- [Vedi Indice]Trattamento della cardiopatia ischemica caratterizzato da insufficiente apporto di ossigeno al miocardio.
Angina pectoris cronicamente stabile (angina da sforzo).
Angina a riposo compresa l'angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina variante) ed angina instabile (angina preinfartuale in crescendo).
Angina pectoris postinfartuale (esclusi i primi 8 giorni dall'episodio infartuale acuto).
Trattamento dell'ipertensione arteriosa.
Trattamento del fenomeno di Raynaud.
Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità individuali in funzione della gravità della malattia e della risposta del paziente. Salvo diversa prescrizione medica, valgono le seguenti direttive posologiche:
Adulti - dose orientativa:
1. In caso di cardiopatia ischemica:
- angina pectoris cronicamente stabile (angina da sforzo): 1 capsula di Nifedin 3 volte al dì
- angina a riposo, angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina variante) e angina instabile (angina preinfartuale in crescendo): 1 capsula di Nifedin 3 volte al dì
Se ritenuto necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino a 2 capsule 3 volte al dì (3 x 20 mg).
Per il trattamento di spasmi coronarici (angina di Prinzmetal, angina a riposo) può rendersi in singoli casi necessario un temporaneo ulteriore aumento della dose giornaliera a 4 x 2 fino ad un massimo di 6x2 capsule (4 x 20 mg fino a 6 x 20 mg).
2. In caso di ipertensione: 1-2 capsule di Nifedin 3 volte al dì
Per la terapia delle crisi ipertensive la dose singola è pari a 1-2 capsule (10-20 mg). In rari casi può risultare necessario aumentare fino a 3 capsule (30 mg).
3. In caso di fenomeno di Raynaud: 1 capsula di Nifedin 3 volte al dì
Il dosaggio può essere incrementato, se necessario, fino a 2 capsule 3 volte al dì.
In generale le capsule vanno deglutite intere con poco liquido indipendentemente dai pasti. In caso di dosi singole di 20 mg, l'intervallo di tempo compreso tra due assunzioni delle capsule non dovrebbe essere inferiore a 2 ore.
Qualora si rendesse necessaria un'azione particolarmente rapida a causa della minaccia di un attacco di angina o in caso di crisi ipertensiva acuta, la capsula va masticata lasciando che il suo contenuto, di gusto gradevole, rimanga per breve tempo in bocca. Attraverso il contatto con le mucose della cavità orale il principio attivo viene rapidamente assorbito dall'organismo. Successivamente la capsula, ormai vuota, può venire deglutita.
Conosciuta ipersensibilità alla nifedipina.
Gravidanza accertata o presunta.
Shock cardiogeno.
Deve essere evitata l'associazione con altri farmaci potenzialmente mielotossici.
Per gli effetti della nifedipina sulle resistenze vascolari periferiche è raccomandabile prudenza in caso di marcata ipotensione (pressione sistolica inferiore a 90 mmHg) ed è necessario controllare attentamente la pressione arteriosa all'inizio della terapia e fino a quando non sia stata raggiunta la posologia di mantenimento. Per lo stesso motivo la nifedipina deve essere usata con cautela nei pazienti con insufficienza cardiaca congestizia, stenosi aortica e in quelli con trattamento con b-bloccanti o farmaci ipotensivi.
La comparsa di edema periferico in pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia rende necessario la differenziazione degli edemi dovuti alla nifedipina da quelli conseguenti ad un peggioramento della funzionalità ventricolare sinistra.
Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio diabetico, la glicemia deve essere accuratamente controllata se compare iperglicemia la terapia deve essere sospesa.
I medicinali non vanno tenuti alla portata dei bambini.
Particolari precauzioni d'uso
Vedi "Interazioni".
La terapia concomitante con farmaci b-bloccanti è generalmente ben tollerata; tuttavia c'è il rischio di ipotensione, esacerbazione dell'angina, insufficienza cardiaca congestizia ed aritmia. In caso di contemporanea somministrazione di nifedipina e di digossina è stato segnalato, occasionalmente, un aumento dei livelli ematici di digossina, risulta quindi opportuno controllare la digossinemia nei primi giorni di trattamento. La concomitante somministrazione di nifedipina con agenti ipotensivi (metildopa, idralazina, captopril ecc.) può favorire incidenza di grave ipotensione.
In caso di somministrazione contemporanea di nifedipina e cimetidina può riscontrarsi una più marcata riduzione pressoria.
Da non somministrare in gravidanza accertata o presunta. Durante l'allattamento, il farmaco va somministrato solamente quando il beneficio giustifica il potenziale rischio.
Il prodotto specie se assunto contemporaneamente a bevande alcooliche, può ridurre la capacità di reazione; di ciò devono tener conto coloro che guidano autoveicoli o eseguono operazioni che richiedono integrità del grado di vigilanza.
Gli effetti indesiderati della nifedipina sono generalmente transitori e di lieve entità e sono da attribuire all'azione vasodilatatrice del farmaco; raramente è necessario ricorrere alla sospensione del trattamento o ad un adeguamento posologico. Le manifestazioni collaterali più comuni, dovute alla sua azione vasodilatatrice sono: vertigini, vampate di calore e cefalea; meno frequenti sono ipotensione, tachicardia, diminuzione della perfusione miocardica con aumento della frequenza e della gravità delle crisi anginose, astenia ed edema periferico sensibile alla terapia diuretica. L'incidenza e la gravità dell'edema periferico e dell'ipotensione sono generalmente dose dipendenti e possono essere ridotte con una diminuzione del dosaggio.
Altri occasionali effetti collaterali sono: nausea, pirosi gastrica, diarrea o stipsi, flatulenza; crampi intestinali, iperglicemia; insonnia, nervosismo, tremori, disturbi della visione; congestione nasale, mal di gola, tosse, dispnea, asma, crampi muscolari, rigidità ed infiammazioni articolari; prurito, orticaria ed altre reazioni cutanee; sudorazione, brivido, febbre, disturbi della sfera sessuale.
Sono stati inoltre, raramente segnalati aumenti lievi o moderati della fosfatasi alcalina, LDH, SGOT, SGPT e casi d'epatite, trombocitopenia, porpora, anemia, leucopenia e iperplasia gengivale. Quest'ultima può manifestarsi in caso di trattamento particolarmente protratto, ma regredisce completamente sospendendo la terapia.
L'iperdosaggio acuto può determinare vampe di calore, cefalea, diminuzione della pressione sanguigna e aumento della frequenza cardiaca. Se questi effetti vengono riconosciuti precocemente, si può utilmente fare ricorso ad una lavanda gastrica con l'aggiunta di carbone vegetale.
Le gravi cadute di pressione richiedono l'infusione di noradrenalina alle concentrazioni abituali; se vi sono segni di insufficienza cardiaca, iniettare inoltre strofantina e.v. Diversamente, la terapia deve essere diretta ad eliminare i sintomi principali, in quanto non si conosce alcun antidoto specifico. È risultata utile la somministrazione di gluconato di calcio endovena.
La nifedipina per un meccanismo calcio antagonista, determina un aumento del flusso coronarico, una diminuzione del consumo miocardico di ossigeno ed un miglioramento del bilancio energetico conseguente anche alla riduzione della scissione idrolitica dell'ATP ad opera dell'ATPasi calcio dipendente.
La nifedipina è ben assorbita per via orale: le massime concentrazioni ematiche si hanno dopo 1-2 ore (quota di assorbimento superiore al 90%). Viene escreta dalle urine completamente metabolizzata; i metaboliti che si formano sono privi di attività farmacologica.
L'eliminazione avviene per il 70-80% attraverso le urine; il 50% di tale eliminazione avviene entro 4-5 ore dalla somministrazione. La parte che non è escreta con le urine, è eliminata con le feci attraverso un ciclo entero-epatico. Non vi è accumulo né del farmaco né dei suoi metaboliti.
La tossicità della nifedipina studiata nel ratto è la seguente:
DL50 os = 1350 mg/kg e DL50 e.v. = 18,6 mg/kg.
Nel corso della prova di tossicità cronica eseguita nel ratto e nel cane il farmaco è risultato ben tollerato e non si sono verificate alterazioni rispetto ai controlli dei parametri esaminati. Il farmaco inoltre non è risultato né teratogeno né mutageno.
Ogni capsula contiene: glicerina; sodio saccarinato; polietilenglicol "400"; acqua depurata; essenza di menta piperita
Costituenti dell'involucro: gelatina; glicerina; eritrosina; titanio biossido; sodio etile p-idrossibenzoato; sodio propile p-idrossibenzoato.
Niente da segnalare per l'uso previsto.
30 mesi (2 anni e mezzo).
Da conservare a temperatura ambiente (fra +8 e +30 °C, come previsto da IX).
La sostanza fotosensibile contenuta nella capsula è sostanzialmente protetta dalla luce all'interno e al di fuori della confezione. Si consiglia tuttavia di non esporre a lungo le capsule alla luce solare diretta.
Blister PVC e alluminio 50 capsule molli
Blister PVC e alluminio 30 capsule molli
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BENEDETTI S.p.A. - Industria Chimico Farmaceutica
Vicolo De'Bacchettoni, 1 - 51100 Pistoia (PT)
30 capsule AIC n. 024370013 - Marzo 1980.
50 capsule AIC n. 024370025 - Marzo 1980.
Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica.
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