EPIVIR 150 MG COMPRESSE RIVESTITE CON FILM
Ogni compressa rivestita con film� contiene 150 mg di lamivudina.
Per gli eccipienti vedi 6.1
Compressa rivestita con film.
Le compresse rivestite con film sono di colore bianco, di forma romboidale, con impresso "GX CJ7" su un lato.
Clearance della creatinina � (ml/min) |
Prima dose |
Dose di mantenimento |
� > 50 |
150 mg |
150 mg due volte al dì |
30 -< 50 |
150 mg |
150 mg una volta al dì |
< 30 |
E' raccomandato l'impiego della soluzione orale quando sono necessarie dosi inferiori a 150 mg |
Non vi sono dati sull’uso di lamivudina nei bambini con insufficienza renale. Presumendo che la clearance della creatinina e quella della lamivudina siano correlate in maniera simile nei bambini e negli adulti, si raccomanda di ridurre la posologia nei bambini con insufficienza renale in base alla loro clearance della creatinina, in maniera proporzionale a come effettuato negli adulti.
Posologia raccomandata nei bambini di età compresa fra 3 mesi e 12 anni:
Clearance della creatinina � (ml/min) |
Prima dose |
Dose di mantenimento |
� > 50 |
4 mg/kg |
4 mg/kg due volte al giorno |
30 a < 50 |
4 mg/kg |
4 mg/kg una volta al giorno |
15 a < 30 |
4 mg/kg |
2,6 mg/kg una volta al giorno |
5 a < 15 |
4 mg/kg |
1,3 mg/kg una volta al giorno |
<5 |
1,3 mg/kg |
0,7 mg/kg una volta al giorno |
Insufficienza epatica:i dati ottenuti nei pazienti con insufficienza epatica di grado moderato-grave mostrano che la cinetica della lamivudina non e' significativamente influenzata da disfunzioni epatiche. In base a tali dati, non e' necessario un aggiustamento della posologia nei pazienti con insufficienza epatica di grado moderato-grave se non e' accompagnata da insufficienza renale.
Ipersensibilità alla lamivudina o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Epivir non è raccomandato per l'impiego in monoterapia.
Nei pazienti con insufficienza renale da moderata a grave, l'emivita plasmatica terminale della lamivudina è aumentata a causa della riduzione della clearance, pertanto la dose deve essere opportunamente modificata (vedi posologia nell’ insufficienza renale, 4.2. Posologia e modo di somministrazione).
Dosaggio una volta al giorno (300 mg una volta al giorno):uno studio clinico ha dimostrato la non inferiorità tra regimi contenenti� Epivir una volta al giorno ed Epivir due volte al giorno. Questi risultati sono stati ottenuti in popolazioni di pazienti naive agli antiretrovirali costituite per la maggior parte da pazienti con infezione da HIV asintomatica (CDC: A).
I pazienti in terapia con Epivir, o con altri farmaci antiretrovirali, possono ugualmente essere soggetti ad infezioni opportunistiche o ad altre complicazioni dell’infezione da HIV, pertanto devono rimanere sotto stretta osservazione clinica da parte di medici con esperienza nel trattamento di pazienti con patologie HIV-correlate.
I pazienti devono essere informati che la terapia antiretrovirale attualmente in uso, compresa quella con Epivir, non ha dimostrato di essere in grado di prevenire il rischio di trasmissione dell'HIV ad altri soggetti nel corso di contatti sessuali o attraverso il sangue infetto. Pertanto devono continuare ad essere prese adeguate precauzioni.
Pancreatite:sono stati osservati rari casi di pancreatite. Tuttavia non è chiaro se tali casi siano dovuti al trattamento con antiretrovirali� ovvero alla patologia di base da HIV. Il trattamento con Epivir deve essere sospeso immediatamente se compaiono segni clinici, sintomi o anomalie nei dati di laboratorio che possano essere suggestivi di pancreatite.
Acidosi lattica: con l’uso di analoghi nucleosidici è stata riportata� acidosi lattica� di solito associata ad� epatomegalia e steatosi epatica. Sintomi precoci (iperlattacidemia sintomatica) che includono sintomi non gravi a carico dell’apparato digerente (nausea, vomito e dolore addominale), malessere non specifico, perdita di appetito, perdita di peso, sintomi respiratori (respirazione accelerata e/o profonda) o sintomi neurologici (compresa debolezza motoria).
L’acidosi lattica presenta un’alta mortalità e può essere associata a pancreatite, insufficienza epatica o� insufficienza renale.
L'acidosi lattica è stata in genere osservata sia dopo i primi mesi di trattamento sia dopo molti mesi.
Il trattamento� con analoghi nucleosidici deve essere interrotto in caso di comparsa di�� iperlattacidemia sintomatica e acidosi metabolica/lattica, epatomegalia progressiva o rapido incremento dei livelli di aminotransferasi.
Si deve prestare cautela nel somministrare analoghi nucleosidici a pazienti (in particolare donne obese) con epatomegalia, epatite od altri noti fattori di rischio di malattia epatica e steatosi� epatica (compresi alcuni medicinali e alcool).
I pazienti con infezione concomitante da epatite C e trattati� con alfa interferone e ribavirina possono essere ad alto rischio.
I pazienti� con aumentato rischio devono� essere attentamente seguiti.
Pazienti� con infezione concomitante da virus dell’epatite B: gli studi clinici e l’uso della lamivudina in commercio, hanno dimostrato che alcuni pazienti con malattia da virus dell’epatite cronica B (HBV), una volta sospesa la lamivudina, possono andare incontro a evidenze cliniche o di laboratorio di epatite recidivante che possono avere conseguenze più gravi in pazienti con malattia epatica scompensata. Qualora Epivir venga sospeso in pazienti con� infezione concomitante del virus dell’Epatite B si deve prendere in considerazione un controllo periodico sia dei� test di funzionalità epatica sia dei marcatori di replicazione dell’HBV.
La probabilità di interazioni metaboliche è bassa a causa del limitato metabolismo e del basso legame con le proteine plasmatiche e della clearance renale pressochè completa.
E' stato osservato un lieve aumento della Cmax (28%) della zidovudina quando somministrata in associazione alla lamivudina, tuttavia l'esposizione complessiva (AUC) non risulta alterata in modo significativo. La zidovudina non ha effetti sulla farmacocinetica della lamivudina (vedi 5.2 Proprietà farmacocinetiche).
Deve essere tenuta in considerazione la possibilità di interazioni con altri medicinali somministrati in concomitanza particolarmente quando la via di eliminazione principale è la secrezione renale attiva, per mezzo del sistema di trasporto dei cationi organici, come ad esempio con trimetoprim. Altri medicinali (per es. ranitidina, cimetidina) sono eliminati solo in parte per mezzo di questo sistema e non hanno mostrato di interagire con la lamivudina. Gli analoghi dei nucleosidi (per es. didanosina e zalcitabina), come la zidovudina, non sono eliminati tramite questo sistema ed è improbabile che interagiscano con lamivudina.
La somministrazione di trimetoprim/sulfametossazolo 160 mg/800 mg determina un aumento del 40% nella esposizione alla lamivudina dovuto al componente trimetoprim; il componente sulfametossazolo non interagisce. Tuttavia, nessuna modifica posologica della lamivudina è necessaria, a meno che il paziente non abbia insufficienza renale (vedi� 4.2. Posologia e modo di somministrazione). La lamivudina non ha alcun effetto sulla farmacocinetica del trimetoprim o del sulfametossazolo. Quando è giustificata tale somministrazione concomitante, il paziente deve essere monitorato clinicamente. Deve essere evitata la somministrazione di lamivudina in concomitanza con alte dosi di co-trimossazolo per il trattamento della polmonite da Pneumocystis carinii (PCP) e della toxoplasmosi.
Il metabolismo della lamivudina non coinvolge il CYP3A, rendendo improbabili interazioni con altri medicinali metabolizzati attraverso questo sistema (per es. gli inibitori della proteasi).
La somministrazione di lamivudina in concomitanza con ganciclovir o foscarnet per via endovenosa non è raccomandata fino a che ulteriori informazioni non siano disponibili.
La lamivudina può inibire la fosforilazione intracellulare della zalcitabina qualora� i due medicinali� siano usati contemporaneamente. Pertanto non è raccomandato l'uso di Epivir in associazione con zalcitabina.
Gravidanza: la sicurezza dell'impiego della lamivudina in gravidanza non è stata stabilita. Gli studi sulla riproduzione negli animali non hanno mostrato evidenze di teratogenicità, nè alcun effetto sulla fertilità nel maschio e nella femmina. Quando somministrata a coniglie gravide, a livelli di esposizione comparabili a quelli raggiunti nell'uomo, la lamivudina induce morte embrionale precoce. Nell’uomo, in accordo con la trasmissione passiva della lamivudina attraverso la placenta, le concentrazioni sieriche della lamivudina nel bambino alla nascita erano simili a quelle della madre ed a quelle sieriche nel cordone ombelicale al parto.
Sebbene gli studi sulla riproduzione negli animali non siano sempre predittivi della risposta nell'uomo, la somministrazione durante i primi 3 mesi di gravidanza non è raccomandata.
Allattamento: dopo somministrazione orale la lamivudina era escreta nel latte materno a concentrazioni simili a quelle ritrovate nel siero. Poichè la lamivudina ed il virus passano nel latte materno si raccomanda che le madri in terapia con Epivir non allattino al seno i loro bambini. Si� raccomanda che le donne con infezione da HIV in nessun caso allattino al seno i loro bambini, al fine di evitare la trasmissione dell'HIV.
Non sono stati condotti studi sugli effetti sulla capacità di guidare e di usare macchinari.
Durante la terapia per la malattia da HIV con Epivir sono stati riportati i seguenti eventi avversi.� Per molti di essi non è chiaro se siano correlati ad Epivir o ad altri� medicinali assunti in concomitanza oppure se siano dovuti al decorso della malattia di base.
Gli eventi avversi� considerati almeno possibilmente correlati� al trattamento sono elencati di seguito� in base al sistema, organo� e frequenza assoluta. Le frequenze sono definite come Molto comune (maggiore di 10%), Comune (1% - 10%), Non comune (0,1% – 1%), Raro ( 0,01% - 0,1%) e Molto raro (minore di 0,01%).
Disturbi del sangue e del sistema linfatico
Non comune: neutropenia ed anemia (entrambe talvolta gravi), trombocitopenia
Molto raro: aplasia eritrocitariapura
Disturbi del sistema nervoso
Comune:cefalea, insonnia
Molto raro: sono stati riportati casi di� neuropatia periferica (o parestesie)
Disturbi respiratori, toracici e mediastinici
Comune:tosse, sintomatologia nasale
Disturbi gastrointestinali
Comune:nausea, vomito, dolori o crampi addominali, diarrea
Raro: aumenti dell'amilasi sierica. Sono stati riportati� casi di pancreatite
Disturbi epatobiliari
Non comune:aumenti transitori� degli enzimi epatici (AST, ALT)
Raro:epatite
Disturbi della cute e del tessuto sottocutaneo
Comune:rash, alopecia
Disturbi muscoloscheletrici e del tessuto connettivo
Comune: artralgia, disturbi muscolari
Raro:rabdomiolisi
Disturbi generali e disturbi da somministrazione
Comune:affaticamento, malessere, febbre
Con l’uso di analoghi nucleosidici sono stati riferiti casi di acidosi lattica, talvolta fatali, di solito associati a grave epatomegalia e steatosi epatica (vedi 4.4 Avvertenze speciali e opportune precauzioni d'impiego).
La somministrazione della lamivudina a dosaggi particolarmente elevati negli studi di tossicità acuta nell'animale non ha dato origine ad alcuna tossicità d'organo. I dati disponibili sulle conseguenze del sovradosaggio acuto per via orale nell'uomo sono limitati. Non vi sono stati decessi e i pazienti si sono ristabiliti. Non è stato identificato alcun segno o sintomo specifico a seguito di sovradosaggio.
In caso di sovradosaggio il paziente deve essere monitorato e sottoposto ad adeguato trattamento standard di supporto. Poichè la lamivudina è dializzabile, nel trattamento del sovradosaggio potrebbe essere usata l'emodialisi continua, sebbene tale pratica non sia stata studiata.
Gruppo farmacoterapeutico - analogo dei nucleosidi, codice ATC: J05A F05
La lamivudina è un analogo dei nucleosidi che possiede attività contro il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) e dell’epatite B (HBV). La lamivudina è metabolizzata all'interno delle cellule nella parte attiva,� lamivudina 5'-trifosfato. Il suo meccanismo d'azione principale è basato sull'interruzione della catena nucleotidica durante la trascrizione inversa virale. Il trifosfato ha una attività inibitoria selettiva verso la replicazione dell'HIV-1 e dell'HIV-2in vitro, ed è anche attivo verso ceppi di HIV zidovudina-resistenti, isolati clinicamente. La lamivudina in associazione con zidovudina mostra attività sinergica anti HIV verso gli isolati clinici in colture cellulari.
La resistenza HIV-1 alla lamivudina comporta� lo sviluppo di una modifica dell’aminoacido in posizione 184 (mutazione� M184V) vicino al sito attivo� della trascrittasi inversa virale (RT). Tale variante si presenta� siain vitro sia nei pazienti� con infezione da HIV-1 trattati con una terapia antiretrovirale contenente lamivudina.
I virus con mutazione M184V presentano una sensibilità alla lamivudina estremamente ridotta e mostrano una diminuita capacità replicativa viralein vitro. Studiin vitro indicano� che isolati di virus resistenti� alla zidovudina� possono diventare sensibili alla zidovudina� qualora essi acquisiscano� simultaneamente resistenza alla lamivudina. La rilevanza clinica di tali osservazioni rimane, tuttavia, non ben definita.
La� resistenza crociata conferita con la mutazione M 184V nella trascrittasi inversa� è limitata all’interno della classe degli inibitori nucleosidici degli agenti antiretrovirali. La zidovudina e la stavudina� mantengono la loro attività antiretrovirale contro i ceppi dell’HIV-1 resistenti alla lamivudina. Abacavir mantiene la sua attività antiretrovirale� contro i ceppi HIV-1 resistenti alla lamivudina� che contengono solo la mutazione M184V. I virus con mutazione� M184V della trascrittasi inversa� mostrano una diminuzione di 4 volte inferiore� nella sensibilità� alla didanosina� e alla zalcitabina; il significato clinico di queste osservazioni non è noto. I test di sensibilità in vitro� non sono stati standardizzati e i risultati possono variare� a seconda dei fattori metodologici.
La lamivudina mostra bassa� citotossicità sui linfociti del sangue periferico, sulle linee cellulari linfocitarie mature e monocitarie-macrofagiche e su una varietà di cellule progenitrici del midollo osseoin vitro.
Esperienza clinica:
Negli studi clinici la lamivudina in associazione con la zidovudina� ha mostrato di ridurre la carica virale dell’HIV-1 e di incrementare� la conta delle cellule CD4. I risultati clinici indicano che la lamivudina in associazione con la zidovudina porta ad una riduzione significativa� del rischio di progressione della malattia e di mortalità.
L’evidenza dagli studi clinici� mostra che la lamivudina� assieme alla zidovudina ritarda l’emergenza di ceppi virali resistenti alla zidovudina negli individui mai sottoposti in precedenza a terapia antiretrovirale.
La lamivudina è stata largamente impiegata come un componente della terapia antiretrovirale di associazione con altri agenti antiretrovirali della stessa classe (inibitori nucleosidici della trascrittasi inversa) o di classi differenti (inibitori della proteasi, inibitori non nucleosidici della trascrittasi inversa).
La terapia antiretrovirale multi farmacologica contenente lamivudina ha dimostrato di essere efficace� nei pazienti mai sottoposti a terapie antiretrovirali così come nei pazienti che si presentano con virus contenenti le mutazioni M184V.
La relazione tra la sensibilitàin vitro� dell’HIV alla lamivudina� e la risposta clinica alla terapia contenente lamivudina resta sotto osservazione.�
La lamivudina al dosaggio di 100 mg una volta al giorno ha dimostrato anche di essere efficace� per il trattamento dei pazienti adulti con infezione cronica da HBV (per i dettagli degli studi clinici� vedere il Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto di Zeffix). Tuttavia, per il trattamento dell’infezione da HIV solo una dose giornaliera� di 300 mg di lamivudina (in associazione con altri agenti antiretrovirali) ha mostrato essere efficace.
La lamivudina non è stata specificatamente studiata nei pazienti HIV con infezione concomitante da HBV.
Assorbimento: la lamivudina è ben assorbita nel tratto gastrointestinale, e la biodisponibilità della lamivudina orale negli adulti è normalmente tra l'80 e l'85%. A seguito di somministrazione orale, il tempo di picco (tmax) medio della concentrazione sierica massima (Cmax) è di circa 1 ora. A dosi terapeutiche, cioè 4 mg/kg/die (in due dosi ogni 12 ore), la Cmax è� circa 1,5-1,9 mg/ml.
La compressa da 150 mg è bioquivalente e proporzionale nella dose alla compressa da 300 mg� per quanto riguarda AUC¥, Cmax, e tmax.
La somministrazione della lamivudina in concomitanza con il cibo determina un ritardo del tmax e una diminuzione del Cmax (ridotto del 47%). Tuttavia, non è influenzato il tasso (calcolato in base alla AUC) di lamivudina assorbita.
La contemporanea somministrazione in associazione con zidovudina, determina un aumento del 13% nella esposizione alla zidovudina e un aumento del 28% nei livelli plasmatici di picco. Questo dato non viene ritenuto significativo per la sicurezza del paziente e pertanto non è necessario alcun adattamento posologico.
Distribuzione: il volume di distribuzione medio, risultato dagli studi per via endovenosa, è di 1,3 l/kg. L'emivita di eliminazione osservata è di 5-7 ore. La clearance sistemica media della lamivudina è circa 0,32 l/ora/kg: la clearance renale è predominante (>70%) ed avviene per mezzo del sistema di trasporto dei cationi organici.
La lamivudina presenta una farmacocinetica di tipo lineare nell'ambito delle dosi terapeutiche e mostra una ridotta capacità di legame con le principali proteine plasmatiche (<16%-36% con l'albumina sierica in studiin vitro).
Dati limitati mostrano che la lamivudina penetra nel sistema nervoso centrale e raggiunge il liquido cerebrospinale. In media il rapporto tra la concentrazione della lamivudina nel liquor e nel siero, dopo 2-4 ore dalla somministrazione orale, è di circa 0,12. Non è nota la reale entità di tale passaggio nè il rapporto con una eventuale efficacia clinica.
Metabolismo: la porzione attiva, lamivudina trifosfato intracellulare, ha un’emivita terminale prolungata� nella cellula (da 16 a 19 ore)� in confronto all’emivita della lamivudina plasmatica (da 5 a 7 ore). In 60 adulti volontari sani Epivir 300 mg una volta al giorno ha dimostrato di possedere� una� farmacocinetica equivalente� allo steady state� ad Epivir 150 mg due volte al giorno per quanto riguarda l’AUC24 e la Cmax del trifosfato intracellulare.
La lamivudina viene principalmente escreta, immodificata, per via renale. A causa del limitato metabolismo epatico (5-10%) e del ridotto legame con le proteine plasmatiche, è bassa la probabilità di interazioni metaboliche della lamivudina con altri medicinali.
Eliminazione: studi in pazienti con insufficienza renale dimostrano che l'eliminazione della lamivudina è influenzata dalla alterata funzionalità renale. Il regime posologico raccomandato per i pazienti con clearance della creatinina inferiore ai 50 ml/min è riportato nella sezione Posologia (vedi 4.2. Posologia e modo di somministrazione).
L'interazione con trimetoprim, un costituente del co-trimossazolo, causa un aumento del 40% della esposizione alla lamivudina, somministrata alle dosi terapeutiche. Ciò non richiede alcuna modifica posologica, a meno che il paziente non presenti anche insufficienza renale (vedi 4.5. Interazioni con altri medicinali ed altre forme di interazione e modifiche posologiche nell'insufficienza renale, 4.2. Posologia e modo di somministrazione). La somministrazione di co-trimossazolo con lamivudina� in pazienti con insufficienza renale deve essere attentamente valutata.
Farmacocinetica nei bambini:in generale, la farmacocinetica della lamivudina è simile a quella degli adulti. Tuttavia, la biodisponibilità assoluta (circa 55- 65%) era ridotta nei pazienti pediatrici sotto i 12 anni. Inoltre, i valori della clearance sistemica erano superiori nei pazienti pediatrici più giovani e diminuivano con l’età raggiungendo i valori dell’adulto intorno ai 12 anni. A causa di queste differenze, la dose raccomandata per i bambini di età compresa fra 3 mesi e 12 anni è 8 mg/kg/giorno, che produce una simile esposizione negli adulti e nei bambini (AUC di circa 5000 ng/ora/ml).
Vi sono limitati dati di farmacocinetica nei pazienti di età inferiore a 3 mesi. Nei neonati di una settimana la clearance dalla lamivudina orale era ridotta in confronto a quella dei bambini ed è probabilmente una conseguenza della immaturità della funzione renale e dell’assorbimento variabile. Pertanto per raggiungere esposizioni simili a quelle degli adulti e dei bambini, nei neonati è raccomandata una dose di 4 mg/kg/giorno. La valutazione della filtrazione glomerulare suggerisce che per ottenere esposizioni simili a quelle degli adulti e dei bambini, la dose raccomandata per i bambini di età di sei settimane e oltre potrebbe essere 8 mg/kg/giorno.
Farmacocinetica in gravidanza: dopo somministrazione orale, la farmacocinetica della lamivudina nell’ultimo periodo della gravidanza era simile a quella nella donna non gravida.
Negli studi di tossicità nell'animale, la somministrazione di lamivudina ad alte dosi non è stata associata ad alcuna rilevante tossicità d'organo. Alle dosi più elevate, sono stati osservati effetti minori sugli indicatori della funzionalità epatica e renale, oltre che occasionali riduzioni nel peso del fegato. Gli effetti clinicamente rilevanti comparsi sono stati la riduzione nella conta eritrocitaria e la neutropenia.
La lamivudina non si è dimostrata mutagena nei test sui batteri ma, come molti analoghi dei nucleosidi, ha presentato attività in un test citogeneticoin vitro e nel test sul linfoma del topo. La lamivudina non è genotossica in vivo a dosi che inducono concentrazioni plasmatiche circa 40-50 volte più alte dei livelli plasmatici previsti in ambito clinico. Poichè l'attività mutagenain vitro della lamivudina non è stata confermata dai test in vivo, ne consegue che la lamivudina non dovrebbe rappresentare un rischio genotossico per i pazienti in trattamento.
I risultati di studi a lungo termine di cancerogenesi� nel ratto e nel topo non hanno mostrato alcun potenziale cancerogeno relativo all’uomo.
Nucleo della compressa:
Cellulosa microcristallina, Sodio amido glicolato (senza glutine), Magnesio stearato
Rivestimento della compressa:
Ipromellosa, Titanio biossido, Macrogol, Polisorbato 80
Non pertinente.
3 anni
Conservare a temperatura non superiore ai 30° C.
Astuccio di cartone contenente 60 compresse rivestite con film in un flacone bianco di polietilene ad alta densità (HDPE), munito di chiusura di sicurezza a prova di bambino.
Nessuna istruzione particolare.
Glaxo Group Ltd
Greenford Road
Greenford
Middlesex UB6 0NN
Regno Unito
EU/1/96/015/001
A.I.C. N. 031984026
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08 Agosto 2001
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21 Agosto 2002