- [Vedi Indice]La tioridazina è indicata esclusivamente per il trattamento di seconda scelta della schizofrenia in pazienti adulti.
La dose iniziale deve essere la minima nel range di dosi raccomandate e deve essere aumentata gradualmente ad intervalli settimanali per minimizzare il rischio di cardiotossicità. La dose giornaliera non deve superare i 600 mg e deve essere raggiunta con incrementi settimanali non superiori ai 100 mg.
Prima di iniziare il trattamento con tioridazina, si deve eseguire un elettrocardiogramma basale per escludere dal trattamento i pazienti con rilevanti disturbi cardiovascolari preesistenti (vedere "Controindicazioni").
Episodi di schizofrenia acuta in pazienti psicotici adulti e ospedalizzati
- 100-600 mg/die.
Schizofrenia cronica
- 100-600 mg/die per pazienti ospedalizzati;
- 50-300 mg/die per pazienti non ospedalizzati/ambulatoriali.
Le compresse a rilascio prolungato da 200 mg sono divisibili in quattro e pertanto consentono di adattare la posologia alle diverse necessità terapeutiche. Le compresse non devono essere masticate.
Generalmente nei pazienti schizofrenici ospedalizzati sono necessarie da 2 a 3 settimane o più per ottenere una risposta terapeutica. Nei pazienti psicotici cronici il raggiungimento del massimo beneficio terapeutico richiede generalmente fino a 6 settimane di trattamento, talvolta anche 6 mesi. Al contrario, nei pazienti psicotici acuti si può ottenere un miglioramento già dopo 24-48 ore.
Si deve tener presente che:
- esiste grande variabilità nella risposta individuale e nelle necessità posologiche;
- nei pazienti con ridotta massa corporea e in quelli con alterata funzionalità renale ed epatica le dosi iniziali devono essere più basse e gli incrementi di dose più graduali;
- talvolta può essere difficile determinare il dosaggio ottimale quando si somministrano farmaci antipsicotici: pertanto può essere necessario aggiustare le dosi in base all'evoluzione della situazione clinica del paziente;
- quando si deve interrompere la somministrazione del farmaco dopo un lungo periodo di trattamento, si raccomanda di ridurre gradualmente il dosaggio nell'arco di una o due settimane, in quanto l'interruzione brusca della terapia con neurolettici può provocare in alcuni pazienti, in terapia da lunghi periodi o con alte dosi, l'insorgenza di sintomi quali ad esempio nausea, vomito, disturbi gastrici, tremore, capogiri, ansia, agitazione, insonnia, segni transitori di discinesia e la ricomparsa di sintomi psicotici.
La tioridazina è controindicata in pazienti con:
- disturbi cardiaci clinicamente significativi (es. insufficienza cardiaca, angina pectoris, cardiomiopatia o insufficienza cardiaca congestizia);
- prolungamento dell'intervallo QTc (vedere "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso");
- storia di aritmia ventricolare o aritmia tipo "torsione di punta";
- bradicardia o blocco atrio-ventricolare di II o III grado;
- storia familiare di prolungamento dell'intervallo QTc;
- ipokaliemia o ipomagnesiemia non corretta.
Il medico deve anche ricordare che la tioridazina è metabolizzata dal citocromo P450 2D6. Il trattamento con tioridazina è pertanto controindicato nei pazienti che geneticamente presentano una ridotta o nulla attività del citocromo P450 2D6. La tioridazina è anche controindicata nei pazienti in trattamento con altri farmaci noti per agire da substrato o da inibitori del citocromo P450 2D6 (vedere "Interazioni").
Poiché la tioridazina prolunga l'intervallo QTc in maniera dose-correlata, è controindicato anche l'uso concomitante di altri farmaci che prolungano l'intervallo QTc (vedere "Interazioni").
La tioridazina è anche controindicata nei pazienti con:
- ipersensibilità al principio attivo o ad altre fenotiazine o ad uno degli eccipienti;
- precedenti episodi di ipersensibilità, quali ad esempio gravi reazioni di fotosensibilità;
- stati comatosi, demenza e grave depressione del sistema nervoso centrale;
- seri disturbi ematologici in anamnesi (es. depressione midollare).
È controindicato l'uso del prodotto in pazienti di età inferiore a 16 anni.
Si raccomanda di evitare l'uso della tioridazina in pazienti con altri fattori di rischio che possono contribuire o aggravare una condizione di aritmia, in pazienti con disturbi cardiovascolari clinicamente significativi (cardiomiopatia, insufficienza cardiaca congestizia, ischemia), in pazienti con storia familiare di morte improvvisa, in pazienti con disturbi elettrolitici (come si osserva ad esempio nei pazienti che assumono diuretici non risparmiatori di potassio, o che ricevono insulina in regime acuto, o nei pazienti con vomito persistente e/o diarrea cronica o insufficienza renale), in pazienti con alterate condizioni nutrizionali e con accidenti cerebrovascolari (vedere "Controindicazioni").
Prima di iniziare il trattamento con tioridazina si deve eseguire un elettrocardiogramma basale, si devono monitorare ed eventualmente correggere in tutti i pazienti i livelli serici di calcio, magnesio e potassio. I pazienti con un intervallo QTc più lungo di 450 msec per gli uomini e più lungo di 470 msec per le donne non devono assumere tioridazina. Il controllo elettrocardiografico deve essere eseguito prima di ogni incremento di dose, una settimana dopo aver raggiunto la massima dose terapeutica e successivamente ogni 6 mesi. Il trattamento con tioridazina deve essere interrotto gradualmente nei pazienti con intervallo QTc superiore a 500 msec.
Durante il trattamento con tioridazina si devono eseguire controlli periodici degli elettroliti serici e ogni squilibrio deve essere corretto. La tioridazina deve essere usata con cautela nei pazienti con gravi disturbi respiratori, malattia di Parkinson, miastenia grave, epilessia, feocromocitoma. Le fenotiazine in generale possono interferire con la regolazione della temperatura corporea e diminuire le concentrazioni di tiroxina serica, sebbene questo capiti molto raramente.
Sintomi acuti da sospensione del trattamento, quali ad esempio nausea, vomito e insonnia, sono stati descritti raramente dopo la brusca interruzione della somministrazione di alte dosi di tioridazina. Quando la terapia a lungo termine deve essere interrotta, si raccomanda di procedere con graduale diminuzione delle dosi nell'arco di una o due settimane.
Disturbi extrapiramidali
In seguito alla somministrazione di molti farmaci antipsicotici, si possono verificare diverse sindromi neurologiche che interessano in particolare il sistema extrapiramidale, e che sono caratterizzate da distonia acuta, acatisia, parkinsonismo e discinesia tardiva. Sebbene nel caso della tioridazina il rischio risulti relativamente basso rispetto alle altre fenotiazine, potrebbero verificarsi sintomi extrapiramidali specialmente quando la tioridazina viene utilizzata come neurolettico ad alte dosi.
Discinesia tardiva
Sono stati segnalati rari casi di discinesia tardiva in pazienti in trattamento con tioridazina. Sebbene non sia stata dimostrata una chiara correlazione tra lo sviluppo di questa sindrome e la durata del trattamento antipsicotico, nei pazienti che sviluppano segni e sintomi di discinesia tardiva durante la terapia con tioridazina si deve valutare l'opportunità di interrompere il trattamento o di ridurre le dosi fino alla dose minima efficace. Tali sintomi possono peggiorare gradualmente o persino verificarsi dopo l'interruzione del trattamento.
Sindrome Neurolettica Maligna (SNM)
Questa sindrome è stata riportata in casi molto rari in associazione al trattamento con tioridazina. La SNM è una malattia potenzialmente fatale caratterizzata da rigidità muscolare, iperpiressia, alterazioni dello stato di coscienza, disturbi vegetativi (irregolarità del polso e della pressione arteriosa, tachicardia, sudorazione profusa, disritmie cardiache). Possono verificarsi anche elevati livelli di creatinina-fosfochinasi, mioglobinuria (rabdomiolisi) e insufficienza renale acuta.
Quando viene diagnosticata la SNM o quando compare febbre alta senza alcuna spiegazione e senza ulteriori manifestazioni cliniche tipiche della SNM, il trattamento con tioridazina deve essere interrotto.
Se un paziente necessita un trattamento con farmaci antipsicotici dopo la guarigione da SNM, la ripresa del trattamento deve essere attentamente valutata in quanto sono stati segnalati episodi di ricomparsa dei sintomi di SNM.
Convulsioni
Molti neurolettici, tra cui anche la tioridazina, possono abbassare la soglia di convulsività e causare alterazioni elettroencefalografiche caratteristiche dei disturbi epilettici.
- Precauzioni
Proprietà anticolinergiche
Viste le proprietà anticolinergiche, la tioridazina deve essere usata con cautela nei pazienti con precedenti episodi di aumento della pressione intraoculare, glaucoma ad angolo chiuso, ritenzione urinaria (ad es. ipertrofia prostatica) e stipsi cronica.
Disturbi epatici
Nei pazienti con disturbi epatici è necessario controllare regolarmente la funzionalità epatica.
Discrasie ematiche
Sebbene siano stati riportati solo rari casi di leucopenia o agranulocitosi in associazione al trattamento con tioridazina (così come con qualsiasi altra fenotiazina), devono essere eseguiti regolari controlli ematologici durante i primi 3-4 mesi di trattamento ed immediatamente ogni volta che si verifichino segni clinici di discrasia ematica.
Pressione arteriosa
Nei pazienti che assumono tioridazina si osserva frequentemente la comparsa di ipotensione ortostatica. All'inizio del trattamento con tioridazina si raccomanda di effettuare un controllo della pressione arteriosa, specialmente nei pazienti con ipotensione posturale o disturbi circolatori.
Alcool
Poiché l'alcool può aumentare il rischio che si verifichino reazioni epatotossiche, colpi di calore, acatisia, distonia o altri disturbi a carico del sistema nervoso centrale, la sua assunzione deve essere evitata durante la terapia con tioridazina.
Interazioni farmacocinetiche
Metabolizzazione da parte del citocromo P450 2D6: la tioridazina è metabolizzata dal P450 2D6 ed è essa stessa un inibitore di questa via metabolica. Le concentrazioni plasmatiche e gli effetti della tioridazina possono pertanto essere potenziati e prolungati da farmaci che agiscono da substrato e/o da inibitori di questa isoforma del citocromo P450, con il rischio di determinare grave ipotensione, aritmia cardiaca o effetti collaterali a carico del sistema nervoso centrale. Esempi di farmaci che agiscono da substrato o da inibitori del citocromo P450 2D6 comprendono gli antiaritmici, alcuni antidepressivi (inclusi gli inibitori selettivi del reuptake della serotonina e gli antidepressivi triciclici), alcuni antipsicotici, i b-bloccanti, gli inibitori delle proteasi, gli oppiacei e l'ecstasy (MDMA = metilendiossimetamfetamina). Questa lista non comprende tutti i farmaci potenzialmente a rischio di interazione con la tioridazina.
Antiepilettici: le fenotiazine, inclusa la tioridazina, possono abbassare la soglia di convulsività. I livelli serici di fenitoina possono aumentare o diminuire in seguito all'uso concomitante della tioridazina, e pertanto può essere necessario un aggiustamento delle dosi. In seguito a somministrazione contemporanea di carbamazepina non si è osservato alcun effetto sui livelli serici della tioridazina o della carbamazepina.
Barbiturici: la contemporanea somministrazione di barbiturici e di fenotiazine può determinare la riduzione dei livelli serici di entrambi; può verificarsi un incremento della risposta se la somministrazione di uno dei farmaci viene interrotta.
Antipertensivi e b-bloccanti: come per le altre fenotiazine, la tioridazina antagonizza l'azione dell'adrenalina e di altre sostanze con attività simpaticomimetica. Poiché i b-bloccanti agiscono da substrato per il citocromo P450 2D6 e possono indurre bradicardia, non è raccomandato l'uso concomitante di tioridazina e b-bloccanti. Inoltre la tioridazina può inibire l'effetto di riduzione della pressione arteriosa esercitato da quelle sostanze che interferiscono con i recettori a-adrenergici, come ad esempio la guanetidina e la clonidina.
Anticoagulanti: la somministrazione contemporanea con fenotiazine può determinare, presumibilmente per competizione enzimatica, un aumento dell'effetto anticoagulante, situazione che richiede un attento monitoraggio del rapporto internazionale normalizzato (INR).
04.5 Interazioni farmacodinamiche
L'effetto della tioridazina sull'intervallo QTc è probabile sia potenziato dall'uso contemporaneo di altri farmaci che prolungano anch'essi l'intervallo QTc. Pertanto l'uso concomitante di questi farmaci e della tioridazina è controindicato. Esempi di farmaci che prolungano l'intervallo QTc comprendono alcuni antiaritmici, come quelli di classe IA (es. chinidina, disopiramide e procainamide) e di classe III (es. amiodarone e sotalolo), gli antidepressivi triciclici (es. amitriptilina), alcuni antidepressivi tetraciclici (es. maprotilina), alcuni antipsicotici (es. fenotiazine e pimozide), alcuni antistaminici (es. terfenadina), litio, chinina, pentamidina, sparfloxacina. Questa lista non comprende tutti i farmaci in grado di prolungare l'intrervallo QTc e che quindi non devono essere assunti in concomitanza con la tioridazina.
Gli squilibri elettrolitici, in particolare l'ipokaliemia, aumentano notevolmente il rischio di prolungamento dell'intervallo QTc. Pertanto l'uso concomitante di farmaci che causano squilibri elettrolitici deve essere evitato.
Farmaci con azione depressiva sul sistema nervoso centrale: la tioridazina può potenziare l'azione depressiva sul sistema nervoso centrale determinata da altri farmaci con azione depressiva sul SNC, compresi l'alcool, i sedativi e gli analgesici narcotici.
Inibitori delle monoamino ossidasi (MAO): l'uso concomitante può aumentare la sedazione, la stipsi, la secchezza delle fauci e l'ipotensione.
Litio: in pazienti in trattamento con litio e fenotiazine, inclusa la tioridazina, sono state segnalate gravi complicazioni neurotossiche, effetti indesiderati extrapiramidali ed episodi di sonnambulismo.
Anticolinergici: gli anticolinergici possono aggravare gli effetti indesiderati di tipo colinergico. Pertanto quando la tioridazina viene somministrata contemporaneamente a farmaci quali gli antistaminici, gli antidepressivi triciclici o i composti atropino-simili, si raccomanda un attento controllo e l'aggiustamento delle dosi.
Farmaci antiparkinsoniani: gli effetti sia della levodopa che della tioridazina possono risultare inibiti quando questi farmaci vengono somministrati contemporaneamente.
Vasocostrittori adrenergici: a causa dell'effetto adrenolitico le fenotiazine possono ridurre l'effetto pressorio dei vasocostrittori adrenergici (ad es. efedrina, fenilefrina).
Fenilpropanolamina: è risultato che la fenilpropanolamina può interagire con le fenotiazine e causare aritmia ventricolare.
Diuretici tiazidici: l'uso concomitante di fenotiazine e diuretici tiazidici può determinare grave ipotensione; inoltre l'ipokaliemia indotta dai diuretici può accentuare la cardiotossicità indotta dalla tioridazina.
Antiacidi, antidiarroici: questi farmaci possono ridurre l'assorbimento gastrointestinale delle fenotiazine somministrate per via orale. Gli antiacidi non devono essere somministrati nelle due ore successive all'assunzione delle fenotiazine.
Antidiabetici: le fenotiazine agiscono sul metabolismo dei carboidrati e possono pertanto interferire con il controllo dei pazienti diabetici.
La tioridazina non deve essere somministrata in gravidanza se non per ragioni di assoluta necessità. Non ci sono prove sufficienti a dimostrare che il farmaco sia sicuro nelle donne gravide, mentre da alcuni studi (non tutti) condotti sugli animali sono risultati effetti dannosi. I neonati da madri trattate con tioridazina nelle ultime fasi della gravidanza possono mostrare segni di intossicazione, come ad esempio eccessiva sonnolenza, tremore e iperattività.
La tioridazina non deve essere somministrata durante l'allattamento. Se l'uso della tioridazina è considerato indispensabile, l'allattamento al seno deve essere interrotto.
Le fenotiazine devono essere usate con cautela nei pazienti che svolgono attività che richiedono estrema vigilanza, in quanto possono rallentare le reazioni del paziente ad esempio nella guida di veicoli o nel manovrare macchinari.
La tioridazina prolunga l'intervallo QTc, aumentando il rischio di insorgenza di una forma di tachiaritmia ventricolare potenzialmente fatale nota come "torsione di punta".
Sono stati segnalati rari casi di aritmia cardiaca, compresa la tachicardia ventricolare e la fibrillazione ventricolare. Ci sono state segnalazioni, in pazienti trattati con tioridazina, di morte improvvisa, apparentemente dovuta ad aritmia o ad arresto cardiaco (vedere "Controindicazioni" e "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso").
Trattamento dell'aritmia tipo "torsione di punta" indotta da tioridazina
Se si verifica un episodio di aritmia tipo "torsione di punta", il trattamento con tioridazina deve essere interrotto e si devono correggere l'ipossia, gli squilibri elettrolitici ed acido-base. Se l'aritmia "torsione di punta" persiste, si può ricorrere alla somministrazione e.v., nell'arco di 30-120 secondi, di 2 g di magnesio solfato (20 ml di soluzione 10%), ripetuta, se necessario, due volte ad intervalli di 5-15 minuti. In alternativa, in caso di fallimento di queste misure terapeutiche, l'aritmia può essere risolta aumentando il ritmo cardiaco, tramite elettrostimolazione atriale o ventricolare, o tramite infusione di isoprenalina (isoproterenolo), al fine di ottenere un ritmo cardiaco di 90-110 battiti/minuto. L'aritmia tipo "torsione di punta" generalmente non trae beneficio dai farmaci antiaritmici e quelli che prolungano l'intervallo QTc (es. amiodarone, chinidina) possono peggiorare la situazione.
Gli effetti collaterali più frequenti, che si verificano particolarmente ad alte dosi e all'inizio del trattamento, comprendono sonnolenza, sedazione, secchezza delle fauci e ostruzione nasale. Può verificarsi ipotensione posturale dose-correlata. Altri effetti collaterali di tipo anticolinergico correlati alla dose comprendono turbe della visione, tachicardia, stipsi, difficoltà nella minzione o ritenzione urinaria.
In soggetti predisposti (specialmente non psicotici), la tioridazina può determinare, anche a bassi dosaggi, sensazione di essere mentalmente rallentato, nausea, capogiri, cefalea o effetti paradosso quali eccitamento, agitazione o insonnia. Possono verificarsi stati confusionali o attacchi epilettici.
Sono stati segnalati casi di retinopatia pigmentosa in un piccolo numero di pazienti in trattamento a lungo termine e con dosi superiori alla dose massima raccomandata di 600 mg/die; le segnalazioni sono state rare in pazienti che assumevano dosi minori. La retinopatia pigmentosa è caratterizzata da diminuzione della capacità visiva, cromatopsia (percezione degli oggetti incolori con colorazione generalmente marrone) e difficoltà nell'adattamento al buio; può verificarsi perdita progressiva della vista. L'esame fondoscopico rileva depositi di pigmento. Si deve ricordare al paziente l'importanza di riferire qualsiasi cambiamento nella visione. Se si prevede un trattamento a lungo termine con alte dosi, si devono eseguire controlli oculistici completi ad intervalli appropriati.
Il rischio di retinopatia pigmentosa, insieme con la possibilità che si verifichino reazioni cardiotossiche, sottolineano l'importanza di non superare la dose giornaliera massima di 600 mg. Possono verificarsi reazioni extra-piramidali, ma queste non sono frequenti nel range di dosi raccomandate; i farmaci anti-parkinson risultano pertanto raramente necessari e devono essere prescritti con cautela.
Quando si usa un farmaco antipsicotico si deve tenere in considerazione il rischio che si possa sviluppare discinesia tadiva, e il paziente deve quindi essere monitorato per rilevare i primi segni. Con la tioridazina il rischio potrebbe essere minore rispetto alle altre fenotiazine, e la discinesia tardiva tende a comparire particolarmente con il trattamento a lungo termine e con alte dosi. La potenziale gravità e imprevedibilità della discinesia tardiva e il fatto che ci siano state solo occasionali segnalazioni quando i neurolettici antipsicotici venivano assunti per periodi relativamente brevi e a basse dosi, sono la conferma che la prescrizione di questi farmaci richiede una valutazione particolarmente attenta del rapporto rischio/beneficio. La discinesia tardiva può essere scatenata o aggravata dai farmaci anti-parkinson. Possono verificarsi discinesie di breve durata dopo la brusca interruzione del trattamento.
I farmaci antipsicotici come la tioridazina possono causare iperprolattinemia, che determina galattorrea, oligo- e amenorrea. Le funzioni sessuali, inclusa l'erezione e l'eiaculazione, possono essere compromesse. Occasionalmente con la tioridazina si è riscontrato aumento di peso e sono stati segnalati casi di edema. Questi effetti possono essere evitati riducendo le dosi.
Sono state segnalate discrasie ematiche: può verificarsi leucopenia transitoria, molto rararamente episodi di agranulocitosi (più frequentemente nei primi tre mesi di trattamento ma occasionalmente anche successivamente). Quando un paziente presenta segni di infezione persistente, si devono eseguire opportuni controlli ematologici.
La tioridazina può determinar molto raramente reazioni di fotosensibilizzazione. La dose critica perché queste si verifichino è di 400-600 mg /die. Altri rari effetti collaterali includono rash cutanei, abbassamento della soglia di convulsività, ittero, epatite e disfunzioni epatiche.
Il trattamento a lungo termine con dosi superiori alla dose massima raccomandata può determinare raramente una aumentata pigmentazione della pelle che può essere irreversibile. Sebbene non segnalato con la tioridazina, è risultato che le fenotiazine possono causare aumento dei livelli del colesterolo nel sangue, raramente iperglicemia, fecaloma del retto, grave ileo paralitico o megacolon.
Sono stati segnalati casi isolati di sindrome neurolettica maligna (rigidità muscolare, iperpiressia, alterazioni dello stato di coscienza, disturbi vegetativi), una condizione che necessita l'immediata sospensione del farmaco ed appropriati trattamenti sintomatici.
Sintomi
Secchezza delle fauci, nausea, vomito, ileo paralitico, congestione nasale, ritenzione urinaria, turbe della visione, rabdomiolisi, sedazione, confusione, agitazione psicomotoria, sonnolenza, disorientamento, effetti extrapiramidali ipercinesia, iperpiressia, convulsioni, coma.
Aritmia cardiaca, tachicardia, prolungamento dell'intervallo QTc con conseguente aumentato rischio di aritmia del tipo "torsione di punta", grave ipotensione, collasso, depressione respiratoria, arresto respiratorio, edema polmonare.
Trattamento
Si raccomanda la somministrazione di alte dosi di carbone attivo; anche la lavanda gastrica può essere presa in considerazione. Si deve evitare di indurre il vomito per il rischio che si verifichino reazioni distoniche e la potenziale aspirazione del vomito.
Istituire un trattamento sintomatico di supporto con attento monitoraggio del sistema cardiovascolare, del sistema nervoso centrale e di quello respiratorio.
Il trattamento dell'ipotensione può richiedere la somministrazione endovenosa di fluidi e di vasopressori. A causa del potente blocco a-adrenergico esercitato dalle fenotiazine, non è appropriato l'utilizzo di vasopressori con componente mista di agonismo a- e b-adrenergico (es. dopamina e adrenalina): come conseguenza potrebbero verificarsi effetti paradosso quali vasodilatazione e ipotensione. Si deve porre attenzione alla comparsa di sintomi di acidosi metabolica e agli effetti cardiaci ritardati. Farmaci che possono determinare un ulteriore prolungamento dell'intervallo QTc (ad es. disopiramide, procainamide e chinidina) devono essere evitati nel trattamento del sovradosaggio da tioridazina (vedere "Controindicazioni").
Per il trattamento dell'aritmia tipo "torsione di punta" vedere "Effetti indesiderati".
Le proprietà farmacologiche di Milleril sono simili a quelle degli altri composti appartenenti alla classe delle fenotiazine. Tuttavia, probabilmente grazie all'azione di blocco dopaminergico più selettiva nella regione limbica del proencefalo rispetto alla regione nigrostriatale, è stato dimostrato che Milleril determina minori effetti collaterali extra-piramidali rispetto agli altri tranquillanti maggiori.
Milleril è completamente e rapidamente assorbito dal tratto gastrointestinale. Le concentrazioni plasmatiche massime sono raggiunte dopo 2-4 ore dalla somministrazione. La biodisponibilità sistemica media è circa del 60%.
Con Milleril 200 mg compresse a rilascio prolungato l'assorbimento è prolungato e le concentrazioni plasmatiche massime si raggiungono 2-4 ore più tardi rispetto alla formulazione non retard.
Il volume di distribuzione relativa è pari a 10 l/kg. Il legame alle proteine plasmatiche è alto (più del 95%).
La tioridazina è metabolizzata a livello epatico; alcuni dei metaboliti (es. tioridazina sulforidazina) possiedono proprietà farmacodinamiche simili a quelle del composto di partenza.
L'escrezione avviene principalmente con le feci (50%) ma anche per via renale (meno del 4% come farmaco immodificato, circa il 30% come metaboliti). L'emivita di eliminazione plasmatica è di circa 10 ore.
La tioridazina attraversa la placenta e passa nel latte materno.
È stato valutato il potenziale genotossico della tioridazina con il test di Ames e con alcuni tests in vivo, come ad esempio il test del micronucleo nel topo, le analisi citogenetiche delle cellule del midollo osseo nell'Hamster cinese e il test letale dominante nel topo. Dai risultati di questi tests non emerge alcuna evidenza che la tioridazina possa avere potenziale mutageno.
Non sono stati condotti studi di fertilità e carcinogenicità con la tioridazina.
Milleril 25 mg compresse rivestite con film
Acido stearico; silice colloidale anidra; talco; amido di mais; lattosio monoidrato; gomma arabica; saccarosio.
Milleril 50 mg compresse rivestite con film
Acido stearico; silice colloidale anidra; talco; amido di mais; lattosio monoidrato; gomma arabica; saccarosio.
Milleril 200 mg compresse a rilascio prolungato
Magnesio stearato; alcool cetilico; cellulosa microcristallina; cellulosa acetato-ftalato; polivinile acetato; olio di dimetilsilicone; ferro ossido rosso; ferro ossido giallo.
Nessuna.
5 anni.
Tenere fuori dalla portata e dalla vista dei bambini.
Milleril 25 mg compresse rivestite con film
Blister opaco - astuccio contenente 25compresse rivestite con film.
Milleril 50 mg compresse rivestite con film
Blister opaco - astuccio contenente 25 compresse rivestite con film.
Milleril 200 mg compresse a rilascio prolungato
Blister opaco - astuccio contenente 15 compresse a rilascio prolungato.
Nessuna.
NOVARTIS FARMA S.p.A.
S.S. 233 (Varesina) Km 20,5 - 21040 Origgio (VA)
Milleril 25 mg compresse rivestite con film AIC n. 016402012
Milleril 50 mg compresse rivestite con film AIC n. 016402024
Milleril 200 mg compresse a rilascio prolungato AIC n. 016402036
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Milleril 25 mg compresse rivestite con film
Prima autorizzazione: 30.959
Rinnovo: 6.2000
Milleril 50 mg compresse rivestite con film
Prima autorizzazione: 30.959
Rinnovo: 6.2000
Milleril 200 mg compresse a rilascio prolungato
Prima autorizzazione: 10.09.1966
Rinnovo: 6.2000
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Febbraio 2001
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