moxifloxacina cloridrato 436,8 mg, equivalenti a
moxifloxacina 400 mg.
- [Vedi Indice]
Octegra 400 mg compresse film-rivestite
è indicato per il trattamento delle seguenti infezioni
batteriche:
����������� - Riacutizzazione di bronchite cronica
����������� - Polmonite acquisita in comunità, con
l’esclusione delle forme gravi
����������� - Sinusite acuta batterica (adeguatamente
diagnosticata)
Octegra 400 mg compresse film-rivestite
è indicato per il trattamento delle infezioni di cui
sopra, qualora siano sostenute da batteri sensibili alla
moxifloxacina.
Nel prescrivere una terapia antibiotica si dovrebbe fare
riferimento alle linee guida ufficiali sull’uso appropriato
degli agenti antibatterici.
�
Posologia
Una compressa film-rivestita da 400 mg una volta al
giorno.
Non sono necessari aggiustamenti di dosaggio negli anziani,
nei pazienti con basso peso corporeo o nei pazienti con
insufficienza renale lieve o moderata (con clearance della
creatinina superiore a 30 ml/min/1,73 m2) (cfr.
paragrafo 5.2 per maggiori dettagli).
Non vi sono dati per supportare l’uso della
moxifloxacina nei pazienti con clearance della creatinina
inferiore a 30 ml/min/1,73 m2 oppure in dialisi renale
e i dati nei pazienti con ridotta funzionalità epatica
sono insufficienti (cfr. paragrafo 4.3).
Modo di somministrazione
La compressa film-rivestita deve essere deglutita intera con
una sufficiente quantità di liquido e può essere
assunta indipendentemente dai pasti.
Durata della somministrazione
Octegra 400 mg compresse deve essere
assunto per i seguenti periodi di trattamento:
- Riacutizzazione di bronchite cronica� ��������������������
����������� 5-10 giorni
- Polmonite acquisita in comunità ��������� �����������
����������� 10 giorni
- Sinusite acuta �� ����������� ����������� �����������
����������� ����������� 7 giorni
Octegra 400 mg compresse film-rivestite
è stato studiato, in fase di sperimentazione clinica, per
periodi di trattamento della durata massima di 14 giorni.
Si raccomanda di non superare il dosaggio consigliato (400 mg
una volta al giorno), né la durata della terapia per la
specifica indicazione.
��
- Ipersensibilità alla moxifloxacina, ad altri
chinoloni o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
- Gravidanza e allattamento (cfr. paragrafo 4.6).
- Bambini e adolescenti in fase di crescita.
- Pazienti con un’anamnesi di malattia/disturbo dei
tendini correlata al trattamento con chinoloni.
Sia nelle sperimentazioni precliniche che nell’uomo, in
seguito ad esposizione alla moxifloxacina sono state osservate
modificazioni nell’elettrofisiologia cardiaca, sotto forma
di prolungamento dell’intervallo QT. Per ragioni di
sicurezza, Octegra è pertanto
controindicato nei pazienti con:
Documentato prolungamento del QT congenito o acquisito
Alterazioni elettrolitiche, in particolare ipokaliemia non
corretta
Bradicardia clinicamente rilevante
Insufficienza cardiaca con ridotta frazione di eiezione
ventricolare sinistra, clinicamente rilevante
Anamnesi di aritmie sintomatiche
Octegra non deve essere impiegato
contemporaneamente ad altri farmaci che prolungano
l’intervallo QT (cfr. anche paragrafo 4.5).
Per insufficienza di dati Octegra è
controindicato anche nei pazienti con ridotta funzionalità
epatica (Child Pugh C) e nei pazienti con incremento delle
transaminasi > 5 x il limite superiore di normalità,
come pure nei pazienti con clearance della creatinina inferiore a
30 ml/min/1,73 m2 (creatinina sierica > 265
μmol/l) o sottoposti a dialisi renale.
�
È noto che i chinoloni possono provocare convulsioni.
Il prodotto deve essere usato con cautela nei pazienti con
disturbi del SNC che possono predisporre alle convulsioni o
abbassare la soglia convulsiva.
Se si constata un indebolimento della vista o qualsiasi altro
effetto a carico degli occhi, consultare immediatamente un
oculista.
In corso di terapia con chinoloni possono verificarsi
infiammazione e rottura dei tendini, in particolare nei pazienti
anziani e in quelli in trattamento concomitante con
corticosteroidi. Al primo segno di dolore o infiammazione i
pazienti devono interrompere il trattamento con
Octegra e mettere a riposo l’arto o gli
arti interessati.
In alcuni pazienti la moxifloxacina ha determinato un
prolungamento dell’intervallo QTc
dell’elettrocardiogramma. Nell’analisi degli ECG
ottenuti nel programma di sperimentazione clinica, il
prolungamento del QTc con moxifloxacina è stato pari a 6
msec, ± 26 msec, 1,4% rispetto al valore basale.
Nei pazienti che ricevono moxifloxacina, i farmaci in grado di
ridurre i livelli di potassio devono essere impiegati con
cautela.
A causa della limitata esperienza clinica, la moxifloxacina
dovrebbe essere usata con cautela nei pazienti con condizioni in
atto che possono favorire lo sviluppo di aritmie, quali
l’ischemia acuta del miocardio.
Il prolungamento del QT può aumentare il rischio di
aritmie ventricolari, compresa la torsione di punta.
L’entità del prolungamento del QT può
aumentare con l’aumento delle concentrazioni del farmaco.
Pertanto, si raccomanda di non superare il dosaggio
consigliato.
Il beneficio di un trattamento con moxifloxacina, specialmente
nel caso di infezioni non particolarmente gravi, dovrebbe essere
valutato in rapporto alle informazioni contenute nel paragrafo
“Avvertenze e precauzioni”.
Qualora si manifestino segni di aritmia cardiaca durante il
trattamento con Octegra, interrompere il
trattamento ed eseguire un ECG.
Qualora vi siano indicazioni di disfunzione epatica, si
dovranno eseguire prove/indagini di funzionalità
epatica.
Sono stati segnalati casi di colite pseudomembranosa associati
all’impiego di antibiotici ad ampio spettro; pertanto,
è importante che questa diagnosi venga presa in
considerazione nei pazienti che sviluppino grave diarrea durante
o dopo l’uso di Octegra. In tale
situazione sono controindicati i farmaci che inibiscono la
peristalsi.
I pazienti con anamnesi familiare di deficit di
glucosio-6-fosfato deidrogenasi, o che presentino essi stessi
tale difetto, possono andare incontro a reazioni emolitiche se
trattati con chinoloni. Pertanto, Octegra
dovrebbe essere usato con cautela in questi pazienti.
I chinoloni hanno mostrato di provocare reazioni di
fotosensibilità nei pazienti. Tuttavia, dagli studi
è emerso che la moxifloxacina presenta un rischio
inferiore di indurre fotosensibilità. Nonostante
ciò, è opportuno consigliare ai pazienti di
evitare, durante il trattamento con moxifloxacina,
l’esposizione ai raggi UV e quella intensa e/o prolungata
alla luce solare.
Molto raramente sono state segnalate reazioni allergiche e di
ipersensibilità, anche dopo la prima somministrazione. Le
reazioni anafilattiche, in casi molto rari, talvolta in seguito
alla prima somministrazione, possono progredire fino allo shock,
che può mettere il paziente in pericolo di vita. In questi
casi è necessario interrompere la terapia con
moxifloxacina ed istituire un adeguato trattamento (ad es. il
trattamento dello shock).
�
Interazioni con specialità medicinali
Per i seguenti farmaci, non è possibile escludere un
effetto additivo con la moxifloxacina sul prolungamento
dell’intervallo QT: antiaritmici di classe IA (ad es.
chinidina, idrochinidina, disopiramide), antiaritmici di classe
III (ad es. amiodarone, sotalolo, dofetilide, ibutilide),
neurolettici (ad es. fenotiazine, pimozide, sertindolo,
aloperidolo, sultopride), antidepressivi triciclici, alcuni
antimicrobici (sparfloxacina, eritromicina e.v., pentamidina,
antimalarici, in particolare alofantrina) alcuni antistaminici
(terfenadina, astemizolo, mizolastina), altri (cisapride,
vincamina e.v., bepridile, difemanile). Questo effetto può
determinare un incremento del rischio di aritmie ventricolari, in
particolare torsioni di punta. La moxifloxacina è pertanto
controindicata nei pazienti trattati con questi farmaci (cfr.
anche paragrafo 4.3).
Dovrebbe trascorrere un intervallo di circa 6 ore fra la
somministrazione di preparati contenenti cationi bivalenti o
trivalenti (ad es. antiacidi contenenti magnesio o alluminio,
didanosina compresse, sucralfato e preparati contenenti ferro o
zinco) e la somministrazione di Octegra.
Dopo somministrazione ripetuta in volontari sani, la
moxifloxacina ha provocato un incremento della Cmax della
digossina pari a circa il 30%, senza influenzarne l’AUC o
le concentrazioni di valle. Non è necessaria alcuna
precauzione per l’impiego con digossina.
Negli studi condotti in volontari diabetici, la
somministrazione concomitante di Octegra e
glibenclamide ha ridotto le concentrazioni plasmatiche di picco
di glibenclamide del 21% circa. L’associazione di
glibenclamide e moxifloxacina potrebbe teoricamente dare luogo a
lieve e transitoria iperglicemia. Tuttavia, le modificazioni
osservate nella farmacocinetica della glibenclamide non hanno
determinato modificazioni dei parametri farmacodinamici
(glicemia, insulinemia). Pertanto non si è osservata
un’interazione clinicamente rilevante tra moxifloxacina e
glibenclamide.
Alterazioni dell’INR
Sono stati segnalati numerosi casi d’incremento
dell’attività degli anticoagulanti orali in pazienti
che ricevevano antibiotici, in particolare fluorochinoloni,
macrolidi, tetracicline, cotrimoxazolo ed alcune cefalosporine.
Lo stato infettivo ed infiammatorio, nonché
l’età e le condizioni generali del paziente,
sembrano costituire dei fattori di rischio. In tali circostanze
risulta difficile valutare se il disordine dell’INR
(rapporto standardizzato internazionale) sia provocato
dall’infezione o dalla terapia antibiotica. Una misura
precauzionale è rappresentata da un monitoraggio
più frequente dell’INR. Se necessario, il dosaggio
dell’anticoagulante orale dovrebbe essere opportunamente
adattato. Sebbene uno studio d’interazione tra
moxifloxacina e warfarin in volontari sani abbia dato risultati
negativi, le misure precauzionali sopra citate valgono per
warfarin, come per gli altri anticoagulanti.
Non si sono verificate interazioni in seguito a
somministrazione concomitante di moxifloxacina e: ranitidina,
probenecid, contraccettivi orali o teofillina.
Gli studi in vitro con enzimi del citocromo P-450 umani
supportano questi dati. Alla luce di questi risultati,
un’interazione metabolica mediata dagli enzimi del
citocromo P-450 è improbabile.
Nota: Lo studio di interazione con teofillina è stato
eseguito con un dosaggio di moxifloxacina di 2 x 200 mg.
Interazione con il cibo
La moxifloxacina non dà luogo a interazioni
clinicamente rilevanti con il cibo, compresi latte e
derivati.
�
La sicurezza d’impiego della moxifloxacina in gravidanza
non è stata valutata nell’uomo. Gli studi sulla
riproduzione condotti nei ratti e nelle scimmie non hanno fornito
alcuna evidenza di teratogenicità o� di compromissione
della fertilità. Tuttavia, come per altri chinoloni,
è stato dimostrato che la moxifloxacina provoca lesioni
nella cartilagine delle articolazioni portanti degli animali in
accrescimento. I dati preclinici indicano che la moxifloxacina
passa nel latte. L’uso della moxifloxacina in gravidanza e
durante l’allattamento è controindicato.
�
I fluorochinoloni possono provocare una compromissione della
capacità del paziente di guidare o azionare macchinari, a
causa delle reazioni a carico del SNC (ad es. stordimento).
Dovrebbe essere consigliato ai pazienti di osservare le loro
reazioni alla moxifloxacina prima di guidare o azionare
macchinari.
�
In seguito al trattamento con Octegra sono
stati segnalati i seguenti effetti indesiderati.
Le frequenze sono riportate sotto:
����������� Comune:���������� da����������� >1
����������� a����������� <10%
����������� Non comune:����da�����������
>0,1����������� a����������� <1%
����������� Raro:��� ����������� da�����������
>0,01����������� a����������� <0,1%
����������� Molto raro:���������������� �����������
����������� <0,01%
Con l’eccezione della nausea e della diarrea, tutte le
reazioni avverse da farmaco sono state osservate con frequenze
inferiori al 3%.
Generali:
Comune: Dolore addominale, cefalea.
Non comune: Astenia, dolore, mal di schiena, malessere, dolore
toracico, reazione allergica, dolore alle gambe.
Molto raro: Ipersensibilità: reazione anafilattica,
shock anafilattico (eventualmente pericoloso per la vita).
Sistema nervoso:
Comune: Stordimento.
Non comune: Insonnia, vertigine, nervosismo, sonnolenza,
ansia, tremore, parestesia, confusione, depressione.
Raro: Allucinazione,
depersonalizzazione, incoordinazione.
Apparato digerente:
Comune: Nausea, diarrea, vomito,
dispepsia.
Non comune: Secchezza delle fauci, nausea e vomito,
flatulenza, costipazione, moniliasi orale, anoressia, stomatite,
disturbo gastro-intestinale, glossite.
Apparato cardiovascolare:
Comune: In pazienti con concomitante ipokaliemia:
prolungamento dell’intervallo QT.
Non comune: Tachicardia, edema periferico, ipertensione,
palpitazione, sincope, fibrillazione atriale, angina pectoris; in
pazienti normokaliemici: prolungamento dell’intervallo
QT.
Raro:�Vasodilatazione,
ipotensione.
Molto raro: Aritmia ventricolare.
Segnalazione isolata: Torsione di punta (cfr.
paragrafo 4.4).
Apparato muscolo-scheletrico:
Non comune: Artralgia, mialgia.
Raro:�Tendinite.
Cute:
Non comune: Eruzione cutanea, prurito,
sudorazione, orticaria.
Raro: Secchezza della cute.
Organi di senso:
Comune: Disgeusia.
Non comune: Ambliopia.
Raro: Tinnito.
Apparato uro-genitale:
Non comune:�Moniliasi vaginale,
vaginite.
Parametri di laboratorio:
Comune: Anomalia dei test di funzionalità epatica
(generalmente incremento moderato di AST/ALT e/o bilirubina).
Non comune: Incremento delle gamma-GT, incremento
dell’amilasi, leucopenia, diminuzione della protrombina,
eosinofilia, trombocitemia, trombocitopenia, anemia.
Raro: Iperglicemia, iperlipidemia,
incremento della protrombina, ittero.
L’attuale esperienza clinica con
Octegra non ne consente una valutazione
definitiva del profilo delle reazioni avverse da farmaco. Casi
isolati dei seguenti effetti indesiderati, che non si può
escludere possano verificarsi anche durante il trattamento con
Octegra, sono stati segnalati con altri
fluorochinoloni: epatite, calo transitorio della vista, disturbi
dell’equilibrio compresa l’atassia, disturbi del
gusto di lunga durata, rottura di tendine, ipernatremia,
ipercalcemia, neutropenia, emolisi.
�
Non vi sono esperienze sul sovradosaggio con la moxifloxacina.
Non sono raccomandate contromisure specifiche in caso di
sovradosaggio accidentale. Si deve istituire una terapia generale
sintomatica.
�
La moxifloxacina è un antibatterico
fluorochinolonico (codice ATC J01MA).
Meccanismo d’azione
In vitro, la moxifloxacina si è dimostrata
attiva nei confronti di un’ampia gamma di patogeni
Gram-positivi e Gram-negativi.
L’azione battericida è il risultato
dell’interferenza con le topoisomerasi II (DNA girasi) e
IV. Le topoisomerasi sono enzimi essenziali, che hanno un ruolo
chiave nella replicazione, trascrizione e riparazione del DNA
batterico. La topoisomerasi IV influenza anche la divisione
cromosomiale nei batteri.
Studi di cinetica hanno dimostrato che la moxifloxacina
presenta un tasso di batteriocidia dipendente dalla
concentrazione. Le concentrazioni minime battericide (MBC)
rientrano nell’intervallo delle concentrazioni minime
inibenti (MIC).
Interferenza con gli esami colturali:
La terapia con moxifloxacina può dare risultati
falsamente negativi perMycobacterium spp., per
soppressione della crescita dei micobatteri.
Effetto sulla flora intestinale nell’uomo
Le seguenti modificazioni della flora intestinale sono state
osservate in volontari in seguito alla somministrazione di
moxifloxacina:E. coli, Bacillus spp., Enterococci e
Klebsiella spp. erano diminuiti, come pure gli anaerobi
Bacteroides vulgatus, Bifidobacterium, Eubacterium
ePeptostreptococcus. PerB. fragilis c’era un
incremento. Queste modificazioni sono rientrate nella norma entro
due settimane. Durante la somministrazione di moxifloxacina non
si è verificata selezione delClostridium difficile
(MIC90 2 mg/l) e della sua tossina. La moxifloxacina
non è indicata per il trattamento delClostridium
difficile.
Si suggeriscono i seguenti “breakpoint” per
separare, sulla base delle MIC, gli organismi sensibili da quelli
resistenti.
Dati di sensibilità in vitro
“Breakpoint” di sensibilità S < 1
mg/l, R > 2 mg/l
La prevalenza di resistenza acquisita, per specie selezionate,
può variare sia nelle diverse aree geografiche che nel
tempo. Pertanto è opportuno conoscere i dati locali di
resistenza, in particolare per il trattamento di infezioni gravi.
Queste informazioni forniscono solo una guida approssimativa
sulle probabilità che i microrganismi siano sensibili alla
moxifloxacina. Nella tabella seguente sono riportati i dati di
prevalenza di resistenza acquisita per le specie per le quali
è noto che questa varia all’interno
dell’Unione Europea.
Microrganismo�������������������������������������������������������������
Prevalenza di resistenza acquisita
|
Sensibili:
Batteri Gram-positivi
Staphylococcus aureus (meticillino-sensibile)*
Streptococcus agalactiae
Streptococcus milleri
Streptococcus mitior
|
Streptococcus pneumoniae (compresi ceppi resistenti a
penicilline e macrolidi)*
Streptococcus pyogenes (gruppo A)*
Batteri Gram-negativi
Branhamella (Moraxella) catarrhalis (compresi ceppi
b-lattamasi negativi e positivi)*
|
< 1%
|
Enterobacter cloacae *
|
0-13%
|
Escherichia coli *
|
0-10%
|
Haemophilus influenzae (compresi ceppi b-lattamasi
negativi e positivi)*
Haemophilus parainfluenzae *
|
< 1%
|
Klebsiella oxytoca
|
0-10%
|
Klebsiella pneumoniae *
Anaerobi
Fusobacterium spp.
Peptostreptococcus spp.
Prevotella spp.
Altri
Chlamydia pneumoniae *
Coxiella burnetii
Legionella pneumophila
Mycoplasma pneumoniae *
Resistenti:
Batteri Gram-positivi
Staphylococcus aureus (meticillino-resistente)
Batteri Gram-negativi
Burkholderia cepacia
Pseudomonas aeruginosa
Pseudomonas fluorescens
Stenotrophomonas maltophilia
|
2-13%
|
* ������ L’efficacia clinica è stata dimostrata
per gli isolati sensibili nelle indicazioni cliniche
approvate.
Resistenza
I meccanismi di resistenza che inattivano penicilline,
cefalosporine, aminoglicosidi, macrolidi e tetracicline non
interferiscono con l’attività antibatterica della
moxifloxacina. Altri meccanismi di resistenza, quali barriere
alla penetrazione (comuni, ad esempio, nelloPseudomonas
aeruginosa) e meccanismi di efflusso, possono tuttavia
influenzare anche la sensibilità dei corrispondenti
batteri alla moxifloxacina. A parte questo, non c’è
resistenza crociata tra la moxifloxacina e le classi sopra citate
di composti. Non è stata osservata resistenza mediata da
plasmidi. Le prove di laboratorio sullo sviluppo di resistenza
nei confronti della moxifloxacina nei batteri Gram-positivi hanno
rivelato che la resistenza si sviluppa lentamente per stadi
successivi (tipo “multi-step”) ed è mediata da
modificazioni a livello del sito bersaglio (cioè
topoisomerasi II e IV) e da meccanismi di efflusso. La frequenza
di sviluppo di resistenza è bassa (tasso 10-7 -
10-10).
Si osserva resistenza parallela con altri chinoloni. Tuttavia,
poiché nei batteri Gram-positivi la moxifloxacina inibisce
entrambe le topoisomerasi (II e IV), alcuni Gram-positivi ed
anaerobi, che sono resistenti ad altri chinoloni, possono essere
sensibili alla moxifloxacina.
�
Assorbimento e biodisponibilità : Dopo
somministrazione orale la moxifloxacina viene assorbita
rapidamente e quasi completamente. La biodisponibilità
assoluta è approssimativamente pari al 91%.
La farmacocinetica è lineare nell’intervallo fra
50 e 800 mg in dose singola e fino a 600 mg una volta al giorno
per 10 giorni. Dopo una dose orale di 400 mg concentrazioni di
picco di 3,1 mg/l vengono raggiunte entro 0,5 - 4 h dalla
somministrazione. Le concentrazioni plasmatiche di picco e di
valle allo stato stazionario (400 mg una volta al giorno) sono
rispettivamente pari a 3,2 e 0,6 mg/l. Allo stato stazionario,
l’esposizione nell’intervallo fra le somministrazioni
è approssimativamente del 30% superiore rispetto a quella
successiva alla prima dose.
Distribuzione: la moxifloxacina si distribuisce
rapidamente negli spazi extravascolari; dopo una dose di 400 mg
si osserva una AUC di 35 mg*h/l. Il volume di distribuzione allo
stato stazionario (Vss) è pari a circa 2 l/kg. Gli
esperimentiin vitro edex vivo hanno dimostrato un
legame proteico di circa il 40-42% indipendentemente dalla
concentrazione del farmaco. La moxifloxacina si lega soprattutto
all’albumina sierica.
In seguito a somministrazione orale di una dose singola di 400
mg di moxifloxacina sono state osservate le seguenti
concentrazioni di picco (media geometrica):
Tessuto
|
Concentrazione
|
|
rapporto tessuto/plasma
|
Plasma
|
3,1
|
mg/L
|
--
|
Saliva
|
3,6
|
mg/L
|
0,75 - 1,3
|
Essudato (fluido di bolla)
|
1,61
|
mg/L
|
1,71
|
Mucosa bronchiale
|
5,4
|
mg/kg
|
1,7 - 2,1
|
Macrofagi alveolari
|
56,7
|
mg/kg
|
18,6 - 70,0
|
Fluido di rivestimento epiteliale
|
20,7
|
mg/L
|
5 - 7
|
Seno mascellare
|
7,5
|
mg/kg
|
2,0
|
Seno etmoidale
|
8,2
|
mg/kg
|
2,1
|
Polipi nasali
|
9,1
|
mg/kg
|
2,6
|
Liquido interstiziale
|
1,02
|
mg/L
|
0,8-1,42,3
|
Metabolismo: La moxifloxacina va incontro a
biotrasformazione di fase II e viene escreta per via renale e
biliare/fecale sia come farmaco immodificato che in forma di un
solfo-composto (M1) e di un glucuronide (M2). M1 ed M2 sono gli
unici metaboliti importanti nell’uomo, ed entrambi sono
microbiologicamente inattivi.
Negli studi clinici di Fase I e negli studiin vitro
non sono state osservate interazioni farmacocinetiche di tipo
metabolico con farmaci soggetti a biotrasformazione di fase I
dipendente dal Citocromo P-450. Non c’è indicazione
di un metabolismo ossidativo.
Eliminazione: La moxifloxacina viene eliminata dal
plasma e dalla saliva con un’emivita terminale media di
circa 12 ore. La clearance corporea totale media apparente dopo
una dose di 400 mg è compresa tra 179 e 246 ml/min. La
clearance renale è di circa 24 - 53 ml/min, suggerendo un
parziale riassorbimento tubulare del farmaco. Dopo una dose di
400 mg, la quantità ritrovata nelle urine (circa il 19%
per il farmaco immodificato, circa il 2,5% per M1 e circa il 14%
per M2) e nelle feci (circa il 25% per il farmaco immodificato,
circa il 36% per M1, assente M2) ammonta in totale
approssimativamente al 96%.
La somministrazione concomitante di moxifloxacina e ranitidina
o probenecid non modifica la clearance renale del farmaco
immodificato.
Concentrazioni plasmatiche più elevate si osservano nei
volontari sani con peso corporeo basso (come le donne) e nei
volontari anziani.
Le caratteristiche farmacocinetiche della moxifloxacina non
sono significativamente diverse nei pazienti con insufficienza
renale (fino ad una clearance della creatinina > 20
ml/min/1,73 m2). Al decrescere della
funzionalità renale, le concentrazioni del metabolita M2
(glucuronide) aumentano fino ad un fattore di 2,5 (con una
clearance della creatinina < 30 ml/min/1,73 m2 ).
Non sono disponibili informazioni sull’uso della
moxifloxacina in pazienti con clearance della creatinina < 30
ml/min/1,73 m2 ed in pazienti in dialisi renale.
Sulla base degli studi farmacocinetici condotti fino ad oggi
nei pazienti con insufficienza epatica (Child Pugh A, B) non
è possibile stabilire se vi siano differenze rispetto ai
volontari sani. La compromissione della funzionalità
epatica era associata ad una più elevata esposizione ad M1
nel plasma, mentre l’esposizione al farmaco immodificato
era paragonabile a quella osservata nei volontari sani. Non si ha
sufficiente esperienza nell’impiego clinico della
moxifloxacina in pazienti con ridotta funzionalità
epatica.
�
Sono stati osservati effetti sul sistema emopoietico (lieve
diminuzione nel numero di eritrociti e piastrine) nei ratti e
nelle scimmie. Come con altri chinoloni, è stata osservata
epatotossicità (enzimi epatici elevati e degenerazione
vacuolare) nei ratti, nelle scimmie e nei cani. Nelle scimmie si
è manifestata tossicità a carico del SNC
(convulsioni). Questi effetti sono stati osservati solo dopo
trattamento con alte dosi di moxifloxacina o dopo trattamento
prolungato.
La moxifloxacina, come altri chinoloni, è risultata
genotossica nei testin vitro che utilizzano batteri o
cellule di mammifero. Poiché questi effetti possono essere
spiegati da un’interazione con la girasi nei batteri e
– a concentrazioni maggiori – con la topoisomerasi II
nelle cellule di mammifero, si può postulare una
concentrazione soglia per la genotossicità. Nei testin
vivo, non si sono avute prove di genotossicità,
nonostante il fatto che siano state impiegate dosi di
moxifloxacina molto alte. Può così essere garantito
un sufficiente margine di sicurezza rispetto alla dose
terapeutica nell’uomo. La moxifloxacina non è
risultata cancerogena in uno studio di iniziazione-promozione nel
ratto.
Molti chinoloni sono fotoreattivi e possono indurre
fototossicità, effetti fotomutageni e fotocancerogeni. Al
contrario la moxifloxacina, sottoposta ad un completo programma
di studiin vitro edin vivo, si è
dimostrata priva di proprietà fototossiche e
fotogenotossiche. Nelle stesse condizioni altri chinoloni hanno
provocato effetti.
Ad alte concentrazioni, la moxifloxacina è un inibitore
della corrente rettificatrice ritardata del potassio nel cuore e
può quindi provocare prolungamenti dell’intervallo
QT. Studi tossicologici eseguiti nel cane con dosi orali ³
90 mg/kg, che davano luogo a concentrazioni plasmatiche ≥ 16
mg/l, hanno causato prolungamenti del QT ma non aritmie. Solo
dopo somministrazione endovenosa cumulativa molto alta di oltre
50 volte la dose umana (> 300 mg/kg), che ha prodotto
concentrazioni plasmatiche ³ 200 mg/l (più di 40
volte il livello terapeutico), sono state osservate aritmie
ventricolari non fatali reversibili.
È noto che i chinoloni inducono lesioni nella
cartilagine delle articolazioni sinoviali maggiori negli animali
in accrescimento. La più bassa dose orale di moxifloxacina
che ha causato tossicità articolare nei cani giovani era
quattro volte la massima dose terapeutica raccomandata di 400 mg
(assumendo un peso corporeo di 50 kg) in termini di mg/kg, con
concentrazioni plasmatiche da due a tre volte superiori a quelle
che si raggiungono alla dose terapeutica massima.
Dalle prove tossicologiche nel ratto e nella scimmia
(somministrazioni ripetute fino a 6 mesi) non è emerso un
rischio di tossicità oculare. Nel cane, alte dosi orali
(³60 mg/kg), che davano luogo a concentrazioni plasmatiche
≥ 20 mg/l, hanno provocato modificazioni
dell’elettroretinogramma e, in casi isolati, atrofia della
retina.
Gli studi sulla riproduzione eseguiti nel ratto e nella
scimmia indicano che si verifica un passaggio di moxifloxacina
attraverso la placenta. Gli studi in queste specie non hanno
fornito prove di teratogenicità o di compromissione della
fertilità in seguito alla somministrazione di
moxifloxacina. Si è riscontrato un aumento
nell’incidenza di aborti nella scimmia, a concentrazioni
plasmatiche corrispondenti a quelle terapeutiche nell’uomo.
Nel ratto, a dosi pari a 63 volte la dose massima raccomandata in
termini di mg/kg, con concentrazioni plasmatiche
nell’intervallo della dose terapeutica per l’uomo,
sono stati osservati riduzione del peso fetale, incremento della
perdita prenatale, lieve incremento della durata della gravidanza
ed aumento dell’attività spontanea in alcuni
discendenti di entrambi i sessi.
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Cellulosa microcristallina, croscarmellosa sodica, lattosio
monoidrato, magnesio stearato.
Le compresse sono laccate con una miscela di ipromellosa,
macrogol 4000, ferro ossido giallo (E172) e titanio diossido
(E171).
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Nessuna nota.
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36 mesi.
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Blister di polipropilene/alluminio:
Conservare a temperatura non superiore ai 25°C.
Conservare nella confezione originale.
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Blister di polipropilene incolore o bianco opaco/alluminio in
astuccio di cartone.
Confezioni da 5 compresse film-rivestite.
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Nessuna.
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Innova Pharma S.p.A. – Via M. Civitali, 1
– 20148 Milano
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5 compresse film-rivestite da 400 mg�� AIC
034564017/M
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13 giugno 2000
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Gennaio ‘03
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