LENIDOLOR 50 - CAPSULE.
LENIDOLOR 100 - CAPSULE.
LENIDOLOR 100 - SUPPOSTE.
LENIDOLOR 200 - SUPPOSTE.
LENIDOLOR GOCCE.
Capsule e gocce per uso orale; supposte per uso rettale.
- [Vedi Indice]
Sindromi dolorose lievi e moderate. Dismenorrea primaria.
Trattamento delle forme acute e croniche di artrite reumatoide.
Osteoartrosi.
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Lenidolor capsule: 1 capsula 2-3 volte al dì.
Lenidolor gocce: 30 gocce (100 mg) 2-3 volte al dì.
Lenidolor supposte: 1 supposta 2 volte al dì.
Uno schema posologico conveniente può combinare 1
capsula (da 100 mg) o 30 gocce al mattino, a stomaco pieno, e 1
supposta (da 100 o 200 mg) alla sera.
Tuttavia come norma generale, la posologia dovrebbe essere
regolata individualmente adottando la dose minore efficace.
Nell'anziano è conveniente adottare una posologia
iniziale ridotta e controllare attentamente la terapia.
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Ipersensibilità al composto. Ulcera
gastroduodenale.
Per il rischio di sensibilità crociata dell'acido
acetilsalicilico e ad altri antiinfiammatori non steroidei, il
prodotto non deve essere somministrato a pazienti nei quali tali
farmaci inducano sintomi di broncospasmo, rinite allergica od
orticaria.
Poiché l'esperienza acquisita con il prodotto in
pediatria è ancora incompleta, si sconsiglia la
prescrizione del LENIDOLOR a pazienti di età
inferiore ai 14 anni.
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La terapia dovrà essere interrotta nel caso che un
qualsiasi effetto collaterale (v. Effetti indesiderati) si
produca in forma grave. Non sono stati segnalati casi di
assuefazione o dipendenza.
L'uso di LENIDOLOR, come di qualsiasi farmaco inibitore della
sintesi delle prostaglandine e della cicloossigenasi, è
sconsigliato nelle donne che intendano iniziare una
gravidanza.
La somministrazione di LENIDOLOR dovrebbe essere sospesa nelle
donne che hanno problemi di fertilità o che sono
sottoposte a indagini sulla fertilità.
I pazienti trattati con antiinfiammatori non steroidei,
quali LENIDOLOR, devono essere periodicamente controllati per
assicurarsi che il farmaco sia ancora necessario e ben
tollerato.
In pazienti con precedenti di malattie del tratto
gastrointestinale superiore, il prodotto dovrà essere
somministrato sotto stretto controllo medico.
I pazienti affetti da epatopatie o nei quali un parametro
epatico sia risultato non normale dovranno essere sorvegliati
accuratamente e sottoposti periodicamente ad opportuni
controlli.
La terapia dovrà essere sospesa in caso di
peggioramento degli indici della funzione epatica, se si
sviluppano segni clinici e sintomi caratteristici di una malattia
epatica o se si verificano reazioni sistemiche (es. rash,
eosinofilia). Con l'uso prolungato sono stati riportati casi
di nefrite interstiziale acuta con ematuria, proteinuria e
occasionalmente sindrome nefrosica. Pertanto i pazienti con
preesistenti condizioni di riduzione del flusso ematico
renale o del volume del sangue circolante nel rene (pazienti con
menomata funzionalità renale, insufficienza cardiaca,
alterata funzionalità epatocellulare, pazienti che
assumono diuretici, pazienti anziani) devono essere attentamente
monitorati, utilizzando sin dall'inizio una posologia
giornaliera ridotta.
Nel caso di trattamenti prolungati sarà opportuno
controllare periodicamente la crasi ematica e procedere
inoltre ad esami oftalmici. In caso di eventuale comparsa di
disturbi visivi la somministrazione del farmaco dovrà
essere sospesa.
La� comparsa� di� eventuali� disturbi� gastrointestinali
potrà essere in gran parte evitata ingerendo il prodotto
durante i pasti o con latte. In caso di diarrea, nausea, vomito e
dolori addominali, potrà essere utile ridurre la posologia
o interrompere il trattamento per qualche giorno.
Per l'uso leggere attentamente l'istruzione interna.
Non lasciare medicinali alla portata dei bambini.
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L'acido meclofenamico, come altri antiinfiammatori non
steroidei, potenzia l'effetto degli anticoagulanti
cumarinici come la warfarina e pertanto il dosaggio di
quest'ultima dovrà essere ridotto per prevenire un
eccessivo allungamento del tempo di protrombina. Si
dovrà escludere l'impiego contemporaneo di acido
acetilsalicilico o altro antiinfiammatorio non steroideo per
evitare sia la riduzione dei livelli ematici di acido
meclofenamico sia il maggior rischio di disturbi
gastrointestinali. L'uso concomitante di antiacidi non
interferisce con l'assorbimento dell'acido meclofenamico. In
caso di associazione con corticosteroidi ogni riduzione
della posologia di questi ultimi dovrà essere
graduale.
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Non somministrare durante la gravidanza, particolarmente
nel 1° e nel 3° trimestre, né durante
l'allattamento.
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Non sono stati riportati effetti negativi sulla
capacità di guidare né sull'uso di
macchine.
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I più frequenti effetti collaterali possono
verificarsi a carico dell'apparato gastroenterico e sono
rappresentati da nausea, vomito, pirosi, gastralgia, flatulenza,
diarrea.
Più raramente possono verificarsi casi di anoressia,
costipazione, stomatite, ulcera peptica, sanguinamento o
perforazione (particolarmente in pazienti con precedenti di
ulcera o sottoposti a concomitante terapia corticosteroidea),
colite, ittero colostatico.
Sebbene raramente, è possibile la comparsa di
eruzioni cutanee, prurito, cefalea, vertigini, edemi
periferici, tinnitus, insufficienza renale.
Altrettanto scarsa è la possibilità di una
diminuzione dei valori dell'emoglobina e dell'ematocrito o
la comparsa di leucopenia (v. sezione 4.4), eritema multiforme,
sindrome di Stevens Johnson, dermatiti esfoliative e alterazioni
della funzionalità epatica e sindrome lupus
eritematoso-simile. Sporadicamente e senza un dimostrato
rapporto di causalità con il trattamento, sono stati
descritti disturbi visivi (v. sezione 4.4).
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Le informazioni disponibili circa casi di sovradosaggio
di acido meclofenamico sono molto scarse.
Dopo un forte sovradosaggio una stimolazione del sistema
nervoso centrale può manifestarsi mediante comportamento
irrazionale, notevole agitazione e convulsioni generalizzate.
Dopo questa fase può notarsi tossicità renale
(diminuzione della diuresi, aumento della creatinina,
modificazioni del sedimento urinario) con possibile oliguria
o anuria e azotemia. Un caso di anuria si è protratto
per circa una settimana prima della ripresa della diuresi e della
guarigione.
Il trattamento consiste nello svuotamento dello stomaco
mediante emesi o lavaggio e nella introduzione nello stomaco di
una abbondante dose di carbone attivo. La dialisi o
l'emoperfusione possono risultare meno efficaci a causa del
legame con le proteine plasmatiche.
Le convulsioni devono essere controllate mediante un
appropriato trattamento anticonvulsivante.
Permanente attenzione, mediante un accurato monitoraggio,
deve essere prestata al mantenimento delle funzioni vitali e del
bilancio elettrolitico. Per correggere gravi iperazotemie o
squilibri elettrolitici può risultare necessaria la
dialisi.
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L'acido meclofenamico è un composto dotato di notevole
attività analgesica, antinfiammatoria, ed
antipiretica. Come per gli altri farmaci antinfiammatori, non si
conosce esattamente il suo meccanismo d'azione. Gli studi sugli
animali hanno escluso che la sua azione terapeutica sia mediata
da una stimolazione dell'asse ipofisi-surrene.
L'acido meclofenamico inibisce la sintesi delle
prostaglandine e compete con queste sui recettori,
inibisce inoltre la conversione dell'acido arachidonico
secondo la via lipoossigenasica. Pertanto tali
proprietà possono essere responsabili della sua
spiccata attività antalgica ed antiinfiammatoria. A
differenza dell'acido acetilsalicilico e di molti altri
antiinfiammatori non steroidei, l'acido meclofenamico non
riduce l'aggregazione piastrinica e non prolunga il tempo di
emorragia.
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La farmacocinetica e il metabolismo sono stati studiati
nel ratto, nella scimmia, nel cane e nell'uomo, somministrando
per via orale, rettale o parenterale il farmaco. Dopo una singola
dose orale in capsule nell'uomo i livelli plasmatici massimali si
raggiungono in 0,5-1 ora, con emivita plasmatica di 2 ore. Con la
formulazione in gocce di acido meclofenamico livelli massimali
vengono raggiunti più rapidamente. I livelli
plasmatici sono proporzionali alla dose. Non c'è evidenza
di accumulo del farmaco. Dopo somministrazione rettale di
acido meclofenamico l'assorbimento è più lento
e graduale, con un picco massimo alla seconda ora e con
un'emivita plasmatica apparente di 4 ore, cosicché il
tempo di permanenza plasmatica dell'acido meclofenamico
somministrato per via rettale è superiore a quello del
sale sodico somministrato per via orale. L'escrezione avviene per
2/3 nelle urine e per 1/3 nelle feci. Nelle urine il farmaco
viene escreto per la massima parte metabolizzato e i metaboliti
coniugati con l'acido glucuronico.
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Gli studi di tossicità acuta del sale sodico dell'acido
meclofenamico hanno dimostrato una DL50 per via orale
di 355 mg/kg nel topo e 126 mg/kg nel ratto e per via
intraperitoneale 69 mg/kg nel topo e 74-95 mg/kg nel ratto.
La DL50 dell'acido meclofenamico libero è
risultata per via rettale di 210 mg/kg nel ratto e di 412 mg/kg
nel coniglio e per via intraperitoneale di 309-339 mg/kg nel topo
e di 135-166 mg/kg nel ratto. La somministrazione cronica del
farmaco per via orale nel ratto e nel cane (per 12 mesi) ha
evidenziato sintomi di tossicità soltanto a carico
dell'apparato gastroenterico con l'insorgenza, alle dosi
più elevate, di lesioni erosive e ulcera della mucosa
soprattutto a livello dell'intestino. Nelle prove
comparative di ulcerogenicità eseguite nel ratto, il
margine di sicurezza del farmaco è risultato
superiore a quello degli altri antiinfiammatori non
steroidei di riferimento. Come altri farmaci
antiinfiammatori non steroidei l'acido meclofenamico in
studi di riproduzione su roditori ha determinato
fetotossicità con lievi malformazioni scheletriche,
ma non effetti teratogeni maggiori. L'acido meclofenamico
non è risultato mutageno. Nel ratto non ha rivelato
segni di cancerogenicità. Studi con somministrazioni
ripetute di acido meclofenamico per via rettale nel cane e per
via congiuntivale nel coniglio hanno confermato la buona
tollerabilità a livello locale.
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LENIDOLOR 50 - CAPSULE
Eccipienti: lattosio, silice precipitata, sodio
laurilsolfato, magnesio stearato. Costituenti della capsula:
gelatina, titanio diossido (E 171), ferro ossido (E 172).
LENIDOLOR 100 - CAPSULE
Eccipienti: lattosio, silice precipitata, sodio
laurilsolfato, magnesio stearato. Costituenti della capsula:
gelatina, titanio diossido (E 171), ferro ossido (E 172).
LENIDOLOR 100 - SUPPOSTE
Eccipienti: polietilenglicole 1.300-1.700,
polietilenglicole 380-420, polisorbato 80.
LENIDOLOR 200 - SUPPOSTE
Eccipienti: polietilenglicole 1.300-1.700,
polietilenglicole 380-420, polisorbato 80.
LENIDOLOR GOCCE
Eccipienti: dietilenglicole monoetiletere,
polietilenglicole 400 420, polisorbato 80, saccarina, aroma di
arancio, aroma di menta.
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Non sono noti casi di incompatibilità.
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Capsule: 60 mesi.
Gocce: 24 mesi.
Supposte: 36 mesi.
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Nessuna.
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LENIDOLOR 50 - CAPSULE: scatola di 30 capsule da 50 mg, in
blister,
LENIDOLOR 100 - CAPSULE: scatola di 30 capsule da 100 mg, in
blister,
LENIDOLOR 100 - SUPPOSTE: scatola di 10 supposte da 100 mg
LENIDOLOR 200 - SUPPOSTE: scatola di 10 supposte da 200 mg
LENIDOLOR GOCCE: flacone contagocce da 30 mL
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Nessuna particolare.
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A. Menarini Industrie Farmaceutiche Riunite s.r.l., via Sette
Santi, 3 - Firenze.
Su licenza Warner Lambert Co USA.
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LENIDOLOR 50 - CAPSULE: A.I.C. n. 026410035
LENIDOLOR 100 - CAPSULE: A.I.C. n. 026410047
LENIDOLOR 100 - SUPPOSTE: A.I.C. n. 026410062
LENIDOLOR 200 - SUPPOSTE: A.I.C. n. 026410050
LENIDOLOR GOCCE: A.I.C. n. 026410074
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Maggio 2000.
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Gennaio 2003.
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