La sensibilità individuale per il Farmotal è piuttosto varia e pertanto la sua posologia non può venire stabilita preventivamente in base al peso corporeo o ad altri fattori, ma solo in base al comportamento del singolo paziente.
È consigliabile iniettare dapprima una dose di prova di 50 mg e dopo 60 secondi, osservatone l'effetto, riprendere la somministrazione del tiobarbiturico alla velocità di circa 10 mg al secondo, fino ad ottenere la perdita della coscienza.
Dopo un paio di minuti, in genere, verificatasi la caduta della mandibola, si potrà iniziare l'intervento. Per il mantenimento della narcosi si potranno iniettare, al bisogno, dosi supplementari di 50 mg. È preferibile non superare la dose complessiva di 1 g. In casi di individui resistenti all'azione dei tiobarbiturici endovena è meglio non insistere nella somministrazione e ricorrere, piuttosto, ad altro tipo di anestesia.
Preparazione delle soluzioni - Il Farmotal viene somministrato per via endovena dopo avere allestito soluzioni con acqua per preparazioni iniettabili o soluzione fisiologica salina o soluzione glucosata (destrosio al 5%). Si usano generalmente soluzioni di Farmotal al 2,5%. Alcuni anestesisti impiegano tuttavia anche soluzioni al 5%.
Qualora la soluzione venga iniettata direttamente in vena è preferibile la concentrazione al 2,5% in quanto meno irritante per le pareti vasali e per i tessuti perivascolari.
Le soluzioni devono essere preparate al momento dell'uso; possono tuttavia essere conservate in frigorifero per essere impiegate entro le 24 ore.
La polvere deve disciogliersi prontamente e dare una soluzione limpida; in caso contrario non dev'essere usata.
Preparazione del paziente - È sempre bene somministrare al paziente per via intramuscolare, una mezz'ora circa prima dell'iniezione di Farmotal, un farmaco anticolinergico (atropina 0,5-0,75 mg o scopolamina 0,5 mg). In casi urgenti questi farmaci possono venire iniettati per via endovenosa, almeno tre minuti prima del tiobarbiturico.
Nel caso in cui il Farmotal venisse usato in associazione a farmaci curarizzanti, occorre tenere presenti le avvertenze contenute nei fogli illustrativi annessi alle confezioni di questi preparati.
È importante, quando si somministrino anestetici tiobarbiturici endovena, avere a disposizione un inalatore per la somministrazione di ossigeno sotto pressione positiva, farmaci anticolinergici per la medicazione preanestetica ed un curaro ad azione breve per il trattamento di eventuali spasmi della glottide.
Inoltre il Farmotal va somministrato con una certa cautela ai pazienti in stato di shock o fortemente anemici od affetti da malattie dell'apparato respiratorio capaci di produrre sensibili alterazioni della ematosi.
Tenere fuori dalla portata dei bambini.
Le complicazioni possibili nell'anestesia con Farmotal comprendono: depressione respiratoria, depressione cardiocircolatoria, ipotensione, aritmie, spasmo laringeo, tromboflebiti.
Poco dopo la perdita della coscienza si verifica, quasi sempre una diminuzione dell'ampiezza delle escursioni respiratorie, talora anche apnea la quale, tuttavia, è generalmente di durata così breve da non rendere necessario il controllo del respiro.
La complicazione più grave in corso di narcosi tiobarbiturica è rappresentata dallo spasmo glottideo, cui si può ovviare prontamente somministrando per via endovenosa una dose apneizzante di succinilcolina cloruro e praticando la respirazione controllata, con o senza intubazione.
Iniezioni extravascolari determinano una irritazione dei tessuti e devono essere accuratamente evitate.
L'azione ipnotica si sviluppa dopo 30-40 secondi dalla somministrazione i.v.
Il legame con le proteine sieriche può raggiungere l'80% della dose somministrata.
Dosi ripetute portano a prolungata anestesia per l'accumulo del farmaco nel tessuto adiposo. Infatti la concentrazione di tiopentale nel tessuto adiposo è 6-12 volte maggiore di quella plasmatica e il suo lento rilascio può causare un prolungamento dell'anestesia.
Il tiopentale è metabolizzato lentamente, soprattutto nel fegato.
Il tiopentale passa la barriera placentare.