GRANOCYTE 34 contiene LENOGRASTIM, una
glicoproteina ricombinante (rHuG-CSF) equivalente al fattore
umano di stimolazione delle colonie granulocitarie isolata dalla
linea cellulare umana CHU-2. Lenograstim è espressa e
glicosilata in un sistema cellulare ospite di mammifero: la linea
di cellule ovariche dell'hamster cinese (CHO).
* misurato tramite il dosaggio biologico in vitro effettuato
con il GNFS-60 in confronto allo standard internazionale OMS per
il G-CSF umano.
Sia il prodotto che il solvente sono sovradosati del 5%. Il
volume estraibile del solvente è quindi 1,05 ml, da usare
per la ricostituzione del liofilizzato in modo da ottenere almeno
1 ml di soluzione di GRANOCYTE 34.
GRANOCYTE 34 contiene 33,6 MIU di rHuG-CSF
(263 mcg) in 1 ml di prodotto ricostituito. Il prodotto
ricostituito è formulato come soluzione tampone di acido
cloridrico a pH 6,5 contenente il 2,5 % di mannitolo, 1% di
arginina, 1% di fenilalanina, 0,1 % di metionina e lo 0,01 % di
polisorbato 20.
Per gli eccipienti, vedere 6.1.
Polvere e solvente per soluzione per iniezione od
infusione.
- [Vedi Indice]
Riduzione della durata della neutropenia in pazienti (con
neoplasia non mieloide) sottoposti a terapia mieloablativa,
seguita da trapianto di midollo osseo (BMT), considerati ad
aumentato rischio di neutropenia grave prolungata.
Riduzione della durata della neutropenia grave e delle
complicanze associate in pazienti sottoposti a schemi di
chemioterapia citotossica associati ad una incidenza
significativa di neutropenia febbrile.
Mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue
periferico (PBPC).
NOTA: Non è stata valutata la sicurezza d'uso di
GRANOCYTE 34 con agenti antineoplastici
caratterizzati da mielotossicità cumulativa o predominante
nei confronti della linea megacariocitica (nitrosourea,
mitomicina).
La somministrazione di GRANOCYTE 34 potrebbe
anche aumentare la tossicità di tali agenti, in
particolare nei confronti delle piastrine.
�
La dose raccomandata di GRANOCYTE 34 è
150 mcg (19,2 MIU) per m2 al giorno, terapeuticamente
equivalenti a 5 mcg (0,64 MIU) per kg al giorno in caso di:
trapianto di midollo osseo,
chemioterapia citotossica convenzionale,
mobilizzazione delle PBPC dopo chemioterapia.
GRANOCYTE 33,6 MIU/flaconcino può
essere utilizzato in pazienti con superficie corporea fino a 1,8
m2.
Per la mobilizzazione delle PBPC con GRANOCYTE
34 da solo, la dose raccomandata è di 10 mcg (1,28 MIU)
per kg al giorno
Adulti
Nel trapianto di midollo osseo
GRANOCYTE 34 dev'essere somministrato
quotidianamente alla dose raccomandata di 150 mcg (19,2 MIU) per
m2 al giorno in infusione endovenosa, della durata di
30 minuti, diluito in soluzione salina isotonica o sottoforma di
iniezione sottocutanea, a decorrere dal giorno successivo al
trapianto (si veda il paragrafo "Istruzioni per l'uso"). La
somministrazione deve essere continuata fino a che non venga
superata l'attesa concentrazione minima di neutrofili (nadir) e
la conta degli stessi non sia rientrata in limiti stabili
compatibili con l’ interruzione del trattamento, fino a un
massimo, se necessario, di 28 giorni consecutivi di terapia.
Si prevede che entro 14 giorni dal trapianto di midollo osseo
nel 50% dei pazienti si raggiunga un normale livello di
neutrofili.
In corso di chemioterapia citotossica
GRANOCYTE 34 alla dose raccomandata di 150 mcg
(19,2 MIU) per m2 al giorno dev'essere somministrato
quotidianamente per iniezione sottocutanea iniziando il giorno
successivo il completamento della chemioterapia (si veda il
paragrafo "Istruzioni per l'uso").
La somministrazione quotidiana di GRANOCYTE 34
deve essere continuata fino a che non venga superato l'atteso
nadir e la conta dei neutrofili non abbia raggiunto valori
stabili compatibili con la cessazione del trattamento, fino ad un
massimo, se necessario, di 28 giorni consecutivi di terapia.
Anche se si può verificare un incremento transitorio
dei neutrofili entro i primi due giorni di terapia il trattamento
con GRANOCYTE 34 non deve essere interrotto,
poiché si osserva generalmente una comparsa più
precoce del nadir ed un più rapido ritorno alla norma con
la continuazione del trattamento.
Nella mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue
periferico (PBPC)
XDopo chemioterapia, GRANOCYTE 34 deve
essere somministrato quotidianamente alla dose raccomandata di
150 mcg (19,2 MIU) per m2 al giorno per iniezione
sottocutanea a cominciare dal giorno successivo il completamento
della chemioterapia fino a quando non venga superato
l’atteso nadir e la conta dei neutrofili ritorni entro
limiti compatibili con la cessazione del trattamento.
Le leucaferesi devono essere effettuate nel periodo successivo
al nadir, quando la conta leucocitaria è in aumento, o
dopo la determinazione del contenuto di cellule CD34+
nel sangue con un metodo convalidato. Nei pazienti che non hanno
ricevuto una chemioterapia intensiva, spesso è sufficiente
una singola leucaferesi per ottenere una raccolta minima
accettabile (≥ 2,0 x 106 CD34+ cellule
per kg).
XNella mobilizzazione di PBPC con GRANOCYTE
34 usato da solo, GRANOCYTE 34 deve
essere somministrato quotidianamente alla dose raccomandata di 10
mcg (1,28 MIU) per kg al giorno come iniezione sottocutanea per
4-6 giorni. La leucaferesi deve essere effettuata tra il 5° e
il 7° giorno. Nei pazienti che non hanno ricevuto una
chemioterapia intensiva, spesso è sufficiente una singola
leucaferesi per ottenere una raccolta minima accettabile (≥
2,0 x 106 CD34+ cellule per kg).
Nei donatori sani una dose giornaliera di 10 mcg/kg
somministrata per via sottocutanea per 5-6 giorni permette una
raccolta di cellule CD34+≥3x106/kg di
peso corporeo, con una singola leucaferesi nell’83% dei
soggetti e con due leucaferesi nel 97% dei soggetti.
La terapia dovrebbe essere effettuata solo in collaborazione
con centri specializzati di oncologia e/o ematologia.
Nell'anziano
Negli studi clinici con GRANOCYTE 34 è
stato incluso un piccolo numero di pazienti con età fino a
70 anni ma non sono stati condotti studi mirati nell'anziano e
quindi non si possono raccomandare dosi specifiche.
Nel bambino
La sicurezza e l'efficacia di GRANOCYTE 34
sono state verificate in pazienti con età maggiore di due
anni nel trapianto di midollo osseo.
�
GRANOCYTE 34 non deve essere somministrato a
pazienti o soggetti con riconosciuta ipersensibilità al
prodotto o ai suoi costituenti.
GRANOCYTE 34 non deve essere usato per
aumentare l'intensità della dose della chemioterapia
citotossica al di là del dosaggio stabilito e degli schemi
posologici consueti, poiché GRANOCYTE 34
può ridurre la mielotossicità ma non la
tossicità globale dei farmaci citotossici.
GRANOCYTE 34 non deve essere somministrato
contemporaneamente a chemioterapia citotossica.
GRANOCYTE 34 non deve essere somministrato a
pazienti
con neoplasia mieloide diversa dalla leucemia mieloide acuta
“de novo”.
con leucemia mieloide acuta “de novo” sotto
i 55 anni di età e/o
con leucemia mieloide acuta “de novo” con
citogenetica favorevole, cioè t(8;21), t(15;17) e inv.
(16).
�
Crescita di cellule maligne
I fattori di stimolazione delle colonie granulocitarie possono
stimolare la crescita delle cellule mieloidi in vitro; effetti
simili sono stati osservati, sempre in vitro, in alcune cellule
non mieloidi.
La sicurezza e l'efficacia della somministrazione di
GRANOCYTE 34 nei pazienti con mielodisplasia o
leucemia mieloide acuta secondaria, o leucemia mieloide cronica
non sono state stabilite. Perciò GRANOCYTE
34 non deve essere usato in queste indicazioni. Particolare
attenzione deve essere usata nel distinguere la diagnosi di
trasformazione blastica della leucemia mieloide cronica dalla
leucemia mieloide acuta.
Gli studi clinici non hanno stabilito se
GRANOCYTE 34 possa influenzare la progressione
della sindrome mielodisplastica a leucemia mieloide acuta.
Particolare cautela dovrebbe essere esercitata nell'impiego di
GRANOCYTE 34 in tutte le condizioni
pre-neoplastiche mieloidi. Dato che alcuni tumori con
caratteristiche non specifiche possono in casi eccezionali
esprimere un recettore G-CSF, particolare cautela dovrebbe essere
posta nel caso di inattese recidive di tumori, osservate in
concomitanza con la terapia con rHuG-CSF.
Leucocitosi
Una conta leucocitaria superiore a 50x109/l non
è stata osservata in nessuno dei 174 pazienti inseriti
negli studi clinici e trattati con 5 mcg/kg/die (0.64 milioni di
Unità/kg/die) a seguito di trapianto di midollo osseo. Una
conta di globuli bianchi uguale o superiore a 70x109/l
è stata osservata in meno del 5% dei pazienti sottoposti a
chemioterapia citotossica trattati con GRANOCYTE
34 alla dose di 5 mcg/kg/die (0.64 milioni di
Unità/kg/die). Non sono stati riportati eventi avversi
direttamente attribuibili a questo grado di leucocitosi. A causa
dei rischi potenziali associati ad una grave leucocitosi, la
conta dei globuli bianchi dovrebbe essere comunque effettuata ad
intervalli regolari durante la terapia con
GRANOCYTE 34. Se il numero dei leucociti supera i
50x109/l dopo l'atteso nadir,
GRANOCYTE 34 deve essere interrotto
immediatamente.
Durante la mobilizzazione delle PBPC,
GRANOCYTE 34 deve essere interrotto se la conta
dei leucociti aumenta a valori > 70 x 109/l.
Eventi avversi a livello polmonare
La comparsa di sintomi polmonari come tosse, febbre e dispnea
in associazione a segni radiologici di infiltrati polmonari ed il
peggioramento delle funzioni polmonari possono essere segni
preliminari della sindrome da distress respiratorio
dell’adulto (ARDS; Adult Respiratory Distress Syndrom).
Il trattamento con GRANOCYTE 34 deve essere
interrotto e deve essere somministrato un trattamento
adeguato.
In trapianto di midollo osseo
L’effetto di GRANOCYTE 34 sulla
incidenza e gravità della malattia “Graft vs
Host” acuta e cronica non è stato ancora ben
determinato.
Rischi associati all'incremento della dose di
chemioterapia
La sicurezza e l'efficacia di GRANOCYTE 34 non
sono ancora state verificate in corso di intensificazione della
chemioterapia. GRANOCYTE 34 non dovrebbe essere
utilizzato per ridurre al di sotto dei limiti stabiliti gli
intervalli fra cicli di chemioterapia e/o per incrementare la
dose dei chemioterapici. La tossicità a carico delle
cellule non mieloidi ha rappresentato un fattore limitante negli
studi di fase II di intensificazione della chemioterapia con
GRANOCYTE 34.
Speciali precauzioni nella mobilizzazione delle cellule
progenitrici del sangue periferico
Scelta del metodo di mobilizzazione
Studi clinici condotti nella stessa popolazione di pazienti
hanno mostrato che, come verificato nello stesso laboratorio, la
mobilizzazione delle PBPC è stata superiore quando
GRANOCYTE 34 veniva usato dopo chemioterapia
rispetto a quando veniva usato da solo. Tuttavia la scelta tra i
due metodi di mobilizzazione dovrebbe essere effettuata in
relazione agli obiettivi globali del trattamento per ogni singolo
paziente.
Precedente esposizione a radioterapia e/o ad agenti
citotossici
I pazienti che sono stati sottoposti a terapia
mielosoppressiva intensiva e/o a radioterapia, potrebbero non
mostrare una mobilizzazione sufficiente per raggiungere la
raccolta minima accettabile (> 2,0 x 106
CD34+/kg) e quindi un recupero ematologico
adeguato.
Il programma di trapianto di PBPC dovrebbe essere definito
nelle fasi iniziali del trattamento del paziente e prima
della somministrazione di chemioterapia ad alte dosi dovrebbe
essere posta particolare attenzione al numero di PBPC
mobilizzate. Se la raccolta è bassa, il trapianto di PBPC
dovrebbe essere sostituito da altre forme di trattamento.
Valutazione della quantità di cellule progenitrici
raccolte
Deve essere posta particolare attenzione al metodo di
quantificazione delle cellule progenitrici raccolte,
poiché i risultati dell’analisi delle cellule
CD34+ ottenuti con la citometria a flusso variano da
laboratorio a laboratorio.
La raccolta minima di cellule CD34+ non è
ben definita. La raccomandazione di una raccolta minima di
CD34+ ≥ 2,0 x 106 cellule/kg si basa su
dati di letteratura, al fine di ottenere una adeguata�
ricostituzione ematologica.
Raccolte di CD34+ ≥ 2,0 x 106
cellule/kg sono associate a recupero più rapido, compreso
quello delle piastrine, mentre raccolte più basse
determinano un recupero più lento.
In donatori sani
La mobilizzazione delle cellule progenitrici del sangue
periferico, procedura che non porta a diretti benefici sulla
popolazione sana, deve essere presa in considerazione solo
nell’ambito delle delimitazioni previste dalla legge, in
accordo con le normative locali per le donazioni di midollo
osseo, quando applicabili.
L’efficacia e la sicurezza di GRANOCYTE
34 non sono state valutate in donatori di età superiore a
60 anni, pertanto, per tali soggetti, questa procedura non
è raccomandata. Sulla base di alcuni regolamenti locali e
a causa di mancanza di studi specifici, non devono essere presi
in considerazione i donatori minorenni.
La procedura di mobilizzazione delle PBPC deve essere
considerata per donatori che rientrano nei criteri clinici e di
laboratorio di idoneità alla donazione di midollo osseo,
specialmente in riferimento ai normali valori ematologici.
Leucocitosi (WBC ≥ 50 x 109/l) è stata
osservata nel 24% dei soggetti studiati. E’ stata osservata
trombocitopenia (piastrine < 100 x 109/l) correlata
all’aferesi nel 42% dei soggetti in studio e sono stati
occasionalmente rilevati valori < 50 x 109/l dopo
leucaferesi, tutti reversibili, senza la comparsa di eventi
clinici avversi correlati.
Perciò la leucaferesi non deve essere condotta in
donatori trattati con anticoagulanti o con noti difetti
dell’emostasi. Se è necessaria più di una
leucaferesi, deve essere posta particolare attenzione ai donatori
con piastrine < 100 x 109/l prima
dell’aferesi; in generale le aferesi non devono essere
effettuate se le piastrine sono < 75 x 109/l.
Se possibile non deve essere inserito un catetere venoso
centrale, tenendo in considerazione, nella selezione dei
donatori, la facilità di accesso venoso.
Sono stati osservati casi isolati di rottura della milza in
donatori sani in seguito a somministrazione del fattore
stimolante le colonie granulocitarie (G-CSF).
Pertanto, le dimensioni della milza devono essere monitorate
attentamente (per esempio con esame obiettivo, ultrasuoni).
Nei donatori sani che riportino dolori alla parte superiore
sinistra dell’addome o dolore alla punta della spalla
dovrebbe essere sospettata la diagnosi di rottura della
milza.
Sono disponibili dati sul follow-up a lungo termine in un
numero ridotto di soggetti. Fino a sei anni non sono stati
riportati postumi a lungo termine. Tuttavia vi è il
rischio di sviluppare un clone mieloide maligno. Perciò,
si raccomanda che i centri di aferesi tengano un registro ed un
controllo sistematico sulle donazioni di cellule staminali.
Nei riceventi di cellule staminali periferiche allogeniche
mobilizzate con GRANOCYTE 34
Il trapianto di cellule staminali allogeniche può
essere associato ad un aumentato rischio di GVH cronico (Graft
versus host) ed i dati a lungo termine sulla funzionalità
del trapianto sono scarsi.
Altre precauzioni
Non si hanno dati sufficienti sulla tollerabilità ed
efficacia di GRANOCYTE 34 nei pazienti con grave
deficit della funzione renale od epatica.
Nei pazienti con cellule progenitrici mieloidi sostanzialmente
ridotte di numero, ad esempio a causa di precedenti esposizioni
intensive a radio/chemioterapie, la risposta dei neutrofili
è talvolta ridotta e la sicurezza di
GRANOCYTE 34 non è stata accertata.
�
Data la sensibilità alla chemioterapia citotossica
delle cellule mieloidi che si moltiplicano rapidamente, l'uso di
GRANOCYTE 34 non è raccomandato nel
periodo compreso fra le 24 ore precedenti e le 24 ore successive
la fine della chemioterapia.
Possibili interazioni con altri fattori di crescita
emopoietici e citochine devono essere ancora studiate mediante
specifiche ricerche cliniche.
�
La sicurezza di GRANOCYTE 34 non è
stata stabilita in donne gravide. In studi condotti su ratti e
conigli GRANOCYTE 34 non ha evidenziato
attività teratogena.
Un'aumentata incidenza di aborti è stata osservata nei
conigli, ma non si sono evidenziate malformazioni.
Durante la gravidanza il possibile rischio per il feto dovuto
all’uso di GRANOCYTE 34� dev'essere
valutato in relazione al beneficio terapeutico atteso.
L’uso di GRANOCYTE 34 non è
raccomandato in donne che allattano, in quanto non è noto
se GRANOCYTE 34 venga escreto nel latte
materno.
�
Non sono stati osservati effetti sulla capacità di
guidare veicoli e sull’uso di macchine.
�
Nel trapianto di midollo osseo
Particolare attenzione dovrebbe essere posta nel recupero
delle piastrine perché in studi clinici in doppio cieco
controllati con placebo, la media della conta delle piastrine
è risultata più bassa nei pazienti trattati con
GRANOCYTE 34 rispetto ai controlli. D'altra parte
questo non ha comportato un aumento dell'incidenza di reazioni
avverse di tipo emorragico e il numero mediano di giorni tra il
trapianto di midollo osseo e l'ultima trasfusione di piastrine
è risultato simile nei due gruppi.
I più frequenti eventi avversi segnalati in studi
controllati con placebo (15% in almeno uno dei gruppi di
trattamento) si sono verificati con uguale frequenza nei pazienti
trattati con GRANOCYTE 34 e nei controlli.
Queste reazioni avverse erano quelle generalmente rilevate
durante le terapie di condizionamento ed erano apparentemente non
correlate all'uso di GRANOCYTE 34 e non erano da
questo prevenute. Si trattava di stomatiti, febbre, diarrea, rash
cutanei, dolore addominale, vomito, alopecia, sepsi ed
infezione.
Neutropenia da chemioterapia
Non è stata stabilita la sicurezza d'uso di
GRANOCYTE 34 con agenti antineoplastici
caratterizzati da tossicità cumulativa sul midollo osseo o
predominante nei confronti della linea megacariocitaria
(nitrosourea, mitomicina).
La somministrazione di GRANOCYTE 34 potrebbe
anche aumentare la tossicità di tali agenti, in
particolare nei confronti delle piastrine.
Gli eventi avversi riportati più di frequente negli
studi sono stati i medesimi nei pazienti trattati con
GRANOCYTE 34 o nei controlli. Gli effetti
collaterali più comunemente segnalati sono stati alopecia,
nausea, vomito, febbre, cefalea simili a quelli osservati nei
pazienti con tumore sottoposti a chemioterapia.
Un lieve aumento di incidenza di dolore osseo (circa 10%) e di
reazioni nel punto di iniezione (circa 5%) sono stati riportati
nei pazienti trattati con GRANOCYTE 34.
Nella mobilizzazione di cellule progenitrici del sangue
periferico
Quando GRANOCYTE 34 viene somministrato a
soggetti sani, gli eventi avversi maggiormente riportati in
clinica sono cefalea nel 30%, dolore alle ossa nel 23%,
rachialgia nel 17,5%, astenia nell’11%, dolore addominale
nel 6% e dolore nel 6% dei soggetti. Il rischio di insorgenza di
dolore è aumentato nei soggetti con alti valori di picco
di globuli bianchi, specialmente con valori ³50 x
109/l.
E’ stata riportata leucocitosi con valori ³50 x
109/l nel 24% dei donatori e trombocitopenia
(piastrine < 100 x 109/l) correlata
all’aferesi, nel 42%.
Aumenti transitori di AST e/o ALT sono stati osservati nel 12%
dei soggetti e di fosfatasi alcalina nel 16% dei soggetti.
Sono stati osservati casi isolati di rottura della milza in
donatori sani che abbiano ricevuto G-CSFs (vedere paragrafo
4.4)
Altri effetti indesiderati
Sono stati riportati casi di infiltrati polmonari con
conseguente insufficienza respiratoria o sindrome da distress
respiratorio dell’adulto (ARDS) con esiti talvolta
fatali.
In casi molto rari, durante il trattamento con GRANOCYTE 34
sono state riportate reazioni allergiche che includono casi
isolati di shock anafilattico.
Sono stati riportati molto raramente casi di vasculite cutanea
in pazienti trattati con GRANOCYTE 34.
Sono stati riportati rarissimi casi di sindrome di Sweet,
eritema nodoso e pioderma gangrenoso, che sono stati descritti
principalmente in pazienti con neoplasie ematologiche, condizione
nota per essere associata con dermatosi neutrofila, ma anche in
pazienti con neutropenia non associata a neoplasia.
Sono stati riportati rarissimi casi di sindrome di Lyell.
Durante il trattamento con lenograstim è stato
riportato un aumento nei valori di AST, ALT e/o fosfatasi
alcalina. Nella maggior parte dei casi anomalie nella
funzionalità epatica sono migliorate dopo sospensione del
trattamento con lenograstim.
�
Negli animali, studi di tossicità acuta (fino a 1000
mcg/kg/die nei topi) e studi di tossicità subacuta (fino a
100 mcg/kg/die nelle scimmie) hanno dimostrato che gli effetti
del sovradosaggio sono limitati ad una esacerbazione reversibile
degli effetti farmacologici.
Gli effetti di un sovradosaggio di GRANOCYTE
34 non sono stati identificati. L'interruzione della terapia con
GRANOCYTE 34 generalmente determina una riduzione
del 50% dei neutrofili circolanti entro 1-2 giorni, con ritorno
ai livelli di normalità in 1-7 giorni. E' stata descritta
una conta di globuli bianchi di circa 50x109/l in uno
dei tre pazienti a cui è stata somministrata la più
alta dose di GRANOCYTE 34, pari a 40 mcg/kg/die
(5,12 milioni di Unità /kg/die) al 5° giorno di
trattamento.
Nell’uomo, dosi fino a 40 mcg/kg/die non sono state
associate con effetti collaterali tossici, eccetto dolore
muscoloscheletrico.
�
GRANOCYTE 34 (rHuG-CSF) con classificazione
terapeutica L03AA10 appartiene al gruppo delle citochine,
proteine biologicamente attive nel regolare la differenziazione e
la crescita cellulare.
rHuG-CSF è un fattore che stimola i precursori
cellulari dei neutrofili come è dimostrato dall'incremento
del numero delle cellule CFU-S e CFU-GM nel sangue
periferico.
GRANOCYTE 34 induce un aumento marcato del
numero dei neutrofili nel sangue periferico entro le 24 ore.
Gli incrementi del numero dei neutrofili sono dose-dipendenti
nell'ambito compreso fra 1 e 10 mcg/kg/die. Alla dose
raccomandata, somministrazioni ripetute inducono un aumento della
risposta neutrofila.
I neutrofili prodotti in risposta a GRANOCYTE
34 risultano normofunzionanti� per quanto riguarda la fagocitosi
e la chemiotassi.
Come altri fattori di crescita ematopoietici, G-CSF ha
dimostratoin vitro proprietà di stimolazione delle
cellule endoteliali umane.
L’uso di GRANOCYTE 34 in pazienti
sottoposti a trapianti di midollo osseo o trattati con
chemioterapie citotossiche porta ad una significativa riduzione
della durata della neutropenia e delle complicanze associate.
L’impiego di GRANOCYTE 34 sia da solo
che dopo chemioterapia, mobilizza le cellule progenitrici
ematopoietiche nel sangue periferico. Queste Cellule Progenitrici
autologhe del Sangue Periferico (PBPCs) possono essere raccolte e
reinfuse dopo la chemioterapia citotossica ad alte dosi, sia in
sostituzione che in aggiunta al trapianto di midollo osseo.
E’ stato dimostrato che le PBPC reinfuse, ottenute dopo
mobilizzazione con GRANOCYTE 34, sono in grado di
ricostituire l’ematopoiesi e di ridurre il periodo
necessario all’attecchimento, con il risultato di una
marcata diminuzione del numero dei giorni di dipendenza dalla
trasfusione piastrinica in confronto al trapianto di midollo
osseo autologo.
Mediante l’analisi dei dati di 3 studi controllati in
doppio cieco contro placebo su 861 pazienti (n=411³ 55 anni)
è stato dimostrato un rapporto rischio/beneficio
favorevole per la somministrazione di lenograstim in pazienti
oltre i 55 anni d’età sottoposti alla chemioterapia
convenzionale per la leucemia mieloide acuta “de
novo”, con eccezione della leucemia mieloide acuta con
citogenetica favorevole cioè t(8;21), t(15;17) e inv.
(16). Il beneficio indotto da lenograstim nel sottogruppo di
pazienti oltre i 55 anni d’età include
un’accelerazione del recupero dei valori dei neutrofili, un
aumento della percentuale dei pazienti senza episodi di
infezione, una riduzione della durata dell’infezione, della
durata dell’ospedalizzazione, della durata
dell’antibioticoterapia IV. Comunque, questi risultati
positivi non sono associati a diminuzione dell’incidenza
delle infezioni gravi o letali, né a diminuzione della
mortalità legata a infezioni.
Dati di uno studio in doppio cieco contro placebo condotto su
446 pazienti con leucemia mieloide acuta “de
novo” hanno dimostrato che nel sottogruppo di 99
pazienti con citogenetica favorevole la sopravvivenza libera da
eventi è significativamente inferiore nel braccio di
lenograstim rispetto a quello del placebo; nel braccio di
lenograstim è stata inoltre osservata una tendenza verso
la sopravvivenza globalmente inferiore rispetto ai dati rilevati
nel sottogruppo di pazienti con citogenetica non favorevole.
�
La farmacocinetica di GRANOCYTE 34 è
dose e tempo dipendente.
Dopo somministrazioni ripetute (e.v., s.c.) le concentrazioni
massime nel siero, (immediatamente dopo l’infusione
endovenosa o dopo l’iniezione sottocutanea) sono
proporzionali alla dose iniettata. Dosi ripetute di
GRANOCYTE 34 somministrate con entrambe le due
vie non mostrano effetti di accumulo del farmaco.
Alla dose raccomandata, la biodisponibilità assoluta di
GRANOCYTE 34 è pari al 30%. Il volume
apparente di distribuzione (Vd) è approssimativamente di
1l/kg di peso corporeo. Il tempo medio di permanenza è
prossimo alle 7 ore dopo la somministrazione sottocutanea.
Allo stato di equilibrio dopo somministrazioni ripetute,
l'emivita apparente di eliminazione sierica di
GRANOCYTE 34 è di circa 3-4 ore dopo
iniezione sottocutanea e più breve (1-1,5 ore) dopo
infusione endovenosa.
La clearance plasmatica di rHuG-CSF è risultata
incrementata di tre volte (da 50 a 150 ml/minuto) dopo
somministrazioni sottocutanee ripetute.
Meno dell’1% di GRANOCYTE 34 è
escreto nelle urine in forma immodificata e si ritiene che
GRANOCYTE 34 venga metabolizzato in peptidi.
Durante dosi multiple per via sottocutanea le concentrazioni
massime sieriche di GRANOCYTE 34 sono vicine a
100 pg/ml/kg di peso corporeo alla dose raccomandata. Esiste una
correlazione positiva fra la dose e la concentrazione sierica di
GRANOCYTE 34 e tra la risposta neutrofila e la
quantità totale di GRANOCYTE 34 nel
siero.
�
-----
�
L-arginina
L-fenilalanina
L-metionina
Mannitolo
Polisorbato 20
Acido cloridrico
�
Sono sconsigliate diluizioni di GRANOCYTE 34
(33,6 MIU/flacone) fino a concentrazioni terminali inferiori a
0,32 MIU/ml (2,5 mcg/ml).
�
Il periodo di validità di GRANOCYTE 34
è di 2 anni se conservato a temperature comprese tra
+2°C e + 25 °C .
�
GRANOCYTE 34 dev'essere conservato a
temperature comprese tra + 2°C e +25°C. Brevi esposizioni
dei flaconcini a temperature elevate (fino a 2 settimane a
+30°C) non danneggiano la stabilità del prodotto.
Non è stata osservata una riduzione
dell’attività per diluizioni con concentrazioni
finali non inferiori a 0,32 MIU/ml (2,5 mcg/ml) per
GRANOCYTE 34 (33,6 MIU/flaconcino), se il
prodotto è conservato per 24 ore tra +5°C e +25°
C.
GRANOCYTE 34 deve essere ricostituito e/o
diluito non più di 24 ore prima della somministrazione e
la soluzione deve essere conservata in frigorifero a temperatura
compresa tra +2°C e +8°C.
Le soluzioni ricostituite o diluite non utilizzate devono
essere scartate.
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Flaconcino (in vetro) di liofilizzato (polvere bianca
liofilizzata) + siringa pre-riempita (in vetro) contenente 1 ml
di solvente (acqua per preparazioni iniettabili) + 2 aghi (19 G
per la ricostituzione e 26 G per la somministrazione).
oppure
Flaconcino (in vetro) di liofilizzato (polvere bianca
liofilizzata) + fiala (in vetro) contenente 1 ml di solvente
(acqua per preparazioni iniettabili) per la ricostituzione e la
somministrazione.
Presentazioni
1 confezione���� da 1 flaconcino��� da 33,6 MIU�� (263
mcg)����� + 1 fiala solvente da 1 ml
1 confezione���� da 5 flaconcini���� da 33,6 MIU�� (263
mcg)����� + 5 fiale solvente da 1 ml
1 confezione���� da 1 flaconcino��� da 33,6 MIU�� (263
mcg)����� + 1 siringa pre-riempita da 1 ml di solvente
1 confezione���� da 5 flaconcini���� da 33,6 MIU�� (263
mcg)����� + 5 siringhe preriempite da 1 ml di solvente
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I flaconcini di GRANOCYTE 34 devono essere
utilizzati una sola volta.
- Preparazione della soluzione per iniezione
sottocutanea.
Operando in asepsi, aggiungere il contenuto di una fiala o di
una siringa pre-riempita di solvente (1,05 ml di acqua per
preparazioni iniettabili) al flaconcino contenente
GRANOCYTE 34.
Agitare delicatamente fino a completa dissoluzione (circa 5
secondi). Non agitare energicamente.
Prelevare il volume necessario dal flaconcino.
Somministrare immediatamente per iniezione sottocutanea.
- Preparazione dell’infusione.
Operando in asepsi, aggiungere il contenuto di una fiala o di
una siringa pre-riempita di solvente (1,05 ml di acqua per
preparazioni iniettabili) al flaconcino contenente
GRANOCYTE 34.
Agitare delicatamente fino a completa dissoluzione (circa 5
secondi). Non agitare energicamente.
Prelevare il volume necessario dal flaconcino.
Diluire la soluzione ottenuta con una soluzione di sodio
cloruro allo 0,9% o con una soluzione di destrosio al 5%
Somministrare per via endovenosa.
Sono sconsigliate diluizioni di GRANOCYTE 34
(33,6MIU/flaconcino) fino a concentrazioni finali inferiori a
0,32 MIU/ml (2,5mcg/ml).
In ogni caso, un flaconcino di GRANOCYTE 34
sottoforma di prodotto ricostituito, non può essere
diluito in volumi superiori a 100 ml.
Granocyte 34 è compatibile con i set di perfusione
comunemente utilizzati se diluito:
In soluzione fisiologica (sacchetti di Polivinilcloruro e
bottiglie di vetro)
In soluzione di destrosio 5% (bottiglie di vetro)
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AVENTIS PHARMA S.p.A.
P.le S. Türr, 5 - 20149 Milano
Su licenza di
CHUGAI-AVENTIS
20, Avenue Raymond Aron
92165 Antony Cedex (Francia)
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1 flac. liof. 33,6 MIU (263 mcg) + 1 fiala
solv.������������������������������� AIC n. 028686018/M
5 flac. liof. 33,6 MIU (263 mcg) + 5 fiale
solv.������������������������������� AIC n. 028686020/M
1 flac. liof. 33,6 MIU (263 mcg) + 1 siringa
pre-riempita���������������� AIC n. 028686044/M
5 flac. liof. 33,6 MIU (263 mcg) + 5 siringhe
pre-riempite��������������� AIC n. 028686032/M
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Prima Autorizzazione: 13 febbraio 1995
Rinnovo dell’Autorizzazione: 28 Luglio 1998
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Luglio 2001
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