Interazioni - [Vedi Indice]In uno studio condotto con Fludara associato a pentostatina (deossicoformicina) per il trattamento di leucemie linfatiche croniche refrattarie (LLC) si è evidenziata un'alta incidenza non accettabile di tossicità polmonare con esito mortale. Si sconsiglia quindi l'uso di Fludara associato a pentostatina.
L'efficacia terapeutica di Fludara può essere ridotta dall'uso contemporaneo di dipiridamolo e altri inibitori dell'uptake dell'adenosina.
- Gravidanza
Fludara non deve essere usato in gravidanza.
È necessario raccomandare alle donne in età fertile di evitare gravidanze e di informare immediatamente il medico curante se dovesse verificarsi una gravidanza.
Una esperienza limitatissima sull'uomo avvalora i dati degli studi di embriotossicità negli animali che hanno dimostrato un potenziale effetto embriotossico e/o teratogeno alle dosi terapeutiche. Le esperienze precliniche nel ratto hanno dimostrato un passaggio della fludarabina fosfato e/o dei suoi metaboliti attraverso la barriera feto-placentare.
- Allattamento
L'allattamento al seno deve essere sospeso durante trattamento con Fludara.
Non è ancora accertato se il farmaco sia escreto nel latte materno. Vi è comunque evidenza dai dati preclinici che la fludarabina fosfato e/o i suoi metaboliti passano dal sangue materno al latte.
Non è stata valutata l'influenza del trattamento con Fludara sulla capacità di guidare o di usare macchine.
I più comuni effetti collaterali comprendono mielosoppressione (neutropenia, trombocitopenia e anemia), infezioni compresa la polmonite, febbre, nausea, vomito e diarrea. Altri effetti comunemente riportati sono: affaticamento, debolezza, stomatite, malessere generale, anoressia, edema, brividi, neuropatia periferica, disturbi visivi e rash cutanei. Gravi infezioni opportunistiche sono comparse in pazienti trattati con Fludara. Sono stati riferiti anche esiti letali di gravi eventi avversi.
Gli effetti collaterali più frequentemente riportati e le reazioni più chiaramente correlate all'assunzione del farmaco vengono qui di seguito elencati suddivisi in base al distretto corporeo interessato indipendentemente dalla loro gravità. Le loro frequenze (comuni
³ 1%, occasionali ³ 0,1% e <1%) sono basate sui dati delle sperimentazioni cliniche indipendentemente dalla correlazione causale con Fludara. Gli eventi rari (<01%) sono stati rilevati principalmente dall'esperienza successiva all'immissione in commercio.
- Stato fisico generale
Sono stati comunemente osservati infezioni, febbre, affaticamento, debolezza, malessere generale, brividi.
- Sistema ematopoietico e linfatico
Eventi ematologici (neutropenia, trombocitopenia e anemia) sono stati riscontrati nella maggior parte dei pazienti trattati con Fludara. La mielosoppressione può essere grave e da accumulo. L'effetto prolungato di Fludara sulla riduzione del numero dei linfociti-T può condurre ad un aumentato rischio di infezioni opportunistiche.
Fenomeni autoimmuni clinicamente significativi sono stati occasionalmente riscontrati in pazienti trattati con Fludara (vedi punto "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
- Disturbi metabolici e nutrizionali
La sindrome da lisi tumorale è stata osservata in pazienti trattati con Fludara. Questa complicanza può includere iperuricemia, iperfosfatemia, ipocalcemia, acidosi metabolica, iperkaliemia, ematuria, formazione di cristalli di acido urico nelle urine e insufficienza renale. L'insorgenza di questa sindrome può essere preannunciata da dolore al fianco ed ematuria.
Edema è stato riscontrato comunemente.
Occasionalmente possono riscontrarsi modificazioni dei livelli degli enzimi epatici e pancreatici.
- Sistema nervoso
Comunemente si osserva neuropatia periferica. Stato confusionale è stato riscontrato occasionalmente. Coma e agitazione compaiono raramente.
- Organi di senso
Disturbi visivi sono eventi comuni nei pazienti trattati con Fludara. In casi rari sono comparse neurite ottica, neuropatia ottica e cecità.
- Sistema respiratorio
In associazione con il trattamento con Fludara si è manifestata comunemente polmonite. Si sono inoltre osservate occasionalmente reazioni di ipersensibilità polmonare verso Fludara (infiltrati polmonari/pneumopatie interstiziali/fibrosi) associate a dispnea e tosse.
- Apparato digerente
Disturbi gastrointestinali come nausea e vomito, diarrea, stomatite e anoressia sono eventi comuni. Emorragia gastrointestinale, principalmente correlata alla trombocitopenia, è stata riscontrata in pazienti trattati con Fludara.
- Sistema cardiovascolare
In pazienti trattati con Fludara sono stati osservati rari casi di insufficienza cardiaca e aritmia.
- Sistema urogenitale
Rari casi di cistite emorragica sono stati riferiti in pazienti trattati con Fludara.
- Cute e annessi
Rash cutanei sono stati riportati comunemente in pazienti trattati con Fludara.
In rari casi può svilupparsi sindrome di Steven-Jones o necrolisi epidermica tossica (Sindrome di Lyell).
Elevate dosi di Fludara sono state associate a tossicità irreversibile a carico del SNC caratterizzata da cecità ritardata, coma e morte. Dosi elevate sono inoltre associate a grave trombocitopenia e neutropenia dovute a mielosoppressione. Non esiste alcun antidoto specifico in caso di sovradosaggio di Fludara. In tale evenienza si consiglia di interrompere la somministrazione del farmaco e di instaurare una terapia di sostegno.
Antitumorale, citotossico
Fludara contiene fludarabina fosfato, nucleotide fluorurato idrosolubile analogo dell'agente antivirale vidarabina, 9-b-D-arabinofuranosiladenina (ara-A), che è relativamente resistente alla deaminazione operata dall'adenosindeaminasi.
Fludarabina fosfato viene rapidamente defosforilata a 2F-ara-A che, una volta penetrata all'interno della cellula, viene successivamente fosforilata ad opera della deossicitidin-kinasi nella forma attiva trifosfato, 2-F-ara-ATP. Questo metabolita inibisce la ribonucleotide reduttasi, la DNA polimerasi a/d ed e, la DNA primasi e la DNA ligasi, inibendo così la sintesi del DNA. Inoltre, inibisce parzialmente la RNA polimerasi II con conseguente riduzione della sintesi proteica.
Sebbene alcuni aspetti del meccanismo d'azione della 2-F-ara-ATP non siano ancora stati completamente chiariti, si può ritenere che le azioni sul DNA, RNA e sulla sintesi proteica complessivamente contribuiscano all'inibizione della crescita cellulare, essenzialmente attraverso l'inibizione della sintesi del DNA. Inoltre, studi in vitro hanno dimostrato che l'esposizione di linfociti di pazienti con LLC alla 2F-ara-A scatena un estesa frammentazione del DNA e morte cellulare caratteristica dell'apoptosi.
Uno studio randomizzato su Fludara vs. ciclofosfamide, adriamicina e prednisone (CAP) su 208 pazienti con LLC, stadio B o C secondo Binet, ha rilevato i seguenti risultati nel sottogruppo di 103 pazienti trattati precedentemente: la percentuale di risposta complessiva e di risposta completa era superiore con Fludara rispetto al CAP (rispettivamente del 45% contro il 26% e del 13% contro il 6%); la durata della risposta e il tempo di sopravvivenza complessiva erano simili con Fludara e CAP. Entro il periodo di trattamento previsto di 6 mesi, il numero di decessi era di 9 (Fludara) contro 4 (CAP).
L'analisi "post-hoc" usando solo i dati a 6 mesi dall'inizio del trattamento ha rilevato una differenza tra le curve di sopravvivenza di Fludara e CAP in favore del CAP nel sottogruppo dei pazienti pretrattati allo stadio C secondo Binet.
- Farmacocinetica plasmatica ed urinaria di fludarabina (2F-ara-A)
La farmacocinetica di fludarabina (2F-ara-A) è stata studiata dopo somministrazione endovenosa in bolo e infusione di breve durata così come a seguito di infusione continua di fludarabina fosfato (Fludara, 2F-ara-AMP).
La 2F-ara-AMP è un profarmaco idrosolubile che nell'organismo umano viene rapidamente e completamente defosforilato al nucleoside fludarabina (2F-ara-A). Dopo infusione di una dose singola di 25 mg/m2 di 2F-ara-AMP protratta per 30 minuti in pazienti oncologici la concentrazione plasmatica massima di 2F-ara-A ha raggiunto il valore medio di 3,5 - 3,7 mM al termine dell'infusione. I corrispondenti livelli di 2F-ara-A dopo la quinta dose hanno evidenziato un modesto accumulo con livelli massimi medi di 4,4 - 4,8 mM al termine dell'infusione. Nel corso di un trattamento di 5 giorni consecutivi i livelli plasmatici sono aumentati di un fattore 2. Un accumulo di 2F-ara-A dopo parecchi cicli di trattamento può essere escluso. Dopo il picco i livelli plasmatici si sono ridotti con un andamento trifasico con un emivita iniziale di circa 5 minuti, intermedia di 1-2 ore e terminale di circa 20 ore.
Un confronto tra studi sulla farmacocinetica della 2F-ara-A ha mostrato un valore medio della clearance plasmatica totale (CL) di 79 +/- 40 ml/min/m2 (2,2 +/- 1,2 ml/min/kg) ed un volume medio di distribuzione (Vss) di 83 +/- 55 l/m2 (2,4 +/- 1,6 l/kg). I dati hanno evidenziato un'elevata variabilità interindividuale. I livelli plasmatici di 2F-ara-A e le aree sotto le curve delle concentrazioni plasmatiche nel tempo aumentavano in modo lineare con la dose; mentre le emivite, la clearance plasmatica e i volumi di distribuzione rimanevano costanti indipendentemente dalla dose dimostrando una corrispondenza lineare con la dose.
L'evenienza di neutropenia e variazioni dell'ematocrito indicano che la citotossicità della fludarabina fosfato si manifesta come depressione dell'ematopoiesi in modo dose-dipendente.
La 2F-ara-A è in gran parte escreta per via renale. Dopo somministrazione endovenosa il 40 - 60% della dose è escreta nelle urine. In studi su animali da laboratorio condotti con 3H-2F-ara-AMP le sostanze marcate sono state totalmente ritrovate nelle urine. Un altro metabolita, la 2F-ara-ipoxantina, che nel cane rappresenta il metabolita principale, è stato osservato nell'uomo in minore quantità. Soggetti con compromessa funzionalità renale presentano una ridotta clearance totale, il che depone per la necessità di diminuire la dose di farmaco in tali pazienti. Le sperimentazioni in vitro con proteine plasmatiche umane non hanno rilevato alcuna rilevante tendenza al legame proteico per la 2F-ara-A.
- Farmacocinetica cellulare della fludarabina trifosfato
La 2F-ara-A entra con meccanismo di trasporto attivo nelle cellule leucemiche, dove è rifosforilata a monofosfato e poi a di- e trifosfato. Il trifosfato 2F-ara-ATP è il maggior metabolita intracellulare ed il solo metabolita del quale sia nota l'attività citotossica. I livelli massimi di 2F-ara-ATP nei linfociti leucemici di pazienti con LLC sono stati osservati ad un tempo mediano di 4 ore ed hanno mostrato notevoli variazioni con un picco mediano di concentrazione di circa 20 mM. I livelli di 2F-ara-ATP nelle cellule leucemiche sono sempre stati notevolmente più elevati dei livelli massimi di 2F-ara-A nel plasma; ciò indica un accumulo a livello delle cellule bersaglio. L'incubazione in vitro di linfociti leucemici ha evidenziato una correlazione lineare tra l'esposizione extracellulare alla 2F-ara-A (prodotto della concentrazione della 2F-ara-A e della durata dell'incubazione) e l'arricchimento intracellulare del 2F-ara-ATP. L'eliminazione del 2F-ara-ATP dalle cellule bersaglio ha mostrato valori di emivita mediana di 15 e 23 ore.
Non è stata trovata una chiara correlazione tra la cinetica della 2F-ara-A e l'efficacia del trattamento nei pazienti oncologici.
Negli studi di tossicità acuta, singole dosi di fludarabina fosfato hanno causato sintomi gravi di intossicazione o morte a dosaggi circa cento volte superiori alla dose terapeutica. In conformità con la natura citotossica del farmaco il midollo osseo, il sistema linfatico, la mucosa gastrointestinale, il rene e le gonadi maschili sono stati influenzati. Nei pazienti gravi effetti collaterali sono stati osservati a dosi più vicine a quella terapeutica (fattore 3-4) e hanno compreso grave neurotossicità a volte con esito letale (vedi punto "Sovradosaggio").
Studi di tossicità sistemica dopo somministrazione ripetuta di fludarabina fosfato hanno evidenziato la comparsa degli effetti previsti sui tessuti in rapida proliferazione al di sopra di una dose soglia. La gravità delle manifestazioni morfologiche aumentava in rapporto alla dose ed alla durata del trattamento e le modificazioni osservate sono state in genere considerate reversibili. Per lo più, l'esperienza acquisita dall'uso terapeutico di Fludara depone per un profilo tossicologico comparabile nell'uomo, sebbene nei pazienti siano stati osservati ulteriori effetti collaterali come ad es. la neurotossicità (vedi punto "Effetti indesiderati").
I risultati degli studi di embriotossicità animale hanno indicato per fludarabina fosfato una potenziale teratogenicità. In considerazione dell'esiguo margine di sicurezza tra dosi teratogene negli animali e la dose terapeutica nell'uomo così come per analogia con altri antimetaboliti che si ritiene interferiscano con il processo di differenziazione, l'uso terapeutico di Fludara è associato nell'uomo con un rischio teratogeno rilevante (vedi punto "Gravidanza e allattamento").
La fludarabina fosfato induce aberrazioni cromosomiche in un test citogenetico in vitro, danni al DNA in un test di scambio di cromatidi fratelli e aumenta la frequenza di micronuclei nel test dei micronuclei di topo in vivo, ma i test di mutazione genica e dei dominanti letali nei topi maschi sono risultati negativi. Pertanto, il potenziale mutageno è stato dimostrato nelle cellule somatiche ma non è stato osservato nelle cellule germinali.
Un sospetto di potenziale effetto neoplastico può derivare dalla nota attività della fludarabina fosfato a livello del DNA e dai risultati del test di mutagenicità. Non sono stati condotti studi specifici sulla possibilità di Fludara di indurre tumori negli animali poiché solo dati epidemiologici possono costituire verifica al sospetto di un aumentato rischio di insorgenza di un secondo tumore, a seguito di trattamento con fludarabina.
Sulla base dei risultati sperimentali nell'animale in seguito a somministrazione di fludarabina fosfato per via endovenosa, non è prevedibile la comparsa di irritazioni locali degne di nota nel sito di iniezione. Anche in caso di erronea somministrazione per via paravenosa, endoarteriosa e intramuscolare di una soluzione acquosa contenente 7,5 mg di fludarabina fosfato/ml, non è stata osservata irritazione locale rilevante.
Ogni flacone di Fludara contiene 50 mg di mannitolo. Per portare il pH a 7,7 è presente idrossido di sodio.
Evitare la miscelazione con altri farmaci.
La stabilità di Fludara nel suo confezionamento intatto è di 36 mesi. Una volta ricostituita la soluzione, Fludara deve essere utilizzato entro 8 ore. Poiché Fludara non contiene conservanti antimicrobici la sterilità della soluzione preparata deve essere garantita.
Non è richiesta alcuna particolare condizione di conservazione.
Conservare opportunamente tutti i medicinali e tenerli lontano dalla portata dei bambini.
Fludara viene fornito in flaconcini monodose in vetro chiaro contenenti ciascuno 50 mg di fludarabina fosfato.
Ogni scatola contiene 5 flaconcini.
Fludara deve essere preparato per l'uso parenterale, aggiungendo acqua sterile per preparazioni iniettabili in condizioni di sterilità. Una volta ricostituito con 2 ml di acqua sterile per preparazioni iniettabili la polvere si dissolverà completamente entro 15 secondi. Ogni ml della soluzione preparata conterrà 25 mg di fludarabina fosfato, 25 mg di mannitolo e idrossido di sodio per portare il pH a 7,7. Il valore di pH del prodotto finale è di 7,2 - 8,2. Negli studi clinici il prodotto è stato diluito in 100 ml o 125 ml di destrosio al 5% o di soluzione di cloruro di sodio 0,9%.
- Manipolazione ed eliminazione:
Fludara non deve essere maneggiato da personale in stato di gravidanza.
Devono essere osservate le procedure per la corretta manipolazione e eliminazione, in accordo alle linee guida usate per i farmaci citotossici. Qualunque residuo di prodotto o materiale di scarto venuto a contatto con Fludara deve essere distrutto mediante incenerimento.
Si raccomanda comunque cautela nella preparazione e manipolazione della soluzione di Fludara. È consigliato l'uso di guanti di latex e occhiali di protezione per evitare il contatto diretto in caso di rottura del flacone o di schizzi accidentali. In caso di contatto con pelle o mucose, lavare accuratamente con acqua e sapone. In caso di contatto della soluzione con gli occhi, risciacquarli abbondantemente con acqua. Evitare l'esposizione per inalazione.
SCHERING S.p.A.
Via Mancinelli, 11 - 20131 Milano
Rappresentante in Italia della Schering:
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Medicinale utilizzabile esclusivamente in ambiente ospedaliero o ad esso assimilabile
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