Prima di iniziare o riprendere la terapia ormonale sostitutiva (HRT), oltre ad eseguire una visita generale e ginecologica (compreso l'esame delle mammelle ed un Pap-test), dovrebbe essere valutata l'anamnesi personale e familiare della paziente, alla luce delle controindicazioni e delle avvertenze speciali e precauzioni per l'uso. È necessario escludere una gravidanza in atto.
Durante il trattamento sono raccomandati controlli specialistici periodici la cui natura e frequenza va adattata alla paziente e vanno condotte ripetute visite del seno e/o mammografie in linea con i programmi di controllo consigliati per le donne sane, modificati secondo le necessità cliniche individuali.
Attualmente i dati clinici disponibili (derivati dalla valutazione dei dati emersi da cinquantuno studi epidemiologici) suggeriscono che nelle donne in postmenopausa che si sottopongono o si siano sottoposte a terapia ormonale sostitutiva, vi sia un aumento da lieve a moderato della probabilità di diagnosi di cancro mammario. Ciò può essere dovuto sia ad una diagnosi precoce nelle pazienti trattate, che ad un reale effetto della HRT, che alla combinazione di ambedue.
La probabilità di porre diagnosi di cancro mammario aumenta con la durata del trattamento e sembra ritornare al valore iniziale dopo cinque anni dalla sospensione della HRT. Il cancro mammario diagnosticato in pazienti che usino o abbiano usato recentemente HRT sembrerebbe di natura meno invasiva di quello trovato in donne non trattate.
Nelle donne di età compresa tra i cinquanta e i settanta anni, che non usano HRT, viene diagnosticato il cancro mammario a circa quarantacinque soggetti ogni mille, con un aumento legato all'età.
È stato stimato che nelle donne che fanno uso di HRT per almeno cinque anni, il numero di casi supplementari di diagnosi di cancro mammario sarà tra due e dodici per ogni mille soggetti, ciò in relazione all'età in cui le pazienti iniziano il trattamento e alla durata dello stesso.
È importante che il medico discuta l'aumento di probabilità di diagnosi di cancro mammario con la paziente candidata a terapia a lungo termine, valutandolo in relazione ai benefici dell'HRT.
Dovrebbero essere strettamente controllate le pazienti con storia familiare di neoplasie e quelle che soffrano o abbiano sofferto delle patologie che seguono:
colestasi ricorrente o prurito insistente durante la gravidanza;alterazioni della funzionalità epatica;insufficienza renale o cardiaca;noduli al seno o mastopatia fibrocistica;epilessia;asma;otospongiosi;diabete mellito;sclerosi multipla;lupus eritematoso sistemico;porfiria.
Durante il trattamento non deve instaurarsi la gravidanza. Pertanto, nelle pazienti in epoca ancora fertile, è opportuno mettere in atto misure contraccettive non ormonali. Nel caso che in tali pazienti non dovessero comparire le emorragie mensili ad intervalli regolari si dovrà prendere in considerazione, nonostante l'adozione di misure anticoncezionali, I'eventualità di una gravidanza. In questa evenienza il trattamento dovrà essere sospeso finché non vi sia stato un chiarimento in sede di diagnosi differenziale. I preparati contenenti estrogeni possono aumentare l'incidenza di tromboflebiti e tromboembolie. Il trattamento ormonale associato dovrebbe essere sospeso alla prima comparsa di segni di ipersensibilità, di virilizzazione (come alterazione del timbro della voce nelle donne che può altrimenti divenire irreversibile e costituire per certe pazienti, cantanti, annunciatrici ecc., un danno professionale), di ittero, di variazioni dei test di funzionalità epatica, di tromboembolismo, di esoftalmo, di disfasia, di emicrania persistente (ricercando la possibile esistenza di un edema papillare), di depressione, di stati di ritenzione idrica, di metrorragie eccessive, di ipertensione di grado elevato. Il trattamento dovrebbe essere condotto sotto il controllo del medico che dovrebbe vigilare attentamente onde essere in grado di intervenire con misure adeguate alle prime manifestazioni della sintomatologia sopraccennata effettuando periodicamente gli accertamenti clinici e di laboratorio del caso.
Come tutte le soluzioni oleose, il Gynodian Depot deve essere iniettato intramuscolo. Un'eventuale iniezione intravasale potrebbe dar luogo ad una embolia oleosa