Capsule rigide a rilascio prolungato.
- [Vedi Indice]
Artrite reumatoide, spondilite anchilosante, gotta acuta;
osteoartrosi a varia localizzazione;
sciatalgie, radicoliti, mialgie; borsiti, tendiniti,
tenosinoviti, sinoviti, capsuliti; contusioni, distorsioni, lussazioni, strappi muscolari; flebiti,
tromboflebiti superficiali, linfangiti; affezioni flogistiche dolorose in odontoiatria, otorinolaringoiatria,
urologia e pneumologia.
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1 - 2 capsule di Ketoprofene EG da 100 mg oppure 1 capsula da
200 mg al giorno. La posologia deve essere adattata in base alla severità
della sintomatologia. Si consiglia di assumere la capsula con un po’ d'acqua durante il
pasto.
Nel trattamento di pazienti anziani e di pazienti con
insufficienza renale la posologia deve essere attentamente stabilita dal medico che dovrà
valutare un'eventuale riduzione dei dosaggi sopra indicati.
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Il Ketoprofene è controindicato nei seguenti casi:
- Ipersensibilità verso i componenti o altre sostanze
strettamente correlate dal punto di vista chimico. In particolare verso altri farmaci antinfiammatori
non steroidei (vedere oltre).
- in corso di terapia diuretica intensiva;
- ulcera peptica, dispepsia cronica, gastrite;
- grave insufficienza renale;
- leucopenia e piastrinopenia, soggetti con emorragie in atto
e diatesi emorragica;
- in corso di trattamento con anticoagulanti, in quanto ne
sinergizza l'azione;
- insufficienza cardiaca;
grave insufficienza epatica (cirrosi epatica o epatiti
gravi).
Il Ketoprofene è inoltre generalmente controindicato in
gravidanza, durante l'allattamento ed in età pediatrica (vedere al punto 4.6).
Esiste la possibilità di ipersensibilità
crociata con acido acetilsalicilico o altri farmaci antinfiammatori non steroidei; pertanto il ketoprofene non
deve essere somministrato ai pazienti nei quali acido acetilsalicilico o altri farmaci
antinfiammatori non steroidei abbiano provocato sintomi di asma, rinite, orticaria.
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Avvertenze
Per l'interazione del farmaco con il metabolismo dell'acido
arachidonico, in asmatici e soggetti predisposti può insorgere crisi di broncospasmo ed
eventualmente shock ed altri fenomeni allergici.
Il prodotto, come tutti i farmaci antinfiammatori non
steroidei, interferisce con la sintesi delle prostaglandine e di loro importanti intermedi che sono
partecipi di funzioni fisiologiche. Il farmaco, pertanto, richiede particolari precauzioni, o se ne
impone l'esclusione dall'uso, allorché nel paziente siano presenti le seguenti
condizioni: stati di ipoperfusione del rene, malattie renali, insufficienza cardiaca, insufficienza epatica
da lieve a moderata, età avanzata.
L’uso di Ketoprofene EG, come di qualsiasi farmaco
inibitore della sintesi delle prostaglandine e della cicloossigenasi è sconsigliato nelle donne che
intendano iniziare una gravidanza.
La somministrazione di Ketoprofene EG dovrebbe essere sospesa
nelle donne che hanno problemi di fertilità o che sono sottoposte a indagini
sulla fertilità.
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Poiché il legame proteico del Ketoprofene è
elevato, può essere necessario ridurre il dosaggio di difenilidantoina o di sulfamidici che dovessero essere
somministrati contemporaneamente.
In corso di terapia con farmaci a base di litio la
contemporanea somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei provoca un aumento dei livelli
plasmatici del litio stesso.
E' opportuno non associare Ketoprofene EG con acido
acetilsalicilico o con altri farmaci antinfiammatori non steroidei.
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La somministrazione di ketoprofene, anche se sperimentalmente
non ha fatto osservare tossicità embriofetale per posologie rapportabili a
quelle previste per l'uso clinico, non è consigliabile in gravidanza, durante l'allattamento e
nell'infanzia. L'uso del farmaco in prossimità del parto determina il ritardo del parto
stesso; inoltre, se somministrato in tale periodo, può provocare alterazioni dell'emodinamica del
piccolo circolo del nascituro con gravi conseguenze per la respirazione.
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Se a seguito di somministrazione di ketoprofene dovessero
insorgere stordimento, sonnolenza o vertigini, il paziente dovrebbe evitare di guidare o di
svolgere attività che richiedano particolare vigilanza.
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Come per altri antinfiammatori non steroidei si possono
riscontrare emorragie gastrointestinali e altri disturbi di solito transitori a carico del tratto
gastroenterico, quali dispepsia, gastralgia, nausea, vomito, diarrea e flatulenza. Più raramente
sono state segnalate ulcera gastroduodenale, gastrite, disuria transitoria, astenia,
cefalea, sensazione di vertigine, sonnolenza, esantema cutaneo, edema e trombocitopenia;
reazioni di fotosensibilità, rare in caso di somministrazione sistemica.
Seppure estremamente rari, sono possibili severe reazioni
sistemiche di ipersensibilità, come edema della laringe, edema della glottide, dispnea,
palpitazione, sino allo shock anafilattico. In tali casi è necessaria l'immediata assistenza
medica.
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Sintomi da sovradosaggio possono comprendere: disturbi a
carico del sistema nervoso centrale, come mal di testa, vertigine, confusione e perdita
di coscienza, così come dolore, nausea e vomito. Si possono verificare anche ipotensione,
depressione respiratoria e cianosi.
Non esistono antidoti specifici. Sovradosaggio e ingestione
accidentale o volontaria, devono essere trattati sintomaticamente.
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Ketoprofene è un farmaco ad attività
antinfiammatoria e analgesica appartenente alla categoria farmacoterapeutica dei FANS.
L'attività antinfiammatoria è da porre in
relazione a quattro ben documentati meccanismi d'azione: stabilizzazione della membrana lisosomiale;
inibizione della sintesi delle prostaglandine; attività antibradichininica;
attività antiaggregante piastrinica.
Studi di farmacologia condotti sugli animali ed in parte anche
su volontari sani, fanno ritenere che l'attività analgesica sia doppiamente
articolata.
E' infatti probabile che accanto alla ormai nota
attività periferica, mediata principalmente dall'effetto inibitorio sulla sintesi delle prostaglandine,
ketoprofene esplichi la propria attività analgesica anche attraverso un meccanismo di tipo centrale
non-oppioide in cui sono coinvolte strutture sopraspinali quali i recettori glutamato tipo NMDA
inducenti la sensibilizzazione centrale in cui sono implicati diversi mediatori biochimici,
quali la sostanza P, la 5-HT, oltre alle stesse prostaglandine presenti a livello del SNC.
Questo peculiare profilo analgesico spiegherebbe la
rapidità dell'effetto antalgico del ketoprofene osservato in clinica in diverse condizioni
dolorose acute, altrimenti non spiegabili con il solo meccanismo periferico fino ad oggi noto.
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Nell'uomo l'assorbimento di ketoprofene è molto
elevato.
Dopo somministrazione orale singola di una capsula di
Ketoprofene EG da 200 mg, l'AUC calcolata da 0 a 36 ore è di 35 µg/ml*h e la
concentrazione ematica massima, che viene raggiunta dopo circa 7 ore, è pari a 3,1 µg/ml
con un t1/2 di circa 5 ore. Tali parametri non subiscono modificazioni significative in caso di
somministrazione delle capsule dopo i pasti.
La somministrazione di una capsula di Ketoprofene EG 200 mg al
giorno determina, allo stato stazionario, concentrazioni ematiche comprese tra 0,75 e 3,1
µg/ml; l'AUC calcolata nell'arco delle 24 ore è di circa 36 µg/ml*h.
Particolarmente interessante appare la farmacocinetica del
Ketoprofene nel liquido sinoviale; in questa sede infatti si raggiungono concentrazioni inferiori
a quelle ematiche, ma di gran lunga più persistenti e questa caratteristica
può spiegare l'effetto prolungato del farmaco sulla componente dolorosa articolare.
Il ketoprofene attraversa rapidamente la barriera
ematoencefalica raggiungendo concentrazioni in equilibrio con quelle plasmatiche, già a 15 minuti
dalla sua somministrazione per via intramuscolare alla dose di 100 mg.
A livello del fluido cerebrospinale è possibile
raggiungere quote relativamente importanti di ketoprofene libero anche quando i livelli plasmatici di
ketoprofene sono ancora al di sotto dei valori di picco.
L'eliminazione di ketoprofene avviene essenzialmente
attraverso le urine (>50% sotto forma di metaboliti) ed in minima parte attraverso le feci (1%).
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Le prove tossicologiche hanno dimostrato la bassa
tossicità e l'alto indice terapeutico di Ketoprofene. La DL50 nel ratto, per os, è di 165 mg/Kg;
nel topo, per varie vie di somministrazione, è compresa tra 365 e 662 mg/Kg. Dopo
somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei, in femmine di ratto gravide,
è stata osservata una restrizione del dotto arterioso fetale.
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KETOPROFENE EG Capsule rigide da 100 mg e 200 mg:
Microgranuli di saccarosio e amido, povidone K30, ammonio
metacrilato copolimero (Eudragit RS 100), talco
Costituenti della capsula: gelatina, titanio biossido
(E171)
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Non pertinente.
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KETOPROFENE EG 100 mg e 200 mg Capsule rigide a rilascio
prolungato: 3 anni a confezionamento integro.
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KETOPROFENE EG 100 mg e 200 mg Capsule rigide a rilascio
prolungato:
Conservare a temperatura non superiore a 25 °C e protetto
dall'umidità.
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KETOPROFENE EG 100 mg Capsule rigide a rilascio
prolungato:
Blister alluminio/PVC-PVDC
Astuccio contenente 6 capsule rigide da 100 mg
Astuccio contenente 56 capsule rigide da 100 mg
KETOPROFENE EG 200 mg Capsule rigide a rilascio
prolungato:
Blister alluminio/PVC-PVDC
Astuccio contenente 3 capsule rigide da 200 mg
Astuccio contenente 28 capsule rigide da 200 mg
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Nessuna in particolare.
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EG S.p.A. Via D.Scarlatti, 31 – 20124 Milano
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6 capsule a rilascio prolungato 100 mg: A.I.C. n 033519063/G
56 capsule a rilascio prolungato 100 mg: A.I.C. n 033519075/G
3 capsule a rilascio prolungato 200 mg: A.I.C. n 033519087/G
28 capsule a rilascio prolungato 200 mg: A.I.C. n 033519099/G
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17 aprile 2001
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Gennaio 2003
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