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Diabete mellito Tipo 2 (NIDDM, non insulino-dipendente) che
non sia controllabile con la sola dieta o con la dieta e
sulfaniluree o biguanidi.
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La posologia giornaliera, le modalità e la durata del
trattamento vanno stabilite dal medico curante in base alla
situazione metabolica del paziente. In linea di massima la
posologia iniziale è di 2 compresse al giorno ai pasti
principali. In ogni caso non deve essere mai superata la dose di
6 compresse di Glibomet e 4 compresse di Glibomet
“5”. Successivamente la posologia giornaliera va
gradatamente diminuita fino a raggiungere la dose minima
sufficiente a mantenere il controllo glicometabolico.
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Ipersensibilità ai singoli principi attivi
(glibenclamide, metformina) o ad uno qualsiasi degli eccipienti;
diabete gestazionale, diabete Tipo 1 (insulino-dipendente); coma
e precoma diabetico; tasso sierico della creatinina superiore a
12 mg/l; precedenti di acidosi lattica in diabetici;
funzionalità epatica o renale gravemente compromessa;
trattamento in corso con diuretici o con agenti antiipertensivi
suscettibili di provocare alterazioni della funzione renale o
durante una urografia endovenosa; affezioni cardiocircolatorie
gravi (scompenso cardiaco, stato di shock cardiogeno o
tossinfetivo, turbe della circolazione arteriosa periferica);
affezioni respiratorie gravi; insufficienza surrenale; alcoolismo
cronico; regimi fortemente ipocalorici e, soprattutto, stati di
digiuno; gravi malattie distrofiche; emorragie acute gravi;
shock; gangrena; gravidanza ed allattamento. Durante i due giorni
precedenti o seguenti un intervento chirurgico.
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Ogni trattamento ed in particolare il passaggio da o ad altri
ipoglicemizzanti, deve essere prescritto dal medico.
Il paziente deve attenersi rigorosamente alle prescrizioni
mediche circa la posologia e le modalità di assunzione,
nonchè per quanto concerne il concomitante regime
dietetico e l'attività fisica.
Per la presenza di un derivato sulfanilureico l'uso deve
essere limitato ai pazienti con diabete mellito Tipo 2 che non
possa essere controllato con la dieta.
In caso di manifestazioni ipoglicemiche (ved.Effetti
indesiderati) somministrare carboidrati (zucchero); nei casi
più gravi, che raramente possono arrivare fino alla
perdita della coscienza, è necessario effettuare
un'infusione lenta i.v. di soluzione glucosata.
In concomitanza con traumi, interventi chirurgici, malattie
infettive e febbrili, può rendersi necessario instaurare
temporaneamente la terapia insulinica per mantenere un adeguato
controllo metabolico.
E' opportuno tener presente la possibilità di reazioni
antabuse-simili dopo ingestione di bevande alcooliche.
Il trattamento deve essere sospeso 48 ore prima
dell'esecuzione di una angiografia o di una urografia
riprendendolo, se necessario, 48 ore dopo l'esame.
I pazienti trattati devono essere frequentemente controllati
al fine di individuare eventuali fattori o condizioni capaci di
indurre o di aggravare uno stato di ipossia cellulare e quindi di
favorire la comparsa di una lattacidosi, tenendo conto del fatto
che il rischio di tale inconveniente è più
frequente negli stati di insufficienza epatica e/o renale, di
insufficienza cardiorespiratoria, di intossicazione etilica, di
digiuno prolungato, in caso di trattamenti con diuretici ed in
caso di turbe gastrointestinali; in ogni caso i pazienti devono
essere istruiti a riconoscere i sintomi premonitori dell'acidosi
lattica (anoressia, nausea, febbre, vomito, crampi muscolari,
aumento dell'ampiezza e della frequenza del respiro, malessere,
dolori addominali, diarrea, eventuale obnubilamento o perdita
della coscienza) e dell'ipoglicemia (cefalea,
irritabilità, turbe del sonno, depressione nervosa,
tremori, forte sudorazione) onde avvertire tempestivamente il
medico che deve essere altresì informato anche in caso di
malattie febbrili o disturbi digestivi intercorrenti. In questo
caso il medico stesso deve istituire tempestivamente gli
accertamenti del caso (determinazione degli elettroliti del
siero, del pH del sangue arterioso, del lattato, del piruvato,
della glicemia e della chetonemia). Poichè un disturbo
anche lieve della funzionalità renale può
accrescere considerevolmente il rischio della lattacidosi,
è necessario controllarne ripetutamente lo stato prima
dell'inizio del trattamento e poi almeno ogni otto settimane
durante il primo semestre di terapia e, successivamente, ogni sei
mesi.
Visto che la lattacidosi può avere esito infausto, non
appena si abbia il sospetto che essa si sta instaurando è
necessario interrompere la somministrazione e ricoverare
d'urgenza il paziente. L'osservazione di un'acidosi metabolica
con evidenza di cheto-acidosi in un diabetico senza particolare
stato di intossicazione esogena (da salicilici, da alcool ecc.)
è da considerarsi sospetta.
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L'azione ipoglicemizzante della sulfanilurea può essere
aumentata dal dicumarolo e derivati, dagli inibitori delle
monoaminossidasi, dai sulfamidici, dal fenilbutazone e derivati,
dal cloramfenicolo, dalla ciclofosfamide, dal probenecid, dal
feniramidolo e dai salicilati, dal miconazolo orale, dal
sulfinpirazone, dalla perexilina e dall'ingestione di alcool in
quantità elevata; essa può invece essere diminuita
dalla adrenalina, dai corticosteroidi, dai contraccettivi orali e
dai diuretici tiazidici, dai barbiturici.
Cautela deve essere anche posta nel somministrare
contemporaneamente b-bloccanti. Occorre tenere presente che le
biguanidi possono potenziare l'azione degli anticoagulanti.
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Controindicato in gravidanza e durante l’allattamento
(vedi anche punto 4.3)
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Il paziente dovrà essere informato del rischio di
ipoglicemia e conseguente riduzione della capacità di
concentrazione e di reazione, e tenerne conto prima di guidare e
di usare macchinari.
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Fenomeni ipoglicemici possono manifestarsi, sebbene raramente,
soprattutto in soggetti debilitati, in età avanzata, in
caso di sforzi fisici inconsueti, in caso di alimentazioni
irregolari o assunzione di bevande alcooliche, in caso di
compromissione della funzionalità renale e/o epatica (ved.
ancheSpeciali avvertenze e precauzioni per l’uso).
Possono talvolta manifestarsi cefalea e intolleranze
gastroenteriche, quali nausea, anoressia, gastralgie, vomito o
diarrea, che possono richiedere l'interruzione del
trattamento.
Possono raramente aversi manifestazioni allergiche cutanee che
sono però transitorie ed in genere scompaiono con il
proseguimento della terapia. E' possibile, anche se rarissimi
sono i casi descritti in letteratura in corso di trattamento con
metformina, in pazienti con fattori predisponenti quali
insufficienza renale e collasso cardiocircolatorio, il
manifestarsi di acidosi lattica, che può decorrere in modo
grave se non si interrompe il trattamento e non si adottano
misure adeguate.
Sono stati infatti descritti casi con alti livelli ematici di
acido lattico, aumento del rapporto lattato/piruvato,
abbassamento del pH ematico, iperazotemia che eccezionalmente
hanno avuto un decorso sfavorevole. L'acidosi lattica può
essere favorita dalla contemporanea assunzione di alcool.
Molto rare ed in genere reversibili sono le alterazioni a
carico del sistema emopoietico.
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In caso di sovradosaggio si può incorrere in
ipoglicemia che può arrivare sino a dar luogo a turbe del
comportamento o a coma. A seconda della gravità
somministrare glucosio per via orale o per via endovenosa
(soluzione glucosata ipertonica) ed ospedalizzare. Si possono
manifestare inoltre disturbi gastrointestinali e segni di
iperlattacidemia che impongono il trattamento per l'acidosi
lattica e l'ospedalizzazione.
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Nel Glibomet e nel Glibomet “5” si trovano
associate la glibenclamide, sulfanilurea della seconda
generazione, attiva a bassi dosaggi ed in grado di agire sulla
cinetica secretiva dell'insulina per periodi di tempo non
eccessivamente prolungati e ripetutamente ad ogni
somministrazione, e la metformina, biguanide in grado di indurre
una sensibilizzazione periferica all'azione dell'insulina
(incremento del binding recettoriale dell'insulina, potenziamento
dell'effetto post-recettoriale), un controllo dell'assorbimento
enterico del glucosio, un'inibizione della neoglucogenesi e un
riequilibrio del metabolismo lipidico, una riduzione dell'eccesso
di peso del diabetico obeso, un'azione antiadesività
piastrinica ed un'attività fibrinolitica, effetti tutti
accompagnati da una maggiore tollerabilità e
maneggevolezza, con ridotto rischio di iperlattacidemia, rispetto
ad altre biguanidi.
La complementarietà di azione esistente tra questi due
principi attivi, azione stimolante sulla secrezione di insulina
endogena indotta dalla sulfanilurea (punto d'attacco
pancreatico), integrata dall'azione diretta della biguanide sul
tessuto muscolare che promuove un netto incremento
dell'utilizzazione del glucosio (punto d'attacco
extra-pancreatico), ed epatico (riduzione della gluconeogenesi)
ha permesso di ottenere, per un determinato rapporto posologico,
un autentico effetto sinergico che ha consentito la riduzione
delle dosi dei singoli componenti, grazie alla quale si evita una
troppo intensa stimolazione delle b-cellule pancreatiche, cui ne
consegue un ridotto pericolo di esaurimento funzionale
dell'organo, nonchè una maggiore sicurezza d'impiego e
minore incidenza di effetti collaterali.
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La glibenclamide è assorbita per l'84% dal tratto
gastro-intestinale e viene eliminata per via digestiva ed
urinaria dopo essere stata trasformata dal fegato in metaboliti
inattivi; l'emivita di eliminazione è di 5 ore; si lega
alle proteine plasmatiche per il 97%.
La metformina, assorbita attraverso il tratto
gastrointestinale, viene rapidamente eliminata per via urinaria e
con le feci; non si lega alle proteine plasmatiche; non viene
metabolizzata dall'organismo; la sua emivita plasmatica è
di circa 2 ore.
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I risultati degli studi di tossicità acuta effettuati
nel topo e nel ratto hanno evidenziato l'assenza di sinergismo di
tossicità dei due principi attivi.
Il trattamento per via orale nel ratto e nel cane per 26
settimane non ha determinato mortalità, alterazioni dello
stato di salute, nè diminuzione del consumo di acqua e di
cibo. Il trattamento non ha influito sulla curva di crescita,
sulla crasi ematica, sulla funzionalità epatica, sugli
esami biochimici del sangue, sull'esame delle urine, sul peso e
sull'aspetto� macro-microscopico di organi ed apparati.
Gli studi di teratogenesi non hanno evidenziato alcun effetto
tossico sulla gestazione e sui feti.
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Amido, Biossido di silicio, Cellulosa microcristallina,
Gelatina, Glicerina, Talco, Magnesio stearato, Cellulosa
acetoftalato, Dietile ftalato.
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Non sono state riscontrate incompatibilità.
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Mesi 36
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Da conservarsi in luogo asciutto.
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Blister opachi di Al/PVC/PVDC.
Glibomet 400 mg + 2,5 mg: confezioni da 40 e 60 compresse
rivestite con film
Glibomet “5” 400 mg + 5 mg: confezioni da 40 e 60
compresse rivestite con film
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Nessuna specifica
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Laboratori Guidotti S.p.A. -� Via Livornese, 897 – PISA
– La Vettola
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Glibomet 400 mg + 2,5 mg: ����������� 40 compresse rivestite
con film��� AIC� n° 026129015
����������������������� ��������� ����������� ������60 compresse rivestite con film��� AIC� n° 026129027
Glibomet “5”� 400 mg + 5 mg: 40 compresse
rivestite con film��� AIC� n° 026129039
����������������������� ��������� ����������� �� �� 60 compresse rivestite
con film��� AIC� n° 026129041
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Glibomet 400 mg + 2,5 mg: ����������� 40 compresse rivestite
con film��� Aprile 1987
�������������������� ��������������������������������������� ���� ����������� 60 compresse rivestite con
film��� Luglio 2000
Glibomet “5”� 400 mg + 5 mg: 40 compresse
rivestite con film��� Marzo 2002
����������������������� ����������� �������� ������������ 60 compresse rivestite
con film������������� Marzo 2002
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Marzo 2002
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