- Interferone alfa naturale leucocitario U.I. 1.000.000
3.000.000 6.000.000
- [Vedi Indice]
CILFERON-A trova indicazione nel trattamento di:
a) Neoplasie del sistema linfatico ed emopoietico:
- Leucemia a cellule capellute (Tricoleucemia)
- Mieloma multiplo: terapia di mantenimento per i pazienti in
remissione obbiettiva della malattia dopo trattamento di
induzione
- Linfoma non Hodgkin: nel linfoma follicolare ad elevata
massa neoplastica come integrazione della chemioterapia con
doxorubicina, ciclofosfamide, teniposide e prednisolone
- Micosi fungoide
- Leucemia mieloide cronica
b) Neoplasie solide:
- Sarcoma di Kaposi nei pazienti affetti da AIDS (sindrome da
immunodeficienza acquisita) senza storia di infezioni
opportunistiche
- Sensibile giovamento è stato riscontrato in una parte
di pazienti affetti da carcinoma renale e melanoma maligno
c) Malattie virali:
- Epatite B: trattamento di pazienti adulti con epatite
cronica attiva B che presentano markers di replicazione virale,
ad esempio positivi per HBV-DNA, DNA polimerasi o HBeAg
- Epatite cronica C: riduzione a breve termine
dell'attività della malattia in pazienti adulti con
epatite cronica attiva da virus C con elevati enzimi epatici e
senza scompenso epatico. Nel trattamento dell’epatite
cronica da virus C CILFERON-A è indicato anche in
combinazione con ribavirina capsule da 200 mg.
- Condilomatosi acuminata.
�
Gli schemi terapeutici di seguito riportati per ciascuna
situazione patologica fanno riferimento all'ampia sperimentazione
clinica condotta con interferone alfa. I dosaggi e le vie di
somministrazione vanno comunque adattati alla risposta
individuale.
Le dosi più elevate possono essere somministrate per
infusione endovenosa lenta della durata di 30-60
minuti, aggiungendo il quantitativo previsto dallo schema
posologico a 50 ml di soluzione fisiologica (vedere preparazione
della soluzione di CILFERON-A per uso perfusionale).
Leucemia a cellule capellute (Tricoleucemia): il
trattamento è indicato in pazienti di età non
inferiore ai 18 anni.
Il dosaggio raccomandato è di 3 milioni UI per via
intramuscolare o sottocutanea 3 volte alla settimana.
Prima di iniziare il trattamento è consigliabile
controllare nel sangue periferico il tasso di emoglobina ed il
numero di piastrine, di granulociti e di cellule capellute. Il
conteggio delle cellule capellute va eseguito anche nel midollo
osseo.
Questi parametri, controllati periodicamente, consentono di
valutare la risposta al trattamento.
Poichè la normalizzazione completa dei parametri
immunologici può richiedere alcuni mesi di terapia, il
dosaggio deve essere mantenuto per almeno 6 mesi prima di
decidere una eventuale sospensione del farmaco per mancata
risposta al trattamento.
In caso di risposta positiva è opportuno proseguire la
terapia finchè si continuano ad osservare nuovi
miglioramenti del quadro ematologico e poi, dopo che quest'ultimo
si è stabilizzato, per ulteriori 3 mesi. Non è
stata ancora stabilita l'opportunità di prolungare il
trattamento oltre questo periodo.
Mieloma multiplo: il trattamento va iniziato con
una dose di 3 milioni UI somministrata per via sottocutanea o
intramuscolare 3 volte la settimana.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla
tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo
di 6-12 milioni UI 3 volte la settimana.
Questo schema terapeutico va mantenuto indefinitamente, a meno
che la malattia progredisca rapidamente o insorgano gravi
fenomeni di intolleranza.
Linfomi non Hodgkin: il dosaggio consigliato
è di 5 milioni UI somministrati per via sottocutanea o
intramuscolare 3 volte alla settimana per la durata di 18
mesi.
Micosi fungoide: il trattamento va iniziato con
una dose di 3 milioni UI al giorno per via intramuscolare o
sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla
tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo
di 9-12 milioni UI al giorno.
Dopo 3 mesi si può attuare una terapia di mantenimento
con 6-12 milioni di unità somministrate 3 volte la
settimana.
Le dosi più elevate possono essere somministrate per
infusione endovenosa lenta della durata di 30-60
minuti, aggiungendo il quantitativo previsto dallo schema
posologico a 50 ml di soluzione fisiologica (vedere preparazione
della soluzione di CILFERON-A per uso perfusionale).
Leucemia mieloide cronica: il trattamento va
iniziato con una dose di 3 milioni UI al giorno per via
intramuscolare o sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla
tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo
di 9 milioni UI al giorno.
Una volta ottenuto il controllo dei globuli bianchi il
dosaggio può essere somministrato 3 volte la
settimana.
Questo schema posologico può essere mantenuto
indefinitamente a meno che la malattia progredisca rapidamente o
insorgano gravi fenomeni di intolleranza.
Sarcoma di Kaposi nei pazienti con AIDS: il
trattamento va iniziato con una dose di 3 milioni UI al giorno
per via intramuscolare o sottocutanea.
Tale dose va aumentata progressivamente, in base alla
tollerabilità individuale, fino a raggiungere un massimo
di 9-12 milioni UI al giorno.
Dopo 2 mesi si può attuare una terapia di mantenimento
con 9-12 milioni UI 3 volte la settimana.
Le dosi più elevate possono essere somministrate per
infusione endovenosa lenta della durata di 30-60
minuti, aggiungendo il quantitativo previsto dallo schema
posologico a 50 ml di soluzione fisiologica (vedere preparazione
della soluzione di CILFERON-A per uso perfusionale).
Carcinoma renale: il trattamento va iniziato con
una dose di 3 milioni UI al giorno per via intramuscolare o
sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla
tollerabilità individuale, fino a raggiungere 6-9 milioni
UI al giorno.
Dopo 3 mesi si può attuare una terapia di mantenimento
con 6-9 milioni di unità somministrate 3 volte la
settimana per un ulteriore periodo di 6 mesi.
Nota: lo stesso schema può essere seguito
associando l'impiego di vinblastina alla dose di 0,1 mg/Kg
endovena ogni 21 giorni.
Melanoma maligno: il trattamento va iniziato con
una dose di 3 milioni UI al giorno per via intramuscolare o
sottocutanea.
Tale dose va aumentata settimanalmente, in base alla
tollerabilità individuale, fino a raggiungere 6-9 milioni
UI al giorno.
Dopo 3 mesi si può attuare una terapia di mantenimento
con 6-9 milioni di unità somministrate 3 volte la
settimana per un ulteriore periodo di 6 mesi.
Epatite cronica attiva B: il miglior schema di
trattamento non è stato tuttora stabilito. Il dosaggio
è usualmente compreso tra 2,5 e 5 milioni UI/m di
superficie corporea somministrati per via sottocutanea o
intramuscolare tre volte la settimana per un periodo da quattro a
sei mesi.
Se i markers di replicazione virale o HBeAg non dovessero
diminuire dopo un mese di terapia, la dose può essere
aumentata. Il dosaggio può essere ulteriormente modificato
in rapporto alla tollerabilità individuale.
Se non sarà osservato alcun miglioramento dopo tre o
quattro mesi di trattamento, dovrà essere presa in
considerazione l'interruzione della terapia.
Lo schema terapeutico sopra riportato è applicabile
anche nei casi di Epatite B 4 cronica Delta positiva.
Epatite cronica C: la dose ottimale e la durata
della terapia non sono tuttora stabilite. La dose indicata
è di 3 milioni UI somministrata per via sottocutanea tre
volte la settimana per un periodo massimo di sei mesi.
La maggior parte dei pazienti che rispondono alla terapia
mostrano un miglioramento dei livelli di transaminasi entro 16
settimane. Nei pazienti che non rispondono dopo 16 settimane di
trattamento, dovrà essere presa in considerazione
l'interruzione della terapia con CILFERON-A. L'esperienza
relativa in materia di ripetizione del trattamento è
limitata.
Nella terapia combinata con ribavirina, la dose raccomandata
di CILFERON-A è di 3 milioni UI somministrata per via
sottocutanea tre volte alla settimana.
Ribavirina capsule da 200 mg va somministrata per via orale
alla dose giornaliera di 1000-1200 mg suddivisa in due dosi da
assumere con il cibo, mattina e sera.
Quando CILFERON-A è usato in associazione, la terapia
combinata va continuata per almeno 6 mesi.
Nei pazienti mai trattati in precedenza, con genotipo 1 ed
elevata carica virale basale, la terapia combinata deve essere
prolungata fino a 12 mesi nei pazienti che evidenzino una
negativizzazione della viremia (HCV-RNA) a 6 mesi.
Condilomatosi acuminata: il trattamento
può essere effettuato sia per via generale (sottocutanea o
intramuscolare) che intralesionale.
In determinati casi, soprattutto per lesioni numerose ed
estese, può essere opportuno associare le due
modalità di somministrazione.
Per il trattamento intralesionale si introduce con un ago
sottile una dose compresa, a seconda delle dimensioni della
lesione, tra 0,1 e 1 milione di UI alla base di ciascuna lesione,
valutando il numero di lesioni da trattare in modo che la dose
totale somministrata in una singola seduta non sia superiore a 3
milioni UI.
Ciascun ciclo di trattamento richiede 3 somministrazioni alla
settimana per almeno 3 settimane.
Il miglioramento si verifica generalmente a distanza di 4-6
settimane dall'inizio del primo ciclo di trattamento.
In alcuni casi può essere utile praticare un secondo
ciclo di trattamento utilizzando gli stessi dosaggi.
Variazione degli schemi posologici proposti. Nel caso
insorgano gravi effetti collaterali gli schemi posologici devono
essere modificati o il trattamento deve essere temporaneamente
sospeso.
Preparazione della soluzione di CILFERON-A per uso
perfusionale. Il quantitativo di CILFERON-A previsto dallo schema
posologico deve essere aggiunto a 50 ml di soluzione fisiologica
e somministrato per perfusione lenta in 30-60
minuti.
Non devono essere usate soluzioni di destrosio al 5%.
Nessun altro farmaco deve essere aggiunto al liquido di
perfusione contenente CILFERON-A.
Le iniezioni intramuscolari vanno praticate nella regione
glutea o deltoidea, alternando successivamente le sedi di
inoculazione.
�
- Ipersensibilità accertata all'interferone alfa o a
qualsiasi componente la specialità;
- preesistenza di grave malattia cardiaca;
- grave disfunzione renale o epatica;
- epilessia e/o compromissione della funzionalità del
sistema nervoso centrale (S.N.C.);
- epatite cronica con cirrosi avanzata e scompenso
epatico;
- epatite cronica in pazienti in trattamento o che sono stati
trattati recentemente con agenti immunosoppressori, con
l'esclusione di una recente interruzione di un trattamento a
breve termine con corticosteroidi;
- epatite autoimmune;
- malattia tiroidea preesistente non controllabile con terapia
convenzionale.
�
I pazienti dovrebbero essere informati oltre che dei benefici
anche degli effetti collaterali legati alla terapia.
Durante il trattamento è necessario eseguire periodici
controlli della funzionalità emopoietica, epatica e
dell'equilibrio elettrolitico. Tali controlli vanno eseguiti
prima di iniziare il trattamento e ad intervalli regolari durante
la terapia (vedere esami di laboratorio).
I pazienti cardiopatici, in particolare se con anamnesi di
infarto miocardico recente e/o aritmia pregressa o comunque in
atto, devono essere accuratamente seguiti e sottoposti a
controlli elettrocardiografici prima e durante la terapia.
In presenza di alterazioni emocoagulative e mielodepressione
il prodotto va usato con cautela. Se è presente
trombocitopenia con valori di piastrine inferiori a 50.000/mm
è da preferire la somministrazione sottocutanea.
Le manifestazioni a carico del S.N.C. possono assumere un
carattere di maggiore significatività nei pazienti anziani
trattati a dosi elevate.
Questa sintomatologia è in genere rapidamente
reversibile; solo in pochi casi la completa risoluzione dei
sintomi può richiedere tempi più lunghi (sino a 3
settimane). Per tutto il periodo in cui persistono le
manifestazioni a carico del S.N.C. i pazienti vanno attentamente
controllati e, se ritenuto necessario, il trattamento con
interferone alfa va interrotto. La contemporanea assunzione di
farmaci sintomatici (ipnotici, sedativi, narcotici) va attuata
con cautela.
Benchè non siano stati osservati fenomeni gravi di
ipersensibilità acuta all'interferone alfa (orticaria,
angioedema, broncocostrizione, anafilassi)
nell'eventualità di una loro comparsa può essere
necessario interrompere immediatamente la somministrazione del
farmaco ed instaurare un'adeguata terapia medica.
In alcuni pazienti sono stati rilevati rash cutanei
transitori, che peraltro non hanno richiesto l'interruzione del
trattamento.
In pazienti con epatite cronica B casi di aumento delle
transaminasi seguiti da sieroconversione sono descritti fino a 3
mesi dalla fine del trattamento.
In alcuni pazienti con condilomatosi acuminata la risposta
clinica si può osservare entro un mese dalla fine del
trattamento.
L'efficacia del prodotto in pazienti con epatite cronica
attiva B e coinfezione da virus dell'immunodeficienza umana (HIV)
non è stata dimostrata.
Esami di laboratorio: vengono raccomandati i
seguenti esami per tutti i pazienti in terapia con interferone
alfa per via parenterale prima di iniziare il trattamento e
quindi ad intervalli regolari:
- Test ematologici standard, compreso esame
emocromocitometrico completo e differenziato e conteggio delle
piastrine
- Esami ematochimici, degli elettroliti e della
funzionalità epatica e renale.
Deve essere raccomandato ai pazienti di non cambiare il tipo
di interferone senza il parere del medico, poichè la
posologia potrebbe essere diversa.
La sintomatologia similinfluenzale, che rappresenta la
più comune reazione collaterale osservata durante il
trattamento con interferone alfa, può essere parzialmente
controllata con il paracetamolo. È stato notato inoltre
che la somministrazione del farmaco prima di coricarsi riduce
l'insorgenza degli effetti indesiderati.
È opportuno che i pazienti siano ben idratati,
specialmente durante la prima fase del trattamento.
Pazienti trattati con interferone alfa per epatite cronica C
possono raramente sviluppare disfunzioni tiroidee, con
ipotiroidismo o ipertiroidismo. Negli studi clinici meno del 1%
(4/426) dei pazienti ha sviluppato anomalie tiroidee.
Queste alterazioni sono risultate controllabili dalle terapie
convenzionali per le disfunzioni tiroidee. Il meccanismo con cui
l'interferone alfa può alterare l'equilibrio tiroideo
è sconosciuto. Prima di iniziare la terapia con CILFERON-A
per il trattamento dell'epatite cronica C, devono essere valutati
i livelli serici dell'ormone tireotropo (TSH).
Ogni anormalità tiroidea riscontrata deve essere
trattata con terapia convenzionale. Il trattamento con CILFERON-A
può essere iniziato se i livelli di TSH possono essere
mantenuti normali dalla terapia. Se durante il ciclo di terapia
con CILFERON-A un paziente sviluppa sintomi indicativi di
disfunzione tiroidea, devono essere valutati i livelli di TSH. In
presenza di disfunzione tiroidea il trattamento con CILFERON-A
può essere continuato se i livelli di TSH possono essere
mantenuti normali con la terapia. La disfunzione tiroidea
comparsa durante il trattamento non è reversibile con
l'interruzione della terapia con CILFERON-A.
Uso pediatrico: Sicurezza ed efficacia dell'interferone alfa
non sono stati stabiliti nei pazienti di età inferiore ai
18 anni.
Tenere fuori della portata dei bambini.
�
Il trattamento determina una ridotta clearance ed un
allungamento dell'emivita plasmatica della teofillina.
�
Non sono stati condotti studi controllati su donne in
gravidanza.
CILFERON-A deve essere somministrato durante la gravidanza
solo se i benefici attesi possono giustificare i potenziali
rischi per il feto.
In studi con interferone nei primati non umani sono state
osservate anomalie del ciclo mestruale. Sono stati riportati in
donne trattate con interferone da leucociti umani diminuzioni
delle concentrazioni sieriche di estradiolo e progesterone.
Le donne fertili debbono mettere in atto misure contraccettive
durante il trattamento con il farmaco. CILFERON-A inoltre, deve
essere usato con prudenza negli uomini fertili.
Non è noto se il farmaco venga escreto con il latte
materno. Comunque studi nei topi hanno mostrato che gli
interferoni del topo vengono escreti nel latte.
Una decisione circa l'eventuale sospensione dell'allattamento
o del farmaco deve essere presa in base all'importanza della
terapia per la madre.
�
Non sono stati finora segnalati né sono da attendersi
effetti del farmaco su tali abilità.
�
L'interferone alfa è una sostanza biologicamente molto
attiva e può causare effetti collaterali che sono comunque
dose correlati e reversibili, poichè si attenuano non
appena viene ridotta la dose o interrotto il trattamento.
Una sintomatologia similinfluenzale con febbre, brividi,
cefalea, mialgie e astenia è quasi costante durante i
primi giorni di terapia e solitamente si attenua nei giorni
successivi. Talvolta si può avere perdita dell'appetito e
nausea, meno frequentemente vomito e diarrea.
Alcuni pazienti presentano un'astenia persistente che in
alcuni casi può richiedere l'interruzione del
trattamento.
L'interferone alfa ha un effetto mielodepressivo,
particolarmente sulla serie granulocitaria, ma con terapie a dosi
relativamente ridotte (3-6 milioni UI al giorno) tale effetto
raramente richiede l'interruzione del trattamento.
In alcuni soggetti con malattie cardiovascolari sono state
segnalate ipotensione ed aritmie in seguito alla terapia con
interferone; si richiede quindi cautela nel trattamento di questi
pazienti.
In pochi pazienti trattati con alte dosi di interferone alfa
sono stati descritti disturbi del S.N.C. (sonnolenza, confusione,
atassia), talvolta associati ad alterazioni
elettroencefalografiche, completamente reversibili con la
sospensione del trattamento.
Ulteriori effetti indesiderati sono rappresentati da
modificazioni della funzionalità epatica, lieve alopecia,
secchezza della pelle, eritema e rash cutaneo.
Sono state segnalate anche reazioni della pelle nel punto di
iniezione.
Contrariamente a quanto osservato nei pazienti trattati con
interferoni ricombinanti, non è mai stata segnalata la
comparsa di anticorpi neutralizzanti nei pazienti trattati con
interferone alfa da leucociti normali.
�
Non sono mai stati riportati casi di sovradosaggio con
interferone alfa.
�
Gruppo farmacoterapeutico: CILFERON-A è classificato
tra i farmaci immunostimolanti/citochine e immunomodulatori,
interferoni - Classe ATC L03AB01.
Meccanismo d'azione:
Gli interferoni costituiscono una complessa famiglia di
proteine, alcune delle quali glicosilate, che fanno parte del
sistema di difesa dell'organismo contro le infezioni e contro
l'insorgenza di cloni cellulari neoplastici.
Gli interferoni proteggono le cellule dall'effetto citopatico
di molti virus, controllano la proliferazione cellulare, inducono
i macrofagi a fagocitare e ad uccidere i microrganismi e
favoriscono l'immunità umorale e cellulare. Nell'uomo sono
state individuate tre classi di interferoni: interferone alfa,
prodotto in prevalenza dai leucociti; interferone beta di
provenienza fibroblastica e interferone gamma, prodotto dai
T-linfociti.
Attualmente si conoscono almeno 18 sottotipi di alfa
interferone geneticamente distinti e ciascuno di essi possiede
probabilmente una diversa efficacia clinica nelle diverse
condizioni. È verosimile che in natura si realizzi una
forma di collaborazione e di interazione reciproca e per queste
ragioni nella preparazione di CILFERON-A viene pienamente
rispettata la fisiologica mescolanza dei sottotipi, così
come vengono prodotti dall'organismo umano.
L'attività antivirale dell'interferone alfa è
molto elevata e risulta evidente anche a concentrazioni
infinitamente basse nei confronti di un ampio spettro di virus
patogeni per l'uomo.
L'interferone alfa non agisce direttamente sui virus,
bensì sulle cellule non ancora infettate, producendo in
esse una serie di modificazioni che le preparano a respingere
l'attacco virale.
In particolare l'interferone alfa, dopo essersi legato ad uno
specifico recettore situato sulla superficie cellulare, è
in grado di indurre:
1) La modificazione delle proprietà della membrana
cellulare, che risulta più resistente alla penetrazione
dei virus.
2) La sintesi di alcuni enzimi specifici:
- Una oligoadenilato-sintetasi che a sua volta attiva una
endoribonucleasi che demolisce l'RNA virale e ne blocca la
replicazione.
- Una protein-chinasi che, attraverso una fosforilazione,
inattiva il peptide IF-2, considerato l'iniziatore della sintesi
proteica virale.
- Una fosfodiesterasi capace di inibire l'inserimento
ribosomiale degli aminoacidi e quindi la sintesi di nuove
proteine virali.
L'attività antiproliferativa di CILFERON-A sembra
essere dovuta a meccanismi diretti quali le modificazioni del
citoscheletro e delle membrane cellulari, la regolazione della
differenziazione e le azioni sul metabolismo cellulare che nel
loro insieme contribuiscono a rallentare la proliferazione delle
cellule in generale e dei tumori in particolare.
Si è osservata inoltre la capacità
dell'interferone alfa di modulare l'espressione dei prodotti di
alcuni oncogeni (myc, sys, ras), favorendo la "normalizzazione"
delle cellule attivate in senso neoplastico.
Studi in vivo compiuti con interferone alfa hanno mostrato una
inibizione della crescita tumorale.
L'azione immunomodulatrice di CILFERON-A si esprime in modo
piuttosto complesso, coinvolgendo vari settori del sistema
immunitario. Ben studiata è la stimolazione
dell'attività macrofagica e dell'attività "Natural
Killer" (NK), coinvolte la prima nella presentazione
dell'antigene alle cellule immunocompetenti e la seconda
nell'azione tumoricida del sistema immune.
�
Caratteristiche generali del principio attivo
Il principio attivo di CILFERON-A Fiale è l'interferone
del tipo alfa prodotto da leucociti umani allo stato
fisiologico.
L'interferone alfa, somministrato per via endovenosa, scompare
molto rapidamente dal plasma per cui dopo 24 ore se ne ritrova
meno dello 0,01%. Diversamente la somministrazione intramuscolare
e sottocutanea consentono livelli ematici più duraturi e
per tale motivo sono state preferite per il trattamento sistemico
nella maggior parte degli studi clinici. Infatti con l'iniezione
intramuscolare l'assorbimento è pressochè completo
e si ottiene un picco plasmatico dopo 1-6 ore, un livello stabile
per 6-12 ore ed un decremento lento fino alla scomparsa in 18-36
ore. La via sottocutanea comporta un lento assorbimento
attraverso le vie linfatiche, il che può rivelarsi utile
in alcune condizioni cliniche.
L'eliminazione dell'interferone alfa circolante è
dovuta sia al legame con i recettori ed al successivo passaggio
nelle cellule, sia alla degradazione a livello renale.
Il fegato riveste invece un ruolo catabolico molto più
limitato.
Nei pazienti con una normale funzionalità epatica e
renale non si verifica mai un accumulo significativo, anche dopo
ripetute iniezioni intramuscolari.
L'interferone alfa attraversa in maniera molto limitata la
barriera emato-encefalica e soltanto una minima parte della dose
iniettata è dimostrabile nel liquido cerebro-spinale.
�
CILFERON-A, somministrato per via endoperitoneale in topi
(100.000 UI), cavie (1.500.000 UI) e conigli (100.000 UI/Kg di
peso), si è dimostrato praticamente sprovvisto di
tossicità.
CILFERON-A non ha mostrato fino ad oggi alcun effetto
mutageno.
�
Cloruro di sodio, Cloruro di potassio, Fosfato di potassio
monobasico, Fosfato di sodio bibasico, Acqua per preparazioni
iniettabili.
�
Non sono stati finora evidenziati fenomeni di
incompatibilità con altri prodotti farmaceutici.
�
La durata di stabilità a confezionamento integro, nelle
condizioni di conservazione indicate, è di 24 mesi dalla
data di produzione. Controllare la scadenza indicata all'esterno
della confezione.
�
CILFERON-A va conservato tra +2°C e +8°C.
Il prodotto non contiene conservanti.
�
Fiala in vetro da 1.000.000 UI contenente 1 ml di soluzione
iniettabile pronta per l'uso.
Fiala in vetro da 3.000.000 UI contenente 1 ml di soluzione
iniettabile pronta per l'uso.
Fiala in vetro da 6.000.000 UI contenente 1 ml di soluzione
iniettabile pronta per l'uso.
�
Vale quanto riportato ai paragrafi precedenti.
�
Janssen-Cilag SpA
Via M.Buonarroti, 23
20093 COLOGNO MONZESE (Milano)
�
CILFERON-A fiale 1.000.000 UI/mL codice n.028292035
CILFERON-A fiale 3.000.000 UI/mL codice n.028292023
CILFERON-A fiale 6.000.000 UI/mL codice n.028292011
�
Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica su
indicazione di un centro ospedaliero.
�
16 marzo 1993
�
Non compete
�
Gennaio 2001