Principi attivi: valsartan, idroclorotiazide.
Una compressa contiene 80 mg di valsartan e 12,5 mg di
idroclorotiazide.
Compresse rivestite con film.
- [Vedi Indice]
Trattamento dell’ipertensione arteriosa essenziale.
Combisartan, associazione fissa di valsartan 80 mg e
idroclorotiazide 12,5 mg, è indicato per i pazienti la cui
pressione arteriosa non è adeguatamente controllata dalla
monoterapia con valsartan o idroclorotiazide.
�
Potrebbe essere utile la titolazione individuale della dose
con i componenti. Si può considerare il passaggio diretto
dalla monoterapia all’associazione fissa, se clinicamente
appropriato.
Il dosaggio consigliato per Combisartan è di 1
compressa rivestita (80 mg di valsartan e 12,5 mg di
idroclorotiazide) una volta al giorno; tale dosaggio non deve
essere superato. L’effetto antipertensivo massimo di
Combisartan si osserva entro 2-4 settimane.
Combisartan può essere assunto sia a stomaco pieno che
a stomaco vuoto e deve essere somministrato con
un liquido.
Questa dose fissa può essere somministrata sia ai
pazienti anziani sia a quelli più giovani.
Non è richiesto un aggiustamento del dosaggio nei
pazienti con insufficienza renale lieve o moderata (clearance
della creatinina > 30 ml/min) né in pazienti con
insufficienza epatica lieve o moderata, senza colestasi.
Non è stata stabilita la sicurezza e l'efficacia di
Combisartan nei bambini.
�
Ipersensibilità verso qualsiasi componente di
Combisartan ed ai derivati della sulfonamide.
Gravidanza e allattamento (v. paragrafo 4.6).
Insufficienza epatica grave, cirrosi biliare e colestasi.
Anuria, insufficienza renale grave (clearance della creatinina
<30 ml/min) e pazienti sottoposti a dialisi.
Ipokaliemia, iposodiemia e ipercalcemia refrattarie ed
iperuricemia sintomatica.
�
Modifiche degli elettroliti sierici
L'uso contemporaneo di integratori di potassio, diuretici
risparmiatori di potassio, sostituti del sale contenenti
potassio, o di altri farmaci che possono aumentare i livelli di
potassio (eparina, ecc.) deve essere effettuato con
cautela. In corso di trattamento con diuretici tiazidici è
stata osservata ipokaliemia. Si raccomanda di controllare
frequentemente i livelli ematici di potassio.
La terapia con diuretici tiazidici è stata associata
con iposodiemia e alcalosi ipocloremica. I tiazidici aumentano
l’escrezione urinaria di magnesio e pertanto è
possibile che si verifichi ipomagnesiemia. L’escrezione di
calcio viene ridotta dai diuretici tiazidici e ciò
può provocare ipercalcemia.
Pazienti sodio e/o volume depleti
I pazienti che assumono diuretici tiazidici devono essere
osservati per segni clinici o per squilibri di fluidi o
elettroliti. Segnali di attenzione per uno squilibrio di fluidi o
elettroliti sono secchezza della bocca, sete, debolezza,
letargia, sonnolenza, agitazione, dolore muscolare o crampi,
fatica muscolare, ipotensione, oliguria, tachicardia, disturbi
gastrointestinali quali nausea o vomito.
In pazienti fortemente sodio e/o volume depleti, quali coloro
che ricevono elevati dosaggi di diuretici, può, in rari
casi, verificarsi ipotensione sintomatica dopo l’inizio
della terapia con Combisartan. La deplezione di elettroliti e/o
di volume deve essere corretta prima di iniziare il trattamento
con Combisartan.
Pazienti con grave insufficienza cardiaca cronica
Nei pazienti in cui la funzionalità renale può
dipendere dall'attività del sistema
renina-angiotensina-aldosterone (per es. pazienti con grave
insufficienza cardiaca congestizia), il trattamento con gli
inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina è
stato associato con oliguria e/o progressiva azotemia e,
raramente, con insufficienza renale acuta. Non è stata
stabilita la sicurezza d'impiego di Combisartan in pazienti con
grave insufficienza cardiaca cronica. Pertanto non può
essere escluso che l'inibizione del sistema
renina-angiotensina-aldosterone possa essere associata con un
peggioramento della funzionalità renale. Combisartan non
deve essere utilizzato in questi pazienti.
Stenosi dell’arteria renale
Non è stata stabilita la sicurezza d'impiego di
Combisartan in pazienti con stenosi unilaterale o bilaterale
dell'arteria renale o stenosi di rene unico. Pertanto Combisartan
non deve essere utilizzato come antipertensivo in questi
pazienti.
Trapianto renale
A tutt'oggi non esiste esperienza sulla sicurezza d'impiego di
Combisartan in pazienti sottoposti a trapianto renale recente.
Pertanto Combisartan non deve essere utilizzato come
antipertensivo in questi pazienti.
Iperaldosteronismo primario
I pazienti con aldosteronismo primario non devono essere
trattati con Combisartan in quanto il loro sistema
renina-angiotensina è già alterato dalla malattia
di base.
Stenosi della valvola aortica e mitralica
Come per tutti gli altri vasodilatatori è necessaria
particolare cautela nei pazienti affetti da stenosi aortica o
mitralica o da cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva.
Insufficienza renale
Non è richiesto alcun aggiustamento del dosaggio nei
pazienti con insufficienza renale con clearance della creatinina
>30 ml/min (v. paragrafo 4.3).
Insufficienza epatica
Nei pazienti con insufficienza epatica lieve o moderata, senza
colestasi, Combisartan deve essere utilizzato con cautela. Non
è richiesto alcun aggiustamento del dosaggio nei pazienti
con insufficienza epatica lieve o moderata, senza colestasi, in
quanto la dose di valsartan raccomandata per questi pazienti (80
mg di valsartan) non viene superata con questa combinazione fissa
e l’epatopatia non altera significativamente la
farmacocinetica dell’idroclorotiazide (v. paragrafo
4.3).
Lupus eritematoso sistemico
E’ stato osservato che i diuretici tiazidici possono
esacerbare o attivare un lupus eritematoso sistemico.
Altri disturbi metabolici
I diuretici tiazidici possono alterare la tolleranza al
glucosio ed innalzare i livelli sierici di colesterolo,
trigliceridi ed acido urico.
�
L'effetto antipertensivo può essere potenziato
dall’uso contemporaneo di altri farmaci antipertensivi.
L’uso contemporaneo di supplementi di potassio, di
diuretici risparmiatori di potassio, di sostituti del sale
contenenti potassio, o di altri farmaci che possono alterare i
livelli di potassio (eparina, ecc.) deve essere effettuato con
cautela, controllando frequentemente i livelli ematici di
potassio.
In caso di contemporaneo impiego di litio con ACE inibitori e
tiazidici, sono stati riportati aumenti reversibili delle
concentrazioni sieriche e della tossicità del litio. Non
esistono dati sull'uso contemporaneo di valsartan e litio, per
cui si raccomanda di controllare i livelli sierici di litio in
caso di somministrazione simultanea.
In corso di monoterapia con valsartan, non sono state
riscontrate interazioni farmacologiche aventi rilevanza clinica
con i seguenti farmaci: cimetidina, warfarin, furosemide,
digossina, atenololo, indometacina, idroclorotiazide, amlodipina,
glibenclamide.
A causa del componente tiazidico di Combisartan possono
verificarsi le seguenti potenziali interazioni
farmacologiche.
I tiazidici potenziano l’azione dei derivati del
curaro.
La somministrazione contemporanea di farmaci antiinfiammatori
non steroidei (p.e.: derivati dell’acido salicilico,
indometacina) possono ridurre l’attività diuretica
ed antipertensiva del componente tiazidico di Combisartan. La
contemporanea ipovolemia può indurre insufficienza renale
acuta.
L’uso contemporaneo di diuretici tiazidici e
beta-bloccanti può aumentare il rischio di iperglicemia. I
diuretici tiazidici possono aumentare l’effetto
iperglicemico del diazossido. Può essere necessario
riaggiustare il dosaggio di insulina e antidiabetici orali.
L’effetto di riduzione del potassio dei diuretici
può essere aumentato da diuretici kaliuretici,
corticosteroidi, lassativi, ACTH, amfotericina, carbenoxolone,
penicillina G, derivati dell’acido salicilico.
L’ipokaliemia o l’ipomagnesiemia indotte dai
tiazidici possono verificarsi come effetti indesiderati,
favorendo l’insorgenza di aritmie cardiache indotte da
digitale.
La somministrazione contemporanea con diuretici tiazidici
può diminuire l’attività dei farmaci che
riducono i livelli di acido urico, noradrenalina e
adrenalina.
La somministrazione contemporanea con diuretici tiazidici
può aumentare l’incidenza delle reazioni di
ipersensibilità all’allopurinolo, può
aumentare il rischio di reazioni avverse causate
dall’amantidina e può ridurre l’escrezione
renale dei farmaci citotossici (p. es.: ciclofosfamide,
metotressato) e potenziare i loro effetti mielosoppressori.
La biodisponibilità dei diuretici di tipo tiazidico
può essere aumentata dai farmaci anticolinergici (p.e.:
atropina, biperiden), apparentemente a causa di una diminuzione
della motilità gastrointestinale e della velocità
di svuotamento dello stomaco.
La somministrazione contemporanea di tetracicline e diuretici
tiazidici aumenta il rischio di innalzamento dei livelli di urea,
indotto da tetraciclina. Questa interazione probabilmente non
riguarda la dossiciclina.
Alcool, anestetici e sedativi possono aggravare
l’ipotensione posturale.
Sono stati riportati in letteratura casi di anemia emolitica
verificatisi in caso di somministrazione contemporanea di
idroclorotiazide e metildopa.
L’assorbimento dei diuretici tiazidici viene diminuito
da colestiramina e colestipolo.
La somministrazione di diuretici tiazidici con vitamina D o
con sali di calcio può potenziare l’aumento del
calcio sierico.
L’uso contemporaneo con ciclosporina può
aumentare il rischio di iperuricemia e di complicazioni di tipo
gottoso.
�
Gli antagonisti dell’angiotensina II possono causare un
danno fetale che può essere simile a quello provocato
dagli ACE inibitori. E’ stato osservato che
l’esposizione in utero, che si verifica somministrando
inibitori dell’enzima di conversione
dell’angiotensina (ACEI) durante il secondo ed il terzo
trimestre di gravidanza, determina danno e morte del feto in via
di sviluppo. L’idroclorotiazide attraversa la placenta e
l’esposizione intrauterina a diuretici tiazidici è
associata con trombocitopenia fetale o neonatale e può
essere associata con altre reazioni avverse riscontrate
nell’adulto. Come per tutti gli altri farmaci che agiscono
direttamente sul sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS),
Combisartan non deve essere usato durante la gravidanza. Qualora
nel corso della terapia venga accertata una gravidanza, la
somministrazione di Combisartan deve essere sospesa al più
presto possibile.
Non è noto se il valsartan venga escreto nel latte
umano. Il valsartan è stato escreto nel latte di ratte in
allattamento. L’idroclorotiazide viene escreta nel latte
umano; pertanto non è consigliabile la somministrazione di
Combisartan a madri in allattamento (v. Paragrafo 4.3).
�
Non esistono studi relativi all'effetto di questo farmaco
sulla capacità di guidare. In caso di guida di veicoli o
di utilizzo di macchinari si deve considerare la
possibilità di occasionali capogiri o di stanchezza.
�
In due sperimentazioni cliniche controllate condotte su di un
totale di 1570 pazienti sono stati riportati i seguenti effetti
indesiderati. Su 1570 pazienti, 730 hanno ricevuto valsartan in
associazione con idroclorotiazide.
Occasionalmente: cefalea, capogiri, affaticabilità,
faringite, infezione delle vie respiratorie superiori, tosse,
diarrea, infezione virale, dolore toracico, nausea, rinite,
dispepsia, infezione del tratto urinario, dolore addominale,
urinazione frequente, dolore alle braccia ed alle gambe,
distorsioni o stiramenti, alterazione della vista, artrite.
Altri effetti indesiderati verificatisi con frequenze
inferiori all’1% sono: mialgia, sudorazione, tinnito,
debolezza muscolare.
Risultati degli esami di laboratorio
Occasionali aumenti dell’acido urico sierico.
Occasionali diminuzioni di potassio e sodio sierici. Sono stati
riportati casi molto rari di sanguinamento e trombocitopenia.
Valsartan
Ulteriori reazioni avverse riportate nel corso di studi
clinici con valsartan in monoterapia, indipendentemente
dall’associazione causale con il farmaco in studio sono
state:
occasionalmente: artralgia; dolore alla schiena, sinusite.
raramente: gastroenterite, nevralgia, astenia, congiuntivite,
epistassi, depressione, crampi alle gambe, crampi muscolari,
insonnia, vertigini.
I dati di farmacovigilanza hanno evidenziato rari casi
di angioedema, rash, prurito
e altre reazioni allergiche o di ipersensibilità, comprese
malattia da siero e vasculite, casi molto rari di peggioramento della
funzionalità renale; in alcuni casi veniva temporaneamente
intensificato un preesistente danno renale.
In pazienti trattati con valsartan sono stati riportati
aumenti occasionali dei valori di funzionalità
epatica.
Idroclorotiazide
Nei pazienti trattati con diuretici tiazidici in monoterapia,
compresa l’idroclorotiazide, spesso a dosaggi superiori a
quelli contenuti in Combisartan, sono stati segnalati i seguenti
effetti indesiderati.
Disturbi elettrolitici e metabolici (vedi paragrafo 4.4
Speciali avvertenze e opportune precauzioni
d’impiego).
Altri
Comuni: orticaria ed altre forme di rash, perdita
dell’appetito, leggera nausea e vomito, ipotensione
posturale, impotenza.
Rari: fotosensibilizzazione, stipsi, diarrea, disturbi
gastrointestinali, colostasi intraepatica o ittero, aritmie
cardiache, cefalea, capogiri o sensazione di testa vuota,
disturbi del sonno, depressione, parestesie, disturbi della
visione, trombocitopenia, a volte con porpora.
Molto rari: vasculite necrotizzante e necrolisi epidermica
tossica, reazioni cutanee simili a quelle indotte da lupus
eritematoso, riattivazione di un lupus eritematoso cutaneo,
pancreatite, leucopenia, agranulocitosi, depressione midollare,
anemia emolitica, reazioni di ipersensibilità, ambascia
respiratoria, compresa la polmonite e l’edema
polmonare.
�
Finora non esiste esperienza relativa al sovradosaggio di
Combisartan. La principale manifestazione di un sovradosaggio con
valsartan potrebbe essere una marcata ipotensione con capogiri.
In seguito a sovradosaggio di idroclorotiazide possono inoltre
verificarsi i seguenti segni e sintomi: nausea, sonnolenza,
ipovolemia, disturbi elettrolitici associati ad aritmie cardiache
e a spasmi muscolari.
Le misure terapeutiche dipendono dal momento dell'ingestione e
dal tipo e dalla gravità dei sintomi, dando
priorità alla normalizzazione delle condizioni
circolatorie.
Si somministrerà al paziente una quantità
sufficiente di carbone attivo.
In caso di ipotensione è bene porre il paziente in
posizione supina e somministrare rapidamente soluzioni
saline.
Il valsartan non può essere rimosso mediante
emodialisi, a causa del suo forte legame alle proteine sieriche,
mentre la rimozione dell’idroclorotiazide può essere
effettuata con la dialisi.
�
Categoria farmacoterapeutica: antagonisti
dell’angiotensina II (valsartan) e diuretici (idroclorotiazide).
Codice ATC: C09DA03.
Uno studio multicentrico, randomizzato, in doppio cieco,
controllato con farmaco attivo, a gruppi paralleli ha dimostrato,
in pazienti non controllati con idroclorotiazide, una
normalizzazione della pressione arteriosa, alla fine dello studio
(definita come PA diastolica in posizione seduta <90 mmHg al
tempo di valle), nel 42,6% dei pazienti trattati con
Combisartan.
Valsartan
Il valsartan è un antagonista specifico dei recettori
dell’angiotensina II (Ang II), attivo per via orale. Agisce
selettivamente sul sottotipo recettoriale AT1,
responsabile degli effetti dell’angiotensina II. L’aumento dei livelli plasmatici
di Ang II, conseguente al blocco dei recettori
AT1 attuato dal valsartan, può
stimolare i recettori AT2 non bloccati, il che sembra controbilanciare l’azione
dei recettori AT1. Il valsartan non esplica nessuna
attività agonista parziale a livello del recettore
AT1 ed ha una affinità molto maggiore per il
recettore AT1 (circa 20.000 volte) rispetto al
recettore
AT2.
Il valsartan non inibisce l’ACE, noto anche come
chininasi II, che converte l’Ang I ad Ang II e degrada la
bradichinina. Non è previsto un potenziamento degli
effetti collaterali relativi alla bradichinina. Nelle
sperimentazioni cliniche in cui il valsartan è stato
confrontato con un ACE inibitore, l’incidenza di tosse
secca è stata significativamente (P < 0,05) inferiore
nei pazienti trattati con il valsartan rispetto a quelli trattati
con un ACE inibitore (rispettivamente 2,6% in confronto a 7,9%).
In uno studio clinico condotto su pazienti con precedenti di
tosse secca durante trattamento con un ACE inibitore, il 19,5%
dei pazienti trattati con il valsartan ed il 19,0% di quelli
trattati con un diuretico tiazidico hanno sofferto di tosse
rispetto al 68,5% dei pazienti trattati con un ACE inibitore (P
< 0,05). Il valsartan non si lega o non blocca altri recettori
ormonali o canali ionici noti per la loro importanza nella
regolazione cardiovascolare.
La somministrazione di valsartan a pazienti affetti da
ipertensione arteriosa induce una riduzione della pressione
arteriosa senza alterare la frequenza cardiaca.
Nella maggior parte dei pazienti, dopo la somministrazione di
una dose singola per via orale, l’inizio
dell’attività antipertensiva si ha entro 2 ore ed il
picco di riduzione pressoria viene raggiunto entro 4-6 ore.
L’effetto antipertensivo persiste per oltre 24 ore dopo la
somministrazione. In caso di somministrazione ripetuta, la
massima riduzione della pressione arteriosa, con qualsiasi dose,
viene generalmente ottenuta entro 2-4 settimane e si mantiene nel
corso di un trattamento a lungo termine. Una ulteriore
significativa riduzione della pressione arteriosa viene ottenuta
associando il farmaco all'idroclorotiazide.
Idroclorotiazide
Il sito d’azione dei diuretici tiazidici è
prevalentemente nel tubulo contorto distale renale. E’
stata dimostrata la presenza di un recettore ad alta
affinità nella corteccia renale che è risultato il
sito di legame primario per l’azione dei diuretici
tiazidici e l’inibizione del trasporto di NaCl nel tubulo
contorto distale. Il meccanismo d’azione dei tiazidici si
attua attraverso l’inibizione del trasporto di
Na+Cl-, forse per competizione con il sito
del Cl-, influenzando quindi il meccanismo di
riassorbimento degli elettroliti: aumentando direttamente
l’escrezione del sodio e del cloro in quantità
equivalenti ed indirettamente riducendo il volume plasmatico
mediante questa azione diuretica, con un conseguente aumento
dell’attività della renina plasmatica, della
secrezione dell’aldosterone e della perdita del potassio
urinario ed una diminuzione del potassio sierico. Il legame
renina-aldosterone viene mediato dall’angiotensina II, di
modo che con la somministrazione contemporanea di valsartan la
riduzione del potassio sierico è meno pronunciata di
quella osservata in corso di monoterapia con
idroclorotiazide.
Non sono attualmente noti gli effetti benefici
dell’associazione tra valsartan e idroclorotiazide sulla
mortalità e morbilità cardiovascolari. Studi
epidemiologici hanno dimostrato che la terapia a lungo termine
con idroclorotiazide riduce il rischio di mortalità e
morbilità cardiovascolari. Sono attualmente in corso studi
clinici intesi a valutare gli effetti del valsartan e
dell’associazione valsartan e idroclorotiazide sulla
mortalità e morbilità cardiovascolari.
�
Valsartan
Dopo somministrazione per via orale, il valsartan viene
rapidamente assorbito, sebbene la quantità assorbita sia
notevolmente variabile. La biodisponibilità assoluta media
di valsartan è del 23%. Il valsartan presenta una cinetica
di decadimento multiesponenziale (t½ a < 1 ora e
t½ b di circa 9 ore).
Nell'ambito delle dosi studiate, la farmacocinetica del
valsartan è lineare. Non si manifesta alcuna alterazione
della cinetica del valsartan in seguito a somministrazione
ripetuta e l’accumulo è modesto quando il farmaco
viene somministrato una volta al giorno. Le concentrazioni
plasmatiche sono simili nei due sessi.
Il valsartan è altamente legato alle proteine sieriche
(94-97%), principalmente all'albumina sierica. Il volume di
distribuzione allo stato stazionario è circa 17 l. La
clearance plasmatica è relativamente bassa (circa 2 l/ora)
rispetto al flusso sanguigno epatico (circa 30 l/ora). Il
valsartan viene eliminato principalmente come prodotto
immodificato nella bile e nell'urina. In caso di velocità
di filtrazione glomerulare normale (120 ml/min), la clearance
renale è circa il 30% della clearance totale plasmatica.
Nel plasma sono state identificate basse concentrazioni di un
metabolita idrossilato (meno del 10% dell'AUC per il valsartan).
Questo metabolita è farmacologicamente inattivo. Dopo
somministrazione orale, l'83% della dose viene escreta nelle feci
ed il 13% nell'urina, principalmente come composto
immodificato.
Quando il valsartan viene assunto assieme al cibo,
l’area sotto la curva di concentrazione plasmatica (AUC)
del valsartan si riduce del 48%, sebbene dopo circa 8 ore dalla
somministrazione del farmaco le concentrazioni plasmatiche di
valsartan siano simili sia nei soggetti a digiuno sia in quelli
non a digiuno. Tuttavia, questa riduzione dell’AUC non
è accompagnata da una riduzione clinicamente significativa
dell’effetto terapeutico.
Idroclorotiazide
Dopo somministrazione per via orale l’idroclorotiazide
viene rapidamente assorbita (tmax= circa 2 ore) con
caratteristiche di assorbimento simili sia per la sospensione che
per le compresse. Le cinetiche di distribuzione ed eliminazione
sono state generalmente descritte mediante una funzione a
decadimento biesponenziale, con un’emivita terminale di
6-15 ore.
L’aumento nell’AUC media è lineare e
proporzionale alla dose nell’intervallo terapeutico. Non si
manifesta alcuna alterazione della cinetica
dell’idroclorotiazide in seguito a somministrazione
ripetuta e l’accumulo è minimo quando il farmaco
viene somministrato una volta al giorno. Il volume apparente di
distribuzione è di 4-8 l/kg. L’idroclorotiazide
circolante è legata alle proteine sieriche (40-70%),
prevalentemente all’albumina sierica.
L’idroclorotiazide si accumula anche negli eritrociti in
quantità superiori (circa 1,8 volte) ai livelli
plasmatici.
Dopo somministrazione orale, la biodisponibilità
assoluta dell’idroclorotiazide è del 60-80%;
più del 95% della dose assorbita viene escreta
nell’urina come composto immodificato.
E’ stato segnalato che la somministrazione contemporanea
con il cibo può aumentare o diminuire la
disponibilità sistemica dell’idroclorotiazide, in
confronto ai soggetti a digiuno. L’entità di questi
effetti è minima e riveste una limitata importanza
clinica.
Valsartan / Idroclorotiazide
La disponibilità sistemica dell’idroclorotiazide
viene ridotta del 30% circa in caso di somministrazione
contemporanea con valsartan. La cinetica del valsartan non viene
notevolmente influenzata dalla somministrazione contemporanea con
idroclorotiazide. Questa interazione osservata non ha impatto
sull’uso combinato di valsartan e idroclorotiazide, in
quanto studi clinici controllati hanno dimostrato un chiaro
effetto antipertensivo, superiore a quello ottenuto con i singoli
farmaci somministrati da soli, o con il placebo.
Gruppi speciali di pazienti
Anziani
In alcuni soggetti anziani, è stata osservata
un'esposizione sistemica al valsartan leggermente superiore
rispetto ai soggetti giovani; tuttavia, non è stato
dimostrato che ciò abbia un significato clinico.
Dati limitati suggeriscono che la clearance sistemica
dell’idroclorotiazide venga ridotta negli anziani sia sani
che ipertesi, rispetto ai volontari sani giovani.
Condizioni di alterata funzionalità renale
In caso di somministrazione di Combisartan alle dosi
raccomandate, non è richiesto un aggiustamento del
dosaggio nei pazienti con clearance della creatinina compresa tra
30 e 70 ml/min. Non sono disponibili dati relativi alla
somministrazione di Combisartan in pazienti con grave
insufficienza renale (clearance della creatinina < 30 ml/min)
ed in quelli sottoposti a dialisi. Il valsartan è
ampiamente legato alle proteine plasmatiche e non viene rimosso
mediante emodialisi, mentre la rimozione
dell’idroclorotiazide può essere effettuata con la
dialisi.
La clearance renale dell’idroclorotiazide è il
risultato di una filtrazione passiva e di una secrezione attiva
nel tubulo renale. Come ci si attenderebbe da un composto che
venga eliminato quasi esclusivamente per via renale, la
funzionalità renale ha un effetto notevole sulla cinetica
dell’idroclorotiazide (vedi paragrafo 4.3 -
Controindicazioni).
Condizioni di alterata funzionalità epatica
In uno studio di farmacocinetica condotto in pazienti con
insufficienza epatica lieve (n=6) o moderata (n=5)
l’esposizione al valsartan era pari circa al doppio di
quanto rilevato in volontari sani. Non sono disponibili dati
sull'uso di valsartan nei pazienti con grave disfunzione
epatica.
L’insufficienza epatica non influenza significativamente
la farmacocinetica dell’idroclorotiazide e non si considera
necessaria una riduzione della dose.
�
La potenziale tossicità dell’associazione
valsartan + idroclorotiazide somministrata per via orale è
stata esaminata nel ratto e nel marmoset nel corso di studi
condotti per periodi fino a 6 mesi. Non sono emersi risultati che
escludano l’uso di dosi terapeutiche nell’uomo.
Negli studi di tossicità cronica, le modifiche indotte
dall’associazione sono state molto probabilmente causate
dal valsartan. L’organo bersaglio dal punto di vista
tossicologico era il rene, con una reazione molto più
marcata nel marmoset che nel ratto. L’associazione ha
provocato un danno renale (nefropatia con basofilia tubolare,
aumenti dall’urea plasmatica, della creatinina plasmatica e
del potassio sierico, aumenti del volume urinario e degli
elettroliti urinari da 30 mg/kg/die di valsartan + 9 mg/kg/die di
idroclorotiazide nel ratto e 10 + 3 mg/kg/die nel marmoset),
probabilmente tramite un’alterazione dell’emodinamica
renale.
Alte dosi dell’associazione valsartan + idroclorotiazide
hanno provocato una riduzione degli indici delle cellule della serie rossa (eritrociti,
emoglobina, ematocrito, da 100 + 31 mg/kg/die nel ratto e 30 + 9
mg/kg/die nel marmoset).
Nel marmoset sono stati osservati danni nella mucosa gastrica
(da 30 + 9 mg/kg/die). L’associazione ha inoltre provocato
iperplasia delle arteriole afferenti nel rene (a 600 + 188
mg/kg/die nel ratto e da 30 + 9 mg/kg/die nel marmoset).
Gli effetti sopra riportati sembrano dovuti all’azione
farmacologica di alte dosi di valsartan (blocco
dell’inibizione del rilascio di renina indotto
dall’angiotensina II, con stimolazione delle cellule che
producono renina) e si verificano anche con gli ACE-inibitori.
Questi risultati non sembrano avere alcuna rilevanza per
l’uso di dosi terapeutiche di valsartan
nell’uomo.
L’associazione valsartan + idroclorotiazide non è
stata esaminata per mutagenicità, scissione cromosomica o
carcinogenesi, in quanto non è stata evidenziata
interazione tra le due sostanze. Comunque, questi test sono
stati condotti separatamente con valsartan e idroclorotiazide e
non hanno evidenziato effetti mutageni, clastogeni o
cancerogeni.
�
Silice colloidale anidra, crospovidone,
idrossipropilmetilcellulosa, magnesio stearato, cellulosa
microcristallina, polietilenglicole, talco, ferro ossido rosso (E
172), ferro ossido giallo (E 172), titanio biossido (E 171).
�
Nessuna nota.
�
3 anni
�
Conservare nel contenitore originale a temperature inferiori a
30°C.
�
Blister di PVC/PE/PVDC, saldato su alluminio. Blister
calendario.
Astuccio da 14 compresse������� �����������
Astuccio da 28 compresse������� �����������
Compresse rivestite con film ovaloidi, non divisibili, con
dimensioni di ca 10,2 per 5,4 mm, spessore di 3,7 mm e peso di ca
156 mg. Le compresse sono di colore arancio chiaro, con impresse
le lettere HGH su di un lato e CG sull’altro.
�
Non compete
�
A. Menarini Industrie Sud s.r.l., Campo di Pile -
L'Aquila.
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