Celestone Cronodose è indicato nella terapia di malattie gravi o moderate, nelle malattie acute e croniche autolimitantisi sensibili alla terapia corticosteroidea sistemica ed è particolarmente utile nei pazienti in cui non è attuabile la somministrazione dei corticosteroidi per via orale.
La terapia corticosteroidea va intesa come un complemento e non per la sostituzione delle terapie convenzionali.
Malattie indicative sono:
Malattie reumatiche
-Artrite reumatoide; osteoartrite post-traumatica; artrite psoriasica; sinovite osteoartritica; artrite gottosa acuta; borsite acuta e subacuta; malattia reumatica; fibrosite; epicondilite; tenosinovite acuta non specifica; miosite; tendinite; sciatica; lombaggine; coccigodinia; torcicollo; tumori cistici di tendini e aponeurosi.
Malattie del collageno
-Lupus eritematoso sistemico, dermatomiosite.
Stati allergici
- Controllo di gravi malattie invalidanti, resistenti ai trattamenti convenzionali, come rinite allergica stagionale o perenne, polipi nasali, asma bronchiale (compreso lo stato asmatico), dermatite da contatto, dermatite atopica, ipersensibilità a farmaci, malattia da siero, edema laringeo acuto non infettivo (angioedema).
Malattie dermatologiche
-Lesioni infiltrate, ipertrofiche, localizzate, di lichen planus, placche psoriasiche, granuloma anulare e lichen simplex chronicus (neurodermatite); Lupus eritematoso discoide; necrobiosi lipoidica dei diabetici; alopecia areata.
Malattie del piede
-Borsiti sotto corni cutanei duri o "morbidi"; borsite anteriore e posteriore del tendine di Achille, borsite su alluce valgo e su V dito varo; cisti sinoviali; tenosinoviti; periostite del cuboide; artrite gottosa acuta; metatarsalgia.
Prevenzione della malattia delle membrane ialine
-Prima della 32° settimana di gestazione.
Malattie neoplastiche
-Trattamento palliativo di leucemia e linfomi negli adulti; leucemia acuta nell'infanzia.
Stati edematosi
-Per indurre la diuresi o la remissione della proteinuria nella sindrome nefrosica, senza uremia, di tipo idiopatico o dovuta a Lupus eritematoso.
Varie
-Meningite tubercolare con blocco o minaccia di blocco subaracnoideo, in associazione ad appropriata chemioterapia specifica;
-Trichinosi con coinvolgimento neurologico o miocardico.
Il dosaggio necessario è variabile e deve essere personalizzato in base al tipo e gravità della malattia e alla risposta del paziente .
Somministrazione sistemica
Le malattie che richiedono effetti sistemici dei corticosteroidi possono essere prontamente controllate con la somministrazione i.m. di Celestone Cronodose. La sua azione, rapida e prolungata, lo rende adatto per iniziare la terapia di malattie acute in cui il controllo dell'infiammazione va ottenuto rapidamente e poi mantenuto.
L'azione di deposito del farmaco aiuta a prevenire le riaccensioni dovute a irregolare mantenimento degli effetti corticosteroidei.
Nella maggior parte dei casi il trattamento si inizia con la iniezione i.m. di 1 ml di Celestone Cronodose, che va poi ripetuta settimanalmente, o più spesso se necessario. Nelle malattie meno gravi basta in genere un dosaggio inferiore. Nelle malattie gravi, come lo stato asmatico e il lupus eritematoso disseminato, è necessario iniziare con 2 ml.
La posologia va mantenuta o eventualmente adeguata, fino a ottenimento di una risposta soddisfacente. Se questa non si ha dopo un ragionevole lasso di tempo, il trattamento con Celestone Cronodose va interrotto e sostituito con altra appropriata terapia.
Nella prevenzione della sindrome da distress respiratorio dei neonati prematuri, quando ritenuto necessario indurre il travaglio prima della 32ª settimana di gestazione o quando la nascita prematura prima della 32ª settimana diventa inevitabile a causa di complicazioni ostetriche, quando il feto presenta un basso rapporto lecitina/sfingo mielina (o riduzione del test di stabilità della schiuma sul liquido amniotico), si raccomanda la iniezione i.m. di 2 ml di Celestone Cronodose (12 mg) almeno 24 ore prima dell'atteso momento del parto, una seconda iniezione (2 ml) va praticata dopo altre 24 ore se il parto non è ancora avvenuto.
Somministrazione locale
Nelle borsiti (sottodeltoidea, sottoacromiale e prerotulea) l'iniezione entro la borsa di 1 ml di Celestone Cronodose allevia il dolore e ripristina la completa mobilità in poche ore. Nella borsite acuta ricorrente e nelle riacutizzazioni delle borsiti croniche sono di solito necessarie alcune iniezioni a intervalli di 1-2 settimane. Nella maggior parte dei casi di tendinite, miosite, fibrosite, tenosinovite, peritendinite e nelle malattie infiammatorie periarticolari si raccomandano 3-4 iniezioni locali di 1 ml di Celestone Cronodose ad intervalli di 1-2 settimane.
Le iniezioni vanno praticate nelle guaine tendinee e non nei tendini; nelle flogosi periarticolari va infiltrata l'area dolente. Nelle cisti delle capsule articolari 0,5 ml vanno iniettati direttamente nella cavità cistica.
Nell'artrite reumatoide e nell'osteoartrite si può ottenere la scomparsa di dolore, rigidità e sensibilità alla pressione entro 2-4 ore dall'iniezione intra-articolare. Il dosaggio varia da 0,25 a 2 ml in rapporto alle dimensioni delle articolazioni da trattare: in quelle molto grandi (anca) è di 1-2 ml; nelle grandi (ginocchio, caviglia, spalla) di 1 ml; in quelle medie (gomito e polso) di 0,5-1 ml; nelle piccole articolazioni (mani, torace) di 0,25-0,5 ml. Il sollievo dura solitamente da 1 a 4 o più settimane.
Per praticare l'iniezione intra-articolare, con tecnica sterile si inserisce nella cavità sinoviale un ago n. 29-24 su una siringa da aspirazione vuota e si aspirano alcune gocce di liquido sinoviale per accertarsi che l'ago sia in cavità. A questo punto si sostituisce la siringa con quella contenente Celestone Cronodose e si pratica l'iniezione.
Per effettuare il trattamento intralesionale si iniettano 0,2 ml/cm2 di Celestone Cronodose nel derma (non iniettare nel sottocutaneo) con una siringa da tubercolina e un ago n. 25 lungo 1,27 cm. Il farmaco deve essere distribuito nel derma uniformemente. La quantità complessivamente iniettata in varie sedi ogni settimana non dovrebbe superare 1 ml.
Celestone Cronodose è efficace anche nelle malattie steroidosensibili del piede. La borsite sotto un corno duro può essere controllata con due successive iniezioni di 0,25 ml. In malattie come l'alluce valgo, o il quinto dito varo e l'artrite gottosa acuta, l'inizio del sollievo sintomatologico può essere rapido. Per la maggior parte delle iniezioni nel piede è adatta una siringa da tubercolina con ago n. 25 lungo 1,9 cm, e si raccomandano dosi di 0,25-0,5 ml a intervalli di 3-7 giorni. Nell'artrite gottosa acuta le dosi necessarie possono arrivare a 1 ml.
Se lo si desidera, Celestone Cronodose può essere mescolato nella stessa siringa con 1-2% di lidocaina cloridrato, procaina cloridrato o altro anestetico locale dello stesso tipo, in formulazione non contenente parabeni (vanno evitati anestetici contenenti metilparaben, propilparaben, fenolo ecc.). Si preleva dalla fiala la quantità richiesta di Celestone Cronodose e poi si aspira nella siringa l'anestetico locale e si agita brevemente.
-Quando si è ottenuta una risposta favorevole va stabilita una appropriata terapia di mantenimento, riducendo il dosaggio iniziale per piccoli decrementi ad appropriati intervalli fino a raggiungere il dosaggio minimo in grado di mantenere un'adeguata risposta terapeutica.
-Le situazioni di stress non correlate con la malattia in trattamento possono richiedere un aumento del dosaggio di Celestone Cronodose.
-La sospensione del farmaco dopo terapia a lungo termine va effettuata per riduzione graduale del dosaggio.
L'uso di Celestone Cronodose deve essere effettuato con la più rigorosa asepsi.
Celestone Cronodose non è adatto per l'impiego endovenoso o sottocutaneo.
Celestone Cronodose contiene due esteri del betametasone uno dei quali, il fosfato disodico, scompare rapidamente dalla sede di iniezione. Quando usa questo preparato, il Medico deve tener presenti i potenziali effetti sistemici di questa porzione solubile del farmaco.
L'iniezione intramuscolare dei corticosteroidi va effettuata profondamente nelle grandi masse muscolari, per evitare l'atrofia locale dei tessuti e va fatta con precauzione nei pazienti con porpora trombocitopenica idiopatica.
La somministrazione intralesionale, intra-articolare e nei tessuti molli dei corticosteroidi può provocare effetti sia locali che sistemici.
Prima della somministrazione intra-articolare di cortisonici è indispensabile un esame del liquido presente sulle articolazioni per escludere la presenza di fenomeni settici, per i quali va istituita appropriata terapia antibiotica. Va evitata la iniezione locale in articolazioni precedentemente infette. Uno spiccato aumento del dolore e del gonfiore locale, ulteriore limitazione dei movimenti articolari, febbre e malessere sono indicativi di artrite settica.
I corticosteroidi non vanno iniettati in articolazioni instabili, zone infette e spazi intervertebrali. Ripetute iniezioni in articolazioni osteoartritiche possono incrementare la distruzione articolare. Va evitata l'iniezione di corticosteroidi direttamente nei tendini, poiché a distanza può derivarne una rottura tendinea.
Dopo terapia corticosteroidea intra-articolare il paziente deve evitare un uso eccessivo dell'articolazione in cui ha ottenuto beneficio sintomatico.
Poiché si sono verificati rari casi di reazione anafilattoide in pazienti trattati con corticosteroidi per via parenterale, prima della loro somministrazione vanno adottate appropriate precauzioni, specialmente nei pazienti con anamnesi di allergia a farmaci.
Nelle terapie corticosteroidee a lungo termine va considerato il passaggio dalla via parenterale a quella orale, previa valutazione dei potenziali rischi e benefici.
Un adeguamento del dosaggio può essere necessario in base alla risposta del singolo paziente alla terapia e nei casi di remissione o esacerbazione della malattia e di esposizione dei pazienti a stress fisici o emotivi, come gravi infezioni, chirurgia, traumi.
Un monitoraggio del paziente può essere necessario fino ad un anno dopo la cessazione di terapia con corticosteroidi a lungo termine o ad alte dosi.
Durante trattamento corticosteroideo può verificarsi ridotta resistenza alle infezioni, con insorgenza di nuove infezioni; i corticosteroidi possono mascherarne i segni e impedirne la localizzazione.
L'uso prolungato di corticosteroidi può provocare cataratta subcapsulare posteriore (specialmente nei bambini), glaucoma con possibili danni al nervo ottico e può facilitare le infezioni oculari secondarie, da funghi e da virus. Periodicamente va effettuato un esame oftalmologico, specialmente ai pazienti in terapia a lungo termine (oltre sei settimane).
Dosi elevate e medie di corticosteroidi possono causare ipertensione arteriosa, ritenzione di acqua e sali ed aumentata escrezione di potassio. Questi effetti hanno minor probabilità di verificarsi con l'uso dei derivati sintetici, se non usati ad alte dosi.
Possono esser necessari restrizione del sale nella dieta ed un supplemento di potassio.
Tutti i corticosteroidi aumentano l'escrezione di calcio.
Durante terapia corticosteroidea i pazienti non devono essere vaccinati contro il vaiolo e non vanno sottoposti ad altre procedure di immunizzazione, specialmente se in trattamento ad alte dosi, per il possibile rischio di complicazioni neurologiche e la mancanza di risposta anticorpale .
Possono invece essere immunizzati i pazienti che ricevono corticosteroidi come terapia sostitutiva, ad es. per morbo di Addison.
I pazienti trattati con dosi di corticosteroidi immunosoppressive vanno avvertiti di evitare di esporsi a varicella e morbillo e, se esposti, di consultare il loro Medico. Questo è di particolare importanza per i bambini.
La terapia corticosteroidea nella tubercolosi attiva va ristretta ai casi di tubercolosi fulminante o disseminata ed effettuata in associazione ad appropriato trattamento antitubercolare.
Pazienti con tubercolosi latente o reattività alla tubercolina che ricevano corticosteroidi devono essere sottoposti a stretta sorveglianza per la possibilità di una riattivazione della malattia. Nel caso di terapie prolungate devono ricevere chemioprofilassi e, nel caso si usi rifamicina, ne va considerato l'effetto stimolante della clearance di corticosteroidi, con possibile necessità di un loro adeguamento posologico.
L'impiego di corticosteroidi deve essere effettuato alla dose minima che permette il controllo della malattia in trattamento; una riduzione del dosaggio, quando possibile, deve essere graduale.
Uno stato di insufficienza surrenalica secondaria, indotta dai glucocorticoidi, può essere minimizzato con una riduzione graduale del loro dosaggio. Questo tipo di insufficienza relativa può persistere per mesi dopo la cessazione della terapia e pertanto, in caso di stress durante questo periodo, il trattamento corticosteroideo va ripreso e può esserne necessario un aumento di dosaggio se è già in corso. Poiché in tale situazione può essere compromessa anche la secrezione mineralcorticoide, vanno contemporaneamente somministrati sale e/o mineralcorticoidi.
Nei pazienti con ipotiroidismo e in quelli con cirrosi epatica gli effetti dei corticosteroidi risultano aumentati.
Nei pazienti con Herpes simplex oculare si raccomanda un uso prudente dei corticosteroidi, per la possibilità di perforazione corneale.
Durante terapia corticosteroidea può manifestarsi confusione mentale e possono aggravarsi instabilità emotiva e tendenze psicotiche preesistenti.
I corticosteroidi vanno usati con cautela in caso di:
colite ulcerosa aspecifica con pericolo di perforazione, di ascessi o di altre infezioni da piogeni; diverticolite; anastomosi intestinali recenti; ulcera peptica attiva o latente; insufficienza renale; ipertensione; osteoporosi e miastenia grave.
Poiché le complicazioni della terapia glucocorticosteroidea sono dipendenti da dose, quantità e durata del trattamento, questo va deciso per ciascun paziente, valutandone rischi e benefici.
Poiché la somministrazione di corticosteroidi può alterare la crescita di neonati e bambini e inibirne la produzione di corticosteroidi endogeni, crescita e sviluppo di questi pazienti sottoposti a terapie prolungate vanno attentamente controllati.
In alcuni pazienti i corticosteroidi possono alterare la motilità e il numero degli spermatozoi.