Interazioni - [Vedi Indice]Non è stato eseguito alcuno studio formale di interazione tra altri farmaci e Caelyx, sebbene siano stati condotti studi di fase II di associazione con gli agenti chemioterapici convenzionali in pazienti con tumori ginecologici. Prestare attenzione nell'utilizzo concomitante di farmaci che notoriamente interagiscono con la doxorubicina cloridrato standard. Caelyx al pari di altre preparazioni a base di doxorubicina cloridrato, può potenziare la tossicità di altre terapie antitumorali. Nel corso di studi clinici in pazienti con tumori solidi (tra i quali il tumore ovarico) trattati in concomitanza con ciclofosfamide o taxani, non sono state riscontrate nuove tossicità cumulative. Nei pazienti con AIDS, a seguito della somministrazione di doxorubicina cloridrato standard si sono osservati casi di esacerbazione della cistite emorragica indotta da ciclofosfamide e di aumento dell'epatotossicità della 6-mercaptopurina. Richiede inoltre cautela la somministrazione concomitante di altri agenti citotossici, in particolare agenti mielotossici.
Gravidanza: Caelyx è embriotossico nei ratti, nonché embriotossico e abortivo nei conigli. Non si può escludere la teratogenicità. Non vi sono dati sull'uso di Caelyx nelle donne in gravidanza. Pertanto non è raccomandata la somministrazione di Caelyx a donne in stato di gravidanza. Le donne in età fertile devono essere informate di evitare la gravidanza qualora esse o il loro partner siano trattati con Caelyx, ed inoltre, nei sei mesi successivi al termine della terapia con Caelyx (vedere "Dati preclinici di sicurezza").
Allattamento: Non è noto se Caelyx venga escreto nel latte umano, pertanto a causa del rischio potenziale di gravi effetti collaterali per il bambino, la madre deve interrompere l'allattamento prima di iniziare l'assunzione di Caelyx. Gli esperti raccomandano alle donne con infezione da HIV di non allattare in nessun caso i propri figli per prevenire ogni trasmissione di HIV.
Nonostante Caelyx solitamente non eserciti effetti negativi sulla capacità di guidare, gli studi clinici finora eseguiti indicano che vertigini e sonnolenza non sono associati frequentemente (< 5%) alla somministrazione di Caelyx. I pazienti che lamentano tali effetti devono evitare di guidare e utilizzare macchinari.
Pazienti con tumore ovarico: In 512 pazienti con tumore ovarico (una sottopopolazione di 876 pazienti con tumori solidi) trattate con una dose di 50 mg/m2 , la mielosoppressione era soprattutto di grado lieve o moderato e gestibile. La leucopenia (33,2%) è stata l'effetto avverso ematologico più frequentemente riportato, seguita da anemia (32,2%), neutropenia (31,6%) e trombocitopenia (10,7%). Gli effetti ematologici che hanno posto in pericolo la vita delle pazienti (Grado IV) sono stati estremamente rari (rispettivamente 1,6%, 0,4%, 2,9%, 0,2%). Il supporto del fattore di crescita è stato richiesto frequentemente (< 5%) e il supporto trasfusionale è stato richiesto approssimativamente nel 15% dei pazienti (vedere "Posologia e modo di somministrazione").
Effetti avversi correlati al trattamento frequentemente riportati includevano eritrodisestesia palmo-plantare (PPE) (46,1%) e stomatite (38,9%). Questi effetti erano soprattutto lievi, i casi gravi (Grado III) sono stati riportati rispettivamente nel 19,5% e 8,0% dei casi e i casi in cui è stata posta in pericolo la vita delle pazienti (Grado IV) sono stati rispettivamente lo 0,6% e 0,8%. Ciò ha determinato raramente una sospensione permanente del trattamento (rispettivamente < 5% e < 1%).
Altri effetti correlati al farmaco riportati frequentemente (
³ 5%) includevano nausea (38,1%), astenia (34,0%), rash cutaneo (25,0%), vomito (24,4%), alopecia (17,4%), stipsi (12,9%), anoressia (12,1%), mucositi (14,5%), diarrea (11,7%), dolore addominale (8,2%), febbre (9,4%), parestesia (7,6%), dolore (7,4%), depigmentazione cutanea (6,1%), faringite (6,4%), secchezza cutanea (5,9%), dispepsia (5,5%) e sonnolenza (5,1%).
Altri effetti indesiderati riportati meno frequentemente (da 1 fino a < 5%), includevano, edema periferico, moniliasi orale, vasodilatazione, ulcerazione della bocca, prurito, reazione allergica, disidratazione, dispnea, rash vescicolobolloso, brividi, infezione, calo ponderale, esofagite, alterazioni cutanee, dermatite esfoliativa, disordini cardiovascolari, dolore toracico, senso di instabilità, rash maculopapulare, gastrite, mialgia, dolore alla schiena, depressione, insonnia, disfagia, aumento delle reazioni tussive, sudorazione, nausea e vomito, sensazione di malessere, alterazione del gusto, infezione delle vie urinarie, congiuntivite, acne, gengivite, herpes zoster, anemia ipocromica, ansietà, vaginite, leggera cefalea, flatulenza, secchezza della bocca, cachessia, neuropatia, ipertonia, ulcere cutanee e disuria.
Pazienti con tumori solidi: in una vasta coorte di 876 pazienti con tumori solidi (incluso il sottoinsieme di 512 pazienti con tumore ovarico) trattati al dosaggio di 50 mg/m2 , il profilo di sicurezza e l'incidenza di effetti avversi erano confrontabili con quelli del sottoinsieme di 512 pazienti con tumore ovarico.
In una sottopopolazione di 410 pazienti con tumore ovarico, le alterazioni dei parametri di laboratorio clinicamente significative verificatesi nel corso degli studi clinici con Caelyx includevano aumento della bilirubina totale (5%) (solitamente in pazienti con metastasi epatiche) e dei livelli sierici di creatinina (5%). I valori clinicamente significativi, misurati come Grado III e IV di neutropenia (11,4%), anemia (5,7%) e trombocitopenia (1,2%) erano bassi. Aumenti dei livelli delle AST sono stati riportati meno frequentemente (< 1%). Sepsi correlata alla leucopenia è stata osservata poco frequentemente (< 1%). I risultati nella coorte di pazienti con tumori solidi erano confrontabili.
Pazienti con AIDS-KS: Studi clinici effettuati su pazienti con KS-AIDS trattati con Caelyx al dosaggio di 20 mg/m2 indicano che l'effetto indesiderato più frequente associato alla somministrazione di Caelyx è la mielosoppressione che si verifica in circa la metà dei pazienti.
La leucopenia è l'effetto indesiderato più frequentemente riscontrato con Caelyx in questa popolazione; sono state riscontrate neutropenia, anemia e trombocitopenia. Questi effetti possono verificarsi all'inizio del trattamento. La tossicità ematologica può richiedere la riduzione della dose, la sospensione o la posticipazione del trattamento. Sospendere temporaneamente il trattamento con Caelyx nei pazienti quando la conta assoluta dei neutrofili è < 1.000/mm3 e/o la conta delle piastrine è < 50.000/mm3 . G-CSF (o GM-CSF) possono essere somministrati come terapia di supporto nei cicli successivi quando la conta assoluta dei neutrofili è < 1.000/mm3 . La tossicità ematologica per le pazienti con tumore ovarico è meno grave che nel sottogruppo di pazienti con AIDS-KS (vedere più sopra la sezione dedicata alle pazienti con tumore ovarico).
Altri effetti indesiderati osservati frequentemente (³ 5%) sono nausea, astenia, alopecia, febbre, diarrea, reazioni acute correlate all'infusione e stomatite.
04.8 Effetti indesiderati di tipo respiratorio sono stati osservati frequentemente (³ 5%) negli studi clinici di Caelyx e possono essere collegati a infezioni opportunistiche nei pazienti affetti da AIDS. Infezioni opportunistiche si sono verificate in pazienti affetti da KS dopo la somministrazione di Caelyx; tali infezioni sono frequenti nei pazienti affetti da immuno-deficienza indotta da HIV. Le infezioni opportunistiche più comuni osservate negli studi clinici sono quelle indotte da Candida, Cytomegalovirus, Herpes simplex,Mycobacterium avium complex e polmonite daPneumocistis carinii .
Altri effetti indesiderati, riscontrati meno frequentemente (< 5%) includevano eritrodisestesia palmo-plantare, moniliasi orale, nausea e vomito, vomito, perdita di peso, rash cutaneo, ulcerazioni orali, dispnea, dolore addominale, reazioni di ipersensibilità incluse reazioni anafilattiche, vasodilatazione, vertigini, anoressia, glossite, stipsi, parestesia, retinite e stato confusionale.
Anomalie di laboratorio clinicamente significative sono occorse frequentemente (³ 5%) durante gli studi clinici con Caelyx. Questi includono aumento della fosfatasi alcalina; aumento delle AST e della bilirubinemia che si ritiene siano dovuti alla malattia e non a Caelyx. Riduzione della emoglobina e delle piastrine è stata riscontrata meno frequentemente (< 5%). È stata osservata raramente (< 1%) sepsi correlata a leucopenia. Alcune di queste anomalie possono essere dovute all'infezione da virus HIV e non a Caelyx.
Tutti i pazienti: In 107 su 876 pazienti (12,2%) con tumori solidi (inclusi 512 pazienti con tumore ovarico) sono state riscontrate reazioni associate alla somministrazione per infusione di Caelyx definite dai seguenti termini Costart: reazione allergica, reazione anafilattoide, asma, edema facciale, ipotensione, vasodilatazione, orticaria, dolore alla schiena, dolore al torace, brividi, febbre, ipertensione, tachicardia, dispepsia, nausea, vertigini, dispnea, faringite, rash cutaneo, prurito, sudorazione, reazioni al sito d'iniezione e interazioni farmacologiche. In pazienti con AIDS-KS, le reazioni associate all'infusione erano caratterizzate da arrossamento cutaneo, respiro corto, edema facciale, cefalea, brividi, dolore alla schiena, senso di oppressione toracica e alla gola e/o ipotensione e si possono prevedere con un'incidenza del 5% - 10%. In tutti i pazienti questa reazione si è verificata principalmente durante la prima infusione. Solitamente una sospensione temporanea dell'infusione risolve questi sintomi senza ulteriore terapia. In quasi tutti i pazienti il trattamento con Caelyx può essere ripreso dopo che tutti i sintomi si sono risolti senza ricaduta. Le reazioni all'infusione insorgono raramente dopo il primo ciclo di trattamento con Caelyx (vedere "Posologia e modo di somministrazione").
La stomatite si è manifestata nei pazienti trattati con infusioni continue di doxorubicina cloridrato convenzionale, e frequentemente nei pazienti trattati con Caelyx. La stomatite non interferiva con il completamento della terapia da parte dei pazienti e generalmente non richiedeva aggiustamenti di dosaggio, a meno che non influenzasse la capacità di alimentarsi da parte del paziente. In tal caso l'intervallo tra le dosi può essere aumentato di 1-2 settimane oppure si può ridurre la dose (vedere "Posologia e modo di somministrazione").
La eritrodisestesia palmo-plantare è caratterizzata da eruzioni maculari, iperemiche e dolorose. Nei pazienti in cui si verifica, tale evento generalmente si manifesta dopo due o tre cicli di trattamento. Nella maggior parte dei pazienti il fenomeno si risolve in una o due settimane, con o senza trattamento con corticosteroidi. Per la profilassi e il trattamento della PPE è stata utilizzata la piridossina al dosaggio di 50-150 mg al giorno. Altre strategie per prevenire e trattare la PPE, che possono essere iniziate da 4 a 7 giorni dopo il trattamento con Caelyx includono il mantenere gli arti superiori ed inferiori a basse temperature, esponendoli all'acqua fredda (calze, bagni o nuoto), evitare acqua eccessivamente calda e non costringere mani e piedi (niente calze, guanti o scarpe strette). Tale fenomeno pare principalmente correlato allo schema del trattamento e può essere ridotto aumentando l'intervallo tra le dosi di 1-2 settimane o riducendo la dose (vedere "Posologia e modo di somministrazione"). Tuttavia, la reazione può essere grave e debilitante in alcuni pazienti, e può richiedere la sospensione del trattamento.
La terapia con doxorubicina a dosi cumulative > 450 mg/m2 è associata ad una maggiore incidenza di insufficienza cardiaca congestizia. Nove biopsie endomiocardiche su dieci, effettuate su pazienti con AIDS-KS e trattati con dosi cumulative di Caelyx superiori a 460 mg/m2 , non hanno evidenziato cardiomiopatia indotta da antracicline. Tuttavia, fino a quando non saranno disponibili maggiori dati clinici, il pericolo di sviluppare cardiomiopatie con Caelyx dovrà essere considerato simile a quello della doxorubicina standard. La dose raccomandata di Caelyx per pazienti con AIDS-KS è di 20 mg/m2 ogni due - tre settimane. La dose cumulativa alla quale la cardiotossicità diventa un rischio per questi pazienti (> 400 mg/m2 ) richiederebbe oltre 20 cicli di terapia di Caelyx, la cui somministrazione richiede un periodo di 40-60 settimane.
Sono stati arruolati altri 4 pazienti trattati con la dose più alta di Caelyx pari a 50 mg/m2 come estensione dello studio sulla biopsia cardiaca in pazienti con AIDS-KS. Questi 4 pazienti con tumori solidi (2 con tumore alla mammella, 2 con tumore ovarico) trattati con dosi cumulative di antracicline (Caelyx 730 mg/m2 - 1.680 mg/m2 ) sono stati sottoposti a biopsia endomioardica. Il punteggio di cardiotossicità di Billingham era pari a 1,5 per entrambe le pazienti con tumore alla mammella che erano state trattate con 850 mg/m2 e 1.680 mg/m2 di terapia antraciclinica cumulativa. Questo punteggio corrisponde ad una lieve tossicità cardiaca. Entrambe le pazienti con tumore ovarico avevano un punteggio pari a 0 indicativo di una morfologia miocardica ultrastrutturale normale.
In pazienti con tumori solidi, inclusa la sottopopolazione di pazienti con tumore ovarico, trattate con una dose di 50 mg/m2 /ciclo con dosi cumulative fino a 944 mg/m2 , l'incidenza di disfunzioni cardiache clinicamente significative era bassa. In 312 dei 774 pazienti trattati con 50 mg/m2 /ciclo di Caelyx e valutati per mezzo del MUGA scan è stata misurata la frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF) prima del trattamento ed almeno una volta durante il follow-up. Di questi 312 pazienti, 66 hanno ricevuto una dose cumulativa di antracicline > 400 mg/m2 , livello di esposizione associato con un aumentato rischio di tossicità cardiovascolare con la formulazione convenzionale di doxorubicina. Solo 8 (12 %) di questi 66 pazienti hanno riportato almeno un'alterazione clinicamente significativa del loro LVEF, definita come un valore di LVEF inferiore al 45% o un calo pari ad almeno il 20 % del valore basale. Inoltre 1 paziente (trattato con una dose cumulativa pari a 944 mg/m2 ) ha sospeso il trattamento a causa di sintomi clinici di insufficienza cardiaca congestizia.
Come con altri agenti antineoplastici ad attività lesiva sul DNA, leucemie mieloidi acute secondarie e mielodisplasie sono state riportate in pazienti che hanno ricevuto trattamento combinato con doxorubicina. Di conseguenza, ogni paziente trattato con doxorubicina deve essere mantenuto sotto controllo ematologico.
Caelyx è considerato un irritante, sebbene fino ad oggi necrosi locale in seguito a stravaso ematico sia stata osservata molto raramente. Studi condotti su animali indicano che la somministrazione di doxorubicina cloridrato in formulazione liposomiale riduce il rischio di lesioni da stravaso. In presenza di segni e sintomi da stravaso (per es. dolore pungente, eritema), interrompere immediatamente l'infusione e riprenderla in una vena diversa. L'applicazione di ghiaccio sul sito di stravaso per circa 30 minuti potrebbe essere utile per alleviare la reazione locale. Caelyx non deve essere somministrato per via intramuscolare o per via sottocutanea.
Raramente con la somministrazione di Caelyx si può verificare la ricomparsa di reazioni cutanee dovute ad una precedente radioterapia.
Il sovradosaggio acuto di doxorubicina cloridrato peggiora gli effetti tossici: mucosite, leucopenia e trombocitopenia. Il trattamento del sovradosaggio acuto nei pazienti gravemente mielodepressi richiede: ricovero in ambiente ospedaliero, somministrazione di antibiotici, trasfusione di piastrine e granulociti e trattamento sintomatico della mucosite.
Categoria farmacoterapeutica: Agenti citotossici (antracicline e sostanze correlate), codice ATC: L01DB.
Il principio attivo di Caelyx è la doxorubicina cloridrato, un antibiotico citotossico del gruppo delle antracicline ottenuto dalloStreptomyces peucetius var.caesius . L'esatto meccanismo dell'attività antitumorale della doxorubicina non è noto. Si ritiene generalmente che l'inibizione della sintesi di DNA, RNA e proteine sia il responsabile principale dell'effetto citotossico, dovuto probabilmente alla interposizione dell'antraciclina tra le coppie adiacenti di basi della doppia elica del DNA, impedendone lo svolgimento per la replicazione.
È stato completato uno studio comparativo di fase III di Caelyx verso topotecan in 474 pazienti con tumore ovarico epiteliale nei quali era fallito il trattamento di prima linea con chemioterapia a base di platino. I risultati dello studio nelle pazienti valutabili hanno dimostrato la non inferiorità di Caelyx rispetto a topotecan, in modo comunque meno evidente in pazienti non responsive a platino.
Caelyx è una formulazione liposomiale, pegilata, a lunga durata, della doxorubicina cloridrato. I liposomi pegilati contengono segmenti del polimero idrofilo metossipolietilen glicol (MPEG) legati in superficie. Tali gruppi lineari si estendono dalla superficie del liposoma creando un rivestimento protettivo che riduce le interazioni tra la membrana lipidica a due strati e i componenti del plasma. Ciò consente ai liposomi di Caelyx di circolare per periodi più prolungati nel sangue. I liposomi pegilati sono sufficientemente piccoli (diametro medio di 100 nm circa) per passare intatti (per stravaso) attraverso i capillari che irrorano i tumori. Prove della penetrazione dei liposomi pegilati dai vasi sanguigni e di accumulo nei tumori sono state riscontrate in topi con carcinoma del colon C-26 e in topi transgenici con lesioni di tipologia simile al KS. I liposomi pegilati sono inoltre caratterizzati da una matrice lipidica a bassa permeabilità e da un sistema tampone acquoso interno, che contribuiscono a mantenere la doxorubicina cloridrato incapsulata durante il periodo in cui il liposoma permane in circolazione.
La farmacocinetica plasmatica di Caelyx nell'uomo differisce significativamente da quanto riportato in letteratura per le preparazioni standard di doxorubicina cloridrato. Alle dosi più basse (10 mg/m2 - 20 mg/m2 ) Caelyx è caratterizzato da una farmacocinetica lineare. Nell'intervallo compreso tra 10 mg/m2 e 60 mg/m2 Caelyx è caratterizzato da una farmacocinetica non lineare. La doxorubicina cloridrato standard mostra una notevole distribuzione tissutale (volume di distribuzione da 700 a 1.100 l/m2 ) e una clearance di eliminazione rapida (da 24 a 73 l/h/m2 ). Il profilo farmacocinetico di Caelyx indica invece che tale prodotto rimane confinato principalmente all'interno del volume plasmatico, e che la clearance della doxorubicina dal sangue dipende dal trasportatore liposomiale. La disponibilità della doxorubicina inizia dopo lo stravaso dei liposomi e il loro ingresso nel compartimento tissutale.
Per dosi equivalenti, la concentrazione plasmatica e i valori di AUC di Caelyx che rappresentano principalmente la doxorubicina cloridrato in liposomi pegilati (contenente il 90% - 95% della doxorubicina misurata) risultano significativamente maggiori dei valori ottenuti con preparazioni standard di doxorubicina cloridrato.
Caelyx non deve essere utilizzato in maniera interscambiabile con altre formulazioni di doxorubicina cloridrato.
Farmacocinetica di popolazione
La farmacocinetica di Caelyx è stata valutata in 120 pazienti provenienti da 10 differenti studi clinici utilizzando l'approccio della farmacocinetica di popolazione. La farmacocinetica di Caelyx nell'intervallo di dosaggio compreso tra 10 mg/m2 e 60 mg/m2 è descritta al meglio da un modello a due compartimenti, non lineare con input di ordine zero ed eliminazione di Michealis-Menten. La clearance intrinseca media di Caelyx era di 0,030 l/h/m2 (intervallo compreso tra 0,008 e 0,152 l/h/m2 ) e il volume medio centrale di distribuzione era 1,93 l/m2 (intervallo compreso tra 0,96 e 3,85 l/m2 ) approssimando il volume plasmatico. L'emivita apparente era compresa tra 24 e 231 ore, con una media di 73,9 ore.
Pazienti con tumore ovarico
La farmacocinetica di Caelyx valutata in 11 pazienti con tumore ovarico era simile a quella determinata nella popolazione più vasta di 120 pazienti con diversi tumori. La clearance intrinseca media era di 0,021 l/h/m2 (intervallo compreso tra 0,009 e 0,041 l/h/m2 ) e il volume medio centrale di distribuzione era 1,95 l/m2 (intervallo compreso tra 1,67 e 2,40 l/m2 ). L'emivita apparente media era di 75,0 ore (intervallo compreso tra 36,1 e 125 ore).
Pazienti con AIDS-KS
La farmacocinetica plasmatica di Caelyx è stata valutata su 23 pazienti affetti da KS, a cui venivano somministrate dosi singole di 20 mg/m2 mediante infusione in 30 minuti. I parametri farmacocinetici di Caelyx (primariamente rappresentanti la doxorubicina cloridrato in liposomi pegilati e bassi livelli di doxorubicina cloridrato non incapsulata) sono stati misurati dopo la somministrazione di 20 mg/m2 e sono presentati nella seguente tabella.
Parametri farmacocinetici in pazienti con AIDS-KS trattati con Caelyx
| Media ± Errore
Standard |
Parametro | 20 mg/m 2(n=23) |
Massima Concentrazione
Plasmatica* (mg/ml) | 8,34 ± 0,49 |
Clearance Plasmatica (l/h/m2 ) | 0,041 ± 0,004 |
Volume di Distribuzione (l/m2 ) | 2,72 ± 0,120 |
AUC (mg/ml h) | 590,00 ± 58,7 |
f1 emivita (ore) | 5,2 ± 1,4 |
f2 emivita (ore) | 55,0 ± 4,8 |
*Misurata al termine di una infusione di 30 minuti |
Il profilo tossicologico di Caelyx negli studi per somministrazione ripetuta, condotti negli animali è simile a quello riportato per infusioni a lungo termine della doxorubicina cloridrato standard nell'uomo. Con Caelyx l'incapsulamento della doxorubicina cloridrato nei liposomi pegilati determina i seguenti effetti che hanno diversa intensità.
Cardiotossicità: Studi condotti nel coniglio hanno dimostrato che la cardiotossicità di Caelyx è ridotta rispetto a quella indotta da formulazioni convenzionali di doxorubicina.
Tossicità cutanea: In studi condotti per somministrazione ripetuta di Caelyx su ratti e cani, sono stati osservati, a dosaggi clinicamente rilevanti, gravi infiammazioni a livello del derma e formazioni ulcerose. Nello studio sul cane l'incidenza e la gravità di queste lesioni sono state ridotte abbassando la dose o prolungando gli intervalli tra le dosi. Simili lesioni dermiche, che sono descritte come eritrodisestesia palmo-plantare, sono state osservate anche in pazienti dopo infusione endovenosa a lungo termine (vedere "Effetti indesiderati").
Risposta anafilattoide: Durante gli studi di tossicità per dosi ripetute condotti sul cane, è stata osservata dopo la somministrazione di liposomi pegilati (placebo) una risposta acuta caratterizzata da ipotensione, mucose pallide, salivazione, emesi e periodi di iperattività seguiti da ipoattività e letargia. Una risposta simile, ma meno grave è stata riscontrata in cani trattati con Caelyx e doxorubicina standard.
La risposta ipotensiva è stata ridotta di intensità con un pre-trattamento a base di antistaminici. Tuttavia la risposta non ha posto in pericolo di vita i cani che hanno recuperato rapidamente dopo sospensione del trattamento.
Tossicità locale: Studi di tollerabilità sottocutanea dimostrano che Caelyx, rispetto alla doxorubicina cloridrato standard, causa irritazioni locali o danni tissutali più lievi dopo un eventuale stravaso.
Mutagenicità e carcinogenicità: Sebbene non siano stati condotti studi a tal proposito, la doxorubicina cloridrato, componente farmacologicamente attivo di Caelyx è mutagena e carcinogenica. I liposomi placebo pegilati non sono né mutageni né genotossici.
Tossicità riproduttiva: Caelyx dopo una dose singola di 36 mg/kg nel topo determina atrofia ovarica e testicolare di grado lieve-moderato. Calo del peso testicolare ed ipospermia erano presenti nei ratti trattati con dosi ripetute
³ 0,25 mg/kg/die e nei cani è stata osservata, dopo somministrazione di dosi ripetute di 1 mg/kg/die, una diffusa degenerazione dei tubuli seminiferi ed un marcato calo della spermatogenesi (vedere "Gravidanza e allattamento").
a-(2-[1,2-distearoil-sn -glicero(3)fosfossi]etilcarbamoil)-w-metossipoli(ossietilen)-40 sale di sodio (MPEG-DSPE), fosfatidilcolina di soia completamente idrogenata (HSPC), colesterolo, ammonio solfato, saccarosio, istidina, acqua per preparazioni iniettabili, acido cloridrico, sodio idrossido.
Il medicinale non deve essere miscelato con altri prodotti ad eccezione di quelli menzionati nella sezione "Istruzioni per l'uso".
18 mesi
Si raccomanda di somministrare Caelyx immediatamente dopo la diluizione con soluzione glucosata al 5% (50 mg/ml) per infusione endovenosa. Qualora ciò non fosse possibile, la soluzione diluita deve essere conservata a 2 °C - 8 °C ed utilizzata entro 24 ore. I flaconcini parzialmente utilizzati devono essere eliminati.
Conservare a temperature comprese tra 2 °C e 8 °C. Non congelare.
Flaconcino in vetro Tipo I, con tappo in bromobutile grigio siliconato e guarnizione in alluminio contenente un volume in grado di garantire 10 ml (20 mg) o 25 ml (50 mg).
Caelyx è fornito in confezioni singole o da dieci flaconcini.
- 1 flacone 2 mg/ml
Non utilizzare il prodotto se è presente del precipitato o altri tipi di particelle.
La soluzione di Caelyx deve essere maneggiata con cautela. È necessario l'uso di guanti. Se Caelyx viene a contatto con la pelle o le mucose, lavare immediatamente a fondo con acqua e sapone. Caelyx deve essere maneggiato ed eliminato nel rispetto delle normali precauzioni utilizzate per altri farmaci antitumorali in accordo alle normative locali.
Determinare la dose di Caelyx da somministrare (a seconda della dose consigliata e della superficie corporea del paziente). Prelevare il volume corretto di Caelyx mediante siringa sterile. Occorre operare in condizioni rigorosamente asettiche, in quanto Caelyx non contiene né conservanti né agenti batteriostatici. Prima della somministrazione, la dose corretta di Caelyx deve essere diluita in soluzione glucosata al 5% (50 mg/ml) per infusione endovenosa. Per dosi < 90 mg, diluire Caelyx in 250 ml e per dosi
³ 90 mg diluire Caelyx in 500 ml. Questo volume può essere somministrato in 60 minuti come specificato in "Posologia e modo di somministrazione".
L'uso di diluenti diversi della soluzione glucosata al 5% (50 mg/ml) per infusione endovenosa o la presenza di qualsiasi agente batteriostatico, come per esempio alcool benzilico, può causare la precipitazione di Caelyx.
Si raccomanda di collegare la linea di infusione contenente Caelyx all'ingresso laterale di un'infusione endovenosa di glucosio al 5% (50 mg/ml). L'infusione può essere somministrata attraverso una vena periferica. Non utilizzare con filtri in linea.
SP EUROPE
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EU/1/96/011/001
EU/1/96/011/002
EU/1/96/011/003
EU/1/96/011/004
(AIC n. 033308014; AIC n. 033308038; AIC n. 033308026; AIC n. 033308040)
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21 giugno 1996
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Ottobre 2000
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