Ogni compressa rivestita con film� contiene 150 mg di
lamivudina e 300 mg di zidovudina.
Per gli eccipienti vedi 6.1.
Le compresse rivestite con film sono a forma di capsula di
colore bianco-biancastro, con impresso GXFC3 su un lato.
- [Vedi Indice]
Combivir è indicato nella terapia di associazione
antiretrovirale per il trattamento di adulti e adolescenti di
età superiore ai 12 anni con infezione da HIV.
�
La terapia deve essere iniziata da un medico con esperienza
nella gestione dell'infezione da HIV.
Adulti e adolescenti di età superiore ai 12
anni: la dose raccomandata di Combivir è di una
compressa due volte al giorno. Combivir può essere assunto
con o senza cibo.
Nei casi in cui si renda necessaria la sospensione della
terapia con uno dei due principi attivi di Combivir, o una
riduzione della dose, sono disponibili preparazioni separate di
lamivudina e zidovudina sotto forma di compresse/capsule e
soluzione per uso orale.
Soggetti con compromissione renale: nei pazienti
con compromissione renale, i livelli di lamivudina e zidovudina
sono aumentati a causa della ridotta clearance. Pertanto,
poiché possono essere necessari aggiustamenti della
posologia si raccomanda di utilizzare preparazioni separate di
lamivudina e zidovudina nei pazienti con ridotta
funzionalità renale (clearance creatinina <50
ml/min).
Soggetti con compromissione epatica: dati
limitati in pazienti con cirrosi suggeriscono che� può
verificarsi accumulo di zidovudina in pazienti con compromissione
epatica� a causa della diminuzione della glucuronidazione. I dati
ottenuti da pazienti con compromissione epatica di entità
da moderata a grave, mostrano che la farmacocinetica della
lamivudina non è significativamente alterata dalla
disfunzione epatica. Tuttavia, poichè possono rendersi
necessari adattamenti posologici della zidovudina, si raccomanda
di usare preparazioni separate di lamivudina e zidovudina nei
pazienti con grave compromissione epatica.
Aggiustamenti posologici nei pazienti con reazioni
avverse ematologiche: possono rendersi necessari
aggiustamenti nella posologia della zidovudina se i livelli di
emoglobina scendono al disotto di 9 g/dl o 5,59 mmol/l o la conta
dei neutrofili scende al disotto di 1,0 x 109 /l (vedi
4.3 Controindicazioni e 4.4 Speciali avvertenze e opportune
precauzioni d’impiego). Poichè non è
possibile l’aggiustamento della posologia di Combivir
devono essere usate preparazioni separate di zidovudina e
lamivudina. Il medico è invitato a fare riferimento per la
prescrizione di questi farmaci alle informazioni relative ai
singoli medicinali.
Posologia nell’anziano: non sono
disponibili dati specifici, tuttavia è consigliata
speciale attenzione in questa classe di età alla quale si
associano modificazioni come la diminuita funzionalità
renale e le alterazioni dei parametri ematologici.
�
Ipersensibilità alla lamivudina,� alla zidovudina o ad
uno qualsiasi degli eccipienti.
La zidovudina è controindicata nei pazienti con marcata
neutropenia (<0,75 x 109/l) oppure con livelli
molto bassi di emoglobina (<7,5 g/dl o 4,65 mmol/l).
Pertanto Combivir è controindicato in questi pazienti
(vedi 4.4 Speciali avvertenze e opportune precauzioni
d’impiego).
�
In questa sezione vengono incluse le speciali avvertenze e
precauzioni relative sia alla lamivudina sia alla zidovudina. Non
vi sono ulteriori precauzioni e avvertenze relative al prodotto
di associazione Combivir.
Nei casi in cui viene richiesto un aggiustamento della
posologia, si raccomanda che vengano somministrate preparazioni
medicinali separate di lamivudina e zidovudina (vedi 4.2
Posologia e modo di somministrazione). In questi casi il medico
è invitato a far riferimento alle informazioni relative ai
singoli medicinali.
I pazienti devono porre attenzione sull’uso concomitante
di farmaci di automedicazione (vedi 4.5 Interazioni con altri
medicinali ed altre forme di interazione).
I pazienti che ricevono Combivir o altre terapie
antiretrovirali possono continuare a sviluppare��������������� infezioni
opportunistiche ed altre complicanze dell’infezione da HIV.
Pertanto i pazienti devono rimanere sotto stretta osservazione
clinica da parte di medici esperti nel trattamento
dell’infezione da HIV.
I pazienti vanno avvertiti che l’attuale terapia
antiretrovirale, incluso il Combivir, non si é dimostrata
in grado di impedire la trasmissione dell'HIV ad altri, tramite
contatti sessuali o per contaminazione ematica. Si devono
continuare a prendere le� adeguate precauzioni.
Reazioni ematologiche avverse: ci si
può attendere che nei pazienti in trattamento con
zidovudina si verifichino anemia, neutropenia e leucopenia (di
solito secondaria alla neutropenia). Queste reazioni avvengono
con maggior frequenza ai dosaggi più alti di zidovudina
(1200 - 1500 mg/die) e in pazienti con una scarsa riserva di
tessuto midollare prima del trattamento, in particolar modo in
quelli con una malattia da HIV in fase avanzata. Pertanto� i
parametri ematologici devono essere attentamente tenuti sotto
controllo (vedi 4.3 Controindicazioni) nei pazienti che ricevono
Combivir. Questi effetti ematologici di solito non vengono
osservati prima di 4-6 settimane di trattamento. Nei pazienti con
malattia da HIV sintomatica in fase avanzata, si raccomanda
generalmente di effettuare i controlli ematologici almeno ogni
due settimane per i primi tre mesi di terapia ed almeno ogni mese
in seguito.
Nei pazienti con malattia da HIV in fase precoce le reazioni
avverse ematologiche sono infrequenti. A seconda delle condizioni
generali del paziente i test ematologici possono essere
effettuati con minor frequenza, per esempio ogni uno-tre
mesi.
Inoltre, può essere richiesto un aggiustamento della
posologia della zidovudina se si verificano anemia grave e
mielosoppressione durante il trattamento con Combivir, o nei
pazienti con preesistente compromissione midollare, ad es.
emoglobina <9g/dl (5,59 mmol/l) o conta dei neutrofili <1,0
x 109 /l (vedi 4.2 Posologia e modo di
somministrazione). Poichè non è possibile un
aggiustamento della posologia di Combivir, devono essere
impiegate preparazioni separate di lamivudina e zidovudina. Il
medico è invitato a far riferimento, per la prescrizione
di questi farmaci, alle informazioni relative ai singoli
medicinali.
Bambini: Combivir non è indicato
nei bambini di età inferiore ai 12 anni, in quanto non
può essere fatto un appropriato aggiustamento della dose
in base al peso corporeo del bambino. Il medico è invitato
a far riferimento per la prescrizione alle informazioni relative
alla lamivudina e alla zidovudina.
Uso in gravidanza: poiché i
principi attivi di Combivir possono inibire la replicazione del
DNA cellulare, l’utilizzo, specialmente nel primo trimestre
di gravidanza, presenta un rischio potenziale per il feto (vedi
4.6 Gravidanza e allattamento).
Pancreatite: raramente si sono verificati
casi di pancreatite nei pazienti trattati con lamivudina e
zidovudina. Tuttavia non è chiaro se questi casi siano
stati provocati dal trattamento antiretrovirale o dalla malattia
da HIV in corso. Il trattamento con Combivir deve essere
interrotto immediatamente se si verificano segni clinici,
sintomi, o anomalie di laboratorio indicativi di pancreatite.
Acidosi lattica: con l’uso di analoghi
nucleosidici è stata riportata� acidosi lattica� di solito
associata ad� epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci
(iperlattacidemia sintomatica) che includono sintomi non gravi a
carico dell’apparato digerente (nausea, vomito e dolore
addominale), malessere non specifico, perdita di appetito,
perdita di peso, sintomi respiratori (respirazione accelerata e/o
profonda) o sintomi neurologici (compresa debolezza motoria).
L’acidosi lattica presenta un’alta
mortalità e può essere associata a pancreatite,
insufficienza epatica o� insufficienza renale.
L'acidosi lattica è stata in genere osservata sia dopo
i primi mesi di trattamento sia dopo molti mesi.
Il trattamento� con analoghi nucleosidici deve essere
interrotto in caso di comparsa di�� iperlattacidemia sintomatica
e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido
incremento dei livelli di aminotransferasi.
Si deve prestare cautela nel somministrare analoghi
nucleosidici a pazienti (in particolare donne obese) con
epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di
malattia epatica e steatosi� epatica (compresi alcuni medicinali
e alcool).
I pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati�
con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto
rischio.
I pazienti� con aumentato rischio devono� essere attentamente
seguiti.
Pazienti con infezione concomitante da virus
dell’epatite B: gli studi clinici e
l’uso della lamivudina in commercio, hanno dimostrato che
alcuni pazienti con malattia da virus dell’epatite cronica
B (HBV), una volta sospesa la lamivudina, possono andare incontro
a evidenze cliniche o di laboratorio di epatite recidivante che
possono avere conseguenze più gravi in pazienti con
malattia epatica scompensata. Qualora Combivir venga sospeso in
pazienti con infezione concomitante del virus dell’Epatite
B, si deve prendere in considerazione un controllo periodico sia
dei test di funzionalità epatica sia dei marcatori di
replicazione dell’HBV.
�
Poichè Combivir contiene lamivudina e zidovudina ogni
interazione che sia stata identificata con i singoli medicinali
può verificarsi con Combivir. La probabilità di
interazioni metaboliche con la lamivudina è bassa a causa
del limitato metabolismo e del basso legame con le proteine
plasmatiche e della clearance renale pressochè completa.
La zidovudina è eliminata principalmente mediante la
coniugazione epatica con un metabolita inattivo glucuronidato. I
medicinali che vengono eliminati principalmente attraverso il
metabolismo epatico specialmente attraverso la via della
glucuronidazione, possono inibire potenzialmente il metabolismo
della zidovudina. Le interazioni riportate di seguito non
devono essere considerate complete ma sono rappresentative delle
classi di medicinali che richiedono cautela.
Interazioni relative alla lamivudina
Deve essere tenuta in considerazione la possibilità di
interazioni con altri medicinali somministrati in concomitanza al
Combivir, in particolar modo quando la via di eliminazione
principale è la secrezione renale attiva, specialmente
attraverso il sistema di trasporto dei cationi, come ad es.
trimetoprim. Gli analoghi nucleosidici (ad es. la zidovudina, la
didanosina e la zalcitabina) ed altri medicinali (ad es.
ranitidina, cimetidina) sono eliminati solo in parte per mezzo di
questo sistema e non hanno mostrato di interagire con la
lamivudina.
La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800
mg determina un aumento del 40% nella esposizione alla
lamivudina, a causa del componente trimetoprim; il componente
sulfametossazolo non interagisce. Tuttavia, nessuna modifica
posologica della lamivudina è necessaria, a meno che il
paziente non abbia insufficienza renale (vedi 4.2. Posologia e
modo di somministrazione). La lamivudina non ha alcun effetto
sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo.
Quando è giustificata la somministrazione
concomitante di co-trimossazolo il paziente deve essere tenuto
sotto osservazione clinica. Deve essere evitata la
somministrazione di Combivir in concomitanza con alte dosi di
co-trimossazolo per il trattamento della polmonite da
Pneumocystis carinii (PCP) e della toxoplasmosi.
La somministrazione contemporanea di lamivudina con
ganciclovir o foscarnet per via endovenosa non è
raccomandata fino a che ulteriori informazioni non siano
disponibili.
La lamivudina può inibire la fosforilazione
intracellulare della zalcitabina qualora� i due medicinali� siano
usati contemporaneamente. Pertanto non è raccomandato
l'uso di Combivir in associazione con zalcitabina.
Il metabolismo della lamivudina non coinvolge il citocromo
CYP3A, rendendo improbabili le interazioni con medicinali
metabolizzati attraverso questo sistema (ad es. gli inibitori
della proteasi).
Interazioni relative alla zidovudina
Dati limitati suggeriscono che la somministrazione
concomitante di zidovudina e rifampicina riduce l’area
sotto la curva (AUC) della zidovudina del 48% +
34%.Tuttavia il significato clinico di tale osservazione è
sconosciuto.
Dati limitati indicano che il probenecid aumenta
l’emivita media e l’area sotto la curva della
concentrazione plasmatica della zidovudina attraverso una
riduzione della glucuronidazione. L’escrezione renale del
glucuronide (e forse anche della zidovudina stessa), è
ridotta in presenza di probenecid.
Si è osservato un modesto aumento (28%) della
Cmax della zidovudina quando somministrata in
associazione alla lamivudina, tuttavia l’esposizione totale
(AUC) non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina
non ha effetto sulla farmacocinetica della lamivudina.
In alcuni pazienti in terapia con zidovudina sono stati
segnalati bassi livelli ematici di fenitoina, mentre in un
paziente si é osservato un incremento degli stessi. Tali
osservazioni suggeriscono che i livelli di fenitoina devono
essere attentamente controllati in pazienti che ricevono Combivir
e fenitoina.
In uno studio di farmacocinetica, la somministrazione
concomitante di zidovudina e atovaquone ha dimostrato una
riduzione della clearance della zidovudina orale con un
incremento del 35% + 23% della AUC della zidovudina
plasmatica. Considerati i dati limitati disponibili, il
significato clinico di ciò non è conosciuto.
L’acido valproico o il metadone, quando somministrati in
concomitanza con la zidovudina, hanno mostrato di aumentare
l’AUC e ridurre corrispondentemente la sua clearance.
Poichè sono disponibili solo dati limitati, il significato
clinico non è conosciuto.
Altri medicinali, tra i quali - ma non solo - acido
acetilsalicilico, codeina, morfina, indometacina, ketoprofene,
naproxene, oxazepam, lorazepam, cimetidina, clofibrato, dapsone
ed isoprinosina, possono alterare il metabolismo della zidovudina
inibendo competitivamente la glucuronidazione o inibendo
direttamente il metabolismo microsomiale epatico. Prima di
impiegare questi medicinali in associazione con Combivir, occorre
vagliare attentamente la possibilità di
interazioni, particolarmente per la terapia
prolungata.
La zidovudina in combinazione sia con la ribavirina o la
stavudina antagonizza l'attività antivirale,in
vitro. L’uso concomitante sia della ribavirina che
della stavudina con Combivir deve essere evitato.
La terapia concomitante, in special modo la terapia acuta, con
medicinali potenzialmente nefrotossici o mielosoppressivi (ad es.
pentamidina sistemica, dapsone, pirimetamina, cotrimossazolo,
amfotericina, flucitosina, ganciclovir, interferone, vincristina,
vinblastina e doxorubicina) può anche aumentare il rischio
di reazioni avverse della zidovudina. Ove la terapia concomitante
con Combivir ed uno qualsiasi di questi medicinali si renda
necessaria, ulteriore cautela andrà posta nel monitoraggio
della funzionalità renale e dei parametri ematologici e,
se richiesto, il dosaggio di uno o più farmaci deve essere
ridotto.
Poiché alcuni pazienti in terapia con Combivir possono
continuare a presentare infezioni opportunistiche, può
rendersi necessario l'uso concomitante di una terapia
profilattica antimicrobica, che include il co-trimossazolo, la
pentamidina per aerosol, la pirimetamina e l'aciclovir. Dati
limitati, relativi a studi clinici non indicano un aumento
significativo del rischio di reazioni avverse della zidovudina
con tali medicinali.
�
Gravidanza: negli studi di tossicità
riproduttiva negli animali è stato dimostrato che sia la
lamivudina sia la zidovudina attraversano la placenta.
Nell’uomo le concentrazioni di lamivudina presenti nel
siero dei bambini alla nascita, in conseguenza del passaggio
passivo della lamivudina attraverso la placenta, erano simili a
quelle nel siero materno e nel cordone ombelicale al momento del
parto. La zidovudina è stata misurata nel plasma e ha dato
risultati simili a quelli osservati per la lamivudina (vedi 5.2
Proprietà farmacocinetiche).
Non è stata stabilita la sicurezza della lamivudina
nella gravidanza umana. Si è dimostrato che l’uso
della zidovudina da sola nelle donne gravide, e il successivo
trattamento dei neonati, riducono la frequenza della trasmissione
materno-fetale dell’HIV. Tuttavia, non sono disponibili
dati di questo tipo per la lamivudina. Similmente, non vi sono
dati disponibili per il� trattamento con una associazione di
lamivudina e zidovudina nell’uomo o nell’animale.
Poiché i principi attivi di Combivir possono inibire la
replicazione del DNA cellulare, l’utilizzo, in special modo
durante il primo trimestre di gravidanza, presenta un rischio
potenziale per il feto (vedi 4.4 Speciali avvertenze ed opportune
precauzioni d’impiego). Pertanto, la somministrazione di
Combivir durante la gravidanza deve essere presa in
considerazione solo se i benefici attesi superano i possibili
rischi.
In base ai risultati di cancerogenesi e mutagenesi
sull’animale non si può escludere un rischio di
cancerogenesi per l’uomo. Non è nota
l’importanza di questi dati sia per i bambini infetti sia
per quelli non infetti che siano stati esposti alla zidovudina.
Tuttavia, le donne incinte che intendano usare Combivir durante
la gravidanza devono essere messe al corrente di questi dati
(vedi 5.3 Dati preclinici di sicurezza).
Né la zidovudina né la lamivudina hanno
dimostrato di ridurre la fertilità negli studi sul ratto
maschio e femmina. Non ci sono dati circa l’effetto sulla
fertilità umana femminile. Nell’uomo la zidovudina
non ha mostrato effetti sulla conta degli spermatozoi, sulla loro
morfologia o motilità.
Allattamento: sia la lamivudina che la
zidovudina sono escrete nel latte umano in concentrazioni simili
a quelle ritrovate nel siero. Si raccomanda pertanto alle madri
che assumono Combivir di non allattare al seno i loro bambini.
Si� raccomanda che le donne con infezione da HIV in nessun caso
allattino al seno i loro bambini, al fine di evitare la
trasmissione dell'HIV.
�
Non sono stati condotti studi sugli effetti sulla
capacità di guidare e di usare macchinari.
�
Sono stati riportati eventi avversi durante la terapia per la
malattia da HIV con la lamivudina e con la zidovudina, da sole od
in associazione. Per molti di essi non è chiaro se siano
correlati alla lamivudina, alla zidovudina, o all’ampia
gamma di medicinali usati per il trattamento della malattia da
HIV, oppure se siano dovuti al decorso della malattia di
base.
Poichè Combivir contiene lamivudina e zidovudina, ci si
possono attendere reazioni avverse del tipo e della
gravità associate a ciascuno dei due composti. Non vi sono
prove di tossicità additiva a seguito della concomitante
somministrazione dei due composti.
Con l’uso di analoghi nucleosidici sono stati riferiti
casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati
a grave epatomegalia e steatosi epatica (vedi 4.4
Avvertenze speciali e opportune precauzioni d'impiego).
Lamivudina:
Gli eventi avversi� considerati almeno possibilmente
correlati� al trattamento sono elencati di seguito in base al
sistema, organo e frequenza assoluta. Le frequenze sono definite
come Molto comune (maggiore di 10%), Comune (1% - 10%), Non
comune (0,1% – 1%), Raro ( 0,01% - 0,1%) e Molto raro
(minore di 0,01%).
Disturbi del sangue e del sistema linfatico
Non comune: neutropenia ed anemia (entrambe talvolta
gravi), trombocitopenia
Molto raro: aplasia eritrocitariapura
Disturbi del sistema nervoso
Comune: cefalea, insonnia
Molto raro: sono stati riportati casi di� neuropatia
periferica (o parestesie)
Disturbi respiratori, toracici e mediastinici
Comune: tosse, sintomatologia nasale
Disturbi gastrointestinali
Comune: nausea, vomito, dolori o crampi addominali,
diarrea
Raro: aumenti dell'amilasi sierica. Sono stati
riportati� casi di pancreatite
Disturbi epatobiliari
Non comune: aumenti transitori� degli enzimi epatici
(AST, ALT)
Raro: epatite
Disturbi della cute e del tessuto sottocutaneo
Comune: rash, alopecia
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo
Comune: artralgia, disturbi muscolari
Raro: rabdomiolisi
Disturbi generali e disturbi da somministrazione
Comune: affaticamento, malessere, febbre
Zidovudina:
Il profilo degli eventi avversi appare simile sia negli adulti
sia negli adolescenti. Le reazioni avverse più gravi
includono anemia (che può richiedere trasfusioni),
neutropenia e leucopenia. Questi insorgono più
frequentemente ai dosaggi maggiori (1200 - 1500 mg/die) ed in
pazienti con malattia da HIV in fase avanzata (specialmente in
caso di compromissione midollare antecedente al trattamento) e
particolarmente in pazienti con numero di cellule CD4 inferiore a
100/mm3. Può rendersi necessaria la riduzione
della posologia o la sospensione della terapia (vedi 4.4
Avvertenze speciali e opportune precauzioni d’impiego).
L'incidenza della neutropenia é altresì
aumentata nei pazienti che presentano basse conte dei neutrofili,
anemia o bassi livelli di vitamina B12 al momento
dell'inizio della terapia con zidovudina.
Gli eventi avversi� considerati almeno possibilmente
correlati� al trattamento sono elencati di seguito in base al
sistema, organo e frequenza assoluta. Le frequenze sono definite
come Molto comune (maggiore di 10%), Comune (1% - 10%), Non
comune (0,1% – 1%), Raro ( 0,01% - 0,1%) e Molto raro
(minore di 0,01%).
Disturbi del sangue e del sistema linfatico
Comune: anemia, neutropenia e� leucopenia
Non comune: trombocitopenia e� pancitopenia (con
ipoplasia midollare)
Raro: aplasia eritrocitaria pura
Molto raro: anemia aplastica
Disturbi nutrizionali e del metabolismo
Raro: acidosi lattica in assenza di ipossiemia,
anoressia
Disturbi psichiatrici
Raro: ansia e depressione
Disturbi del sistema nervoso
Molto comune: cefalea
Comune:vertigini
Raro: insonnia, parestesie, sonnolenza, perdita di
concentrazione mentale, convulsioni
Disturbi cardiaci
Raro: cardiomiopatia
Disturbi respiratori, toracici e mediastinici
Non comune: dispnea
Raro: tosse
Disturbi gastrointestinali
Molto comune: nausea
Comune: vomito, dolori addominali e� diarrea
Non comune: flatulenza
Raro: pigmentazione della mucosa orale, disgeusia e
dispepsia. Pancreatite.
Disturbi epatobiliari
Comune: innalzamento dei livelli ematici degli enzimi
epatici e della bilirubina
Raro: affezioni epatiche quali grave epatomegalia con
steatosi �
Disturbi della cute e del tessuto sottocutaneo
Non comune: rash e prurito
Raro: pigmentazione delle unghie e della pelle,
orticaria e sudorazione
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo
Comune: mialgia
Non comune: miopatia
Disturbi renali e urinari
Raro: pollachiuria
Disturbi del sistema riproduttivo e delle ghiandole
mammarie
Raro: ginecomastia
Disturbi generali e disturbi da somministrazione
Comune: malessere
Non comune: febbre, algie diffuse e astenia
Raro: brividi, dolore toracico e� sindrome
simil-influenzale
I dati disponibili relativi a studi controllati con placebo e
condotti in aperto indicano che l'incidenza di nausea e di altri
effetti collaterali di frequente osservazione si riducono nel
tempo durante le prime settimane di terapia con zidovudina.
�
Esiste un’esperienza limitata di sovradosaggio con
Combivir. Non sono stati identificati sintomi e segni specifici
in seguito a sovradosaggio acuto con zidovudina e lamivudina, se
si escludono quelli indicati come effetti indesiderati. Non sono
stati osservati decessi e tutti i pazienti si sono
ristabiliti.
In caso di sovradosaggio il paziente deve essere monitorato
per evidenziare segni di tossicità (vedi 4.8 Effetti
indesiderati) e deve essere sottoposto ad adeguato trattamento
standard di supporto, se necessario. Poichè la lamivudina
è dializzabile, nel trattamento del sovradosaggio potrebbe
essere usata l’emodialisi continua, sebbene tale pratica
non sia stata studiata. L’emodialisi e la dialisi
peritoneale sembrano avere effetti limitati
sull’eliminazione della zidovudina, ma aumentano
l’eliminazione del metabolita glucuronide. Per ulteriori
informazioni il medico è invitato a far riferimento alle
informazioni relative alla lamivudina e zidovudina da sole.
�
Gruppo farmacoterapeutico - analogo nucleosidico, codice ATC:
J05A F30.
La lamivudina e la zidovudina sono analoghi nucleosidici che
hanno attività contro il virus dell’immunodeficienza
umana (HIV). In aggiunta la lamivudina ha attività contro
il virus dell’epatite B (HBV).� Entrambi i medicinali sono
metabolizzati all’interno delle cellule nelle parti attive
lamivudina 5’-trifosfato e zidovudina 5’-trifosfato
(TP) rispettivamente.Il loro principale meccanismo d'azione�
è basato sull'interruzione della catena nucleotidica
durante la trascrizione inversa virale. � La lamivudina-TP e la
zidovudina-TP hanno un’attività inibitoria selettiva
verso la replicazione dell'HIV-1 e dell'HIV-2in vitro; la
lamivudina è attiva anche verso i ceppi zidovudina-
resistenti dell’HIV isolati clinicamente. La lamivudina in
associazione con la zidovudina mostra attività sinergica
anti HIV verso gli isolati clinici in colture cellulari.
La resistenza HIV-1 alla lamivudina comporta� lo sviluppo di
una modifica dell’aminoacido in posizione 184 (mutazione�
M184V) vicino al sito attivo� della trascrittasi inversa virale
(RT). Tale variante si presenta� siain vitro sia nei
pazienti� con infezione da HIV-1 trattati con una terapia
antiretrovirale contenente lamivudina.
I virus con mutazione M184V presentano una sensibilità
alla lamivudina estremamente ridotta e mostrano una diminuita
capacità replicativa viralein vitro. Studiin
vitro indicano� che isolati di virus resistenti� alla
zidovudina� possono diventare sensibili alla zidovudina� qualora
essi acquisiscano� simultaneamente resistenza alla lamivudina. La
rilevanza clinica di tali osservazioni rimane, tuttavia, non ben
definita.
La� resistenza crociata conferita con la mutazione M 184V
nella trascrittasi inversa� è limitata all’interno
della classe degli inibitori nucleosidici degli agenti
antiretrovirali. La zidovudina e la stavudina� mantengono la loro
attività antiretrovirale contro i ceppi dell’HIV-1
resistenti alla lamivudina. Abacavir mantiene la sua
attività antiretrovirale� contro i ceppi HIV-1 resistenti
alla lamivudina� che contengono solo la mutazione M184V. I virus
con mutazione� M184V della trascrittasi inversa� mostrano una
diminuzione di 4 volte inferiore� nella sensibilità� alla
didanosina� e alla zalcitabina; il significato clinico di queste
osservazioni non è noto. I test di sensibilità
in vitro� non sono stati standardizzati e i risultati
possono variare� a seconda dei fattori metodologici.
La lamivudina mostra bassa� citotossicità sui linfociti
del sangue periferico, sulle linee cellulari linfocitarie mature
e monocitarie-macrofagiche e su una varietà di cellule
progenitrici del midollo osseoin vitro.
La resistenza agli analoghi della timidina (in cui è
compresa la zidovudina), è stata ben caratterizzata,� essa
viene conferita dall'accumulo graduale� di più di sei
specifiche mutazioni� nella trascrittasi inversa dell'HIV ai
codoni 41, 67, 70, 210, 215 e 219. I virus acquisiscono la
resistenza fenotipica agli analoghi della timidina attraverso la
combinazione� delle mutazioni ai codoni 41 e 215, ovvero
attraverso l'accumulo di almeno quattro delle sei mutazioni�
sopra citate. Queste mutazioni degli analoghi della timidina non
provocano da sole alti livelli di resistenza crociata ad altri
analoghi nucleosidici� permettendo pertanto, un impiego
successivo� di altri inibitori della trascrittasi inversa
disponibili.
Sono due i patterns di mutazioni che conferiscono resistenza a
molti farmaci, il primo è caratterizzato da mutazioni
della trascrittasi inversa dell'HIV ai codoni 62, 75, 77, 116� e
151 mentre il secondo coinvolge una mutazione T69S più
un'inserzione alla sesta coppia di basi� nella stessa posizione;
essi portano a resistenza fenotipica all'AZT così come ad
altri inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa
disponibili. Entrambi questi due patterns di mutazioni
conferiscono resistenza multipla agli analoghi nucleosidici e
rappresentano una evidente limitazione per future opzioni
terapeutiche.
Esperienza clinica
Negli studi clinici la lamivudina in associazione con la
zidovudina� ha mostrato di ridurre la carica virale
dell’HIV-1 e di incrementare� la conta delle cellule CD4. I
risultati clinici indicano che la lamivudina in associazione con
la zidovudina porta ad una riduzione significativa� del rischio
di progressione della malattia e di mortalità.
L’evidenza dagli studi clinici� mostra che la
lamivudina� assieme alla zidovudina ritarda l’emergenza di
ceppi virali resistenti alla zidovudina negli individui mai
sottoposti in precedenza a terapia antiretrovirale.
La lamivudina e la zidovudina sono state largamente impiegate
come componenti della terapia antiretrovirale di associazione con
altri agenti antiretrovirali della stessa classe (inibitori
nucleosidici della trascrittasi inversa) o di classi differenti
(inibitori della proteasi, inibitori non nucleosidici della
trascrittasi inversa).
La terapia antiretrovirale multi farmacologica contenente
lamivudina ha dimostrato di essere efficace� nei pazienti mai
sottoposti a terapie antiretrovirali così come nei
pazienti che si presentano con virus contenenti le mutazioni
M184V.
La relazione tra la sensibilitàin vitro�
dell’HIV alla lamivudina e alla zidovudina e la risposta
clinica alla terapia contenente lamivudina/zidovudina resta sotto
osservazione.�
La lamivudina al dosaggio di 100 mg una volta al giorno ha
dimostrato anche di essere efficace� per il trattamento dei
pazienti adulti con infezione cronica da HBV (per i dettagli
degli studi clinici� vedere il Riassunto delle Caratteristiche
del Prodotto di Zeffix). Tuttavia, per il trattamento
dell’infezione da HIV solo una dose giornaliera� di 300 mg
di lamivudina (in associazione con altri agenti antiretrovirali)
ha mostrato essere efficace.
La lamivudina non è stata specificatamente studiata nei
pazienti HIV con infezione concomitante da HBV.
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Assorbimento: la lamivudina e la zidovudina sono
ben assorbite dal tratto gastrointestinale. La
biodisponibilità della lamivudina per via orale� negli
adulti è compresa di norma fra 80 e 85%, e quella della
zidovudina fra 60 e 70%.
Uno studio di bioequivalenza ha confrontato Combivir con la
lamivudina 150 mg e la zidovudina 300 mg� assunte insieme.
E’ stato anche studiato l’effetto del cibo sulla
velocità ed il grado di assorbimento, Combivir si è
dimostrato bioequivalente alla lamivudina 150 mg ed alla
zidovudina 300 mg, somministrate in compresse separate, nei
soggetti a digiuno.
Dopo somministrazione di Combivir i valori della
Cmax della lamivudina e della zidovudina (intervallo
di confidenza del 95%) sono stati di 1,5 (1,3 - 1,8) mg/ml ed 1,8
(1,5 - 2,2) mg/ml rispettivamente. La mediana (intervallo) dei
valori di tmax della lamivudina e della zidovudina
è stata di 0,75 (0,50 - 2,00) ore e 0,50 (0,25 -2,00) ore
rispettivamente. Il grado di assorbimento della lamivudina e
della zidovudina (AUC ¥) e le stime dell’emivita dopo
somministrazione di Combivir con il cibo sono state simili quando
confrontate con i soggetti a digiuno, benchè la
velocità di assorbimento (Cmax,
tmax) fosse ridotta. In base a questi dati Combivir
può essere somministrato con o senza cibo.
Distribuzione: il volume medio apparente
di distribuzione della lamivudina e della zidovudina, misurato
negli studi per via endovenosa, è di 1,3 e 1,6 litri/kg
rispettivamente. La lamivudina mostra una cinetica lineare
nell’intervallo di dosi terapeutiche ed un limitato legame
alla frazione proteica plasmatica più importante
l’albumina (<36% dell’ albumina siericain
vitro). Il legame della zidovudina con le proteine
plasmatiche è del 34-38%. Non sono prevedibili con
Combivir interazioni con spiazzamento dei siti di legame.
I dati mostrano che la lamivudina e la zidovudina penetrano
nel sistema nervoso centrale (SNC) e raggiungono il liquido
cerebrospinale. I rapporti medi tra la concentrazione della
lamivudina e della zidovudina nel liquor e nel siero, dopo 2-4
ore dalla somministrazione orale, sono stati di circa 0,12 e 0,5
rispettivamente. Non è nota la reale entità del
passaggio nel SNC della lamivudina ed il suo rapporto con una
eventuale efficacia clinica.
Metabolismo: il metabolismo della lamivudina
rappresenta una via di eliminazione minore. La lamivudina per la
maggior parte viene escreta immodificata per via renale. A causa
del limitato metabolismo epatico (5-10%) e del basso legame nel
plasma, è ridotta la probabilità di interazioni
metaboliche di altri farmaci con la lamivudina.
Il 5’-glucuronide della zidovudina è il maggiore
metabolita sia nel plasma sia nelle urine e rappresenta circa il
50-80% della dose somministrata eliminata attraverso
l’escrezione renale. La
3’-amino-3’-deossitimidina (AMT) è stata
identificata come metabolita della zidovudina a seguito della
somministrazione per via endovenosa.
Eliminazione: l’emivita di eliminazione
osservata per la lamivudina è di 5-7 ore. La clearance
sistemica media è circa 0,32 litri/ora/kg, e
prevalentemente (>70%) renale attraverso il sistema di
trasporto dei cationi organici. Gli studi nei pazienti con
compromissione renale mostrano che l’eliminazione della
lamivudina è influenzata dalla disfunzione renale. Nei
pazienti con clearance della creatinina <50 ml/min
è necessaria una riduzione della dose (vedi 4.2 Posologia
e modo di somministrazione).
Da studi con la zidovudina per via endovenosa, l’emivita
plasmatica terminale media era di 1,1 ora e la clearance
sistemica media di 1,6 litri/ora/kg. La clearance renale della
zidovudina è valutata intorno a 0,34 litri/ora/kg, e
ciò indica una filtrazione glomerulare e secrezione
tubulare attiva da parte dei reni. Le concentrazioni di
zidovudina sono aumentate nei pazienti con compromissione renale
in fase avanzata.
Farmacocinetica in gravidanza: la
farmacocinetica della lamivudina e della zidovudina erano simili
a quelle nelle donne non gravide.
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Non è stata osservata tossicità sinergica negli
studi con l’associazione lamivudina-zidovudina. Gli effetti
clinici rilevanti dei due medicinali in associazione sono anemia,
neutropenia e leucopenia.
Né la lamivudina né la zidovudina sono mutagene
nei test sui batteri ma, come molti analoghi dei nucleosidi,
presentano attività nei testin vitro sui
mammiferi, come il test sul linfoma del topo. La lamivudina
non è genotossicain vivo a dosi che producono
concentrazioni plasmatiche circa 40-50 volte più alte dei
livelli plasmatici previsti in ambito clinico. La zidovudina ha
mostrato effetti clastogenici nel test del micronucleo sul topo
dopo dosi ripetute per via orale. Si è osservato un
più alto numero di rotture cromosomiche nei linfociti del
sangue periferico di pazienti con AIDS che ricevevano il
trattamento con zidovudina. Le implicazioni cliniche di
ciò non sono chiare. Non è stato verificato il
potenziale genotossico di una associazione di lamivudina e
zidovudina.
Non è stato verificato il potenziale cancerogenico di
una associazione di lamivudina e zidovudina.
Negli studi a lungo termine di cancerogenesi per
somministrazione orale nel ratto e nel topo, la lamivudina non ha
mostrato potenziale cancerogeno.
In studi di cancerogenesi nei topi e nei ratti con
somministrazione orale di zidovudina sono stati osservati tumori
dell’epitelio vaginale a comparsa tardiva. Uno studio
successivo di cancerogenesi intravaginale ha confermato
l’ipotesi che i tumori vaginali erano il risultato di una
esposizione locale a lungo termine dell’epitelio vaginale
dei roditori a elevate concentrazioni di zidovudina non
metabolizzata nelle urine. Non vi erano altri tumori in relazione
alla somministrazione della zidovudina in entrambi i sessi delle
due specie animali.
Inoltre sono stati condotti sui topi due studi di
cancerogenesi transplacentare. In uno studio condotto dal
National Cancer Institute degli Stati Uniti, è stata
somministrata zidovudina alle dosi massime tollerate a femmine di
topo gravide dal 12o al 18o giorno di
gestazione. Un anno dopo la nascita c’è stato un
aumento dell’incidenza di tumori del polmone, del fegato e
dell’apparato riproduttivo femminile� della prole esposta
al livello di dose più elevato (420 mg/kg di peso corporeo
a termine).
In un secondo studio, ai topi è stata somministrata
zidovudina per 24 mesi a dosi fino a 40 mg/kg con l’inizio
dell’esposizione nel periodo prenatale al 10o
giorno della gestazione. Le osservazioni collegate al trattamento
erano limitate a tumori dell’epitelio vaginale a comparsa
tardiva, riscontrati con incidenza e un tempo di insorgenza
simile a quelli dello studio standard di cancerogenesi orale. Il
secondo studio pertanto, non ha fornito prove che la zidovudina
possa essere un agente cancerogeno transplacentare.
Si è concluso che poichè l’incremento
nell’incidenza di tumori osservato nel primo studio� di
cancerogenesi transplacentare� rappresenta un rischio ipotetico,
questo dovrebbe essere bilanciato da un dimostrato beneficio
terapeutico.
Tossicologia della riproduzione: la lamivudina
ha dimostrato di causare un incremento delle morti embrionali
precoci nel coniglio ad esposizioni sistemiche relativamente
basse comparabili a quelle ottenute nell’uomo ma non nel
ratto anche ad esposizioni sistemiche molto alte. La zidovudina
ha avuto un effetto simile in entrambe le specie ma solo ad
esposizioni sistemiche molto alte. La lamivudina non si è
dimostrata teratogena negli studi animali. Alle dosi tossiche per
la madre, la zidovudina somministrata ai ratti durante
l’organogenesi� ha comportato un incremento
nell’incidenza delle malformazioni, ma non è stata
osservata alcuna evidenza di anomalie fetali� a dosaggi
bassi.
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Nucleo della compressa:
Cellulosa microcristallina, sodio amido glicolato (senza
glutine), silice colloidale anidra, magnesio stearato
Rivestimento della compressa:
Ipromellosa, titanio biossido, macrogol 400, polisorbato
80
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Non pertinente.
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2 anni.
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Conservare a temperatura non superiore ai 30° C.
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Astucci con sigillo di garanzia contenenti blister opachi
PVC/alluminio o un flacone di polietilene bianco ad alta
densità (HDPE) munito di chiusura di sicurezza a prova di
bambino. Ogni confezione contiene 60 compresse rivestite con
film.
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Nessuna istruzione particolare.
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Glaxo Group Ltd
Greenford Road
Greenford
Middlesex UB6 0NN
Regno Unito
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EU/1/98/058/001
EU/1/98/058/002
A.I.C. 034092015
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18 Marzo 1998
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22 Agosto 2002
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