- [Vedi Indice]Una capsula contiene:
Principio attivo: potassio perclorato 200 mg.
Eccipienti: cellulosa microcristallina 6 mg; magnesio stearato 5 mg.
Componenti della capsula: gelatina, indigotina (E132).
Capsule di gelatina dura.
- [Vedi Indice]In tutte le forme di ipertiroidismo.
Salvo diversa prescrizione medica una capsula 3-4 volte al giorno dopo i pasti. Le dosi generalmente impiegate per trattamenti iniziali oscillano nell'adulto intorno ai 600-800 mg/die; è consigliabile che esse vengano refratte in tre somministrazioni giornaliere post-prandiali, onde ridurre possibili azioni irritanti sulla mucosa gastrica.
Il tempo medio per raggiungere la normalizzazione del quadro ormonologico è di 4 settimane per dosi di 600 mg/die. Tempi più lunghi (sino a 2 mesi) sono necessari per il raggiungimento di un eutiroidismo clinico.
Si consiglia di protrarre la terapia per un periodo di alcuni mesi.
Ampie oscillazioni individuali sono possibili in rapporto a vari fattori interferenti fra i quali, oltre alla gravità della sindrome, va primariamente sottolineata l'entità dell'introito di ioduri, che deve spingere il Medico a ricercare eventuali extra-apporti (farmaci, mezzi di contrasto, dentifrici, antisettici intestinali ecc.) in tutti i casi di scarsa efficacia del trattamento.
Il potassio perclorato viene altresì impiegato in medicina nucleare per ridurre la captazione non desiderata di radiofarmaci quali radio-iodio oppure pertechnato (99 mTc).
Ipersensibilità nota verso il potassio perclorato. Turbe midollari della crasi ematica.
Ingrossamento tiroideo o gozzo retrosternale.
Il farmaco va usato sotto diretto controllo medico. Durante il trattamento sono indispensabili periodici controlli della crasi ematica. Qualora intervengano discrasia ematica, agranulocitosi o depressione midollare, il farmaco deve essere immediatamente sospeso e, se necessario, instaurato un trattamento trasfusionale.
Il paziente deve essere avvertito che possono essere indice di alterazione del quadro ematico la comparsa di ulcere esofagee o laringee, febbre, eruzione cutanea che si sviluppino in corso di trattamento.
Tra le incompatibilità farmacologiche all'uso del potassio perclorato va segnalato l'antagonismo con gli ioduri che non debbono essere somministrati in corso di tale trattamento nemmeno in vista dell'atto operatorio.
Gli agenti antitiroidei e quindi anche Pertiroid attraversano la barriera placentare e possono pertanto provocare ipotiroidismo fetale o neonatale o gozzo (ingrossamento tiroideo).
Nessuno.
Con l'uso del perclorato di potassio possono verificarsi nausea, vomito, eruzioni cutanee, febbre, linfoadenopatie, sindrome nefrosica, leucopenia, agranulocitosi, trombocitopenia e pancitopenia.
Occasionalmente è stata segnalata anemia aplastica ad esito infausto a dosaggi superiori al grammo.
Poiché il perclorato aumenta la vascolarizzazione della tiroide, un incremento del volume ghiandolare può comportare fenomeni compressivi sui vicini organi del collo.
Non sono mai stati segnalati casi di sovradosaggio.
Al contrario dei farmaci, quali i tiouracilici ed i mercaptoimidazolici, che inibiscono la catena di elaborazione ormonica a livello della trasformazione degli ioduri in iodio elementare operata dal tireocita, il perclorato di potassio rientra in quella categoria di farmaci antitiroidei che vengono comunemente raggruppati sotto il termine di "inibitori ionici". Questo termine designa quelle sostanze che interferiscono per via competitiva con la captazione dello ione iodio da parte della ghiandola tiroide.
Gli agenti efficaci in questo senso sono essi stessi degli anioni che in qualche modo "assomigliano" allo ione iodio: sono infatti anioni monovalenti, di dimensione simile a quella dello ione iodio.
Pertanto l'azione antitiroidea del perclorato si caratterizza per la capacità insita nella molecola di competere attivamente con gli ioduri a livello della membrana vascolare dei tireociti, impedendo in tal modo l'accesso intracellulare agli ioni ioduro che la tiroide normalmente ossida a iodio elementare e utilizza per l'alogenazione della tireoglobulina.
È pertanto intuitivo come tale azione possa dipendere da un lato dall'entità della dose di perclorato somministrata e presente nel tireocita, dall'altro dalle concentrazioni di ioduro presenti nel plasma.
La sua azione è relativamente fugace ed assai simile a quella del propiltiouracile (T1/2 plasmatico: 1,5 ore).
Il blocco della captazione tiroidea nei confronti degli ioduri indotto da una dose di perclorato può permanere pressoché stabile per 12 ore al massimo, mentre può durare anche 24 ore se realizzato con preparati imidazolici il cui T1/2 plasmatico è nettamente più lungo (6 ore circa), ma la cui azione intratiroidea è nettamente diversa.
La conseguenza pratica di tale fatto è che il perclorato come il propiltiouracile deve essere somministrato di norma in dosi giornaliere refratte.
Il perclorato di potassio, alla dose 800-1000 mg/24 h, nell'individuo adulto, riesce a bloccare totalmente per via competitiva la pompa degli ioduri, impedendo il rifornimento iodico indispensabile per l'avvio della biosintesi ormonica.
Questa azione farmacologica, dose dipendente, è strettamente correlata al rapporto perclorato/ioduro esistente nel plasma e nei liquidi extracellulari.
Un eccessivo introito iodico, capace di ridurre detto rapporto avrà pertanto come immediata conseguenza una diminuzione dell'azione competitiva del perclorato, permettendo un afflusso importante di iodio-ioni verso la tiroide.
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Cellulosa microcristallina, magnesio stearato.
Il prodotto è incompatibile con sostanze riducenti.
5 anni in confezionamento integro, correttamente conservato.
Nessuna.
Astuccio con 3 blisters di PVC trasparente/Alluminio da 10 capsule cadauno.
Astuccio da 30 capsule
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VECCHI & C. PIAM S.a.p.a.
Via Padre G. Semeria, 5 - 16131 Genova (GE)
AIC n. 013346010
Da vendersi dietro presentazione di ricetta medica.
01/06/2000
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24/02/2000
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