenti nei pazienti trattati con reboxetina (4%) rispetto a quelli trattati con placebo (6%).
Negli studi a breve termine nella depressione, la frequenza cardiaca, quando valutata mediante ECG, è mediamente aumentata nei pazienti trattati con reboxetina di 6.12 battiti rispetto al gruppo placebo.
In tutti gli studi controllati a breve termine nella depressione, la variazione media della frequenza cardiaca per i pazienti trattati con reboxetina, è risultata pari a 3,0 - 6,4 e 2,9 battiti al minuto rispettivamente in piedi, in posizione seduta e supina, rispetto a 0 - 0 e 0,5 battiti per i pazienti trattati con placebo, nelle corrispondenti posizioni.
In questi medesimi studi, lo 0,8% dei pazienti trattati con reboxetina ha sospeso l’assunzione del farmaco a causa della tachicardia, rispetto allo 0,1% dei pazienti trattati con placebo.
Gli studi di tossicità acuta condotti nell'animale mostrano una tossicità molto bassa caratterizzata da un ampio margine di tollerabilità rispetto alle dosi farmacologicamente attive.
I segni clinici e le cause di morte erano correlati a stimolazione del Sistema Nervoso Centrale (soprattutto sintomi convulsivi).
In rari casi durante gli studi clinici, sono state somministrate dosi superiori a quella raccomandata (da 12 a 20 mg/die) per periodi variabili da pochi giorni ad alcune settimane:
i disturbi segnalati comprendevano ipotensione posturale, ansia e ipertensione.
Gli anziani potrebbero essere particolarmente sensibili al sovradosaggio.
Negli studi clinici condotti prima della commercializzazione del prodotto, sono stati segnalati 5 casi di sovradosaggio con reboxetina da sola o associata ad altri farmaci.
La quantità di reboxetina ingerita da sola era di 52 mg in un paziente, e di 20 mg in associazione ad altri farmaci in un altro paziente.
I restanti 3 pazienti avevano ingerito quantità sconosciute di reboxetina.
Tutti i 5 pazienti si sono ripresi completamente.
Categoria farmacoterapeutica:
Antidepressivi Codice ATC:
N06A X18 La reboxetina è un inibitore altamente selettivo e potente del reuptake della noradrenalina.
Ha soltanto un debole effetto sul reuptake della serotonina e non influenza l’uptake della dopamina.
L’inibizione del reuptake della noradrenalina con conseguente aumento della sua disponibilità a livello della giunzione sinaptica è tra i meccanismi d'azione più rilevanti dei farmaci antidepressivi conosciuti.
Studi in vitro hanno mostrato una modesta affinità della molecola nei confronti dei recettori adrenergici (1, 2, ß) e muscarinici; è stato descritto che l'effetto antagonista su tali recettori è associato a effetti collaterali cardiovascolari, anticolinergici e sedativi causati da altri farmaci antidepressivi.
In vitro la reboxetina non presenta affinità di legame con gli adrenocettori 1 e 2, tuttavia un’interferenza funzionale con gli -adrenocettori ad alte dosi non può essere esclusa in vivo.
Dopo somministrazione orale in volontari sani di una dose unica pari a 4 mg di reboxetina, il picco plasmatico era di circa 130 ng/ml ed è stato raggiunto dopo 2 ore.
I dati ottenuti indicano una biodisponibilità assoluta almeno del 60%.
I livelli plasmatici di reboxetina decadono con andamento monoesponenziale con un’emivita di circa 13 ore.
Lo steady state è stato raggiunto entro 5 giorni.
Nel range delle dosi singole orali raccomandate nell’impiego clinico, la farmacocinetica è risultata lineare.
Il farmaco si distribuisce in tutti i tessuti contenenti acqua.
Il suo legame con le proteine plasmatiche è del 97% nei giovani e 92% negli anziani (con affinità marcatamente superiori per le glicoproteine acide 1 rispetto all’albumina) e non è significativamente correlato alla concentrazione del farmaco.
7 La reboxetina è principalmente metabolizzata in vitro dal citocromo P450 3A (CYP3A4).
Studi in vitro hanno mostrato che la reboxetina non inibisce l’attività dei seguenti isoenzimi del citocromo P 450:
CYP1A2, CYP2C9, CYP2C19, CYP2E1.
La reboxetina inibisce sia il CYP2D6 che il CYP3A4 con basse affinità di legame, ma non ha mostrato alcun effetto sulla clearance in vivo dei farmaci metabolizzati da questi enzimi.
La reboxetina deve essere prescritta con cautela in associazione a farmaci potenti inibitori del CYP 3A4.
La quantità di radioattività escreta con le urine è risultata circa il 78% della dose somministrata.
Anche se il farmaco immodificato è risultato predominante nella circolazione sistemica (70% della radioattività totale, espressa come AUC), solo il 10% della dose viene eliminato come farmaco inalterato nelle urine.
Ciò fa supporre che un processo di biotrasformazione regoli l'eliminazione totale della reboxetina e che l'escrezione dei metaboliti sia limitata dalla loro stessa formazione.
I principali processi metabolici identificati sono la 2.O-dealchilazione, l’idrossilazione dell'anello etossifenossi e l’ossidazione dell'anello morfolinico, seguiti da parziale o completa glucuro o sulfoconiugazione.
Il farmaco è un composto racemico (con entrambi gli enantiomeri attivi nei modelli sperimentali):
non sono state osservate inversioni della chiralità né interferenze farmacocinetiche tra i due enantiomeri.
I livelli plasmatici dell'enantiomero più potente SS sono circa 2 volte inferiori e l'escrezione urinaria 2 volte superiore di quella dell'altro enantiomero.
Non sono state osservate significative differenze nell’emivita terminale dei due enantiomeri.
Nei pazienti con insufficienza renale ed epatica si osserva un aumento dell'esposizione sistemica e dell’emivita plasmatica fino a due volte; aumenti analoghi o un poco superiori (3 volte) dell’esposizione sistemica si sono verificati nei pazienti anziani rispetto ai volontari sani giovani.
La reboxetina non ha indotto mutazioni geniche nei batteri o nelle cellule di mammifero in vitro, ma ha causato aberrazioni cromosomiali nei linfociti umani in vitro.
La reboxetina non ha provocato danni al DNA in cellule di lievito o negli epatociti di ratto in vitro.
La reboxetina non ha causato danni ai cromosomi nel test del micronucleo di topo in vivo e non ha incrementato l’incidenza dei tumori negli studi di cancerogenicità nei topi e nei ratti.
Negli studi di tossicità è stata osservata emosiderosi solo nei ratti.
Gli studi condotti sugli animali non hanno dimostrato alcun effetto teratogeno o alcun effetto della reboxetina sulle capacità riproduttive in generale.
I dosaggi che consentono concentrazioni plasmatiche entro il range terapeutico nell’uomo, alterano la crescita e lo sviluppo ed inducono cambiamenti comportamentali a lungo termine nella prole dei ratti.
8 Nei ratti la reboxetina viene escreta nel latte.
Cellulosa microcristallina Calcio idrogeno fosfato diidrato Crospovidone Silice colloidale idrata Magnesio stearato
Non pertinente
36 mesi.
Non conservare a temperatura superiore ai 25°C.
Le compresse sono contenute in un flacone di vetro ambrato, tipo III chiuso con un tappo in alluminio con collarino di sicurezza e sottotappo di polietilene oppure in blister di alluminio-PVDC/PVC-PVDC opaco.
Ogni confezione contiene:
10,20,50,60,100,120 e 180 compresse in blister e 60 compresse in flacone di vetro.
È possibile che non tutte le confezioni siano commercializzate.
Nessuna istruzione particolare.
Bracco S.p.A.
- Via E.
Folli, 50 - 20134 Milano.
Su Licenza Pfizer Italia s.r.l.
20 compresse da 2 mg, AIC 033203011 60 compresse da 2 mg, AIC 033203023 20 compresse da 4 mg, AIC 033203035 9 60 compresse da 4 mg, AIC 033203047
21 maggio 1998
Febbraio 2007
Ultimo aggiornamento: 15/12/2008.
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