Monoterapia : le reazioni secondarie da Flutamide più spesso segnalate sono ginecomastia e/o dolorabilità mammaria, talora accompagnate da galattorrea.
Tali reazioni scompaiono in seguito all'interruzione del trattamento o alla riduzione del dosaggio.
Flutamide presenta scarsa attività sul sistema cardiovascolare e comunque un'attività significativamente minore di quella osservata con trattamenti ormonali.
Reazioni secondarie meno frequentemente osservate sono: diarrea, nausea, vomito, aumento dell'appetito, insonnia, stanchezza, alterazioni transitorie della funzionalità epatica ed epatite.
Reazioni secondarie più rare sono rappresentate da: diminuzione della libido, pirosi gastrica, stipsi, dolore epigastrico, anoressia, edema, ecchimosi, herpes zoster, prurito, sindrome simil-lupoide, cefalea, vertigini, debolezza, malessere, visione confusa, sete, dolore toracico, ansia, depressione, linfoedema.
Raramente è stata segnalata riduzione del numero di spermatozoi.
Inoltre, altri effetti evidenziati sono: anemia emolitica, anemia macrocitica, metaemoglobinemia, reazioni da fotosensibilizzazione (comprendenti eritema, ulcerazione, eruzioni bollose e necrolisi epidermica) e modifiche del colore delle urine ad ambra o giallo-verde, che possono essere attribuite a Flutamide e/o ai suoi metaboliti.
Si sono osservati anche ittero colestatico, encefalopatia epatica e necrosi epatica.
Il danno epatico è solitamente reversibile dopo interruzione della terapia. Tuttavia, sono stati riportati casi di morte a seguito di insufficienza epatica grave associata all'uso di Flutamide.
I valori alterati dei tests di laboratorio comprendono modifiche nella funzionalità epatica, azoto ureico ematico (BUN) elevato e raramente valori aumentati di creatinina sierica.
In associazione con LHRH-agonisti gli effetti collaterali segnalati con maggior frequenza nel corso della terapia di associazione sono: vampate di calore, diminuzione della libido, impotenza, diarrea, nausea e vomito.
Con l'eccezione della diarrea, questi effetti collaterali si osservano nel corso di terapia con gli LHRH-agonisti o in monoterapia con una frequenza confrontabile.
L'incidenza di ginecomastia osservata a seguito di trattamento con Flutamide viene ridotta in modo marcato con l'associazione.
Nel corso degli studi clinici non è stata rilevata alcuna differenza significativa nell'incidenza di ginecomastia tra i gruppi in trattamento con placebo e quelli in trattamento con Flutamide e LHRH-agonista.
Raramente i pazienti manifestano: anemia, leucopenia, disturbi gastroenterici aspecifici, anoressia, segni di irritazione cutanea, edema, sintomi neuromuscolari, ittero, sintomi genitourinari, ipertensione, effetti collaterali a carico del sistema nervoso centrale (sonnolenza, depressione, confusione, ansia, irritabilità) e trombocitopenia. Molto raramente si sono osservati sintomi polmonari, epatite e fotosensibilizzazione.
Flutamide non svolge alcun effetto teratogeno nel ratto e nel coniglio anche a dosi fino a 20 volte superiori alla dose consigliata nell'uomo.
Negli studi condotti utilizzando i consueti animali di laboratorio, le modifiche correlate a Flutamide riflettono l'azione farmacologica caratteristica del farmaco. Si sono osservate riduzioni della dimensione della prostata, delle vescicole seminali e dei testicoli.
Il peso medio del fegato aumenta nei ratti e nei cani, ma non si osservano modifiche morfologiche distinguibili e importanti, associate a tali modifiche ponderali.
In tutte le specie sono rilevabili le modifiche istologiche caratteristiche dell'attività antiandrogena di Flutamide ed inoltre si osserva soppressione della spermatogenesi.
Nei ratti si è manifestata insorgenza di adenomi delle cellule interstiziali dei testicoli in modo farmaco-correlato, ma non dose-correlato.
Nel cane e nella scimmia, per dosi giornaliere fino a 4 e 9 volte quella prevista per l'uomo e per periodi fino a 78 settimane e 42 giorni rispettivamente, non sono stati osservati effetti carcinogenetici.
Complessivamente è scarsa l'evidenza di organotossicità.
Flutamide non ha dimostrato potenziale mutageno nel test di Ames, nel DNA repair test, nello studio "in vivo" dello scambio tra cromatidi o nello studio del dominante letale nel ratto.