L'uso, specie se prolungato, del prodotto può dare origine a fenomeni di sensibilizzazione. In tal caso sospendere il trattamento ed iniziare una terapia idonea. Prima di iniziare o riprendere la terapia ormonale sostitutiva (HRT), oltre ad eseguire una visita generale e ginecologica, dovrebbe essere valutata l'anamnesi personale e familiare della paziente, alla luce delle controindicazioni e delle avvertenze speciali e precauzioni per l'uso.
Durante il trattamento sono raccomandati controlli specialistici periodici la cui natura e frequenza va adattata alla paziente e vanno condotte ripetute visite del seno e/o mammografia in linea con i programmi di controllo consigliati per le donne sane, modificati secondo le necessità cliniche individuali.
Prima della terapia la paziente deve essere sottoposta ad un completo esame fisico, comprendente oltre l'esame delle mammelle anche la determinazione della pressione arteriosa e l'esame degli organi pelvici.
È opportuno eseguire uno striscio alla Papanicolaou.
In caso di terapie prolungate, accertamenti medici accurati dovrebbero essere ripetuti ogni sei mesi.
Per evitare una protratta stimolazione degli organi effettori (mammelle, endometrio) gli estrogeni dovrebbero essere somministrati a cicli intervallati da un adeguato periodo di riposo (tre settimane di trattamento alternate ad una settimana di riposo durante la quale si può verificare un'emorragia da sospensione). Ove necessario, associare un progestinico nella seconda parte del ciclo.
Attualmente i dati clinici disponibili (derivati dalla valutazione dei dati emersi da cinquantuno studi epidemiologici) suggeriscono che nelle donne in postmenopausa che si sottopongano o si siano sottoposte a terapia ormonale sostitutiva (HRT), vi sia un aumento da lieve a moderato della probabilità di diagnosi di cancro mammario. Ciò può essere dovuto sia ad una diagnosi precoce nelle pazienti trattate, che ad un reale effetto della HRT, che alla combinazione di ambedue.
La probabilità di porre diagnosi di cancro mammario aumenta con la durata del trattamento e sembra ritornare al valore iniziale dopo cinque anni dalla sospensione della HRT. Il cancro mammario diagnosticato in pazienti che usino o abbiano usato recentemente HRT sembrerebbe di natura meno invasiva di quello trovato in donne non trattate.
Nelle donne di età compresa tra i cinquanta e i settanta anni, che non usano HRT, viene diagnosticato il cancro mammario a circa quarantacinque soggetti ogni mille, con un aumento legato all'età.
È stato stimato che nelle donne che fanno uso di HRT, per almeno cinque anni, il numero di casi supplementari di diagnosi di cancro mammario sarà tra due e dodici per ogni mille soggetti, ciò in relazione all'età in cui le pazienti iniziano il trattamento e alla durata dello stesso.
È importante che il medico discuta l'aumento di probabilità di diagnosi di cancro mammario con la paziente candidata a terapia a lungo termine, valutandolo in relazione ai benefici della HRT.
È consigliabile tenere conto che:
il prodotto va usato sotto la stretta sorveglianza del Medico;in alcuni studi epidemiologici, donne in terapia estrogeno-sostitutiva sola o combinata con progestinici, hanno mostrato un'aumentato rischio di tromboflebite e/o malattia tromboembolica, benché non sia stato definitivamente stabilito un rapporto causale con la terapia estrogenica. Il medico deve essere consapevole della possibilità di disturbi trombotici (comprendenti tromboflebite, trombosi della retina, embolia cerebrale e polmonare) durante la terapia ormonale sostitutiva ed essere attento alle primissime manifestazioni di questi disturbi (emicrania o cefalea intensa, turbe della coscienza o della motilità volontaria, afasia, turbe del visus, dispnea, ecc.). Se uno qualsiasi di questi si manifestasse o vi fosse il sospetto, la terapia ormonale sostitutiva deve essere immediatamente interrotta.
Pazienti con fattori di rischio per disturbi trombotici devono essere tenute sotto attento controllo.
in caso di eccessiva emorragia vaginale consultare il proprio medico onde individuare una eventuale causa organica;poiché alcuni tests di funzionalità epatica od endocrina possono essere influenzati dalla terapia estrogenica; è preferibile effettuare tali dosaggi dopo che la somministrazione di estrogeni sia stata sospesa per un ciclo.
Dovrebbero essere strettamente controllate le pazienti con storia familiare di neoplasie e quelle che soffrano o abbiano sofferto delle patologie che seguono:
- Colestasi ricorrente o prurito insistente durante la gravidanza
- Alterazioni della funzionalità epatica
- Insufficienza renale o cardiaca
- Noduli al seno o mastopatia fibrocistica
- Epilessia
- Asma
- Otospongiosi
- Diabete mellito
- Sclerosi multipla
- Lupus eritematoso sistemico
È prudente interrompere immediatamente la terapia nei casi di:
- emicrania e frequenti mal di testa, rari prima dell'inizio della terapia;
- disturbi visivi di ogni tipo;
- traumi (per tutta la durata del periodo di convalescenza);
- ittero (colestatico).
Poiché gli estrogeni possono influenzare il metabolismo dei carboidrati, si raccomanda di sorvegliare attentamente le pazienti diabetiche in terapia associata.
Poiché gli estrogeni (e le loro associazioni) possono determinare alcune importanti manifestazioni collaterali, si tengano presenti le seguenti precauzioni:
Non somministrare in pazienti immobilizzate. Sospendere la terapia quattro settimane prima di un intervento chirurgico.
I prodotti contenenti estrogeni possono esplicare un effetto anabolizzante e determinare ritenzione idrosalina ed ipercalcemia. Il loro impiego richiede cautela in caso di asma, epilessia, cardiopatie, ipertensione, nefropatie, ovvero nei giovani pazienti nei quali l'accrescimento osseo non è completo.
Usare con cautela nei pazienti con grave depressione nell'anamnesi.
Aumenti occasionali della pressione sanguigna durante la terapia sostitutiva ormonale sono stati attribuiti a reazioni idiosincratiche agli estrogeni. Più frequentemente, la pressione sanguigna è rimasta invariata o si è abbassata. La pressione sanguigna dovrebbe essere monitorata ad intervalli regolari durante l'uso d'estrogeni.
È necessario inoltre sospendere il trattamento qualora si verifichi ipertensione in un soggetto precedentemente normoteso o ipoteso, ovvero ipercalcemia in donne con cancro mammario, in quanto indicativa di una progressione delle metastasi ossee.
Poiché gli ormoni estrogeni vengono metabolizzati a livello del fegato, attenzione deve essere posta nel trattamento di portatori di affezioni epatiche.
Nelle donne con storia di ittero gravidico, la comparsa di ittero in corso di terapia richiede la sospensione delle cure e l'esecuzione di idonei tests volti ad accertarne la causa.
La terapia estrogenica può essere associata a massivi aumenti dei trigliceridi nel plasma conducendo a pancreatiti o ad altre complicazioni in pazienti con difetti familiari del metabolismo lipoproteico.
L'improvviso ingrossamento di una preesistente fibromatosi uterina e la comparsa di dolore spontaneo o provocato alla pressione, richiede la sospensione del trattamento. Le portatrici di tali affezioni debbono pertanto essere controllate ad intervalli regolari.
In certe pazienti si possono osservare mastodinie o anomale emorragie vaginali. In tali casi è necessario effettuare un accurato riesame del caso, compreso eventualmente l'esame bioptico, per escludere la possibilità di una neoplasia maligna dell'utero. L'incidenza di tale patologia, si è rivelata in aumento durante le terapie estrogeniche inappropriate per posologia troppo elevata, per durata eccessiva, per insufficiente controllo delle pazienti prima e durante la terapia.
Nella terapia sostitutiva della sindrome da menopausa, il prodotto va usato solo in caso di effettiva necessità e sotto sorveglianza del medico per la sua azione trombogena e cancerogena.
Recenti studi hanno dimostrato una aumentata incidenza di colelitiasi in donne trattate con estrogeni in menopausa.
Qualora sia necessario effettuare un esame istologico, il patologo deve essere avvertito del trattamento effettuato dalla paziente.
Gli estrogeni possono ridurre la tolleranza al glucosio per cui nei diabetici è necessario adottare le opportune misure precauzionali.
I prodotti contenenti estrogeni modificano numerosi tests di funzionalità epatica ed endocrinologica e alcuni fattori e parametri ematologici e dell'emostasi (es. prova della BSF, aumento della TBG, aumento dell'adesività piastrinica, della protrombina, dei fattori VII, VIII, IX, X, modificazione dell'assetto lipidico del plasma, ecc.)
I risultati di tali tests non devono essere ritenuti attendibili se non dopo 2-4 mesi dalla sospensione della terapia.
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Tenere il medicinale fuori dalla portata dei bambini.