- [Vedi Indice]Tutte le forme di ipertensione arteriosa.
Il trattamento dell'ipertensione richiede una costante supervisione da parte del Medico.
La dose di Catapresan deve essere individuata in funzione della risposta pressoria del singolo paziente.
Catapresan
Indicato nell'ipertensione arteriosa lieve e moderata e, in particolare, nel trattamento dei pazienti anziani, che risultano più sensibili all'azione del farmaco.
Si consiglia di iniziare il trattamento con 1 /2 -1 compressa al dì, preferibilmente la sera; tale posologia si è dimostrata efficace nella maggior parte dei pazienti trattati.
In caso di risposta insufficiente, aumentare gradualmente il dosaggio fino a 3 compresse al dì.
Catapresan 300
Nelle forme di ipertensione arteriosa severa, come terapia di attacco, si ricorrerà invece al Catapresan 300, somministrando in media 1 compressa 2-3 volte al dì.
In casi estremamente resistenti si possono impiegare dosi più elevate, da somministrarsi comunque sotto controllo Medico e nell'ambito di un reparto ospedaliero.
Insufficienza renale
La dose deve essere corretta in funzione della risposta individuale all'antiipertensivo, che può essere molto variabile nei pazienti affetti da insufficienza renale; è necessario un attento monitoraggio. Poiché solo una minima frazione di clonidina viene eliminata mediante l'emodialisi routinaria, non vi è alcuna necessità di somministrare ulteriormente il farmaco dopo la dialisi.
Il Catapresan non deve essere somministrato a pazienti con ipersensibilità accertata verso il principio attivo o altri componenti del farmaco e a pazienti con bradiaritmia grave causata o da malattia del nodo del seno o da blocco atrio-ventricolare di 2° o 3° grado.
Il Catapresan deve essere somministrato con cautela in pazienti affetti da insufficienza coronarica di grado severo, insufficienza renale cronica, malattie cerebrovascolari, infarto miocardico recente e bradiaritmia lieve o moderata. La somministrazione in pazienti affetti da malattia di Raynaud ed altre affezioni di tipo ostruttivo del circolo periferico va effettuata con estrema cautela; analoghe precauzioni andranno osservate in pazienti depressi o che abbiano sofferto di disturbi depressivi, essendo stati segnalati rari casi di insorgenza o accentuazione di tali disturbi.
Il Catapresan non è efficace nell'ipertensione da feocromocitoma.
Durante la prima settimana del trattamento, l'azione ipotensiva del Catapresan può accompagnarsi ad un effetto sedativo. La sedazione di regola si attenua durante la prosecuzione della terapia. In caso di necessità si deve procedere ad una riduzione della posologia sotto controllo medico.
L'eventuale sospensione del trattamento deve avvenire anche essa esclusivamente sotto controllo Medico e gradualmente, nell'arco di alcuni giorni, onde evitare un conseguente brusco aumento dei valori pressori con la classica sintomatologia (agitazione nervosa, cefalea, ecc.). Si devono pertanto avvertire i pazienti di non sospendere la terapia senza aver prima consultato il Medico curante.
Qualora si voglia interrompere la terapia, il Medico deve ridurre progressivamente la dose nell'arco di di 2-4 giorni. Se è necessario interrompere un concomitante trattamento a lungo termine con b-bloccanti, è opportuno ridurre prima progressivamente il b-bloccante e poi la clonidina.
In pazienti che hanno manifestato reazioni cutanee locali al Catapresan TTS, il passaggio alla terapia orale con clonidina potrebbe comportare l'insorgenza di rash diffuso.
Tenere il medicinale fuori dalla portata dei bambini.
La riduzione nella pressione arteriosa indotta dalla clonidina può essere potenziata dalla somministrazione concomitante di altri farmaci ipotensivi. Ciò può essere sfruttato dal punto di vista terapeutico somministrando altri tipi di antiipertensivi come diuretici, vasodilatatori, b-bloccanti, calcio-antagonisti ed ACE-inibitori, ma non a1 -bloccanti.
I farmaci che inducono un aumento della pressione o una ritenzione idrica e di ioni sodio, come gli antiinfiammatori steroidei, possono ridurre l'efficacia della clonidina.
Le sostanze con attività a2 -bloccante possono inibire gli effetti della clonidina mediati dai recettori a2 in modo proporzionale alla dose.
La somministrazione concomitante di sostanze con attività cronotropa o dromotropa negativa come i b-bloccanti o i glicosidi della digitale possono causare o potenziare i disturbi del ritimo nelle bradicardie. Non è da escludersi che la somministrazione concomitante di un b-bloccante possa causare o potenziare le disfunzioni vascolari periferiche.
La somministrazione concomitante di antidepressivi triciclici o neurolettici con attività a-bloccante può ridurre o annullare l'effetto antiipertensivo della clonidina e provocare o aggravare i fenomeni di alterazione della regolazione ortostatica.
Gli effetti depressivi sul S.N.C. di farmaci, come pure di alcoolici, possono risultare potenziati dalla somministrazione contemporanea di clonidina.
Durante la gravidanza, Catapresan, come ogni farmaco, va somministrato solo nei casi di effettiva necessità e sotto il diretto controllo del Medico.
La clonidina passa la barriera placentare e può ridurre il ritmo cardiaco del feto. Dopo il parto potrebbe verificarsi un transitorio aumento nella pressione arteriosa del neonato.
Non vi sono dati sufficienti riguardanti l'effetto a lungo termine dell'esposizione prenatale al farmaco.
A causa della mancanza di dati disponibili, si sconsiglia la somministrazione di Catapresan durante l'allattamento.
A causa dell'azione sedativa il Catapresan può influenzare la capacità di reazione (attitudine alla guida, lavori su macchinari che richiedono particolare attenzione. ecc.).
La maggior parte degli effetti indesiderati sono lievi e tendono a diminuire nel corso della terapia.
Gli effetti indesiderati più frequenti sono sedazione e secchezza delle fauci.
Talvolta sono stati osservati, inoltre, costipazione, nausea e vomito, cefalea, malessere, impotenza, riduzione della libido, ginecomastia, disturbi dell'ortostatismo, parestesia alle estremità, sindrome di Raynaud, dolore alle ghiandole parotidi, secchezza della mucosa nasale e riduzione del flusso lacrimale (attenzione per i portatori di lenti a contatto), reazioni cutanee quali rash, orticaria, prurito e alopecia.
Possono infine manifestarsi disturbi del sonno, incubi, depressione, disturbi percettivi, allucinazioni, confusione e difficoltà nell'accomodazione.
Sono stati osservati casi estremamente rari di pseudo-ostruzioni del grande intestino nei pazienti predisposti.
La clonidina può causare o aggravare disfunzioni causanti bradiaritmie, quali bradicardia sinusale o blocco atrio-ventricolare.
Molto raramente sono stati riportati fenomeni di aumento transitorio della glicemia.
Sintomi
L'intossicazione da clonidina si manifesta con una generale depressione del simpatico, che comprende costrizione della pupilla, letargia, bradicardia, ipotensione, ipotermia, coma, apnea. Può inoltre manifestarsi ipertensione paradossa in seguito alla stimolazione dei recettori periferici a1 .
Trattamento
Il trattamento d'emergenza consiste nella lavanda gastrica e nella somministrazione di farmaci analettici e/o vasopressori.
L'azione della clonidina cloridrato si esplica prevalentemente a livello del sistema nervoso centrale, determinando una riduzione del tono simpatico e delle resistenze periferiche e renali, del ritmo cardiaco e della pressione. Il flusso plasmatico renale e la velocità di filtrazione glomerulare rimangono essenzialmente invariati. I normali riflessi posturali non vengono alterati, quindi i fenomeni ortostatici sono miti e poco frequenti.
Durante la terapia a lungo termine, la gettata cardiaca tende a riportarsi sui valori standard, mentre le resistenze periferiche rimangono ridotte. Nella maggior parte dei pazienti è stata osservata una diminuzione della frequenza cardiaca, ma il farmaco non altera la normale risposta emodinamica allo sforzo.
La farmacocinetica della clonidina è proporzionale alla dose nel range 100-600 mg. La clonidina, somministrata per via orale, è ben assorbita e non presenta effetto di primo passaggio, viene rapidamente ed estesamente distribuita ai tessuti ed attraversa sia la barriera emato-encefalica che la placenta. Il legame alle proteine plasmatiche è del 30-40 %. L'emivita plasmatica media della clonidina è pari a 13 ore (10-20 ore). L'emivita non dipende né dal sesso né dalla razza del paziente ma può essere prolungata fino a 41 ore in pazienti con gravi disfunzioni renali. Circa il 70 % della dose somministrata viene escreta nelle urine, principalmente in forma immodificata (40-60 % della dose). Il metabolita principale (p-idrossiclonidina) è farmacologicamente inattivo. Circa il 20 % del totale somministrato viene escreto con le feci.
L'effetto antiipertensivo viene raggiunto a concentrazioni plasmatiche comprese tra 0,2 e 1,5 ng/ml in pazienti con normale funzionalità escretoria. Un ulteriore aumento dei livelli plasmatici non comporta un aumento dell'effetto antiipertensivo.
Sono stati condotti studi a dosi singole in cinque specie animali mediante somministrazione orale e parenterale, ottenendo valori orali di DL50 pari a 70.8 mg/kg nel topo e di 192 mg/kg nel ratto; il range di DL50 è risultato di 80 mg/kg nel coniglio, maggiore di 30 mg/kg nel cane, 150 mg/kg nella scimmia. Per via sottocutanea sono stati ottenuti i seguenti valori di DL50 : maggiore di 3 mg/kg nel cane, 153 mg/kg nel ratto, mentre dopo somministrazione endovenosa la dose letale è risultata compresa nel range di 26 mg/kg nel topo, 69 mg/kg nel ratto, 45 mg/kg nel coniglio e 6,25 mg/kg nel cane.
In ogni specie ed indipendentemente dalla via di somministrazione sono stati osservati, quali segni di tossicità, esoftalmo, atassia e tremore. Prima della morte si manifestano convulsioni tonico-cloniche. Inoltre sono stati osservati eccitamento ed aggressività alternate a sedazione (topo, ratto, cane), salivazione e tachipnea (cane), ipotermia ed apatia (scimmia).
Negli studi a dosi ripetute della durata di 18 mesi, la clonidina è risultata ben tollerata in dosi orali di 0,1 mg/kg (ratto), 0,03 mg/kg (cane) e 1,5 mg/kg (scimmia). Per via sottocutanea, in uno studio a tre mesi nel ratto, il livello che non ha comportato effeti tossici è risultato di 0,05 mg/kg. Per somministrazione endovenosa, il cane ha tollerato dosi di 0,1 mg/kg per 4 settimane ed i conigli dosi di 0,01 mg/kg per 5 settimane. Dosi più elevate causano iperattività, aggressività, riduzione nell'assunzione di cibo e nell'aumento di peso (ratto), sedazione (coniglio) o cardio- ed epato-megalia con aumento del tasso plasmatico di GPT, fosfatasi alcalina e di a-globuline e necrosi focali del fegato (cane).
Non è stato evidenziato alcun potenziale teratogeno in seguito alla somministrazione di 2,0 mg/kg p.o.nel topo e nel ratto, di 0,09 mg/kg p.o. nel coniglio, di 0,015 mg/kg s.c. nel ratto, di 0,15 mg/kg i.v. nel coniglio.
Gli studi sulla fertilità nel ratto indicano che dosi orali di 0,075 mg/kg vengono ben tollerate. Dosi di 0,15 mg/kg non hanno alcun effetto sullo sviluppo peri- e post-natale dei piccoli.
I test di Ames e del micronucleo non danno alcuna indicazione di potenziale mutageno; lo studio di carcinogenesi sul ratto non ha rivelato una tendenza a favorire neoplasie.
La somministrazione per endovena ed intrarteriosa nella cavia e nel coniglio è risultata ben tollerata e non ha indicato alcuna tendenza a causare sensibilizzazione.
Amido di mais, calcio fosfato bibasico, lattosio, silice precipitata, amido solubile, polivinilpirrolidone, acido stearico.
Non sono note incompatibilità con altri farmaci.
5 anni.
Conservare a temperatura ambiente.
Catapresan 300: astuccio contenente 3blisters in Al/PVC opaco da 10 compresse.
Catapresan: astuccio contenente 3blisters in Al/PVC opaco da 10 compresse.
Catapresan: astuccio da 30 compresse
Catapresan 300: astuccio da 30 compresse
Non pertinente.
BOEHRINGER INGELHEIM ITALIA S.p.A.
Loc. Prulli, 103/c - Reggello (Firenze)
Catapresan compresse da 150 mg AIC n. 021502012
Catapresan 300 compresse da 300 mg AIC n. 021502024
Classificazione ai fini della fornitura:
Medicinale soggetto a prescrizione medica (Art.4, DL 539/92) con riportato in etichetta: "Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica"
Classificazione:
Catapresan compresse da 300 mg.
Medicinale prescrivibile dal Servizio Sanitario Nazionale.
Classe A DL 537/93, Art. 8, comma 10.
Catapresan compresse da 150 mg: 26.09.1969
Catapresan compresse da 300 mg: 16.02.1973
Rinnovo della registrazione
Catapresan compresse da 150 mg - 6.2000
Catapresan 300 compresse da 300 mg - 6.2000
Non pertinente.
Compresse da 150 mg: Provvedimento n. 348/96 - G.U. n. 126 del 31.5.1996
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