- [Vedi Indice]Ulcera duodenale, ulcera gastrica, esofagite da reflusso di grado moderato e severo.
Note: pantoprazolo non è indicato per disturbi gastrointestinali lievi, come si può verificare nella dispepsia nervosa.
Prima della terapia, è necessario escludere l'eventuale natura maligna di un'ulcera gastrica o di una malattia esofagea dato che il trattamento con pantoprazolo può, alleviando la sintomatologia, ritardare la diagnosi.
La diagnosi dell'esofagite da reflusso dovrebbe essere confermata dall'esame endoscopico.
Salvo diversa prescrizione medica, la dose orale raccomandata per il trattamento di ulcera duodenale e gastrica e di esofagite da reflusso è normalmente di una compressa gastroresistente di pantoprazolo al giorno.
Nei pazienti anziani e nei pazienti con ridotta funzionalità renale non si dovrebbe superare la dose giornaliera di 40 mg.
Le compresse gastroresistenti di pantoprazolo non dovrebbero essere né frantumate, né masticate, ma vanno deglutite intere con un po' d'acqua al mattino prima o durante la colazione.
Pantoprazolo non deve essere impiegato: in pazienti con compromessa funzionalità epatica; in caso di ipersensibilità individuale accertata verso uno dei suoi componenti.
Ad oggi non sono disponibili esperienze cliniche nei bambini.
Alterazioni dell'assorbimento si potrebbero osservare nel caso di assunzione concomitante di farmaci il cui assorbimento è pH-dipendente, come ad esempio ketoconazolo.
Pantoprazolo viene metabolizzato nel fegato dal sistema enzimatico del citocromo P450. Non si può escludere un'interazione con altri farmaci che siano metabolizzati attraverso lo stesso sistema enzimatico. Tuttavia non si sono osservate interazioni clinicamente significative in test specifici impiegando alcuni di tali farmaci, precisamente diazepam, nifedipina, warfarin, teofillina, fenitoina, digossina e un contraccettivo orale.
Parimenti non sono state osservate interazioni con antiacidi somministrati contemporaneamente.
In gravidanza e durante l'allattamento, pantoprazolo dovrebbe essere utilizzato solo a seguito di precisa indicazione del Medico, non essendo sino ad oggi disponibili dati sulla sua sicurezza d'impiego in queste condizioni nell'uomo.
Gli studi nell'animale non hanno evidenziato effetti teratogeni o tossici per il feto. In uno studio sull'animale, si è rilevata l'escrezione nel latte materno di piccole quantità della dose somministrata.
Non sono noti effetti sulla capacità di guida e sull'uso di macchine.
Il trattamento con pantoprazolo può occasionalmente provocare cefalea o diarrea.
Si sono avute rare segnalazioni di nausea, dolori all'addome superiore, flatulenza, episodi di rash cutanei, prurito e vertigini.
In casi isolati si sono manifestati edema, febbre, insorgenza di depressione e disturbi visivi (offuscamento della visione).
In caso di insorgenza di qualunque effetto indesiderato, che non sia tra quelli sopra riportati, durante il trattamento con pantoprazolo, il paziente è invitato ad informarne il proprio Medico o il proprio Farmacista.
Non sono noti sintomi da sovradosaggio nell'uomo. La somministrazione di dosi fino a 240 mg e.v. è stata ben tollerata. In caso di intossicazione il trattamento è sintomatico.
L'emodialisi non influenza l'esposizione al farmaco.
Pantoprazolo è un inibitore della pompa protonica, cioé inibisce in maniera specifica, dose-dipendente, la H+ , K+ ATPasi gastrica, enzima responsabile della secrezione acida a livello delle cellule parietali dello stomaco.
La sostanza, un benzimidazolo sostituito, si concentra dopo l'assorbimento nell'ambiente acido delle cellule parietali, dove viene convertita nella forma attiva, una sulfenamide ciclica, in grado di legarsi alla H+ , K+ ATPasi, inibendo così la pompa protonica ed inducendo una soppressione efficace, di lunga durata, della secrezione acida gastrica sia basale che stimolata.
Dal momento che pantoprazolo agisce a livello della via finale comune della secrezione acida, il farmaco è in grado di inibire la secrezione di acido cloridrico indipendentemente dal tipo di stimolo secretorio (acetilcolina, istamina, gastrina).
La somministrazione di pantoprazolo per via endovenosa o orale inibisce la secrezione acida gastrica dopo stimolo con pentagastrina. Dopo somministrazione orale di 40 mg, l'inibizione era del 51% al giorno 1 e dell'85% al giorno 7. L'acidità intragastrica delle 24 h era ridotta del 37% e del 98%, rispettivamente.
La peculiare selettività d'azione di pantoprazolo deriva dal fatto che il farmaco esplica pienamente il suo effetto solo in ambiente fortemente acido (pH<3,0), rimanendo invece in massima parte inattivo a valori di pH più elevati. Per tale motivo, il completo effetto farmacologico e, dunque, terapeutico si ottiene solo a livello delle cellule parietali acido-secernenti dello stomaco. Attraverso un meccanismo di feedback, tale effetto diminuisce nella stessa misura con cui la secrezione acida viene inibita.
I livelli di gastrinemia a digiuno aumentavano durante il trattamento con pantoprazolo ma, nella maggioranza dei casi, non superavano i limiti superiori della norma. Al termine di un ciclo di trattamento orale i valori mediani di gastrinemia diminuivano di nuovo in modo netto.
L'aumentata secrezione di gastrina indotta dall'inibizione della secrezione acida può portare ad un aumento del numero di cellule ECL a livello della mucosa gastrica.
Pantoprazolo viene assorbito rapidamente, ottenendosi concentrazioni plasmatiche massimali già dopo una singola dose orale di 40 mg. Le massime concentrazioni sieriche (intorno a 2-3 mg/ml) vengono raggiunte, in media, 2,5 ore dopo la somministrazione, e tali valori rimangono costanti dopo somministrazioni ripetute. Il volume di distribuzione è di circa 0,15 l/kg, la clearance intorno a 0,1 l/h/kg. L'emivita della fase terminale della curva concentrazione plasmatica/tempo è di circa 1 ora.
Si sono osservati alcuni casi di rallentata eliminazione del farmaco. A causa dell'attivazione specifica delle cellule parietali, l'emivita di eliminazione non correla con la durata d'azione (inibizione della secrezione acida) che è molto superiore.
Le caratteristiche farmacocinetiche non si modificano dopo somministrazione singola o ripetuta. Nell'intervallo di dosi tra 10 e 80 mg, le cinetiche plasmatiche di pantoprazolo sono praticamente lineari dopo somministrazione sia orale che endovenosa.
Il legame di pantoprazolo alle proteine sieriche è di circa il 98%. La sostanza viene metabolizzata quasi esclusivamente a livello epatico. L'eliminazione renale rappresenta la principale via di escrezione (circa 80%) dei metaboliti di pantoprazolo, il rimanente viene escreto con le feci. Il principale metabolita, sia nel siero che nelle urine, è il demetilpantoprazolo, che viene sulfoconiugato. L'emivita del metabolita principale (circa 1,5 h) non è molto più elevata di quella di pantoprazolo.
Biodisponibilità
Pantoprazolo è completamente assorbito dopo somministrazione orale. La biodisponibilità assoluta delle compresse è circa il 77%. L'assunzione concomitante di cibo non influenza AUC, massima concentrazione sierica e, quindi, la biodisponibilità.
Solo la variabilità del lag-time sarà aumentata dalla contemporanea assunzione di cibo.
Caratteristiche in pazienti/gruppi particolari
Non si richiede una riduzione del dosaggio in pazienti con ridotta funzionalità renale (compresi pazienti in dialisi).
L'emivita di pantoprazolo è breve, come si osserva nei soggetti sani. Pantoprazolo è scarsamente dializzabile.
Sebbene l'emivita del principale metabolita sia moderatamente aumentata (2-3 h), l'escrezione è nondimeno rapida e dunque non si verifica accumulo.
Sebbene nei pazienti con cirrosi epatica (classe A e B secondo Child), l'emivita aumenti fino a 7-9 ore ed i valori di AUC siano di 5-7 volte maggiori, le concentrazioni sieriche massimali del farmaco sono solo modestamente aumentate (circa 1,5 volte) rispetto ai soggetti sani.
Un leggero aumento dei valori di AUC e Cmax che si osserva nei volontari anziani rispetto al gruppo dei volontari più giovani è anch'esso clinicamente non rilevante.
Il passaggio transplacentare, studiato nel ratto, aumenta con il progredire della gestazione. Di conseguenza, la concentrazione fetale di pantoprazolo aumenta subito prima della nascita indipendentemente dalla via di somministrazione.
Nel ratto, non più dello 0,02% della dose somministrata viene escreta nel latte materno.
Nella specie umana, non sono disponibili dati sull'escrezione nel latte materno.
Tossicità acuta
Negli studi di tossicità acuta nel topo, i valori di DL50 riscontrati erano 370 mg/kg dopo somministrazione e.v. ed intorno a 700 mg/kg dopo somministrazione p.o.
Nel ratto tali valori erano, rispettivamente, intorno a 240 mg/kg dopo somministrazione e.v. e 900 mg/kg p.o.
Tossicità cronica
Nella tabella vengono riassunti gli studi di tossicità cronica effettuati.
Studi di tossicità per somministrazioni ripetute, studi di carcinogenicità compresi
Specie | Durata | Dose (mg/kg) | Via di somministrazione |
ratto | 30 giorni | 0; 1; 5; 20; 500 | via orale |
ratto | 30 giorni | 0; 1; 5; 500 | via orale |
ratto | 4 settimane | 0; 1; 5; 30 | via endovenosa |
ratto | 6 mesi | 0; 0,8; 4; 16; 320 | via orale |
ratto | 12 mesi | 0; 5; 50; 300 | via orale |
ratto | 24 mesi | 0; 0,5; 5; 50; 200 | via orale |
topo | 24 mesi | 0; 5; 25; 150 | via orale |
cane | 30 giorni | 0; 7,5; 15; 30; 100 | via orale |
cane | 30 giorni | 0; 10; 20; 40 | via endovenosa |
cane | 6 mesi | 0; 5; 15; 30; 60 | via orale |
cane | 12 mesi | 0; 2,5; 15; 60 | via orale |
Ipergastrinemia e alterazioni morfologiche della mucosa gastrica (iperplasia delle cellule ECL) si sono osservate nel corso di studi di tossicità per somministrazioni ripetute fino a 12 mesi nel ratto e nel cane. La maggior parte degli effetti era reversibile ed ascrivibile unicamente all'azione del farmaco, cioé alla soppressione della secrezione acida.
In studi a lungo termine su ratto e cane si è osservato un aumento nel peso dello stomaco e del fegato, reversibile con la sospensione del trattamento. Dopo somministrazione cronica di pantoprazolo nel ratto per 1 e 2 anni si sono osservate ipertrofia cellulare epatica e nefropatia. Nello studio a 12 mesi nel ratto, si è riscontrato un carcinoide gastrico solitario. L'aumento di peso del fegato dopo somministrazione di dosi altamente tossiche era da considerarsi conseguenza dell'induzione di enzimi per la metabolizzazione del farmaco.
L'attivazione della tiroide osservata in 2 esperimenti sul ratto è dovuta alla rapida metabolizzazione degli ormoni tiroidei nel fegato, ed è stata anche descritta in termini analoghi per altri farmaci. Modificazioni della funzione tiroidea ed un'associata minore degradazione del colesterolo sono state descritte in studi a 1 anno nel ratto e nel cane. L'ipertrofia tiroidea e l'aumento dei livelli di colesterolo sono reversibili.
In studi condotti nel cane, si è osservato un edema polmonare specie-specifico. Il metabolita animale-specifico responsabile dell'insorgenza di edema non è stato riscontrato nell'uomo.
Carcinogenicità
In uno studio di carcinogenesi a 2 anni nel ratto - che per questo animale corrisponde al trattamento per tutta la vita - sono stati evidenziati tumori neuroendocrini. Inoltre, nello stomaco dei ratti, si sono trovati papillomi a cellule squamose.
Il meccanismo con cui i derivati benzimidazolici inducono la formazione di carcinoidi gastrici è stato accuratamente studiato, portando alla conclusione che si tratti di una reazione secondaria allo spiccato aumento della gastrinemia che si verifica nel ratto nel corso del trattamento cronico.
Inoltre, nel ratto, le cellule ECL nella mucosa ghiandolare dello stomaco sono molto più numerose che nell'uomo, cosicché può attivarsi un numero più elevato di cellule responsive agli aumentati livelli di gastrina.
Neoplasie delle cellule ECL non sono state osservate nello studio a lungo termine nel topo (24 mesi) né in studi cronici nel cane.
In studi a 2 anni si è osservato un aumento del numero di alterazioni neoplastiche a livello epatico nel ratto e nel topo femmina, interpretato come dovuto all'elevata metabolizzazione di pantoprazolo nel fegato. Si può escludere che pantoprazolo abbia potenziale genotossico poiché studi di mutagenicità non hanno indicato alcuna interazione di pantoprazolo con il DNA cellulare e le neoplasie epatiche si sono manifestate solo a dosaggi elevati.
Test di trasformazione cellulare ed uno studio di DNA-binding escludono che il DNA abbia un ruolo nella formazione di tumori. Tali composti non genotossici non presentano rischio di carcinogenicità per l'uomo.
Un leggero aumento di alterazioni neoplastiche della tiroide è stato osservato nel gruppo di ratti trattati con la dose più alta. L'insorgenza di tali neoplasie è associata alle modificazioni, indotte da pantoprazolo, nel catabolismo della tiroxina a livello epatico nel ratto. Nell'uomo non si sono osservate variazioni degli ormoni tiroidei, T3 e T4, e del TSH nelle prime due settimane di trattamento. Tale fenomeno, osservato nel ratto ad alte dosi, non è perciò rilevante per l'uomo.
Mutagenicità
Dagli studi di mutagenicità non si sono evidenziati effetti mutageni in vivo o in vitro.
Riproduzione
Gli studi effettuati non hanno dimostrato nessuna influenza negativa sulla fertilità né effetti teratogeni.
Nell'uomo non ci sono dati sull'uso del farmaco in gravidanza.
Dosi superiori a 15 mg/kg/die nel ratto hanno portato ad un ritardato sviluppo scheletrico.
Sodio carbonato anidro, mannitolo (= 0.0036 BU), polivinilpirrolidone insolubile, polivinilpirrolidone K90, calcio stearato, idrossipropilmetilcellulosa 2910, polivinilpirrolidone K25, titanio biossido E 171, ossido di ferro giallo E 172, glicole propilenico, poli (etilacrilato, acido metacrilico 1:1), polisorbato 80, sodio laurilsolfato, trietilcitrato.
Nessuna.
3 anni.
Nessuna.
Flaconi di politene.
Confezione da 14 compresse gastroresistenti.
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Ricetta medica.
Giugno 1999
y TABELLA DI APPARTENENZA DPR 309/90 - [Vedi Indice]
Non soggetto al DPR 309/90.
13 Maggio 1996
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