- [Vedi Indice]Trattamento dell'ipertensione arteriosa.
Femipres va generalmente somministrato una volta al giorno, preferibilmente al mattino.
La dose iniziale raccomandata è da 7,5 mg/die.
Quanto più alto è il rischio di ipotensione da prima dose tanto più bassa deve essere la dose iniziale.
Il dosaggio dovrebbe essere modulato sulla base delle caratteristiche individuali di ciascun paziente e della risposta clinica.
Qualora la risposta terapeutica non venga ottenuta dopo un periodo di almeno tre settimane è possibile aumentare il dosaggio fino a 15-30 mg/die.
In ogni caso non si devono superare i 30 mg/die.
L'aggiunta di un diuretico aumenta l'effetto ipotensivo.
Ipotensione da prima dose si può verificare in pazienti ad alto rischio (Vedi "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
Prima di iniziare la terapia occorre, se possibile, ristabilire l'equilibrio idrosalino, interrompere eventuali terapie diuretiche in corso almeno due o tre giorni prima ed iniziare la terapia con ACE-inibitori con la dose più bassa possibile.
Ove questo non fosse possibile, la dose iniziale dovrebbe essere la metà di quella raccomandata.
I pazienti ad alto rischio di ipotensione severa acuta, dovrebbero essere controllati preferibilmente in ospedale per un periodo di tempo almeno uguale a quello in cui ci si attende il massimo effetto dopo la somministrazione della prima dose e ogniqualvolta il dosaggio dell'ACE-inibitore o del diuretico viene aumentata.
Questo si riferisce anche ai pazienti con angina pectoris o malattia cerebrovascolare, nei quali un'eccessiva ipotensione potrebbe provocare infarto del miocardio o un accidente cerebrovascolare.
In pazienti con ipertensione maligna o scompenso cardiaco severo l'inizio della terapia e gli aggiustamenti del dosaggio dovrebbero essere effettuati in ospedale.
Il farmaco dovrebbe essere sempre preso all'incirca alla stessa ora del giorno per aumentare la compliance.
Il dosaggio usuale di mantenimento è di 7,5-15 mg/die in singola dose giornaliera. Qualora l'assunzione di Femipres dovesse essere dimenticata una volta, il giorno dopo il preparato deve essere preso nella dose consueta, salvo diversa prescrizione medica.
Posologia nell'insufficienza renale, epatica e negli anziani
In base alle ricerche effettuate con Femipres, normalmente non è necessario alcun aggiustamento della dose nell'insufficienza renale ed epatica di grado lieve - moderato.
Nei pazienti con gravi disturbi renali (clearance della creatinina minore di 40ml/min) o con funzione epatica gravemente compromessa, si raccomanda di iniziare con una dose di 3,75 mg.
Anche se le ricerche effettuate con Femipres non sembrano indicare che sia necessario alcun aggiustamento della dose nei soggetti anziani, poiché alcuni di questi possono essere più responsivi agli ACE-inibitori dei soggetti più giovani, è consigliabile iniziare con un dosaggio basso, ad esempio di 3,75 mg.
In tutti questi pazienti il dosaggio di 3,75 mg può essere aumentato solo sotto stretto controllo medico.
Femipres è controindicato nei pazienti con ipersensibilità verso i componenti o verso altre sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico, in pazienti con anamnesi positiva per angioedema correlato ad un precedente trattamento con un ACE-inibitore ed in pazienti con edema angioneurotico ereditario/idiopatico. Femipres è, inoltre, controindicato in gravidanza, durante l'allattamento ed in età pediatrica.
Ipotensione
Gli ACE-inibitori possono provocare un'importante riduzione della pressione arteriosa, specialmente dopo la somministrazione della prima dose.
L'ipotensione sintomatica è rara in pazienti ipertesi non complicati. Essa si verifica con maggiore probabilità in pazienti con deplezione di volume dovuto a terapia diuretica, restrizione di sodio nella dieta, dialisi, diarrea o vomito. È stata riscontrata principalmente in pazienti con scompenso cardiaco severo, con o senza insufficienza renale associata. È più probabile che si verifichi in pazienti in terapia con alte dosi di diuretici dell'ansa o con iponatremia o insufficienza renale. In questi pazienti il trattamento dovrebbe essere iniziato sotto stretto controllo medico, preferibilmente in ospedale, con una bassa dose ed un'attenta titolazione del dosaggio. Se possibile, la terapia con diuretici dovrebbe essere temporaneamente interrotta.
Queste considerazioni si applicano anche ai pazienti con angina pectoris o vasculopatie cerebrali, nei quali un'eccessiva ipotensione potrebbe provocare un infarto del miocardio o un accidente cerebrovascolare.
Nel caso si sviluppi ipotensione, il paziente dovrebbe essere posto in posizione supina.
La somministrazione endovenosa di soluzione salina potrebbe rendersi necessaria.
Pazienti con ipertensione renovascolare
Quando i pazienti con ipertensione renovascolare e preesistente stenosi bilaterale dell'arteria renale, o stenosi dell'arteria renale in pazienti con un solo rene sono trattati con ACE-inibitori, il rischio di sviluppare ipotensione severa e insufficienza renale aumenta.
Il trattamento con diuretici può rappresentare un ulteriore fattore di rischio.
Una perdita di funzionalità renale si può verificare anche in pazienti con stenosi unilaterale dell'arteria renale, pur senza importanti variazioni della creatininemia. In questi pazienti il trattamento dovrebbe essere iniziato in ospedale sotto stretto controllo medico, con basse dosi e attenta titolazione del dosaggio.
Il trattamento con diuretici dovrebbe essere sospeso e la funzionalità renale monitorata durante le prime settimane di terapia.
Pazienti con insufficienza renale
In individui particolarmente predisposti, si possono verificare variazioni della funzionalità renale a causa della inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone.
Pertanto gli ACE-inibitori dovrebbero essere usati con cautela in pazienti con insufficienza renale, i quali potrebbero richiedere un dosaggio ridotto o somministrazioni meno frequenti.
Uno stretto monitoraggio della funzionalità renale dovrebbe essere effettuato durante la terapia.
L'insufficienza renale è stata associata al trattamento con ACE-inibitori, specialmente in pazienti con scompenso cardiaco severo o malattie renali, inclusa la stenosi dell'arteria renale.
In alcuni pazienti con apparente assenza di malattia renale ed in concomitante trattamento diuretico, si sono verificati aumenti dell'azotemia e della creatininemia.
La riduzione del dosaggio dell'ACE-inibitore e/o la sospensione del diuretico possono rendersi necessarie.
Si raccomanda il monitoraggio della funzionalità renale durante le prime settimane di terapia.
Femipres non deve essere usato con membrane ad alto flusso di poliacrinonitrile, (sodio-2-metilallilsulfonato) (ad es. "AN69") in caso di dialisi o emofiltrazione, durante un'aferesi delle LDL (per grave ipercolesterolemia) o durante un trattamento di desensibilizzazione con veleni degli insetti per possibile comparsa di gravi reazioni di ipersensibilità come gonfiore, arrossamento, ipotensione e dispnea. Pertanto in questi casi è necessario usare un antiipertensivo di diversa classe o usare un'altra membrana dialitica.
Angioedema
Angioedema della faccia, delle estremità, delle labbra, delle membrane mucose, della lingua, della glottide e/o del laringe, possono verificarsi in pazienti trattati con ACE-inibitori, specialmente durante le prime settimane di trattamento. Tuttavia, in rari casi angioedema severo può verificarsi dopo un trattamento prolungato.
Il farmaco dovrebbe essere immediatamente sospeso e sostituito con un antiipertensivo di classe differente.
Episodi di angioedema con coinvolgimento della lingua, della glottide o del laringe, possono essere fatali. In questi casi la terapia d'emergenza dovrebbe includere, e non essere necessariamente limitata a, l'immediata somministrazione sottocutanea di una soluzione di adrenalina 1:1000 (da 0,3 a 0,5 ml) o la somministrazione endovenosa lenta di adrenalina 1mg/ml (osservare le istruzioni per la diluizione) con controllo dell'ECG e della pressione arteriosa.
Il paziente dovrebbe essere ospedalizzato, rimanere sotto osservazione per almeno 12/24 ore e non essere dimesso prima della completa risoluzione dei sintomi.
Tosse
Durante la terapia con ACE-inibitori si può manifestare una tosse secca che scompare con l'interruzione della terapia.
Pazienti con insufficienza epatica
Dato che Femipres viene primariamente metabolizzato dal fegato e dalle esterasi intestinali nel suo metabolita attivo, moexiprilat, i pazienti con insufficienza epatica possono sviluppare elevate concentrazioni plasmatiche di moexipril immodificato.
In questi casi è necessario tenere i pazienti sotto stretto controllo medico.
Anziani
Alcuni pazienti anziani possono risultare più responsivi agli ACE-inibitori dei pazienti più giovani.
Si raccomanda in tali pazienti la somministrazione di una dose iniziale bassa e il controllo della funzionalità renale all'inizio del trattamento.
Bambini
Fino a che non saranno disponibili dati di efficacia e sicurezza, gli ACE-inibitori non devono essere somministrati ai bambini.
Iperpotassiemia
Durante la terapia con ACE-inibitori si può verificare iperpotassiemia specialmente in presenza di insufficienza renale e/o scompenso cardiaco. L'aggiunta di potassio o l'uso di diuretici risparmiatori di potassio è generalmente sconsigliato potendo determinare un significativo aumento della potassiemia.
Nel caso l'uso concomitante dei farmaci sopra indicati venga ritenuto appropriato, si raccomanda il frequente controllo dei livelli serici di potassio.
Chirurgia/anestesia
Gli ACE-inibitori possono causare ipotensione o shock ipotensivo in pazienti sottoposti ad interventi di chirurgia maggiore, o durante anestesia, attraverso il potenziamento di altri fattori ipotensiogeni.
Qualora non fosse possibile sospendere l'ACE-inibitore, occorre controllare attentamente la volemia.
Stenosi aortica/cardiomiopatia ipertrofica
Gli ACE-inibitori dovrebbero essere usati con cautela in pazienti con ostruzione del tratto di efflusso del ventricolo sinistro.
Neutropenia/ agranulocitosi
Altri ACE-inibitori, hanno causato raramente neutropenia, agranulocitosi e depressione midollare, più frequentemente in pazienti con danno renale, specialmente se presentano anche collagenopatia, come lupus eritematoso sistemico o sclerodermia e in terapia con immunodepressori.
Tali effetti sono generalmente reversibili dopo sospensione del trattamento con ACE-inibitori.
I dati clinici disponibili non consentono di escludere che Femipres possa causare neutropenia/agranulocitosi con la stessa frequenza. Un attento monitoraggio dei globuli bianchi deve essere condotto nei pazienti particolarmente a rischio.
Proteinuria
Si verifica particolarmente in pazienti con disfunzione renale o nei quali si usano alte dosi di ACE-inibitori.
Febbre/ingrossamento dei linfonodi
Qualora nel corso della terapia con ACE-inibitori dovessero comparire febbre ed ingrossamento dei linfonodi, si consiglia l'effettuazione del conteggio dei globuli bianchi per escludere la comparsa di leucopenia.
Associazioni non raccomandate
- Diuretici risparmiatori di potassio o aggiunte di potassio
Gli ACE inibitori attenuano la perdita di potassio indotta dai diuretici.
I diuretici risparmiatori di potassio, quali spironolattone, triamterene, amiloride, e le aggiunte di potassio o sostituti del sale che contengono potassio, possono provocare aumenti significativi della potassiemia.
Nel caso che l'uso concomitante di questi sia ritenuto necessario per la terapia dell'ipopotassiemia, essi dovrebbero essere usati con cautela e con frequenti controlli del potassio serico.
Associazioni che richiedono precauzioni d'impiego
- Diuretici
I pazienti in terapia diuretica, specialmente quelli con deplezione di sodio e/o volume, possono avere un'eccessiva riduzione della pressione arteriosa all'inizio della terapia con ACE-inibitori.
L'insorgenza di ipotensione può essere prevenuta sospendendo i diuretici, espandendo la volemia, aumentando l'apporto di sale prima della somministrazione, o iniziando la terapia con ACE-inibitori alle dosi più basse.
Ulteriori aumenti del dosaggio dovrebbero essere prescritti con cautela.
- Litio
La concomitante somministrazione di ACE-inibitori e litio può ridurre l'escrezione di quest'ultimo.
I livelli serici di litio dovrebbero essere controllati frequentemente.
- Anestetici
Gli ACE-inibitori possono aumentare gli effetti ipotensivi di alcuni anestetici.
- Narcotici/antipsicotici
Si può verificare ipotensione posturale.
- Agenti antipertensivi
Potenziamento degli effetti ipotensivi degli ACE-inibitori
- Allopurinolo, citostatici o agenti immunosoppressori, corticosteroidi sistemici, procainamide
La concomitante somministrazione di ACE-inibitori può aumentare il rischio di leucopenia.
Altre interazioni
- Farmaci antiinfiammatori non steroidei (FANS)
La somministrazione di FANS può ridurre l'effetto antiipertensivo degli ACE-inibitori. Inoltre è stato riportato che l'associazione FANS - ACE-inibitori ha un effetto additivo sull'aumento della potassiemia, mentre la funzionalità renale può venire compromessa.
Questi effetti sono generalmente reversibili e si verificano principalmente in pazienti con compromessa funzionalità renale.
- Antiacidi
Riducono la biodisponibilità degli ACE-inibitori.
-Simpaticomimetici
Possono ridurre gli effetti antiipertensivi degli ACE-inibitori; occorre effettuare controlli frequenti per verificare che gli effetti desideratisiano ottenuti.
- Farmaci ipoglicemizzanti, come l'insulina ed i derivati delle sulfaniluree
Possibile potenziamento dell'azione ipoglicemizzante.
-Alcool
Potenzia l'effetto ipotensivo.
- Cibo
Può ridurre la biodisponibilità degli ACE-inibitori.
-Cloruro di sodio
Attenuazione dell'azione ipotensiva degli ACE-inibitori.
Non sono stati effettuati studi controllati ad hoc. Quando somministrati in gravidanza, gli ACE-inibitori attraversano la placenta e possono causare morbilità e mortalità fetale e neonatale.
L'esposizione del feto agli ACE-inibitori durante il secondo e terzo trimestre è stata associata ad ipotensione neonatale, insufficienza renale, deformità della faccia o del cranio e/o morte.
È stato descritto oligoidramnios, che riflette la ridotta funzionalità renale del feto.
Contratture degli arti, deformità cranio-facciali, ipoplasia polmonare e ritardo della crescita intrauterina, sono stati associati con l'oligoidramnios.
I neonati esposti durante la gravidanza agli ACE-inibitori possono presentare ipotensione, oliguria e iperkaliemia.
L'oliguria dovrebbe essere trattata supportando la pressione arteriosa e la perfusione renale.
Sono stati inoltre descritti, ritardo della crescita intrauterina, parti prematuri, pervietà del dotto arterioso e morte fetale; la correlazione di causa-effetto con gli ACE-inibitori non è chiara.
Non è noto se l'esposizione agli ACE-inibitori, limitata al primo trimestre di gravidanza può influire negativamente sul nascituro.
Le donne che diventano gravide durante il trattamento con ACE-inibitori dovrebbero essere informate del potenziale rischio per il feto.
Uso durante l'allattamento
Gli ACE-inibitori possono essere secreti con il latte e il loro effetto sui neonati non è stato determinato.
Si raccomanda alle madri di non assumere ACE-inibitori durante il periodo di allattamento.
Non ci sono studi sull'effetto degli ACE-inibitori sulla capacità di guidare.
Bisogna tenere in considerazione che durante la guida di autoveicoli o durante l'uso di macchinari si possono occasionalmente verificare vertigini e stanchezza.
I seguenti effetti indesiderati sono stati associati alla terapia con ACE inibitori:
Apparato cardiovascolare
Ipotensione severa può verificarsi dopo l'inizio della terapia o con l'aumento del dosaggio, specialmente nei pazienti a rischio (vedi "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
Si possono verificare vertigini, senso di stanchezza, disturbi della vista, raramente disturbi della coscienza (sincope).
In caso di ipotensione il paziente deve essere tenuto in posizione supina, e se necessario sottoposto ad infusione endovenosa di soluzione fisiologica. In genere il trattamento con ACE-inibitori può essere ripreso dopo ripristino della volemia e della pressione arteriosa (vedi "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
Casi singoli di tachicardia, palpitazioni, aritmie, angina pectoris, infarto miocardico, attacchi ischemici transitori ed emorragie cerebrali sono stati riportati per gli ACE-inibitori in associazione ad ipotensione.
Apparato urinario
Può manifestarsi o può peggiorare l'insufficienza renale; è stata osservata insufficienza renale acuta (vedi "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso"). Raramente è stata osservata proteinuria, associata ad un peggioramento della funzionalità renale solo in alcuni casi.
Raramente, e specialmente in pazienti con insufficienza renale, i livelli plasmatici di urea, creatinina e di potassio possono aumentare e quelli del sodio possono diminuire quale segno di peggioramento della insufficienza renale.
Apparato respiratorio
È stato documentato che gli ACE-inibitori inducono lo sviluppo di tosse in parecchi casi.
Raramente sono state riportate dispnea, sinusite, rinite, glossite, bronchite e broncospasmo.
In casi isolati, l'edema angioneurotico con interessamento delle vie superiori è risultato fatale.
Sebbene infiltrati eosinofili non siano stati riscontrati in terapia con Femipres, in singoli casi la presenza di tali infiltrati è stata descritta in corso di terapia con ACE-inibitori.
Apparato gastrointestinale
Occasionalmente si possono verificare nausea, dolori addominali, indigestione, vomito, diarrea, costipazione e secchezza delle fauci.
Sono stati riportati casi singoli di ittero colestatico, epatite, pancreatite e occlusione intestinale.
Cute e vasi
Occasionalmente si possono verificare reazioni allergiche e di ipersensibilità quali rash, prurito, orticaria, eritema multiforme, sindrome di Stevens Johnson, necrolisi epidermica tossica, efflorescenze similpsoriasiche e alopecia, pemfigo.
Ciò si può accompagnare a febbre, mialgia, artralgia, eosinofilia, e/o aumenti del titolo ANA.
Gli ACE-inibitori possono in qualche caso causare edema angioneurotico con coinvolgimento della faccia e dei tessuti orofaringei (Vedi "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
Sistema nervoso
Si sono verificati occasionalmente cefalee, vertigini, stanchezza, depressione, disturbi del sonno, parestesie, impotenza, disturbi dell'equilibrio, confusione, tinnito, annebbiamenti della vista e disturbi del gusto.
Parametri di laboratorio
Il trattamento con ACE-inibitori può causare raramente anemia, trombocitopenia, neutropenia, eosinofilia e in singoli casi agranulocitosi o pancitopenia; ciò accade più frequentemente in pazienti con insufficienza renale, specialmente se affetti da collagenopatie come lupus eritematoso sistemico o sclerodermia o in terapia con allopurinolo, procainamide o alcuni farmaci che impediscono le reazioni immunitarie (vedi "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
Durante il trattamento con ACE-inibitori sono state riscontrate alterazioni dei seguenti parametri di laboratorio:
- diminuzione dell'emoglobina e dell'ematocrito;
- aumento dell'azotemia, creatininemia, potassiemia e riduzione della sodiemia specialmente in pazienti con disturbi della funzionalità renale o in terapia con diuretici;
- aumento della bilirubinemia e delle transaminasi;
- aumento della potassiemia in pazienti con diabete manifesto;
- proteinuria;
- in singoli casi sono state riferite emolisi/anemia emolitica, anche in relazione ad una carenza di G-6-PDH senza che si potesse accertare un rapporto di causa effetto con l'ACE-inibitore somministrato.
Sintomi da sovradosaggio sono: ipotensione severa, shock, stupore, bradicardia, alterazioni degli elettroliti e insufficienza renale.
Dopo l'ingestione di una overdose i pazienti dovrebbero essere tenuti sotto osservazione, preferibilmente in una unità di terapia intensiva.
Gli elettroliti serici e la cretininemia dovrebbero essere controllati frequentemente. Le misure terapeutiche variano a seconda della natura e della severità dei sintomi.
Nel caso di ingestione recente, bisognerebbe mettere in atto misure idonee a prevenire l'assorbimento (quali la lavanda gastrica, la somministrazione di adsorbenti e solfato di sodio entro trenta minuti dall'ingestione) e accelerare l'eliminazione.
Se si verifica ipotensione, il paziente dovrebbe essere messo in posizione antideclive e dovrebbe essere somministrata rapidamente soluzione fisiologica salina. Occorrerebbe considerare il trattamento con angiotensina II.
La bradicardia o le eccessive reazioni vagali dovrebbero essere trattate con atropina. Se necessario ricorrere all'uso di un pace- maker. Gli ACE-inibitori possono essere rimossi dal circolo attraverso emodialisi. Membrane di poliacrinonitrile ad alto flusso non dovrebbero essere usate.
Gli effetti benefici degli ACE-inibitori nell'ipertensione e nello scompenso cardiaco sembrano dipendere principalmente dall'inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone.
La renina è un enzima sintetizzato dai reni; una volta in circolo converte l'angiotensinogeno in angiotensina I, un decapeptide relativamente inattivo.
L'angiotensina I viene quindi trasformata dall'enzima di conversione dell'angiotensina (ACE), una peptidilpeptidasi, in angiotensina II.
L'angiotensina II è un potente vasocostrittore, responsabile della vasocostrizione arteriosa, dell'aumento della pressione e della stimolazione delle ghiandole surrenali a secernere aldosterone.
L'inibizione dell'ACE risulta in una diminuita concentrazione plasmatica di angiotensina II, con conseguente riduzione dell'attività vasopressoria e della secrezione di aldosterone.
Sebbene di lieve entità, tale riduzione può comportare piccoli aumenti della potassiemia e perdita di sodio e di liquidi.
La cessazione del feedback negativo dell'angiotensina II sulla renina provoca un incremento dell'attività reninica plasmatica.
Un'ulteriore funzione dell'ACE è quella di degradare la bradichinina, potente peptide vasodepressivo, a metaboliti inattivi. Pertanto l'inibizione dell'ACE risulta in una aumentata attività del sistema callicreina-chinina locale e circolante, il quale contribuisce alla vasodilatazione periferica attraverso l'attivazione del sistema prostaglandinico. È possibile che questo meccanismo sia coinvolto nell'effetto ipotensivo degli ACE-inibitori, nonchè responsabile di alcuni effetti collaterali.
In pazienti con ipertensione la somministrazione di ACE-inibitori provoca una riduzione di uguale entità della pressione arteriosa sia in clino che in ortostatismo, senza aumento compensatorio della frequenza cardiaca.
Le resistenze periferiche si riducono e la gittata cardiaca rimane invariata o aumenta.
Si verifica un aumento del flusso renale, mentre la velocità di filtrazione glomerulare rimane generalmente invariata.
Il raggiungimento di una riduzione ottimale della pressione arteriosa si può verificare in alcuni pazienti solo dopo alcune settimane di terapia.
Gli effetti ipotensivi si mantengono nel lungo periodo.
La sospensione improvvisa della terapia non provoca generalmente un aumento improvviso della pressione.
Gli ACE-inibitori sono efficaci anche in pazienti con ipertensione a bassa renina.
Sebbene gli effetti antiipertensivi siano stati studiati in tutte le razze, i pazienti ipertesi di razza nera (generalmente una popolazione di ipertesi a bassa renina) hanno avuto in media una risposta agli ACE-inibitori in monoterapia minore rispetto ai pazienti di razza bianca. Questa differenza scompare se si aggiunge un diuretico.
Femipres è un profarmaco che viene trasformato, mediante idrolisi, nel suo metabolita attivo moexiprilat. La massima concentrazione plasmatica viene raggiunta un'ora dopo la somministrazione orale ed è dose dipendente. Il picco della concentrazione plasmatica del metabolita attivo viene raggiunto dopo circa 1 ora e mezza. L'emivita di moexipril è di circa 1-2 ore; quella del moexiprilat di circa 8 ore. La farmacocinetica di moexipril e moexiprilat non viene sostanzialmente modificata nell'anziano, nei pazienti con cirrosi epatica e con insufficienza renale lieve e moderata. Femipres viene quasi completamente metabolizzato; solo l'1-2% della sostanza si ritrova immodificata nelle urine. Il moexiprilat è il principale metabolita attivo di Femipres; gli altri metaboliti non sono attivi. I metaboliti vengono escreti nelle urine e nelle feci. Moexiprilat si lega per il 70% alle proteine plasmatiche.
I risultati degli studi di tossicità acuta negli animali confermano l'ottima tollerabilità di moexipril così come del suo principale metabolita moexiprilat. La DL50 per os nel topo per entrambi i sessi è di 2360 mg/kg e nel ratto di 4150 mg/kg. Il profilo tossicologico del farmaco emerso dagli studi di tossicità subacuta e cronica, è analogo a quello degli altri ACE-inibitori ed è riconducibile in gran parte agli effetti di una accentuazione del meccanismo di azione. Effetti collaterali non specifici correlati al farmaco dopo un lungo periodo di somministrazione furono riscontrati alla dose di 75 mg/kg, dose che corrisponde al 150 volte la massima dose totale giornaliera raccomandata negli uomini.
Gli studi compiuti in ratti e conigli non hanno evidenziato effetti tossici sulla fertilità, sulla riproduzione e anormalità sullo sviluppo peri e post-natale. Il rischio di mutagenesi e di cancerogenesi risulta estremamente basso.
Lattosio, crospovidone, magnesio ossido, gelatina, magnesio stearato, idrossipropilcellulosa, idrossipropilmetilcellulosa, macrogol 6000, titanio biossido, ferro ossido.
Non sono stati evidenziati casi di incompatibilità.
60 mesi.
Nulla da segnalare.
Compresse rivestite in blisters Al/Al
14 compresse da 15 mg
14 compresse da 7,5 mg
Nulla da segnalare.
SCHWARZ PHARMA S.p.A.
Via Gadames, snc - 20151 Milano (MI)
15 mg AIC n. 029214020
7,5 mg AIC n. 029214018
-----
03/12/96
y TABELLA DI APPARTENENZA DPR 309/90 - [Vedi Indice]
-----
Febbraio 2000
Prontuariofarmaci. - Copyright � 2000-2012 - Anibaldi.it@Network -
Tutti i diritti riservati.
[http://www.carloanibaldi.com/terapia/schede/summary.htm]