Interazioni - [Vedi Indice]L'uso di alcool durante il trattamento dovrebbe essere evitato perché il farmaco può potenziarne gli effetti. L'associazione con altri psicofarmaci, anticolinergici, antistaminici o simpaticomimetici richiede particolare cautela e vigilanza da parte del Medico ad evitare inattesi effetti indesiderabili da interazione. L'azione antiipertensiva della guanetidina e dei farmaci simili, della metildopa e della reserpina può essere bloccata.
Da non usare in caso di gravidanza accertata o presunta.
L'uso del prodotto può interferire negativamente con i tempi di reazione di soggetti che per la loro attività necessitano di integrità e di vigilanza.
È da tenere presente che l'esperienza effettuata con vari timolettici ed antidepressivi triciclici, considerata nel suo complesso e con particolare riguardo ai farmaci di questo gruppo di uso più antico e sui quali si dispone quindi di una maggiore quantità di informazione, ha evidenziato una serie di effetti collaterali, alcuni segnalati più comunemente, altri solo occasionalmente con l'uso di questo o di quel farmaco spesso somministrato in dosi molto elevate e talora senza che si sia potuta accertare la sicurezza del nesso.
Gli effetti collaterali di più comune osservazione sono quelli collegati con le proprietà anticolinergiche di detti farmaci e quelli a carico del SNC: secchezza delle fauci, disturbi dell'accomodazione, midriasi, stipsi, astenia, tachicardia, palpitazioni, vertigini, ronzii, cefalea, sonnolenza. A seguito dell'uso di dosi elevate sono stati riferiti tremori lievi o gravi e persistenti, atassia, incoordinazione motoria, parestesie, neuropatie periferiche, manifestazioni allergiche con eruzioni cutanee, fotosensibilizzazione, edema del volto o della lingua e, eccezionalmente, ginecomastia nell'uomo, galattorrea nella donna. Slittamenti di stati depressivi verso stati di eccitazione sono stati segnalati in soggetti paranoici o subdeliranti, specie se anziani, con stati confusionali, allucinazioni, ansia, insonnia. Le manifestazioni psicotiche possono essere trattate con fenotiazinici senza sostanziale pregiudizio del trattamento antidepressivo.
Tuttavia nei soggetti depressi è bene tenere presente la possibilità di suicidio. In casi rari sono state osservate turbe dell'EEG.
Anche se con l'uso di qualche farmaco del gruppo sono stati occasionalmente segnalati, per lo più in sede di sovradosaggio, i seguenti sintomi non si sono potuti collocare in un sicuro rapporto di causa ed effetto con il trattamento antidepressivo: disturbi a carico dell'apparato digerente quali nausea, vomito, stomatite, adeniti sublinguali o parotidee, diarrea, dolori addominali, ittero (l'osservazione di variazioni importanti dei tassi delle transaminasi deve indurre però alla interruzione del trattamento); agranulocitosi, porpora trombocitopenica, ritenzione urinaria, ileo paralitico; alopecia, alterazioni della libido, variazioni del peso corporeo o dei livelli glicemici; a carico dell'apparato cardiovascolare, specie nei soggetti anziani, alterazioni dell'ECG, blocco cardiaco, infarto miocardico, ictus.
Non sono noti casi di sovradosaggio. Nel caso dovesse verificarsi, adottare una terapia sintomatica di sostegno. Cercare di eliminare il farmaco inducendo vomito e/o mediante lavanda gastrica.
La desipramina costituisce il metabolita attivo dell'imipramina, da cui si origina per demetilazione. In sede farmacologica ha dimostrato di possedere un'attività più pronta dell'imiprimina.
La desipramina è in grado di bloccare o di antagonizzare gli effetti depressivi prodotti dalla reserpina nell'animale da esperimento. Il farmaco ha mostrato di esplicare nell'animale attività anticolinergica periferica e centrale, ed attività antisecretoria gastrica.
Le interazioni con i neurotrasmettitori adrenergici risultano contrastanti, essendo state osservate sia un'attività di blocco a-adrenergico sui recettori del tessuto cerebrale di ratto che un'attività sinergizzante gli effetti pressori della noradrenalina nel ratto. È certo, comunque, che la desipramina interferisce con i meccanismi di captazione delle terminazioni nervose noradrenergiche sia nel sistema nervoso centrale che autonomo.
Nel sistema nervoso centrale, inoltre, il farmaco, unitamente ad altri antidepressivi, risulta coinvolto nei meccanismi di captazione oltre che della noradrenalina, anche della serotonina, ma non della dopamina. La desipramina, in particolare, è molto più efficace dell'imipramina o della clomipramina, nell'inibire la captazione della noradrenalina ma risulta ad esse inferiore rispetto alla captazione della serotonina.
È stato osservato che la somministrazione prolungata di desipramina nell'animale da esperimento produce una riduzione temporanea del numero di recettori b adrenergici cerebrali, effetto che non si manifesta in assenza di attività serotoninergica e che suggerisce di interpretare i disordini affettivi ipotizzando una correlazione tra serotonina e noradrenalina.
Il farmaco risulta fortemente legato alle proteine plasmatiche, essendo in forma libera soltanto per il 10%.
Gli studi di farmacocinetica animale indicano una rapida distribuzione del farmaco che mostra una particolare affinità per le regioni cerebrali.
Le concentrazioni plasmatiche nell'uomo sono dose-dipendenti, lo "steady-state" viene raggiunto in media dopo 5 giorni di trattamento mentre sono state osservate ampie variazioni individuali nei relativi livelli plasmatici (70-140 ng/ml).
Il tempo di emivita del farmaco risulta anch'esso soggetto ad ampie variazioni individuali essendo compreso tra 12 e 50 ore.
La desipramina viene metabolizzata per ossidazione a 2-idrossiderivato che per coniugazione con acido glucuronico viene escreto con l'urina. L'ulteriore demetilazione costituisce soltanto una via metabolica secondaria.
Tossicità acuta . DL50 (ratto) ip. 35,5 mg/kg, os 575 mg/kg.
Tossicità cronica . Ratto s.c. (10 settimane): 2,4 mg/kg. Ratto per os (30 settimane): 5-10 mg/kg.
La somministrazione anche molto prolungata non ha alterato nell'animale le costanti biologiche di maggior interesse.
Teratogenesi e tossicità fetale . Ratto per os e i.m. dal 1° al 15° giorno di gravidanza: 5-20 mg/kg. Il confronto effettuato con l'imipramina ha messo in evidenza una minore azione embriotossica della desipramina e al contrario della stessa imipramina la desipramina non ha mostrato alcun effetto malformativo.
Mutagenesi . Test di Ames (in vitro) su Salmonella typhimurium: non è stata osservata nessuna attività mutagena in presenza o in assenza della frazione microsomiale epatica S-9 (ratto).
Amido di mais, lattosio, gomma arabica, amido pregelatinizzato, magnesio stearato.
Non note.
5 anni. Il periodo di validità indicato si riferisce al prodotto in confezionamento integro, correttamente conservato.
Il prodotto va conservato alle normali condizioni ambientali.
Confezione interna: blister PVC/Al opaco. Confezione esterna: astuccio in cartoncino stampato.
Astuccio di 40 compresse da mg 25
Vedi "Posologia e modo di somministrazione" e "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso".
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Specialità medicinale da vendersi dietro presentazione di ricetta medica ripetibile.
25 marzo 1969.
Non soggetto.
15 aprile 1996.
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