Un flacone contiene:� Vancomicina cloridrato 512,57 mg
equivalenti a Vancomicina 500 mg.
Polvere per soluzione per infusione endovenosa e per soluzione
orale.
- [Vedi Indice]
La vancomicina è indicata nella terapia delle infezioni
stafilococciche gravi sostenute da ceppi meticillino-resistenti.
E’ particolarmente indicata in quei pazienti che, o non
possono essere trattati con penicilline o cefalosporine, o non
hanno risposto a questo trattamento; oppure in quei casi in cui i
microorganismi in gioco sono sensibili alla vancomicina e
resistenti agli altri antibiotici.
La vancomicina è stata impiegata con successo da sola
nel trattamento dell’endocardite stafilococcica.� La sua
efficacia è stata dimostrata in altre infezioni
stafilococciche tra cui l’osteomielite, la polmonite, la
setticemia e le infezioni dei tessuti molli.
L’efficacia della vancomicina da sola o in associazione
con un aminoglicoside è stata riportata per le endocarditi
causate dallo Streptococcus viridans o dallo Streptococcus
bovis.
Per�le endocarditi causate da enterococchi (ad es. E.
faecalis)�la vancomicina risulta efficace solo se associata ad
un aminoglicoside. La vancomicina è risultata efficace nel
trattamento delle endocarditi da difteroidi; è stata anche
usata in associazione con rifampicina, con aminoglicoside o con
entrambi nelle fasi precoci dell’endocardite valvolare
causata da Staphylococcus epidermidis o da difteroidi.
Campioni per colture batteriologiche dovrebbero essere
ottenuti per isolare ed identificare l’organismo
responsabile e per determinare la sua sensibilità al
cloridrato di vancomicina.
La formulazione iniettabile di vancomicina può essere
somministrata per via orale nelle coliti pseudomembranose
associate ad antibiotico-terapia causate da C. difficile e nelle
enterocoliti di natura stafilococcica. La somministrazione per
via iniettabile della vancomicina cloridrato da sola è di
dubbio beneficio per queste indicazioni. Il cloridrato di
vancomicina assunto per via orale non è efficace in altri
tipi di infezioni.
Sebbene non siano stati condotti studi clinici controllati di
efficacia, la somministrazione di vancomicina per via endovenosa
è consigliata dall’American Heart Association e
dalla American dental Association come profilassi nelle
endocarditi batteriche in pazienti allergici alla penicillina che
abbiano malattie cardiache congenite, o reumatiche, o altre
malattie cardiache valvolari acquisite, quando tali pazienti si
sottopongono a interventi dentali o chirurgici del tratto
respiratorio superiore.
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Adulti
La dose endovenosa è in genere 500 mg ogni 6 ore, o 1 g
ogni 12 ore, diluiti in soluzione fisiologica o glucosata al
5%.
La risposta terapeutica si verifica in genere alla
48°-72° ora. La durata della terapia dipende
dall’agente causale e dalle altre circostanze cliniche
dell’infezione.
Nell’endocardite stafilococcica la durata deve essere di
tre o più settimane almeno.
Bambini
La dose giornaliera totale di Vancomicina è di 40 mg/kg
di peso corporeo. Essa deve essere suddivisa in dosi frazionate
(ogni 6 ore) e diluita nella quantità di liquidi da
somministrare nelle 24 ore.
Neonati e lattanti
In entrambi si consiglia una dose iniziale di 15 mg/kg,
seguita da 10 mg/kg ogni 12 ore per i neonati durante la prima
settimana di vita, ed ogni 8 ore fino all’età di un
mese. Ciascuna infusione dovrebbe durare almeno 60 minuti.
In questi pazienti può essere giustificato un attento
monitoraggio delle concentrazioni sieriche di vancomicina (vedere
il punto 4.4. – Uso in pediatria).
Somministrazione orale
Il dosaggio usuale per gli adulti nel trattamento della colite
pseudomembranosa da antibiotici causata dal Clostridium difficile
va da 500 mg a 2 g di vancomicina al giorno, suddivisa in 3-4
dosi, per un periodo di 7-10 giorni.
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Ipersensibilità accertata verso il prodotto od uno dei
componenti.
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Poichè la vancomicina è nefrotossica, il farmaco
deve essere usato con cautela nei pazienti con ridotta
funzionalità renale. La tossicità è legata
sia agli elevati livelli ematici, che al prolungamento della
terapia. Per minimizzare il rischio di nefrotossicità nel
trattamento di pazienti con disfunzione renale di notevole grado
o di pazienti che ricevono una concomitante terapia con
aminoglicosidi, si consiglia un attento monitoraggio della
funzionalità renale ed un costante controllo dello schema
posologico da impiegare. Il dosaggio verrà calcolato
tenendo conto dei valori della creatininemia o della clearance
della creatinina (vedere sul foglio illustrativo aDose, modo
e tempo di somministrazione); dosi di vancomicina inferiori
ai 2 g giornalieri producono livelli ematici del farmaco
soddisfacenti.
Poichè, inoltre, la vancomicina è ototossica, il
suo uso dovrebbe essere evitato nei soggetti già affetti
da ipoacusia. Tuttavia, se l’uso della vancomicina in
questi pazienti si rende necessario, deve essere presa in
considerazione una riduzione del dosaggio. La dose dovrebbe
essere stabilita mediante determinazioni periodiche dei livelli
ematici (il livello ematico della vancomicina non deve superare i
25 mcg/ml). La sordità può essere preceduta da
ronzio auricolare . I pazienti anziani sono più soggetti a
lesioni dell’organo dell’udito. Nei pazienti con
funzionalità renale ai limiti della norma ed in quelli con
oltre 60 anni di età è necessario monitorare i
livelli ematici dell’antibiotico ed eseguire controlli
seriali della funzione audio-vestibolare.
Eseguire periodicamente esami ematologici, delle urine e della
funzionalità renale ed epatica in tutti quei pazienti che
ricevono vancomicina. In particolare, si raccomanda un
monitoraggio periodico della conta leucocitaria nei pazienti
sottoposti a trattamento prolungato con vancomicina ed in quelli
che assumono contemporaneamente farmaci che possono provocare
neutropenia. Casi di neutropenia reversibile sono stati
riscontrati in pazienti trattati con vancomicina.
Uso in pediatria: la vancomicina dovrebbe essere
utilizzata con particolare cautela nei neonati prematuri e nei
bambini piccoli a causa dell’immaturità renale di
questi soggetti e del possibile aumento delle concentrazioni
sieriche del farmaco. Pertanto, in questi pazienti deve essere
assicurato un attento monitoraggio dei livelli ematici della
vancomicina. La somministrazione concomitante di vancomicina ed
anestetici, nel bambino, è stata associata ad eritema
cutaneo, arrossamento istamino-simile e reazioni
anafilattoidi.
Uso in geriatria: la diminuzione fisiologica della
filtrazione glomerulare dovuta all’età può
portare, in assenza di un aggiustamento del dosaggio, ad una
elevazione delle concentrazioni ematiche della vancomicina.
L’uso prolungato della vancomicina può permettere
la proliferazione incontrollata di specie batteriche resistenti
non sensibili al farmaco. Un’attenta osservazione del
paziente è essenziale. In rari casi, sono state osservate
coliti pseudomembranose da C. difficile in pazienti che avevano
ricevuto vancomicina per via endovenosa. Concentrazioni sieriche
clinicamente significative sono state osservate in alcuni
pazienti che avevano assunto dosi multiple di vancomicina per via
orale nel trattamento di coliti pseudomembranose attive sostenute
da Clostridium difficile. In caso di superinfezione è
necessario istituire una terapia appropriata.
Evitare di iniettare la vancomicina sottocute o intramuscolo,
perchè il farmaco può causare dolore, irritazione e
necrosi dei tessuti. La vancomicina va pertanto somministrata per
via endovenosa, ponendo attenzione ad evitare eventuali stravasi.
Nonostante queste precauzioni, dopo somministrazione endovenosa
non è rara la comparsa di tromboflebiti, talora severe.
L’incidenza e la gravità dei fenomeni di
tromboflebite possono essere ridotte ricorrendo ad una infusione
lenta in soluzione diluita ( da 2,5 a 5 g/L) e variando la sede
di infusione.
Somministrazioni in bolo (in alcuni minuti) possono provocare
grave ipotensione, shock e, raramente, arresto cardiaco. Per
evitare questi eventi l’infusione endovenosa va effettuata
in un tempo non inferiore a 60 minuti, controllando la frequenza
cardiaca e la pressione arteriosa. La frequenza di eventi quali
ipotensione, eritema, orticaria e prurito è risultata
maggiore quando si aveva una concomitante somministrazione di
agenti anestetici. Tali eventi sono minimizzabili somministrando
la vancomicina per infusione lenta 60 minuti prima dell’uso
dell’anestetico.
La sicurezza e l’efficacia della somministrazione di
vancomicina per via intratecale non è stata ancora
sufficientemente valutata.
La vancomicina è stabile per 14 giorni in frigorifero,
dopo la ricostituzione iniziale. Ogni ulteriore diluizione
è stabile per 24 ore a temperatura ambiente.
�
Devono essere evitati trattamenti contemporanei o susseguenti,
topici o sistemici, di altri farmaci oto- e/o nefrotossici
(aminoglicosidi, amfotericina B, bacitracina, cisplatino,
colistina, polimixina B) con la vancomicina, particolarmente in
pazienti con ipoacusia ed insufficienza renale preesistenti
all’inizio del trattamento.
La somministrazione contemporanea di vancomicina ed anestetici
è stata associata ad eritema cutaneo, arrossamento
istamino-simile e reazioni anafilattoidi.
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Nelle donne in stato di gravidanza, nell’allattamento e
nella primissima infanzia la sicurezza della vancomicina non
è dimostrata; pertanto, il farmaco va somministrato solo
nei casi di assoluta necessità quando, a giudizio del
medico, i potenziali benefici superano i rischi possibili.
�
Non sono noti effetti sfavorevoli sulla capacità di
guidare e sull’uso di macchinari.
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La somministrazione di vancomicina può dare luogo alla
comparsa dei seguenti effetti indesiderati: nausea, brividi,
febbre, orticaria, eruzioni cutanee maculari, reazioni
anafilattoidi.
Dal punto di vista ematologico possono verificarsi eosinofilia
e neutropenia. Quest’ultima compare più spesso con
esordio una settimana o più dopo l’inizio del
trattamento con vancomicina, o dopo una somministrazione totale
del farmaco con dosaggio complessivo superiore a 25g; la
neutropenia è prontamente reversibile con la sospensione
del trattamento. Trombocitopenia è stata osservata
raramente.
Reazioni di ipersensibilità possono verificarsi nel
5-10% dei pazienti trattati.
Possono verificarsi casi di ototossicità e
nefrotossicità (vedere il punto 4.4.).
Ototossicità
E’ stato riferito (alcune dozzine di pazienti) perdita
dell’udito a seguito di terapia con vancomicina. La maggior
parte di questi pazienti aveva avuto una disfunzione renale, o
una precedente ipoacusia, o aveva ricevuto un trattamento
concomitante con un farmaco ototossico. Sono stati riferiti
raramente casi di vertigini e tinnito.
Nefrotossicità
Raramente è stata osservata insufficienza renale, che
si manifesta principalmente con un incremento della creatinina
sierica o della concentrazione dell’azoto ureico, specie
nei pazienti che hanno assunto dosi elevate di vancomicina.
Sono stati riferiti rari casi di nefrite interstiziale. La
maggior parte di essi si sono verificati in pazienti che avevano
ricevuto in concomitanza aminoglicosidi o con preesistenti
disfunzioni renali.
L’azotemia si è normalizzata, nella maggior parte
dei pazienti, con la sospensione della vancomicina.
Effetti infusione-dipendenti
Durante o subito dopo una rapida infusione di vancomicina
(meno di 60 minuti) i pazienti possono sviluppare le seguenti
reazioni:
Eruzione eritematosa al tronco ed al collo, con possibile
interessamento anche del viso, talora accompagnata da dispnea,
sibili respiratori, orticaria e prurito. Si parla in tali casi di
Sindrome del collo rosso.
Sindrome ipotensiva, caratterizzata da una riduzione della
pressione sistolica da moderata a grave.
Sindrome dolorosa spastica, meno frequente, caratterizzata da
attacchi acuti di dolore pulsante e da spasmi della muscolatura
toracica o paraspinale.
Queste reazioni si risolvono normalmente entro 20 minuti, ma
possono persistere alcune ore. Tali eventi sono infrequenti se la
vancomicina viene somministrata mediante infusione lenta (oltre
60 minuti).
Gli eventi correlati all’infusione sono ricollegabili
sia alla concentrazione che alla velocità di
somministrazione della vancomicina. Negli adulti si raccomanda
una concentrazione non superiore ai 5 mg/ml ed una
velocità di infusione minore di 10 mg/min. Concentrazioni
fino a 10 mg/ml possono essere impiegate in pazienti che
necessitino di una restrizione dell’apporto di fluidi;
l’impiego di concentrazioni più alte può
aumentare il rischio di eventi correlati all’infusione.
Eventi correlati all’infusione possono comunque
verificarsi a qualunque concentrazione o velocità
d’infusione.
Flebiti
E’ stata riferita infiammazione nella sede di
iniezione.
Miscellanea
Sono stati riferiti rari casi di anafilassi, dermatite
esfoliativa, sindrome di Stevens-Johnson e vasculite.
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Si consiglia, come mezzo di supporto, il mantenimento della
filtrazione glomerulare. La vancomicina è scarsamente
rimossa dalla dialisi. Un aumento della clearance della
vancomicina è stato ottenuto tramite
l’emofiltrazione e l’emoperfusione con resine
polisulfoniche.
Nel trattamento del sovradosaggio, considerare la
possibilità di sovradosaggio dovuto a più farmaci,
a interazioni tra farmaci o ad una insolita farmacocinetica nel
paziente.
�
Antibiotico glicopeptidico, esercita la sua azione battericida
inibendo la sintesi dei componenti della parete batterica.
Inoltre la vancomicina altera la permeabilità della
membrana cellulare batterica e la sintesi del RNA.
La vancomicina è attiva contro gli Stafilococchi,
compresi lo S. aureus e lo S. epidermidis (inclusi i ceppi
meticillino-resistenti); contro gli Streptococchi, compresi lo S.
pyogenes, lo S. pneumoniae (inclusi i ceppi
penicillino-resistenti), lo S. agalactiae, lo S. bovis, il gruppo
dei viridans e gli Enterococchi (E. faecalis); contro il
Clostridium difficile (ad esempio i ceppi tossigeni implicati
nell’enterocolite pseudomembranosa); contro i Bacilli
difteroidi.
Altri microrganismi sensibili alla vancomicina sono il
Listeria monocytogenes, diverse specie di Lactobacilli,
Actinomiceti, Clostridi ed altri Bacilli.
La vancomicina non è attiva in vitro contro i batteri
Gram-negativi, i micobatteri e funghi.
L’associazione di vancomicina con un aminoglicoside
agisce sinergicamente in vitro contro molti ceppi di
Staphylococcus aureus, Streptococchi non enterococchi del gruppo
D, Enterococchi e Streptococchi del gruppo viridans.
Non c’è nessuna resistenza crociata tra la
vancomicina ed altri antibiotici.
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Scarsamente assorbita per via orale. In soggetti con funzione
renale normale, la somministrazione ripetuta di 1 g di
vancomicina per via endovenosa in un periodo di tempo superiore a
60 minuti produce concentrazioni plasmatiche medie del farmaco di
63 mcg/ml subito dopo il completamento dell’infusione, di
23 mcg/ml due ore dopo l’infusione e di circa 8 mcg/ml 11
ore dopo la fine dell’infusione.
Ripetute infusioni di 500 mg di vancomicina per più di
30 minuti producono concentrazioni plasmatiche medie del farmaco
di 49 mcg/ml al completamento dell’infusione e di circa 19
mcg/ml due ore dopo l’infusione.
Le concentrazioni plasmatiche di vancomicina ottenibili dopo
somministrazioni ripetute del farmaco sono risultate simili a
quelle riscontrate dopo somministrazione di una singola dose.
L’emivita plasmatica è di 4-6 ore in soggetti con
funzione renale normale. Nelle prime 24 ore, il 75-80% di una
dose di vancomicina somministrata per via endovenosa viene
eliminata per via renale mediante filtrazione glomerulare; le
concentrazioni urinarie del farmaco risultano perciò
elevate.
Eventuali alterazioni della funzionalità renale causano
un rallentamento dell’escrezione urinaria ed un aumento
delle concentrazioni plasmatiche della vancomicina; di
conseguenza, aumenta il grado di tossicità del
farmaco.
La vancomicina si lega approssimativamente per il 55% alle
proteine plasmatiche.
Dopo infusione endovenosa di vancomicina, concentrazioni
antibatteriche del farmaco sono presenti nei liquidi pleurico,
pericardico, ascitico, sinoviale, nelle urine, nel liquido della
dialisi peritoneale e nel tessuto degli annessi atriali.
In condizioni normali la vancomicina è scarsamente
diffusibile attraverso la barriera emato-encefalica; tuttavia
quando le meningi sono affette da un processo, infiammatorio, la
vancomicina è in grado di penetrare nel liquido
cefalo-rachidiano.
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Sebbene non siano stati effettuati studi a lungo termine sugli
animali per valutarne il potenziale di carcinogenicità,
nessuna potenzialità mutagena della vancomicina è
risultata dai test di laboratorio usualmente impiegati. Studi
definitivi sulla fertilità non sono stati effettuati.
Studi di teratologia effettuati sull’animale (ratti e
conigli, a dosi rispettivamente 5 e 3 volte superiori a quelle
utilizzate nell’uomo) non hanno evidenziato danni fetali
dovuti alla vancomicina.
La DL 50 per via endovenosa nel ratto è 319
+ 14 mg/kg; nel topo è 489 + 41 mg/kg; nel
cane è 292 mg/kg.
La DL 50 per via orale nel topo è maggiore
di 5.000 mg/kg.
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Nessun eccipiente.
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Non note.
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Il prodotto è stabile per due anni quando conservato,
in confezionamento integro, a temperatura non superiore a
25°C.
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Dopo ricostituzione, i flaconi possono essere conservati in
frigorifero, fra +2°C e +8°C per 14 giorni senza
significativa perdita di potenza.
�
Contenitore primario: flaconcino di vetro di tipo I, chiuso
con tappo di materiale elastomero e sigillato con ghiera di
alluminio.
Confezione: 1 flacone di liofilizzato da 500 mg.
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Preparazione della soluzione
Al momento dell’uso, aggiungere 10 ml di acqua sterile
per iniezioni nel flacone; si ottiene una soluzione da 50
mg/ml.
E’ necessario diluire ulteriormente la soluzione.
Leggere le seguenti istruzioni:
Somministrazione endovenosa intermittente (modalità
preferita): le soluzioni ottenute come descritto sopra
(contenenti 500 mg di vancomicina) vengono aggiunte a 100 ml di
soluzione fisiologica o glucosata al 5%. L'infusione endovenosa
viene eseguita in almeno 60 minuti (vedereEffetti
indesiderati) e ripetuta ad intervalli di 6 ore. La
vancomicina ricostituita ed ulteriormente diluita con soluzione
di destrosio al 5% o con soluzione di cloruro di sodio allo 0,9%
può essere conservata in frigorifero per 14 giorni senza
significativa perdita di potenza.
Compatibilità con altri liquidi somministrati per
via endovenosa
Le soluzioni, ulteriormente diluite con i seguenti liquidi per
infusione, possono essere conservate in frigorifero per 96
ore:
soluzione di destrosio al 5% e soluzione di NaCl allo 0,9%
soluzione di Ringer lattato
soluzione di Ringer lattato e soluzione di destrosio al 5%
soluzione Normosol-M con destrosio al 5%
soluzione Isolyte-E
soluzione Ringer acetato
Somministrazione per infusione continua (da impiegarsi solo
quando la via intermittente non è possibile): aggiungere
il contenuto dei flaconi di soluzione, preparato come sopra
descritto, alla quantità di soluzione fisiologica o
glucosata al 5% necessaria a consentire l’infusione lenta
endovenosa a goccia per 24 ore.
Somministrazione orale
Il contenuto di un flacone (500 mg) può essere diluito
in circa 50 ml di acqua e somministrato per via orale mediante un
sondino naso-gastrico.
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Biologici Italia Laboratories S.r.L., Via Cavour 41/43, Novate
Milanese (MI).
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AIC n° 034537011
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29/11/2001
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