Per somministrazione endovenosa
- Schema posologico per dosi convenzionali
Quando Farmorubicina è impiegata come unico agente antiblastico, la dose consigliata negli adulti è di 60-90 mg/m2 di superficie corporea da somministrarsi per iniezione e.v. in 5-10 minuti ad intervalli di 21 gg compatibilmente con le condizioni ematomidollari.
- Schema posologico per alte dosi
-Carcinoma polmonare
Farmorubicina come agente singolo nel trattamento ad alti dosaggi del carcinoma polmonare dovrebbe essere somministrata secondo i seguenti schemi:
-carcinoma polmonare a piccole cellule in pazienti non pretrattati: 120 mg/m2 al giorno 1, ogni 3 settimane
-carcinoma polmonare non a piccole cellule (epidermoide, squamoso e adenocarcinoma) in pazienti non pretrattati: 135 mg/m2 al giorno 1 o 45 mg/m2 ai giorni 1,2,3, ogni tre settimane.
Carcinoma della mammella
Dosi sino a 135 mg/m2 , quando impiegata come unico agente, e sino a 120 mg/m2 , quando impiegata in associazione, somministrate ogni 3-4 settimane hanno dimostrato di essere efficaci e ben tollerate in pazienti affette da carcinoma della mammella.
Nel trattamento adiuvante del carcinoma mammario in stadio iniziale con linfonodi positivi, le dosi raccomandate variano da 100 mg/m2 a 120 mg/m2 somministrate ogni 3-4 settimane.
Il farmaco dovrebbe essere somministrato in bolo per via endovenosa in 5-10 minuti o come infusione endovenosa in un massimo di 30 minuti.
Dosi inferiori (60-75 mg/m² o 105-120 mg/m2 negli schemi posologici per alte dosi) sono raccomandate per i pazienti con riserve midollari ridotte dovute a precedenti trattamenti chemio- e/o radioterapici, ad età avanzata, o ad infiltrazione neoplastica midollare. La dose totale per ciclo può essere frazionata in 2-3 giorni consecutivi.
Nel caso di impiego in associazione con altri farmaci antitumorali, le dosi devono essere opportunamente ridotte.
Poiché la più importante via di eliminazione del farmaco è rappresentata dal sistema epatobiliare, si suggerisce di ridurre il dosaggio di Farmorubicina in quei pazienti che presentano una compromissione della funzionalità epatica, onde evitare un aumento della tossicità globale.
In linea di massima quando i livelli ematici di bilirubina sono compresi tra 1,4-3 mg/100 ml e la ritenzione della bromosulfonftaleina (BSF) è del 9-15%, si raccomanda di somministrare metà della normale dose di farmaco.
Se i livelli di bilirubinemia e la ritenzione di BSF sono ancora più elevati, si raccomanda di somministrare un quarto della dose normale.
Una moderata compromissione della funzionalità renale non sembra essere un motivo per modificare le dosi raccomandate, data la bassa escrezione di Farmorubicina attraverso l'emuntorio renale.
Per somministrazione endovescicale
Nel trattamento dei carcinomi papillari a cellule transizionali si consigliano instillazioni settimanali di 50 mg, da ripetere per 8 settimane; in caso di tossicità locale (cistite chimica), sarà opportuno ridurre la dose unitaria a 30 mg. Nel trattamento dei carcinomi in situ la dose potrà essere aumentata a 80 mg in rapporto alla tolleranza individuale.
Nella profilassi delle recidive successive a resezione transuretrale di tumori superficiali, si consigliano instillazioni settimanali di 50 mg, da ripetere per 4 settimane, seguite da instillazioni mensili della stessa dose fino ad un anno.
Modalità di somministrazione
Farmorubicina non è attiva per via orale e non deve essere somministrata per via intramuscolare o intratecale.
- Per somministrazione endovenosa
È opportuno eseguire la somministrazione endovenosa nell'arco di 5-10 minuti attraverso il tubolare di una fleboclisi di soluzione fisiologica in corso, dopo essersi accertati che l'ago sia perfettamente in vena. Questa tecnica riduce il pericolo di fuoriuscita del farmaco ed assicura il lavaggio della vena al termine della somministrazione.
Se durante la somministrazione Farmorubicina fuoriesce dalla vena, possono derivare lesioni tissutali fino alla necrosi.
Una sclerosi venosa può essere osservata quando l'iniezione sia eseguita in piccoli vasi o venga ripetuta nella stessa vena.
- Per somministrazione endovescicale
La soluzione di Farmorubicina, da instillare mediante catetere, deve essere trattenuta in loco per un'ora, dopodiché il paziente verrà invitato a vuotare la vescica. Nel corso dell'instillazione potrà essere opportuno ruotare il bacino del paziente, onde assicurare un più ampio contatto della soluzione con la mucosa vescicale.
Preparazione della soluzione
Per uso endovenoso: Farmorubicina si scioglie completamente sia in acqua che in soluzione fisiologica salina. Quest'ultima è preferibile perché permette di ottenere una soluzione isotonica, notoriamente meglio tollerata.
Flaconi polvere
liofilizzata | Quantità di diluente
da aggiungere | Concentrazione
finale |
10 mg | 5 ml | 2 mg/ml |
50 mg | 25 ml | 2 mg/ml |
Per uso endovescicale la dose prescelta di Farmorubicina va sempre disciolta in 50 ml di soluzione fisiologica o di acqua distillata sterile. Dopo aver aggiunto il diluente, il flaconcino deve essere agitato in modo da permettere la completa dissoluzione del farmaco.
Durante il primo ciclo di trattamento con Farmorubicina è importante una attenta e frequente sorveglianza del paziente.
È necessario un attento monitoraggio dei globuli bianchi, dei globuli rossi e delle piastrine. La leucopenia e la neutropenia sono di solito transitorie sia con le dosi convenzionali, sia con le alte dosi, sebbene di grado più elevato con le alte dosi. Il nadir si verifica tra il 10° ed il 14° giorno con ritorno ai valori normali entro il 21° giorno. Molto raramente pazienti che hanno ricevuto alte dosi hanno manifestato trombocitopenia (< 100.000 piastrine/mm3 ).
Prima dell'inizio, ed eventualmente durante il trattamento, si raccomanda di controllare la funzionalità epatica con i normali esami di laboratorio (SGOT, SGPT, fosfatasi alcalina, bilirubina, BSF). È necessario usare estrema cautela quando si superino dosi cumulative di 900-1.000 mg/m2 sia con le dosi convenzionali sia con alte dosi. Al di sopra di tale livello, aumenta notevolmente il rischio di scompenso cardiaco congestizio irreversibile.
Esistono evidenze di episodi rari di tossicità cardiaca al di sotto di questo range.
Farmorubicina ha dimostrato nell'animale da esperimento e, a breve termine, nell'uomo una cardiotossicità inferiore a quella del suo analogo strutturale doxorubicina. È stato valutato, in uno studio comparativo, che il rapporto delle dosi cumulative che producono la stessa diminuzione delle capacità funzionali cardiache è dell'ordine di 2:1 ed inoltre, in pazienti non precedentemente trattati con doxorubicina casi di scompenso cardiaco sono stati segnalati solo dopo dosi cumulative di Farmorubicina superiori a 1.000 mg/m².
Tuttavia, la funzionalità cardiaca deve essere accuratamente monitorata durante il trattamento, allo scopo di minimizzare il rischio di uno scompenso cardiaco, del tipo descritto per altre antracicline. Come noto tale scompenso cardiaco può comparire anche alcune settimane dopo la fine del trattamento, e talvolta non è influenzato dalle terapie mediche specifiche.
Il rischio potenziale di una cardiotossicità può aumentare nei pazienti che abbiano ricevuto una terapia radiante concomitante o precedente sull'area mediastino-pericardica. In ogni caso per la dose totale di Farmorubicina è opportuno tener presente nel singolo paziente le eventuali terapie concomitanti con altri farmaci potenzialmente cardiotossici. Si raccomanda inoltre di effettuare l'ECG prima e dopo ogni ciclo di terapia. La comparsa di alterazioni del tracciato ECG come appiattimento o inversione dell'onda T e depressione del tratto S-T o l'insorgenza di aritmie, in genere transitorie e reversibili, non comportano necessariamente la sospensione del trattamento.
La cardiomiopatia da antracicline e in particolare da doxorubicina è stata associata ad una persistente riduzione del voltaggio del complesso QRS, ad un incremento dell'intervallo sistolico (PEP/LVET) oltre i limiti della norma ed infine ad una riduzione della frazione di eiezione ventricolare.
Il monitoraggio cardiaco del paziente in trattamento con Farmorubicina è particolarmente importante ed è opportuno eseguirlo valutando la funzionalità cardiaca con delle tecniche non invasive, quali ECG, ecocardiografia ed eventualmente la misura della frazione di eiezione con l'ausilio della scintigrafia miocardica.
Raramente in pazienti trattati con epirubicina in associazione con agenti neoplastici DNA intercalanti, è stata segnalata l'insorgenza di leucemia mieloide acuta secondaria preceduta o meno da una fase pre-leucemica. Questa patologia può presentare un breve periodo di latenza (1-3 anni).
Come altri farmaci citotossici, Farmorubicina può indurre iperuricemia secondaria a rapida lisi delle cellule neoplastiche. Si raccomanda quindi un attento monitoraggio della uricemia, al fine di controllare farmacologicamente questo fenomeno.
Farmorubicina, come del resto la maggior parte dei farmaci antitumorali ed immunosoppressori, ha dimostrato proprietà mutagena e cancerogena negli animali in particolari condizioni sperimentali. Farmorubicina può determinare una colorazione rossa delle urine fino a 1-2 giorni dopo la somministrazione.
Si raccomanda di seguire le seguenti misure di sicurezza, valide per tutti gli agenti antineoplastici:
il personale dovrebbe essere addestrato alla buona tecnica di manipolazione; il personale in stato di gravidanza deve essere escluso da tali compiti;il personale che manipola il farmaco dovrebbe vestire indumenti protettivi: occhiali, camici, maschere, e guanti "usa e getta";andrebbe individuata una zona specifica dove ricostituire il farmaco (preferibilmente dotata di un sistema di flusso laminare verticale); la superficie di lavoro andrebbe protetta con una carta assorbente, col fondo plastificato;tutti gli articoli usati per la somministrazione e la pulizia, inclusi i guanti, dovrebbero essere posti in sacchi a perdere per rifiuti ad alto rischio, per l'incenerimento ad elevate temperature;in caso di contatto accidentale del farmaco con la cute o con gli occhi, detergere immediatamente in abbondanza la cute con acqua e sapone e gli occhi con una soluzione di bicarbonato di sodio. Seguire il decorso con controlli accurati da parte dello specialista.In caso di contaminazione accidentale di oggetti con il farmaco, immergerli in una soluzione di ipoclorito 1% e poi sciacquarli abbondantemente con acqua.I materiali per la pulizia devono essere eliminati come precedentemente indicato.
Il trattamento con Farmorubicina va eseguito soltanto da medici qualificati ed esperti nell'impiego di farmaci antiblastici.
Il trattamento iniziale richiede un monitoraggio di base (esami di laboratorio e funzionalità cardiaca) particolarmente attento.