In pazienti in trattamento con sulindac sono stati segnalati casi di ulcera peptica e di sanguinamento gastrointestinale. Quando è somministrato a pazienti con storia di malattie del tratto gastrointestinale superiore ed inferiore, è necessaria una attenta osservazione dello stesso ed il medico deve valutare i benefici della terapia rispetto ai possibili rischi.
Aumenti significativi (3 volte il limite superiore normale) delle SGPT a SGOT si sono verificati in studi clinici controllati in meno dell'1% dei pazienti sottoposti a tale terapia. Pazienti con segni o sintomi che depongono per una diminuzione della funzionalità epatica in cui si presentino delle anormalità nei test epatici, devono essere controllati per evidenziare lo sviluppo di una eventuale più severa reazione epatica durante la terapia. In pazienti con funzionalità epatica compromessa si possono avere livelli ematici dei metabaliti solfuro e solfone ritardati, elevati e prolungati. Tali pazienti devono essere monitorizzati attentamente, può essere necessaria una riduzione del dosaggio giornaliero.
Entro i primi tre mesi di terapia si possono verificare casi di epatite e/o ittero con o senza febbre. In alcuni pazienti questi reperti sono compatibili con quelli di una epatite colostatica.
Durante terapia con sulindac si è avuta febbre ed altri reperti di ipersensibilità, incluse alterazioni di uno o più test di funzionalità epatica e reazioni cutanee. Alcuni di questi pazienti sono deceduti. Si deve considerare l'eventualità di valutare la funzione epatica qualora un paziente in terapia con sulindac sviluppi una febbre inspiegabile, rash o altre reazioni dermatologiche e/o altri sintomi. Se si ha febbre o altro segno di ipersensibilità la terapia deve essere sospesa. In tali pazienti la terapia con sulindac non deve essere reintegrata.
Dopo la sospensione della terapia, la temperatura elevata e le alterazioni della funzione epatica causate dal sulindac caratteristicamente tornano normali.
Benché il sulindac sia un inibitore della funzione piastrinica meno potente dell'acido acetilsalicilico ed abbia un effetto minore sul tempo di sanguinamento, ha effetto sulla funzionalità delle piastrine; per cui i pazienti che abbiano problemi al riguardo debbono essere osservati attentamente in corso di somministrazione con il sulindac.
A seguito di segnalazioni di alterazioni oculari con F.A.N.S., si raccomanda di effettuare test oftalmologici ai pazienti che si lamentassero di disturbi oculari in corso di terapia con il sulindac. Poiché il sulindac viene eliminato principalmente per via renale, i pazienti con alterazioni significative della funzionalità renale devono essere attentamente seguiti e si deve procedere ad una opportuna riduzione della posologia giornaliera per evitare accumulo della sostanza.
In qualche paziente si è osservato insorgere di edema periferico. Pertanto, al pari di altri F.A.N.S., il sulindac deve essere usato con cautela nei pazienti con funzionalità cardiaca compromessa, con ipertensione o con altre malattie che predispongono alla ritenzione di liquidi.
La terapia con sulindac può permettere una riduzione o la eliminazione dell'uso di corticosteroidi in alcuni pazienti con artrite reumatoide; tuttavia questa riduzione dovrà essere effettuata gradualmente in vari mesi.
Il DMSO (dimetilsolfossido) non deve essere usato con il sulindac. È stato riferito che la somministrazione concomitante riduce i livelli plasmatici del metabolita solfuro attivo e può potenzialmente ridurne l'efficacia. Inoltre, è stato riportato che questa associazione causa una neuropatia periferica.
Il sulindac non ha mostrato alcuna prova di interazione clinicamente significativa con gli anticoagulanti orali o con gli ipoglicemizzanti orali. Tuttavia, è opportuno somministrarlo con cautela nei pazienti in trattamento con queste sostanze.
La concomitante somministrazione di sulindac e acido acetisalicilico in volontari sani ha ridotto significativamente i livelli plasmatici del metabolita attivo solfuro; quindi l'associazione è sconsigliata.
La biodisponibilità del sulindac non viene modificata dalla contemporanea somministrazione di un antiacido contenente idrossido di alluminio e magnesio.
La concomitante somministrazione di sulindac e diflunisal in volontari sani ha abbassato i livelli plasmatici del metabolita attivo solfuro di circa un terzo.
Il probenecid dato in associazione con il sulindac ha avuto solo un lieve effetto sui livelli plasmatici del solfuro, mentre i livelli plasmatici del sulindac e del solfone aumentarono. Il sulindac ha mostrato di produrre una modesta riduzione sull'azione uricosurica del probenecid, che probabilmente non è significativa nella maggior parte dei casi.
In generale il sulindac non riduce gli effetti antiipertensivi di molte sostanze usate per il trattamento dell'ipertensione lieve-moderata a differenza di quanto fanno la maggior parte degli altri F.A.N.S.. Tuttavia, la pressione dei pazienti che assumano sulindac in associazione con sostanze ipotensive deve essere attentamente monitorizzata.
Contrariamente a quanto si verifica con altri F.A.N.S., la somministrazione contemporanea di sulindac e litio non sembra provocare aumenti significativi dei livelli plasmatici del litio.
Il sulindac è generalmente ben tollerato e gli effetti collaterali riscontrati possono regredire con la riduzione del dosaggio. Con maggior frequenza sono stati segnalati i seguenti effetti indesiderati:
- Gastrointestinali: dolore e/o crampi gastrointestinali, dispepsia, nausea, vomito, diarrea, stipsi, flatulenza, anoressia.
- Dermatologici: rash, prurito.
- A carico del S.N.C.: vertigini, cefalea, nervosismo.
- Altri: tinnito, edema.
Più raramente sono stati riportati i seguenti effetti indesiderati:
- Gastrointestinali: gastrite o gastroenterite, ulcera peptica, sanguinamento gastrointestinale; raramente sono stati segnalati casi di emorragia o di perforazione gastrointestinale.
Si sono avuti dei decessi. Alterazione dei test di funzionalità epatica, ittero a volte con febbre, colostasi, epatite, pancreatite.
- Dermatologici: stomatite, secchezza e irritazione delle mucose, alopecia, fotosensibilità, eritema multiforme, necrolisi epidermica tossica, sindrome di Stevens-Johnson, dermatite esfoliativa.
- Cardiovascolari: scompenso cardiaco congestizio, specie in pazienti con funzionalità cardiaca compromessa, palpitazione, ipertensione.
- Ematologici: trombocitopenia, ecchimosi, porpora, leucopenia, agranulocitosi, neutropenia, depressione midollare incluso anemia aplastica, anemia emolitica, aumento del tempo di protrombina in pazienti in trattamento con anticoagulanti orali.
- Genito-urinari: discolorazione delle urine, sanguinamento vaginale, ematuria, compromissione renale, inclusa l'insufficienza renale; nefrite interstiziale, sindrome nefrosica.
- Psichiatrici: depressione, disturbi psichici incluse psicosi acute.
- A carico del S.N.C.: capogiri, sonnolenza, insonnia, sudorazione, astenia, parestesia, convulsioni, sincope e meningite asettica.
- A carico degli organi di senso: visione offuscata, ipoacusia, disgeusia.
- Altri: epistassi.
- Reazioni di ipersensibilità: Anafilassi ed edema angioneurotico. È stata riportata una apparente sindrome da ipersensibilità potenzialmente fatale. Questa sindrome può includere sintomi costituzionali (febbre, brividi), reperti cutanei (rash o altre reazioni dermatologiche - vedere prima), coinvolgimento di organi importanti (variazioni nei test di funzionalità epatica, ittero, pancreatite, polmonite, leucopenia, eosinofilia, anemia, compromissione renale, inclusa insufficienza renale) ed altri reperti meno specifici (adenite, artralgia, fatica, dolore toracico).