betametasone fosfato disodico mg 5,3 (pari a mg 4 di betametasone).
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Sede | Dosaggio betametasone |
Grosse articolazioni (anca) | 2 - 4 mg |
Piccole articolazioni | 0,8 - 2 mg |
Borsa sierosa | 2 - 3 mg |
Guaina tendinea | 0,4 - 1 mg |
Callosità | 0,4 - 1 mg |
Tessuti molli | 2 - 6 mg |
Cisti tendinee | 1 - 2 mg |
Prevenzione di reazioni trasfusionali: somministrare e.v. 1-2 ml di Celestone iniettabile (4-8 mg di betametasone) subito prima della trasfusione di sangue. Nel caso di trasfusioni ripetute lo stesso dosaggio di Celestone può essere ripetuto, se necessario, fino ad un totale di 4 somministrazioni nelle 24 ore.
I corticosteroidi non devono essere mescolati al sangue da trasfondere.
Somministrazione sottocongiuntivale: i corticosteroidi solubili trovano impiego per iniezione sottocongiuntivale in numerose malattie corticosteroidosensibili dell'occhio. La dose usuale di Celestone iniettabile è di 0,5 ml (2 mg di betametasone).
L'iniezione intramuscolare dei corticosteroidi va effettuata profondamente nelle grandi masse muscolari, per evitare l'atrofia locale dei tessuti e va fatta con precauzione nei pazienti con porpora trombocitopenica idiopatica.
La somministrazione intralesionale, intra-articolare e nei tessuti molli dei corticosteroidi può provocare effetti sia locali che sistemici.
Prima della somministrazione intra-articolare di cortisonici è indispensabile un esame del liquido presente sulle articolazioni per escludere la presenza di fenomeni settici, per i quali va istituita appropriata terapia antibiotica. Va evitata la iniezione locale in articolazioni precedentemente infette. Uno spiccato aumento del dolore e del gonfiore locale, ulteriore limitazione dei movimenti articolari, febbre e malessere sono indicativi di artrite settica.
I corticosteroidi non vanno iniettati in articolazioni instabili, zone infette e spazi intervertebrali. Ripetute iniezioni in articolazioni osteoartritiche possono incrementare la distruzione articolare. Va evitata l'iniezione di corticosteroidi direttamente nei tendini, poiché a distanza può derivarne una rottura tendinea.
Dopo terapia corticosteroidea intra-articolare il paziente deve evitare un uso eccessivo dell'articolazione in cui ha ottenuto beneficio sintomatico.
Poiché si sono verificati rari casi di reazione anafilattoide in pazienti trattati con corticosteroidi per via parenterale, prima della loro somministrazione vanno adottate appropriate precauzioni, specialmente nei pazienti con anamnesi di allergia a farmaci.
Nelle terapie corticosteroidee a lungo termine va considerato il passaggio dalla via parenterale a quella orale, previa valutazione dei potenziali rischi e benefici.
Un adeguamento del dosaggio può essere necessario in base alla risposta del singolo paziente alla terapia e nei casi di remissione o esacerbazione della malattia e di esposizione dei pazienti a stress fisici o emotivi, come gravi infezioni, chirurgia, traumi.
Un monitoraggio del paziente può essere necessario fino ad un anno dopo la cessazione di terapia con corticosteroidi a lungo termine o ad alte dosi.
Durante trattamento corticosteroideo può verificarsi ridotta resistenza alle infezioni, con insorgenza di nuove infezioni; i corticosteroidi possono mascherarne i segni e impedirne la localizzazione.
L'uso prolungato di corticosteroidi può provocare cataratta subcapsulare posteriore (specialmente nei bambini), glaucoma con possibili danni al nervo ottico e può facilitare le infezioni oculari secondarie, da funghi e da virus. Periodicamente va effettuato un esame oftalmologico, specialmente ai pazienti in terapia a lungo termine (oltre sei settimane).
Dosi elevate e medie di corticosteroidi possono causare ipertensione arteriosa, ritenzione di acqua e sali ed aumentata escrezione di potassio. Questi effetti hanno minor probabilità di verificarsi con l'uso dei derivati sintetici, se non usati ad alte dosi.
Possono esser necessari restrizione del sale nella dieta ed un supplemento di potassio.
Tutti i corticosteroidi aumentano l'escrezione di calcio.
Durante terapia corticosteroidea i pazienti non devono essere vaccinati contro il vaiolo e non vanno sottoposti ad altre procedure di immunizzazione, specialmente se in trattamento ad alte dosi, per il possibile rischio di complicazioni neurologiche e la mancanza di risposta anticorpale .
Possono invece essere immunizzati i pazienti che ricevono corticosteroidi come terapia sostitutiva, ad es. per morbo di Addison.
I pazienti trattati con dosi di corticosteroidi immunosoppressive vanno avvertiti di evitare di esporsi a varicella e morbillo e, se esposti, di consultare il loro Medico. Questo è di particolare importanza per i bambini.
La terapia corticosteroidea nella tubercolosi attiva va ristretta ai casi di tubercolosi fulminante o disseminata ed effettuata in associazione ad appropriato trattamento antitubercolare.
Pazienti con tubercolosi latente o reattività alla tubercolina che ricevano corticosteroidi devono essere sottoposti a stretta sorveglianza per la possibilità di una riattivazione della malattia. Nel caso di terapie prolungate devono ricevere chemioprofilassi e, nel caso si usi rifamicina, ne va considerato l'effetto stimolante della clearance di corticosteroidi, con possibile necessità di un loro adeguamento posologico.
L'impiego di corticosteroidi deve essere effettuato alla dose minima che permette il controllo della malattia in trattamento; una riduzione del dosaggio, quando possibile, deve essere graduale.
Uno stato di insufficienza surrenalica secondaria, indotta dai glucocorticoidi, può essere minimizzato con una riduzione graduale del loro dosaggio. Questo tipo di insufficienza relativa può persistere per mesi dopo la cessazione della terapia e pertanto, in caso di stress durante questo periodo, il trattamento corticosteroideo va ripreso e può esserne necessario un aumento di dosaggio se è già in corso. Poiché in tale situazione può essere compromessa anche la secrezione mineralcorticoide, vanno contemporaneamente somministrati sale e/o mineralcorticoidi.
Nei pazienti con ipotiroidismo e in quelli con cirrosi epatica gli effetti dei corticosteroidi risultano aumentati.
Nei pazienti con Herpes simplex oculare si raccomanda un uso prudente dei corticosteroidi, per la possibilità di perforazione corneale.
Durante terapia corticosteroidea può manifestarsi confusione mentale e possono aggravarsi instabilità emotiva e tendenze psicotiche preesistenti.
I corticosteroidi vanno usati con cautela in caso di: colite ulcerosa aspecifica con pericolo di perforazione, di ascessi o di altre infezioni da piogeni; diverticolite; anastomosi intestinali recenti; ulcera peptica attiva o latente; insufficienza renale; ipertensione; osteoporosi e miastenia grave.
Poiché le complicazioni della terapia glucocorticosteroidea sono dipendenti da dose, quantità e durata del trattamento, questo va deciso per ciascun paziente, valutandone rischi e benefici.
Poiché la somministrazione di corticosteroidi può alterare la crescita di neonati e bambini e inibirne la produzione di corticosteroidi endogeni, crescita e sviluppo di questi pazienti sottoposti a terapie prolungate vanno attentamente controllati.
In alcuni pazienti i corticosteroidi possono alterare la motilità e il numero degli spermatozoi.
L'uso contemporaneo di fenobarbital, fenitoina, rifampicina o efedrina può aumentare il metabolismo dei corticosteroidi e ridurne l'efficacia terapeutica.
Pazienti trattati con un corticosteroide e un estrogeno vanno controllati per la possibilità di un eccesso di effetti corticosteroidei.
L'uso contemporaneo di corticosteroidi e diuretici che fanno eliminare potassio può incrementare l'ipokaliemia.
L'uso concomitante di corticoidi e glucosidi cardiaci può aumentare la possibilità di aritmie e la tossicità digitalica associata ad ipokaliemia. I corticosteroidi possono incrementare la deplezione potassica da amfotericina B. In tutti i pazienti trattati con le suddette associazioni va controllato strettamente il livello degli elettroliti sierici ed in particolare quello del potassio, per un eventuale reintegro.
L'uso di corticosteroidi in concomitanza con anticoagulanti cumarinici può aumentarne o diminuirne l'azione anticoagulante e richiederne un adeguamento posologico.
Gli effetti associati di farmaci antinfiammatori non steroidei o di alcool e glucocorticoidi può portare all'aumento di frequenza o di gravità di ulcere gastrointestinali.
I corticosteroidi possono far abbassare le concentrazioni ematiche dei salicilici. Nell'ipoprotrombinemia l'acido acetilsalicilico va usato con prudenza in associazione a corticosteroidi.
La somministrazione di corticosteroidi a pazienti diabetici può rendere necessario un adeguamento di dosaggio degli antidiabetici.
In somministrazione concomitante, i corticosteroidi possono inibire la risposta alla somatotropina. Durante la somministrazione di somatotropina vanno evitate dosi di betametasone superiori a 0,3-0,45 mg/m2 /die.
04.5 Interazioni con i test di laboratorio
I corticosteroidi possono interferire con il test al nitroblu di tetrazolio per le infezioni batteriche e dar luogo a risultati falsamente negativi.
Le donne che hanno ricevuto terapia corticosteroidea durante la gravidanza devono essere attentamente controllate durante il travaglio ed il parto per eventuali segni di insufficienza surrenalica dovuta allo stress che accompagna la nascita di un bimbo.
Poiché i corticosteroidi attraversano la barriera placentare, segni di iposurrenalismo vanno accuratamente ricercati nei neonati di madri che hanno ricevuto dosi significative di corticosteroidi durante la gravidanza. I neonati di madri trattate con Celestone prima della loro nascita hanno presentato transitoria soppressione del somatormone fetale e presumibilmente degli ormoni ipofisari che regolano la produzione di corticosteroidi sia delle zone fetali che di quelle definitive delle ghiandole surrenali. Tuttavia, la soppressione dell'idrocortisone fetale non ha interferito con la risposta dell'asse ipofisi-surrene allo stress dopo la nascita. I neonati e i bambini piccoli vanno, inoltre, attentamente esaminati per la possibilità di comparsa della rarissima cataratta congenita.
I corticosteroidi non sono indicati per il trattamento della malattia delle membrane ialine dopo la nascita e non vanno usati per la sua profilassi nelle donne gravide con eclampsia, preeclampsia ed evidenza di danno placentare .
I corticosteroidi compaiono nel latte delle donne che allattano. Pertanto, a causa dei potenziali effetti indesiderati di Celestone nei bambini nutriti al seno, occorre decidere se evitare l'allattamento al seno o interrompere il trattamento col farmaco, in funzione dell'importanza che questo riveste per la madre.
Nelle donne in età fertile un'eventuale gravidanza deve essere sempre esclusa prima dell'inizio del trattamento e durante il trattamento stesso deve essere assicurata un'efficace copertura anticoncezionale.
Alterazioni dell'equilibrio idro-elettrolitico: ritenzione di sodio, perdita di potassio, alcalosi ipokaliemica; ritenzione di liquidi; insufficienza cardiaca nei pazienti suscettibili; ipertensione.
Muscolo-scheletrici: debolezza muscolare, miopatia corticosteroidea, ipotrofia muscolare; peggioramento sintomatologico nella miastenia grave; osteoporosi; fratture della colonna vertebrale da compressione; necrosi asettica della testa del femore e dell'omero; fratture patologiche delle ossa lunghe; rottura di tendini; instabilità articolare (dopo ripetute iniezioni intra-articolari).
Gastrointestinali: ulcera peptica con possibilità di perforazione e di emorragie; pancreatite; distensione addominale; esofagite ulcerativa.
Dermatologici: difficoltà di guarigione delle ferite; atrofia cutanea con pelle assottigliata e fragile; petecchie ed ecchimosi; eritema facciale; iperidrosi; abolizione della reazione ai test cutanei; reazioni quali dermatite allergica, orticaria, edema angioneurotico.
Neurologici: convulsioni; aumento della pressione intracranica con edema papillare (pseudotumor cerebri), di solito post-trattamento; vertigini; cefalea.
Endocrini: irregolarità mestruali; comparsa di uno stato cushingoide; arresto dello sviluppo intrauterino o della crescita infantile; incapacità di risposta surrenalica e ipofisaria, particolarmente in occasione di stress come traumi, atti chirurgici o malattie; ridotta tolleranza ai carboidrati, evidenziazione di diabete mellito latente, aumentata necessità di insulina o di ipoglicemizzanti orali nei diabetici.
Oftalmici: cataratta subcapsulare posteriore; aumento della pressione intraoculare, glaucoma; esoftalmo.
Metabolici: negatività del bilancio azotato da ipercatabolismo proteico; lipomatosi, anche intestinale o epidurale con possibilità di complicazioni neurologiche; aumento di peso.
Psichiatrici: euforia, oscillazioni dell'umore; depressione grave fino a franche manifestazioni psicotiche; modificazioni della personalità; irritabilità; insonnia.
Altri: reazioni anafilattoidi o di ipersensibilità con ipotensione o reazioni a tipo di shock.
Altri effetti indesiderati correlati con terapie corticosteroidee parenterali sono rari casi di cecità associata a trattamenti intralesionali del viso o del capo, iper - o ipopigmentazione, atrofia della cute e del sottocutaneo, ascessi sterili, flogosi post-iniettiva (dopo uso intra-articolare) e artropatia Charcot-simile.
Ad eccezione di dosaggi estremi, un sovradosaggio di corticosteroidi per pochi giorni non ha probabilità di produrre risultati pericolosi in assenza di controindicazioni specifiche come diabete mellito, glaucoma o ulcera peptica attiva o di trattamento concomitante con farmaci tipo digitale, cumarinici, o diuretici che provocano deplezione di potassio.
Trattamento: le complicazioni derivanti dagli effetti metabolici del corticosteroide o dagli effetti deleteri di malattie di fondo o concomitanti o risultanti da interazioni farmacologiche vanno trattate come appropriato.
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L'esatto meccanismo di azione dei corticosteroidi non è completamente chiarito. A dosi farmacologiche i glucocorticoidi naturali e i loro analoghi sintetici, come il betametasone, si usano principalmente per l'effetto antinfiammatorio e/o immunodepressivo.
Il betametasone possiede elevata attività glucocorticosteroidea. Nel ratto il betametasone alcool ha presentato attività antinfiammatoria e timolitica rispettivamente 2,5 e 4 volte superiori a quelle del prednisolone.
I glucocorticoidi come il betametasone causano svariati e intensi effetti metabolici e modificano la risposta immunitaria dell'organismo a diversi stimoli.
L'attività diuretica del betametasone è risultata superiore a quella del prednisolone, in riferimento alla escrezione di acqua, sodio e potassio.
Gli studi nell'uomo indicano che l'attività glucocorticosteroidea del betametasone è 10-15 volte maggiore di quella del prednisone.
Il betametasone non ha una significativa attività mineralcorticoide e pertanto non è adatto da solo al trattamento delle malattie con insufficienza surrenalica.
Con betametasone fosfato disodico marcato per iniezione IM, il picco ematico è stato raggiunto in 60 minuti. L'escrezione del corticosteroide è risultata pressoché completa nel primo giorno; pochissima radioattività è stata escreta nel secondo giorno.
Come altri glucocorticoidi, il betametasone è metabolizzato nel fegato ed ha una struttura chimica abbastanza significativamente diversa da quelle dei corticosteroidi naturali da avere un diverso metabolismo. L'emivita plasmatica del betametasone dopo somministrazione orale o parenterale è
³ 300 minuti, mentre quella dell'idrocortisone è di circa 90 minuti. Nei pazienti con malattie epatiche la clearance del betametasone è risultata più lenta che nei soggetti normali.I valori biologicamente efficaci dei corticosteroidi sono più correlati alla quota non legata alle proteine che alla loro concentrazione plasmatica totale. In uno studio sul legame del betametasone e dell'idrocortisone alle proteine plasmatiche, il betametasone è risultato legato in quantità apprezzabile (mediamente del 62,5%). Tuttavia l'idrocortisone, ai livelli plasmatici normali, era legato per l'89%. Il betametasone si lega principalmente all'albumina e a concentrazioni 100 volte superiori a quelle dell'idrocortisone non ne modifica il legame alle proteine.
Non è stata dimostrata una specifica correlazione fra concentrazioni plasmatiche di corticosteroidi ed effetto terapeutico, perché gli effetti farmacodinamici dei corticosteroidi persistono in genere oltre la durata di valori plasmatici misurabili.
Per somministrazione parenterale mentre l'emivita plasmatica del betametasone è maggiore di 300 minuti, l'attività biologica è di 36-54 ore. Ad esclusione delle terapie sostitutive, le dosi efficaci e sicure dei corticosteroidi sono state determinate essenzialmente con lavori clinici empirici.
Nel ratto e nel topo la DL50 del betametasone fosfato disodico è risultata simile (circa 900 mg/kg) dopo somministrazione endovenosa, intramuscolare o intraperitoneale.
Nel topo il farmaco è risultato meno tossico per via orale (DL50 = 1460 mg/kg). Nei roditori la sintomatologia era costituita da ridotta attività, ptosi, polidipsia, poliuria e debolezza muscolare.
Il cane è sopravvissuto a dosi equivalenti a 100 mg/kg di betametasone alcool. Nella settimana successiva alla somministrazione erano presenti polidipsia, poliuria e distensione addominale.
I cuccioli non hanno evidenziato effetti collaterali dopo iniezione singola E.V. di 0,5 mg/kg.
Mutagenesi, effetti sulla fertilità: col betametasone non sono state effettuate prove di mutagenesi che però sono risultate negative con prednisolone.
Negli studi di tossicità cronica nel cane, alte dosi di betametasone per os hanno impedito la comparsa ciclica dell'estro.
Nei ratti accoppiati dopo somministrazione orale di betametasone si è osservata diminuzione della fertilità sia nei maschi che nelle femmine.
Gravidanza: il betametasone fosfato disodico si è dimostrato teratogeno nel ratto e nel coniglio per somministrazione parenterale di dosi pari o doppie di quelle umane. La malformazione predominante era costituita da palatoschisi che è del resto un ben noto effetto dei corticosteroidi in numerose specie animali.
Nel ratto e nel coniglio il betametasone fosfato disodico è risultato embriocida a dosi fra quattro e otto volte la dose umana.
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Un astuccio contiene 5 fiale
Via G. Ripamonti, 89 - 20141 Milano (MI)