Interazioni - [Vedi Indice]
Occorre tener presente la lunga emivita di eliminazione della
fluoxetina e del suo metabolita attivo.
A causa della lunga emivita terminale della fluoxetina possono
insorgere interazioni clinicamente importanti anche nelle 2-3
settimane successive all’interruzione del trattamento con
questo farmaco.
Inibitori delle Monoamino Ossidasi (es:. moclobemide,
selegilina)
In pazienti che assumevano fluoxetina in associazione ad un
inibitore delle Monoamino Ossidasi (IMAO) è stata
riportata la comparsa di reazioni gravi talvolta letali (quali
ipertermia, rigidità, mioclono, instabilità del
sistema nervoso autonomo con possibili fluttuazioni rapide dei
segni vitali e modificazioni dello stato mentale che includevano
agitazione progressiva estrema fino al delirio� e al coma). In
alcuni casi si sono manifestati sintomi simili alla Sindrome
Maligna da Neurolettici. Pertanto, la fluoxetina non deve essere
assunta contemporaneamente agli inibitori delle MAO (moclobemide
e selegilina). La ciproeptadina per via orale o il dantrolene per
via endovenosa possono dare sollievo ai pazienti nei quali si
verificano tali reazioni.
L’esperienza con l’uso concomitante di inibitori
delle MAO e antidepressivi triciclici suggerisce che dovrebbero
intercorrere almeno 14 giorni tra l’interruzione della
terapia con moclobemide o selegilina e l’inizio del
trattamento con fluoxetina.
Poiché la fluoxetina e il suo metabolita attivo hanno
una emivita di eliminazione molto lunga, si dovrebbero far
trascorrere almeno 5 settimane (circa 5 emivita della
norfluoxetina) dopo l’interruzione della terapia con
fluoxetina e prima di iniziare il trattamento con moclobemide o
selegilina. La somministrazione di moclobemide o selegilina entro
5 settimane dall’interruzione della terapia con fluoxetina
può aumentare il rischio di effetti indesiderati gravi.
Sono stati riferiti diversi casi di decesso in pazienti che
ricevevano inibitori delle MAO subito dopo l’interruzione
del trattamento con fluoxetina, ma non è stato possibile
stabilire una relazione causale con la fluoxetina.
L-triptofano:
In pazienti che ricevevano fluoxetina in associazione con�
L-triptofano sono stati riportati agitazione, irrequietezza e
disturbi gastro-intestinali (nausea e vomito). Pertanto
L-triptofano non deve essere somministrato nell’arco di
tempo che va da 14 giorni prima a 5 settimane dopo il trattamento
con fluoxetina.
Litio:
Si raccomanda cautela in caso di somministrazione concomitante
di fluoxetina e litio poiché sono stati riportati casi di
aumento della litiemia e della tossicità da litio.
Pertanto la litiemia dovrebbe essere controllata.
Derivati cumarinici o digitossina:
Poiché la fluoxetina si lega� fortemente� alle proteine
plasmatiche, la somministrazione a pazienti che assumono altri
farmaci anch’essi fortemente legati alle proteine
plasmatiche (quali i derivati cumarinici o la digitossina)
può causare una modificazione nelle concentrazioni
plasmatiche che potenzialmente può avere esito in eventi
avversi.
Viceversa, effetti avversi possono risultare dallo
spiazzamento della fluoxetina da parte di altri farmaci a forte
legame proteico.
Anticoagulanti:
Si raccomanda cautela in caso di somministrazione
contemporanea di fluoxetina e anticoagulanti, farmaci che
agiscono sulla funzione piastrinica o di� altri farmaci che
possono aumentare il rischio di sanguinamento (vedere 4.4
“Speciali avvertenze e precauzioni per
l’uso” )
Alcool:
Si raccomanda di evitare l’assunzione di alcool durante
la terapia con fluoxetina sebbene nei tests formali la fluoxetina
non abbia potenziato gli effetti dell’alcool.
Farmaci metabolizzati dal sistema isoenzimatico
P450IID6:
� Poiché la fluoxetina può inibire
l’isoenzima P450IID6 del citocromo epatico P450, nei
pazienti che richiedono la contemporanea somministrazione di
fluoxetina con altri farmaci metabolizzati prevalentemente dallo
stesso sistema isoenzimatico (quali flecainide, encainide,
vinblastina, carbamazepina e antidepressivi triciclici
/antipsicotici), si rende necessario un attento monitoraggio ed
una eventuale riduzione del dosaggio di questi ultimi.
Benzodiazepine:
L’emivita di alcune benzodiazepine quali diazepam,
alprazolam, midazolam e triazolam può essere prolungata se
somministrate in associazione con fluoxetina. La Fluoxetina non
ha tuttavia effetti sull’eliminazione di clonazepam,
lorazepam., oxazepam o temazepam.
Antidepressivi triciclici, neurolettici:
La somministrazione di fluoxetina può potenziare gli
effetti dei farmaci attivi sul Sistema Nervoso Centrale mediante
un aumento significativo delle concentrazioni plasmatiche degli
antidepressivi triciclici (e neurolettici) somministrati
contemporaneamente alla fluoxetina� o dopo la sospensione della
stessa.
Nei casi in cui si renda necessaria la contemporanea
somministrazione dei due tipi di farmaco, il dosaggio
dell’antidepressivo o del neurolettico dovrebbe essere
quello più basso consigliato e� dovrebbe essere�
effettuato il monitoraggio terapeutico del farmaco. La
contemporanea somministrazione di fluoxetina e neurolettici
può portare ad un potenziamento dei sintomi motori
extrapiramidali.
Fenitoina, carbamazepina:
Alcuni pazienti trattati con dosi stabili di fenitoina hanno
sviluppato concentrazioni di fenitoina nel plasma elevate e
manifestazioni cliniche di tossicità dopo l’inizio
del trattamento contemporaneo con fluoxetina. Lo stesso si
è verificato con l’uso di carbamazepina.
�
Insulina, antidiabetici orali:
� E’ stata riscontrata ipoglicemia in pazienti diabetici
durante il trattamento con fluoxetina e iperglicemia dopo
l’interruzione del trattamento. E’ pertanto
necessario aggiustare� il dosaggio dell’insulina e/o
dell’antidiabetico orale.
� CYP3A4:
La norfluoxetina è un inibitore del CYP3A4 e pertanto
sono possibili interazioni con i substrati CYP3A4.
�
Il trattamento di donne durante i primi 3 mesi di gravidanza
non è stato finora associato a malformazioni dei nascituri
sebbene sia stato riscontrato un aumento nell’incidenza di
alcune lievi anomalie. Il trattamento durante l’ultima fase
della gravidanza può dar luogo a nascite premature, a
diminuzione di peso alla nascita ed a difficile adattamento dei
neonati.
Non ci sono indicazioni che l’esposizione al farmaco
durante la vita intrauterina abbia effetti sul quoziente di
intelligenza (QI), sul linguaggio e sullo sviluppo del
comportamento in bambini in età prescolare. Comunque,
durante la gravidanza la fluoxetina dovrebbe essere usata
soltanto se non esiste una valida alternativa ad essa.
�
L’uso di fluoxetina dovrebbe essere evitato durante
l’allattamento (poiché è stata riscontrata
una concentrazione latte/plasma in rapporto di 1:4) oppure si
dovrebbe interrompere l’allattamento.
�
La fluoxetina può influenzare la capacità di
guidare autoveicoli� e di effettuare lavori che richiedono
particolare attenzione. A causa della lunga emivita della
fluoxetina si dovrebbe usare cautela anche per diversi giorni
dopo l’interruzione del trattamento.
�
Gli effetti indesiderati più frequenti (>10%)
comprendono:
Disturbi del tratto gastro-intestinale: nausea, secchezza
delle fauci, diminuzione dell’appetito, diarrea,
costipazione, vomito, dolori addominali, flatulenza,
modificazioni del gusto. Questi eventi si verificano più
frequentemente all’inizio del trattamento e generalmente
diminuiscono con la continuazione della terapia.
Disturbi del SNC: cefalea, insonnia, nervosismo,
affaticamento, tremore, vertigini, impotenza, riduzione della
libido, parestesia, irrequietezza e incubi. Questi disturbi sono
generalmente transitori.
Disturbi generali: debolezza, eccessiva sudorazione, visione
offuscata, eruzione cutanea,� palpitazioni, dolori al petto,
vampate di calore e artralgia. Anche questi disturbi sono
generalmente transitori.
Gli effetti indesiderati frequenti (1-10%)
comprendono:
Reazioni anafilattiche: broncospasmo, angioedema e orticaria.
Reazioni cutanee che possono verificarsi assieme a sintomi
generali quali febbre, leucocitosi, artralgia, dispnea ed edema.
Tali sintomi generali si possono verificare anche in assenza di
reazioni cutanee.
La terapia con fluoxetina dovrebbe essere sospesa se si
verificano reazioni cutanee o altre reazioni di probabile natura
allergica.
La fluoxetina può� provocare improvvisa ipomania e
mania in pazienti con disturbi affettivi bipolari.
Gli effetti indesiderati meno frequenti (<1%)
comprendono:
Sindrome da serotonina.� In alcuni pazienti sono state
riportate reazioni sistemiche gravi con interessamento dei
polmoni, reni o fegato, probabilmente correlate a vasculite,
unitamente a reazioni cutanee. Tali reazioni sistemiche sono
estremamente rare, ma è stato riportato un caso di esito
letale.
In casi isolati sono state osservate modificazioni di natura
infiammatoria o fibrotica nei polmoni. L’unico sintomo
riportato in tali casi è stata la dispnea.
E’ stata riportata iponatriemia reversibile (<110
mmol/l) verificatasi dopo l’interruzione della terapia
principalmente in pazienti anziani, in pazienti che ricevevano
diuretici o in pazienti disidratati. Sono possibili leucopenia ed
aumento dei valori degli enzimi epatici sebbene questi si
normalizzino generalmente dopo la sospensione della terapia. Sono
stati riportati disturbi delle funzioni epatiche di vario
grado.
Si possono verificare ipotiroidismo e ipertiroidismo.
Sono state riportate sindromi cerebrali acute.
Si possono verificare sintomi motori extrapiramidali o possono
diventare più marcati specialmente in pazienti predisposti
(per esempio in pazienti affetti da morbo di Parkinson).
In casi isolati, sono state riportate convulsioni come pure un
aumento della durata delle convulsioni in pazienti che ricevevano
contemporaneamente fluoxetina e trattamento elettro-shock.
Possono verificarsi anche ipertensione, ipotensione e
sincope.
Inoltre da rapporti individuali sono stati rilevati i seguenti
incidenti che, sebbene verificatisi durante il trattamento con
fluoxetina, non necessariamente hanno una relazione causale con
essa: trombocitopenia e disturbi della funzione piastrinica.
Alcuni pazienti hanno riportato emorragia della cute, del tratto
gastro-intestinale, epistassi. Inoltre, anemia aplastica, anemia
emolitica, polmonite eosinofila, sindrome maligna da
neurolettici, infarto del miocardio, aritmia cardiaca, alopecia,
pancreatite, iperprolattinemia, sanguinamento vaginale in
seguito� alla sospensione del farmaco, ideazione suicidaria, e
comportamenti violenti.
�
Raramente si può verificare sanguinamento e/o
manifestazioni emorragiche prolungate (quali ecchimosi, emorragie
ginecologiche, sanguinamenti gastrointestinali e sanguinamenti
della cute o delle mucose).
Sebbene possano verificarsi reazioni da sospensione in seguito
all’interruzione del trattamento, dai dati preclinici e
clinici disponibili non si può dedurre che i farmaci
inibitori selettivi della ricaptazione della seritonina (SSRI)
diano luogo a dipendenza. I sintomi che possono essere associati
alle reazioni da sospensione sono ad esempio, vertigini,
parestesia, mal di testa, nausea e ansietà. La maggior
parte delle reazioni da sospensione sono lievi e regrediscono
spontaneamente.
�
I sintomi caratteristici di� un’overdose comprendono
nausea,� vomito, convulsioni e forte eccitamento nervoso. Non
esiste antidoto specifico per la fluoxetina. Può essere
necessaria una terapia di supporto per diversi giorni a causa
della lunga emitiva della fluoxetina e dei suoi metaboliti. La
terapia di supporto dovrebbe assicurare che le vie aeree del
paziente non siano ostruite e la funzione cardiaca sia
monitorata. Eventuali convulsioni possono essere alleviate con
l’uso di benzodiazepine. In alcuni casi al posto della
lavanda gastrica può essere somministrato carbone attivo
in associazione con sorbitolo. Una diuresi forzata, la dialisi o
l’emoperfusione probabilmente non sono in grado di offrire
benefici.
�
�
�
Categoria farmacoterapeutica: inibitore selettivo della
ricaptazione della serotonina.
Codice ATC: N06AB03.
La fluoxetina è un inibitore selettivo e competitivo
della ricaptazione della 5-idrossitriptamina (serotonina) nello
spazio presinaptico ed ha soltanto un effetto leggero o nullo sul
meccanismo di ricaptazione della noradrenalina, della dopamina o
della acetilcolina. Il principale metabolita, la norfluoxetina,
ha le stesse proprietà della fluoxetina.
�
L'assorbimento della fluoxetina da parte del tratto
gastro-intestinale� dopo somministrazione orale è
relativamente lento. Il picco plasmatico si raggiunge dopo 6-8
ore.
La biodisponibilità sistemica della fluoxetina non
è nota. L’assunzione contemporanea di cibo rallenta
in qualche misura l’assorbimento ma non altera la
biodisponibilità sistemica. Il volume di distribuzione
della fluoxetina è di 20 - 45 l/kg ed il suo legame alle
proteine plasmatiche è del� 94% circa.
L’emivita di eliminazione è molto lunga, 2-3
giorni in caso di metabolismo normale e 5-7 giorni in caso di
metabolismo lento, mentre quella del suo principale metabolita,
norfluoxetina, è di 7-9 giorni in caso di metabolismo
normale e di 27-29 giorni in caso di metabolismo lento. In caso
di insufficienza epatica (cirrosi da alcool), l’emivita
della fluoxetina e della norfluoxetina aumenta fino a 7 e 12
giorni rispettivamente con un aumento della AUC. A causa di
questa lunga emivita, è necessario un periodo di
trattamento di 2 o 3 settimane per raggiungere la concentrazione
plasmatica di equilibrio e, dopo l’interruzione della
terapia la fluoxetina ed i suoi metaboliti sono presenti nel
corpo per settimane. Questo fatto deve essere tenuto presente nel
programmare la somministrazione di altri farmaci (vedere 4.5
“Interazioni con altri medicinali e altre forme di
interazione”). La fluoxetina viene metabolizzata nel
fegato ad opera dell’enzima polimorfo citocromo P450 2D6
(CYP2D6) prevalentemente per desmetilazione nel suo principale
metabolita farmacologicamente attivo, norfluoxetina. Essa viene
ulteriormente metabolizzata nel fegato in altri metaboliti
inattivi che sono escreti con le urine.
Non è stato individuato alcun cambiamento significativo
nella clearance plasmatica dopo somministrazione di una singola
dose di fluoxetina a pazienti anziani ed a pazienti con ridotta
funzionalità renale. Non si può comunque escludere
il rischio di accumulo e di aumento del tempo di eliminazione nei
trattamenti a lungo termine.
�
La fluoxetina ha una bassa tossicità acuta.
Gli studi di tossicità cronica dimostrano che la�
fluoxetina può provocare fosfolipidosi reversibile,
come osservato per esempio con�
amiodarone, fenfluramina, imipramina e ranitidina.
L’importanza clinica di questo effetto non��
è� stata stabilita. Ciò deve comunque essere
tenuto presente qualora si dovessero verificare
problemi respiratori.
In studi condotti sugli animali non si è evidenziato
alcun� segno di mutagenicità , carcinogenicità� o
teratogenicità� della fluoxetina.
Studi� sulla fertilità� nei ratti con dosi� fino a 12,5
mg/kg/die hanno dimostrato che la fluoxetina non provoca�
reazioni avverse sulla fertilità, però� era
diminuito il� tasso di sopravvivenza neonatale.
�
�
�
Cellulosa microcristallina, croscaramellosa sodica, magnesio
stearato, silice colloidale anidra.
�
Non pertinenti
�
3 anni
�
Nessuna speciale precauzione per la conservazione
�
Blister di PVC/PE/PVDC/alluminio.
Confezioni da 10, 12, 14, 20, 28, 30, 50, 100 compresse.
Confezione da 100 compresse per uso ospedaliero.
(Non tutte le confezioni saranno messe in commercio).
�
Nessuna istruzione particolare
�
�
ratiopharm GmbH, Graf-Arco-Strasse, 3 - Ulm (Germania)
���
�
10 compresse solubili da 20 mg in
blister���������������� AIC 034850014/MG
12 compresse solubili da 20 mg in
blister���������������� AIC 034850026/MG
14 compresse solubili da 20 mg in
blister���������������� AIC 034850038/MG
20 compresse solubili da 20 mg in
blister���������������� AIC 034850040/MG
28 compresse solubili da 20 mg in
blister���������������� AIC 034850053/MG
30 compresse solubili da 20 mg in
blister���������������� AIC 034850065/MG
50 compresse solubili da 20 mg in
blister���������������� AIC 034850077/MG
100 compresse solubili da 20 mg in blister��������������
AIC 034850089/MG
100 x 1 compresse solubili da 20 mg in blister��������
AIC 034850091/MG
�
-----
�
24/04/2001
�
TABELLA DI APPARTENENZA DPR 309/90 - [Vedi Indice]
-----/
�
10/03/2002
�����