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Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli
Trattamento della cardiopatia ischemica
angina pectoris cronica stabile (angina da sforzo)
angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina
variante)
Trattamento dell’ipertensione arteriosa
Trattamento delle crisi ipertensive
Trattamento della Sindrome di Raynaud (primaria e
secondaria)
Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato
Trattamento della cardiopatia ischemica: angina
pectoris cronica stabile (angina da sforzo)
Trattamento dell’ipertensione arteriosa
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli
Dosaggio
Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità
individuali in funzione della gravità della malattia e
della risposta del paziente.
Inoltre, in relazione al quadro clinico individuale, la dose
basale deve essere raggiunta gradualmente.
Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori
dev’essere effettuato solo sotto controllo medico.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa
può rendersi necessario un accurato controllo della
situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del
dosaggio.
Salvo diversa prescrizione medica, per l’adulto valgono
le seguenti direttive posologiche:
in caso dicardiopatia ischemica:
|
- angina pectoris cronica-stabile (angina da sforzo)
|
1 capsula molle di Nifedipina-ratiopharm 10 mg
3 volte al dì
|
- angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina
variante)
|
1 capsula molle di Nifedipina-ratiopharm10
mg
3 volte al dì
|
Se necessario, il dosaggio può essere incrementato
gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un
massimo di 60 mg al giorno (2 capsule molli 3 volte al
dì)
in caso diipertensione:
|
1 capsula molle di Nifedipina-ratiopharm 10 mg
3 volte al dì
|
Se necessario, il dosaggio può essere incrementato
gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un
massimo di 60 mg al giorno (2 capsule molli 3 volte al
dì)
in caso dicrisi ipertensiva:
|
1 capsula molle di Nifedipina-ratiopharm 10 mg
in singola dose
|
Qualora l’effetto sulla pressione arteriosa fosse
insufficiente, un ulteriore capsula molle (10 mg) può
essere somministrata dopo circa 30 minuti.
Se gli intervalli tra le dosi dovessero essere più
brevi e/o la dose più elevata, si potrebbero manifestare
pericolose condizioni d’ipotensione.
in caso diSindrome di Raynaud
|
1 capsula molle di Nifedipina-ratiopharm 10 mg
3 volte al dì
|
Se necessario, il dosaggio può essere incrementato
gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un
massimo di 60 mg al giorno (2 capsule molli 3 volte al
dì).
Durata del trattamento
La durata del trattamento dev’essere stabilita dal
medico curante. In relazione alla pronunciata attività
antischemica ed antipertensiva Nifedipina-ratiopharm 10 mg
capsule molli dovrebbe essere sospeso gradualmente, in
particolare quando vengano impiegati dosaggi elevati.
Somministrazione
In genere le capsule vanno deglutite intere, con poco liquido,
indipendentemente dai pasti.
La contemporanea assunzione di alimenti determina un ritardo,
ma non una riduzione, dell’assorbimento.
In caso di dosi singole di 20 mg, l’intervallo di tempo
compreso tra due assunzioni delle capsule non dovrebbe essere
inferiore a 2 ore.
Qualora si rendesse necessaria un’azione particolarmente
rapida ad esempio nel caso di crisi ipertensiva, la capsula va
masticata e quindi deglutita.
Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato
Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità
individuali in funzione della gravità della malattia e
della risposta del paziente.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa,
può rendersi necessario un accurato controllo della
situazione pressoria e, nei casi gravi una riduzione del
dosaggio.
Salvo diversa prescrizione medica per l’adulto, valgono
le seguenti direttive posologiche:
������������������� ��������� Adulti����
����������������������� ��������� ��������� Dosi
orientative
1. In caso dicardiopatia ischemica:
|
- angina pectoris cronica stabile
� (angina da sforzo)
|
1 capsula di Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a
rilascio prolungato 2 volte al dì
|
In alcuni casi può risultare opportuno incrementare la
dose fino ad un massimo di 60 mg al dì.
In genere le capsule a rilascio prolungato vanno deglutite
intere, con poco liquido, indipendentemente dai pasti.
L’ingestione contemporanea di alimenti ritarda
l’assorbimento ma non lo riduce.
2. In caso diipertensione arteriosa:
|
1 capsula di Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a
rilascio prolungato 2 volte al dì
|
In alcuni casi può risultare opportuno incrementare la
dose fino ad un massimo di 60 mg al dì.
In genere le capsule rigide a rilascio prolungato vanno
deglutite intere, con poco liquido, indipendentemente dai pasti.
L’ingestione contemporanea di alimenti ritarda
l’assorbimento ma non lo riduce.
L'intervallo di tempo fra due assunzioni di capsule è
di circa 12 ore e non dovrebbe essere inferiore a 4 ore.
Qualora in pazienti affetti da angina pectoris non si ottenga
un sufficiente risultato terapeutico dopo circa 14 giorni di
trattamento, si consiglia su prescrizione medica la
somministrazione di nifedipina-ratiopharm capsule molli (10 mg) a
rapida azione.
Durata del trattamento
La durata del trattamento deve essere stabilita dal medico
curante.
In relazione alla pronunciata attività antiischemica ed
antiipertensiva, Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a
rilascio prolungato dovrebbe essere sospeso gradualmente, in
particolare quando vengono impiegati dosaggi elevati.
Ipersensibilità nota al principio attivo o ad altri
componenti della formulazione.
Gravidanza accertata o presunta ed in corso di
allattamento.
Shock cardiovascolare.
Terapia concomitante con rifampicina (in quanto
l’induzione enzimatica non consente di ottenere livelli
plasmatici efficaci di nifedipina).
Nifedipina-ratiopharm nella formulazione a rilascio immediato
è controindicata nell’angina instabile e dopo
infarto miocardico recente (almeno 4 settimane dall’infarto
miocardico).
Marcata stenosi aortica.
Si raccomanda prudenza in caso di marcata ipotensione
(pressione sistolica inferiore a 90 mmHg), manifesta
insufficienza cardiaca, stenosi aortica e in pazienti in
trattamento con farmaci ß-bloccanti o farmaci
ipotensivi.
Il principio attivo, nella formulazione a rilascio immediato,
può indurre un’eccessiva caduta pressoria con
tachicardia riflessa che potrebbe dare luogo a complicanze
cardiovascolari. Come con altre sostanze vasoattive molto
raramente può, inoltre, manifestarsi angina pectoris, in
particolare all’inizio del trattamento.
In casi isolati è stata riportata l’insorgenza di
infarto miocardico, sebbene non sia stato possibile distinguere
tali episodi dal corso naturale della malattia di base.
Esistono alcune segnalazioni relative all’aumento di
mortalità e morbilità nel trattamento della
cardiopatia ischemica specialmente con dosaggi superiori a 60
mg/die. Il trattamento con nifedipina nella formulazione a breve
durata d’azione può aggravare l’angina
pectoris. Non esistono prove che l’uso della nifedipina a
rilascio immediato sia efficace nella prevenzione secondaria
dell’infarto miocardico.
In corso di gravidanza (vedi paragrafo 4.3. Controindicazioni)
in situazioni di emergenza ipertensiva, quali ad esempio
l’eclampsia, il farmaco deve essere utilizzato sotto la
responsabilità e lo stretto controllo del medico. Si
raccomanda particolare cautela quando si somministri nifedipina
in associazione a solfato di magnesio per via endovenosa, a causa
di una possibile eccessiva caduta pressoria.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa
può rendersi necessario un accurato controllo della
situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del
dosaggio.
Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio
diabetico, dev’essere accuratamente controllata la
glicemia; se compare iperglicemia la terapia dev’essere
sospesa.
Nei pazienti sotto dialisi, affetti da ipertensione maligna e
insufficienza renale irreversibile con ipovolemia, occorre
prestare attenzione in quanto si può verificare un
notevole calo pressorio a causa della vasodilatazione.
La comparsa di edema periferico in pazienti affetti da
insufficienza cardiaca congestizia rende necessaria la
differenziazione degli edemi dovuti alla nifedipina da quelli
conseguenti ad un peggioramento della funzionalità
ventricolare sinistra.
L’effetto di nifedipina sulla pressione arteriosa
può essere potenziato da quello di altri farmaci
antipertensivi.
Qualora si associ a b-bloccanti il paziente dovrebbe essere
accuratamente sorvegliato poiché potrebbe manifestarsi
ipotensione di grado elevato. E’ anche noto che in casi
isolati si è verificato un peggioramento
dell’insufficienza cardiaca.
La contemporanea somministrazione di nifedipina e digossina
può condurre ad un aumento dei livelli plasmatici di
digossina, legato ad una riduzione della sua clearance. A scopo
precauzionale il paziente dovrebbe perciò essere
controllato per rilevare l’eventuale comparsa di sintomi di
sovradosaggio di digossina e, se necessario, per aggiustare il
dosaggio di digossina sulla base dei suoi livelli plasmatici.
In singoli casi durante la contemporanea somministrazione di
nifedipina e chinidina sono stati osservati livelli ridotti di
chinidina oppure, dopo sospensione di nifedipina, un netto
aumento dei livelli plasmatici di chinidina. Per questa ragione,
qualora la nifedipina sia impiegata contemporaneamente o venga
sospesa, si raccomanda di mantenere controllata la concentrazione
di chinidina e, se necessario, di aggiustare il dosaggio.
La cimetidina eleva il livello plasmatico di nifedipina e
può potenziarne l’effetto antipertensivo.
La rifampicina, per il suo effetto d’induzione
enzimatica, accelera il metabolismo della nifedipina, riducendone
potenzialmente l’efficacia; per tale motivo l’impiego
di nifedipina in combinazione con rifampicina risulta
controindicato.
Il diltiazem diminuisce la clearance della nifedipina per cui
i due principi attivi dovrebbero essere associati con cautela
considerando, eventualmente, la riduzione del dosaggio di
nifedipina.
L’assunzione contemporanea di succo di pompelmo inibisce
il metabolismo ossidativo della nifedipina con conseguente
aumento della sua concentrazione plasmatica che può
causare un maggiore effetto antipertensivo.
La valutazione dei valori urinari dell’acido
vanilil-mandelico effettuata con il metodo spettrofotometrico, in
presenza di nifedipina, può evidenziare falsi incrementi
dell’acido stesso.
Tali valori non vengono, invece, modificati utilizzando il
metodo HPLC.
Gravidanza
La nifedipina è controindicata in corso di
gravidanza.
La nifedipina si è dimostrata in grado di provocare
effetti teratogeni nel ratto e nel coniglio, comprese le anomalie
digitali. Tali anomalie sono, verosimilmente, il risultato della
compromissione del flusso ematico uterino. La somministrazione
del principio attivo ha comportato una varietà di effetti
tossici a carico dell’embrione, della placenta e del feto
come scarso sviluppo fetale (ratto, topo, coniglio), ridotte
dimensioni placentari ed ipotrofia dei villi coriali (scimmia),
morte degli embrioni e dei feti (ratto, topo, coniglio) e
prolungamento della gestazione/ridotta sopravvivenza neonatale
(ratto; non valutati in altre specie). Tutti i dosaggi associati
ad effetti teratogeni, embriotossici e fetotossici erano tossici
per l’organismo materno e, comunque, risultavano di molte
volte superiori la posologia massima indicata per l’impiego
umano.
Non esistono studi adeguati e ben controllati nelle donne in
gravidanza.
In casi singoli di fertilizzazione in vitro i
calcio-antagonisti come la nifedipina sono stati associati ad
alterazioni biochimiche reversibili in corrispondenza della parte
apicale dello spermatozoo, con possibile alterazione funzionale
dello sperma.
Nei casi di ripetuto insuccesso della fertilizzazione in
vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio-antagonisti
come la nifedipina dovrebbero essere considerati come possibile
causa.
Allattamento
La nifedipina passa nel latte materno. Poiché non
esistono dati sui possibili effetti sul neonato, qualora dovesse
rendersi necessario un trattamento con nifedipina durante questo
periodo, l’allattamento dovrebbe essere interrotto.
Le razioni al farmaco, che variano da individuo ad individuo,
possono compromettere la capacità di guidare o di usare
macchinari. Ciò si riferisce particolarmente
all’inizio del trattamento, al cambio del farmaco ed in
relazione all’assunzione di bevande alcoliche.
Le reazioni avverse più comuni basate sulle
sperimentazioni cliniche e classificate per frequenza ed apparato
sono:
Le reazioni avverse più comuni basate sulle
sperimentazioni cliniche e classificate per frequenza ed apparato
sono:
Frequenza d’incidenza ≥1% <
10%
Organismo nel suo complesso:������ ����������� astenia
(stanchezza)
Apparato cardiovascolare:����������� �����������
vasodilatazione (vampate, sensazione
����������� ����������� ����������� ����������� ����������� di
calore)
Disordini metabolici e nutrizionali:����������� edema
periferico
Sistema nervoso:����������� ����������� ����������� giramento
di testa, cefalea
Frequenza d’incidenza ≥0,1% <
1%
Apparato cardiovascolare:����������� �����������
sintomatologia pseudo-anginosa, dolore � ����������� �����������
����������� ����������� ����������� ����������� toracico,
ipotensione,palpitazione, tachicardia
Apparato digerente:�������� ����������� ����������� stipsi,
diarrea, nausea
Sistema nervoso:����������� ����������� �����������
nervosismo
Cute ed annessi:����������� ����������� ����������� prurito,
rash (esantema)
Organi di senso:� ����������� ����������� alterazione della
vista
Frequenza d’incidenza ≥0,01% <
0,1%
Organismo nel suo complesso:������ ����������� reazione
allergica
Apparato cardiovascolare:����������� ����������� sincope
Apparato muscolo-scheletrico:������ ����������� mialgia
Sistema nervoso:����������� ����������� ����������� tremore,
vertigine
Apparato respiratorio:����� ����������� �����������
dispnea
Apparato uro-genitale ����������� ����������� aumento
dell’escrezione urinaria giornaliera
Le reazioni avverse più comuni basate sulle
segnalazioni spontanee e classificate per frequenza ed apparato,
calcolate sulla popolazione esposta al farmaco sono:
Frequenza d’incidenza ≥0,01% <
0,1%
Apparato digerente:�������� ����������� ����������� iperplasia
gengivale
Frequenza d’incidenza < 0,01%
Apparato digerente:�������� ����������� ����������� disturbi
gastroenterici, alterazione degli indici di �����������
����������� ����������� ����������� ����������� �����������
����������� funzionalità epatica
Apparato emo-linfatico:����������� ����������� �����������
agranulocitosi, porpora
Disordini metabolici e nutrizionali:�����������
iperglicemia
Sistema nervoso:����������� ����������� �����������
parestesia
Cute ed annessi:����������� ����������� �����������
ginecomastia, dermatite fotosensibile, orticaria
Sono stati, occasionalmente, segnalati anche: anemia,
leucopenia, trombocitopenia, epatite, aumento della fosfatasi
alcalina, LDH, disturbi della sfera sessuale, ipotensione, pirosi
gastrica, flatulenza, crampi intestinali, insonnia, congestione
nasale, mal di gola, tosse, asma, rigidità ed
infiammazioni articolari, sudorazione, brivido, febbre.
Altre formulazioni di nifedipina:����������� �����������
reazione allergica (reazione anafilattica)
Nei pazienti dializzati con ipertensione maligna ed ipovolemia
si può verificare una importante caduta dei valori
pressori a causa della vasodilatazione periferica.
Sintomatologia
Nei casi di grave intossicazione da nifedipina sono stati
osservati i seguenti sintomi: disturbi della coscienza fino al
coma, calo della pressione arteriosa, alterazioni del ritmo
cardiaco di tipo tachi/bradicardico, iperglicemia, acidosi
metabolica, ipossia, shock cardiogeno con edema polmonare.
Trattamento
Per quanto riguarda il trattamento, hanno la priorità
l’eliminazione della sostanza attiva e la stabilizzazione
delle condizioni cardiovascolari.
Per l’ingestione orale è indicata la lavanda
gastrica, eventualmente associata all’irrigazione del
piccolo intestino. In caso d’intossicazione con
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule, l’eliminazione
dev’essere la più completa possibile, compreso
l’intestino tenue, al fine di prevenire
l’assorbimento del principio attivo.
L’emodialisi è inutile in quanto la nifedipina
non è dializzabile ma è consigliabile la
plasmaferesi (per l’elevato legame proteico ed il
relativamente basso volume di distribuzione). I disturbi
bradicardici del ritmo cardiaco possono essere trattati con
b-simpaticomimetici mentre per le alterazioni di questo tipo
pericolose per la vita dev’essere preso in considerazione
l’impiego di un “pacemaker” temporaneo.
L’ipotensione come risultato dello shock cardiogeno e della
vasodilatazione arteriosa può essere trattata con il
calcio (10-20 ml di soluzione di calcio gluconato al 10% da
somministrarsi lentamente per via endovenosa, eventualmente da
ripetersi).
Come risultato, la calcemia può raggiungere i valori
alti della norma o superarli di poco.
Qualora l’effetto del calcio sulla pressione sanguigna
dovesse rivelarsi insufficiente dovranno essere somministrati
anche dei vasocostrittori simpaticomimetici, quali la dopamina o
la noradrenalina, il cui dosaggio dovrà essere determinato
esclusivamente dal risultato ottenuto.
L’ulteriore somministrazione di liquidi o di espansori
plasmatici andrà effettuata con prudenza per il pericolo
di sovraccarico cardiaco.
La nifedipina è un calcio-antagonista del gruppo 1,4
diidropiridinico. I calcio-antagonisti riducono l’afflusso
intracellulare transmembrana del calcio che si verifica
attraverso i canali lenti del calcio. La nifedipina agisce
particolarmente sulle cellule miocardiche e su quelle muscolari
delle arterie coronarie e dei vasi periferici di resistenza.
A livello cardiaco la nifedipina dilata le arterie coronarie,
in particolare i grandi vasi di conduttanza, ed anche i segmenti
di parete libera da patologia nelle zone parzialmente stenotiche.
Inoltre la nifedipina riduce il tono della muscolatura liscia
vasale allo stesso livello prevenendone il vasospasmo. Il
risultato finale di queste azioni è un incremento del
flusso ematico post-stenotico e conseguentemente un aumento
dell’apporto di ossigeno. Contemporaneamente a ciò
la nifedipina riduce la richiesta miocardica di ossigeno
riducendo le resistenze periferiche (post-carico). In terapia
cronica, a lungo termine, la nifedipina è anche in grado
di prevenire lo sviluppo di nuove lesioni aterosclerotiche a
livello coronarico.
La nifedipina riduce il tono della muscolatura liscia
arteriolare, pertanto, riducendo le resistenze periferiche
aumentate, è in grado di abbassare la pressione arteriosa.
All’inizio della terapia con nifedipina si può
verificare un transitorio incremento riflesso della frequenza
cardiaca e quindi della portata cardiaca. Comunque questo
incremento non è tale da compensare la vasodilatazione.
Inoltre la nifedipina provoca un aumento della escrezione renale
di acqua e sodio sia nel trattamento a breve termine che in
quello a lungo termine. L’effetto ipotensivo della
nifedipina è particolarmente pronunciato nei pazienti
ipertesi.
Nei soggetti con Sindrome di Raynaud la nifedipina è in
grado di prevenire o ridurre gli episodi di vasospasmo alle
dita.
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli
Assorbimento
Dopo somministrazione orale la nifedipina viene immediatamente
e quasi completamente assorbita. La biodisponibilità
sistemica della nifedipina somministrata per os è del
45-56% a causa dell’effetto del primo passaggio epatico. La
massima concentrazione plasmatica e sierica viene raggiunta a
30-60 minuti. La contemporanea assunzione di alimenti ne ritarda
l’assorbimento ma non lo riduce.
La tabella seguente mostra il picco medio di concentrazione
plasmatica (Cmax) ed il tempo al quale esso viene
raggiunto (Tmax).
DOSE�����������������������������������
Cmax��������������������������������������������������
����� Tmax
����������������������� �����������������������
���� mg/l������ ����������� ����� h
10 mg��������������������������������� 65 -
100������������������� a stomaco vuoto: 0-5 - 1
����������������������������������������������������������������������������
a stomaco pieno:� 1 - 2
Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato
Assorbimento
Dopo somministrazione orale la nifedipina viene immediatamente
e quasi completamente assorbita.
La disponibilità sistemica della nifedipina
somministrata per via orale è del 45-56% a causa
dell’effetto del primo passaggio. Le massime concentrazioni
plasmatiche e sieriche vengono raggiunte tra 1,5 e 4,2 ore con�
nifedipina.
La contemporanea ingestione di alimenti provoca un ritardo, ma
non riduce l'assorbimento.
������� La seguente tabella mostra le concentrazioni
plasmatiche al picco (Cmax) ed i tempi corrispondenti
(Tmax) di� nifedipina
� ����������� Dose����������������������������
Cmax(mg/l)�������������������������
Tmax(h)
� ����������� 20 mg�����������������������������
26-77������������������������������ 1,5-4,2
Distribuzione
La nifedipina si lega per il 95% alle proteine plasmatiche
(albumina).
Biotrasformazione
Dopo somministrazione orale la nifedipina viene metabolizzata
a livello della parete intestinale e del fegato principalmente
attraverso un processo ossidativo. I metaboliti ossidati non
presentano attività farmacologica.
La via di escrezione fondamentale della nifedipina nella forma
ossidata è quella renale, solo il 5-15% viene escreto
attraverso la bile con le feci. Il farmaco non metabolizzato si
trova in tracce (meno dello 0,1%) nelle urine.
Eliminazione
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli
L’emivita di eliminazione è di 1,7-3,4 ore. Non
è stato riscontrato alcun accumulo della sostanza, alla
posologia usuale, durante trattamento prolungato. In caso di
insufficienza renale non sono state rilevate sostanziali
modificazioni rispetto ai volontari sani.
In presenza di compromissione della funzionalità
epatica l’emivita di eliminazione è nettamente
allungata e la clearance totale del farmaco si riduce. Nei casi
più severi può essere necessaria una riduzione
della dose.
Il tempo di dimezzamento (t ½) per le capsule a
rilascio prolungato è di 9-10 ore.
Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato
L’emivita terminale di eliminazione è di 6-11 ore
a causa dell’assorbimento ritardato. Non è stato
riscontrato alcun accumulo della sostanza, alla posologia usuale,
durante trattamento prolungato. In caso di insufficienza renale
non sono state rilevate sostanziali modificazioni rispetto ai
volontari sani.
In presenza di compromissione della funzionalità
epatica l’emivita di eliminazione è nettamente�
allungata e la clearance totale del farmaco si riduce. Nei casi
più severi può essere necessaria una riduzione
della dose.
Tossicità acuta: la tossicità acuta
è stata indagata in varie specie animali ed i risultati
sono elencati in particolare nella tabella seguente:
�������������������������������������� Dose
Letale50 (LD 50) (mg/kg)
�������������������������������������� orale��
���������������������������������� endovenosa
Topo��������������������������� 494
(421-572)*������������������������ 4,2 (3,8-4,6)*
Ratto�������������������������� 1022
(950-1087)*������������������� 15,5 (13,7-17,5)*
Coniglio������������������������
250-500��������������������������������� 2-3
Gatto���������������������������� circa
100�������������������������������� 0,5-8
Cane�������������������������������
>250������������������������������������ 2-3
* Intervallo di confidenza 95%
Tossicità subacuta e subcronica: la
somministrazione orale giornaliera a ratti (50 mg/kg di peso) ed
a cani (100 mg/kg di peso) per periodi rispettivamente di 13 e 4
settimane è stata tollerata senza la comparsa di effetti
tossici.
In somministrazione parenterale (endovenosa) i cani hanno
tollerato fino a 0,1 mg/kg di peso al dì per 6 giorni
senza danni. La somministrazione endovenosa giornaliera di 2,5
mg/kg di peso per un periodo di 3 settimane è stata
tollerata dai ratti senza la comparsa di segni di danno
d’organo.
Tossicità cronica: i cani hanno tollerato fino a
100 mg/kg di peso al dì, somministrate per os per un
periodo di un anno, senza presentare effetti tossici. Nei ratti
sono comparsi effetti tossici con concentrazioni superiori ai 100
ppm nel cibo (circa 5-7 mg/kg di peso corporeo).
Cancerogenesi: uno studio a lungo termine sui ratti (2
anni) non ha fornito evidenze di alcun effetto cancerogeno della
nifedipina.
Mutagenicità : per valutare l’effetto
mutageno sono stati eseguiti sul topo il test di Ames, il test
della dominanza letale ed il test del micronucleo. Non è
stato possibile evidenziare alcun effetto mutageno della
nifedipina.
Tossicologia della riproduzione: è stato
dimostrato che la nifedipina ha un effetto teratogeno nel ratto e
nel coniglio con varie espressioni tra le quali anomalie
digitali. Le anomalie digitali sono probabilmente il risultato di
una compromissione del flusso ematico uterino. La
somministrazione di nifedipina si è associata a vari
effetti tossici su embrione, placenta e feto, tra essi feti poco
sviluppati (in ratto, topo e coniglio), placenta piccola e villi
coriali ipoplasici (nella scimmia), morte embrionale e fetale (in
ratto, topo e coniglio) ed allungamento della gestazione/ridotta
sopravvivenza dei neonati (nel ratto, non valutata in altre
specie). Tutte le dosi associate ad effetti teratogeni o tossici
su embrione e feto negli animali erano tossiche per la madre e di
parecchio superiori alla massima dose consigliata
nell’uomo.
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli
Ogni capsula molle contiene:
Polietilenglicole 400; Essenza di menta piperita; Saccarina
sodica; Acqua depurata; Glicerina anidra
Componenti dell’involucro
Gelatina; Glicerina anidra; Titanio biossido (E171); Colorante
giallo tramonto (E110)
Nifedipina-ratiopharm20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato
Ogni capsula rigida contiene.
Saccarosio; Amido di mais; Lattosio monoidrato; Povidone
(K30); Copolimero dell’acido metacrilico (Eudragit L);
Talco
Componenti dell’involucro
Titanio biossido (E171); Ossido di ferro giallo (E172); Ossido
di ferro rosso (E172); Ossido di ferro nero (E172), Gelatina
Non note.
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli: 2 anni
Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato: 4 anni
La data di scadenza riportata sull’astuccio si riferisce
al prodotto in confezionamento integro, correttamente
conservato.
La nifedipina è altamente sensibile alla luce: pertanto
le capsule non devono essere rotte perché la protezione
dalla luce non è più assicurata.
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli
Le capsule sono contenute in blister di PVC/PVDC opaco e
alluminio
Astuccio da 50 capsule
Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato
Le capsule sono contenute in blister di PVC opaco e
alluminio
Astuccio da 50 capsule
Nessuna in particolare.
ratiopharm GmbH – Graf-Arco Strasse 3 – D-89079
Ulm (Germania)
Rappresentante in Italia: ratiopharm Italia s.r.l. –
Viale Monza, 270 – 20128 Milano
Nifedipina-ratiopharm 10 mg capsule molli –
Astuccio da 50 capsule molli – AIC N. 032989028/g
Nifedipina-ratiopharm 20 mg capsule rigide a rilascio
prolungato –
Astuccio da 50 capsule rigide – AIC N. 032989016/G
-----
14/10/1998
-----
Decreto n. 371 del 20/6/2001 – GU n. 187 del
13/8/2001