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SEREUPIN è indicato nel trattamento dei
seguenti quadri clinici:
depressione di tutti i tipi, compresa la depressione
accompagnata da ansia e prevenzione delle recidive e delle
ricadute della depressione;
disturbo ossessivo compulsivo e prevenzione delle sue
recidive;
disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e
prevenzione delle sue recidive; l'aggiunta di paroxetina alla
terapia cognitiva di tipo comportamentale si è dimostrata
significativamente più efficace nel trattamento del
disturbo da attacchi di panico rispetto alla terapia cognitiva
comportamentale da sola;
disturbo d’ansia sociale/fobia sociale;
disturbo da stress post-traumatico.
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Depressione
La dose raccomandata è di 20 mg, una volta al giorno.
Il dosaggio può essere aumentato fino a 50 mg al giorno,
in base alla risposta del paziente, con aumenti graduali di 10
mg.
Disturbo ossessivo compulsivo
La dose raccomandata è di 40 mg al giorno. La dose
iniziale è di 20 mg al giorno e può essere
aumentata settimanalmente con aumenti graduali di 10�mg, in base
alla risposta del paziente. In alcuni casi il dosaggio può
essere aumentato fino ad un massimo di 60 mg al giorno.
Disturbo da attacchi di panico
La dose raccomandata è di 40 mg al giorno. La dose
iniziale è di 10 mg al giorno e può essere
aumentata settimanalmente con aumenti graduali di 10�mg, in base
alla risposta del paziente. In alcuni casi il dosaggio può
essere aumentato fino ad un massimo di 60 mg al giorno.
Un basso dosaggio iniziale è raccomandato per ridurre
al minimo il potenziale peggioramento della sintomatologia da
panico, come si è osservato generalmente nel trattamento
iniziale di questo disturbo.
Disturbo d’ansia sociale/fobia sociale
Disturbo da stress post-traumatico
La dose raccomandata è di 20 mg al giorno. Alcuni
pazienti che non rispondono al trattamento con 20 mg, possono
trarre beneficio da graduali incrementi posologici, di 10 mg per
volta, fino ad un massimo di 50 mg al giorno, in base alla
risposta individuale.
Come per tutti i farmaci antidepressivi, il dosaggio, in base
alla risposta terapeutica, deve essere aggiustato e rivisto se
necessario entro le prime due o tre settimane dall'inizio della
terapia. Quando si decide di interrompere il trattamento le dosi
devono essere ridotte in modo graduale per minimizzare
l’entità dei sintomi di astinenza.
I pazienti dovrebbero essere trattati per un periodo
sufficiente ad assicurare la remissione completa dei sintomi;
tale periodo può essere di molti mesi sia per la
depressione, sia per il disturbo ossessivo compulsivo che per il
disturbo da attacchi di panico.
Negli studi a lungo termine con paroxetina è emerso che
l’efficacia si mantiene per periodi di almeno un anno nel
trattamento della depressione e del disturbo ossessivo compulsivo
e per oltre un anno nel trattamento del disturbo da attacchi di
panico.
Nell'anziano, visti i risultati degli studi di
farmacocinetica, è consigliabile un dosaggio di 20�mg al
giorno.
In alcuni pazienti può essere necessario aumentare la
dose: questo deve comunque avvenire gradualmente, con incrementi
di 10 mg alla volta fino ad un massimo di 40 mg al giorno, in
accordo alla risposta del paziente.
In pazienti con insufficienza renale grave (clearance della
creatinina < 30 ml/min) o insufficienza epatica grave, si
verifica un aumento delle concentrazioni plasmatiche di
paroxetina; pertanto si raccomanda la somministrazione del
dosaggio minimo previsto.
SEREUPIN dovrebbe essere assunto preferibilmente una volta al
giorno, al mattino a colazione.
Le compresse dovrebbero essere deglutite piuttosto che
masticate.
La sospensione orale viene fornita con un bicchierino
dosatore, per l’assunzione della dose prescritta (5 ml di
sospensione contengono 10 mg di paroxetina).
�
Ipersensibilità verso i componenti o verso altre
sostanze strettamente correlate dal punto di vista chimico. Non
somministrare in età pediatrica. Generalmente
controindicato in gravidanza e durante l’allattamento (v.
Paragrafo 4.6).
�
Inibitori delle monoaminoossidasi (MAO-inibitori)
Come nella maggior parte delle terapie con antidepressivi,
paroxetina non dovrebbe essere somministrata in associazione con
MAO-inibitori o prima di due settimane dal termine di tale
trattamento. In questo caso l’inizio della terapia richiede
particolare cautela e l’aumento del dosaggio deve essere
graduale in base alla risposta del
paziente.Analogamente non è opportuno
iniziare una terapia con MAO-inibitori prima di due settimane dal
termine della terapia con paroxetina.
Come con altri SSRI, paroxetina dovrebbe essere usata con
cautela in pazienti già in trattamento con neurolettici,
poichè con questa associazione sono stati riportati
sintomi indicativi di casi di “sindrome maligna da
neurolettici”.
Mania
SEREUPIN dovrebbe essere usato con precauzione in pazienti con
storia clinica di mania.
Triptofano
Poichè sono stati riferiti eventi avversi in caso di
somministrazione contemporanea di triptofano e inibitori
selettivi della ricaptazione della serotonina, paroxetina non
dovrebbe essere usata in corso di trattamento con triptofano (v.
paragrafo 4.5 “Interazioni con altri medicinali e altre
forme di interazione”).
Patologie cardiovascolari
SEREUPIN non produce variazioni cliniche significative della
pressione arteriosa, della frequenza cardiaca e dell'ECG. In
presenza di patologie cardiovascolari devono essere osservate le
consuete precauzioni.
Epilessia
Come nel caso di altri antidepressivi, SEREUPIN dovrebbe
essere usato con cautela in pazienti epilettici.
Convulsioni
Complessivamente l'incidenza di convulsioni in pazienti
trattati con SEREUPIN è stata <�0,1%. Il trattamento
con SEREUPIN deve essere sospeso nei pazienti che presentino
convulsioni.
Terapia elettroconvulsivante (ECT)
Esiste un'esperienza clinica limitata nella somministrazione
concomitante di paroxetina con terapia elettroconvulsivante
(ECT).
Glaucoma
Come con altri SSRI, paroxetina può raramente causare
midriasi e pertanto dovrebbe essere usata con cautela in pazienti
con glaucoma ad angolo stretto.
Terapia anticoagulante
I farmaci appartenenti alla classe degli antidepressivi
inibitori della ricaptazione della serotonina vanno somministrati
con cautela in pazienti che ricevano in concomitanza
anticoagulanti, farmaci che influenzano l’aggregazione
piastrinica (farmaci antiinfiammatori non steroidei, acido
acetilsalicilico, ticlopidina, ecc.) o altri farmaci che possono
accrescere il rischio di sanguinamento.
Inoltre, tali farmaci vanno somministrati con cautela nei
pazienti con precedenti di disordini della coagulazione.
Hypericum perforatum
Gli effetti indesiderati possono essere più frequenti
durante l’uso contemporaneo di inibitori della ricaptazione
della serotonina (SRIs), nefazodone, trazodone, triptani e
preparazioni a base di Hypericum perforatum.
Raramente, prevalentemente nell’anziano, è stata
riscontrata iponatriemia, che generalmente scompare con la
sospensione del farmaco.
La sospensione orale di paroxetina contiene metile e propile
idrossibenzoato (parabeni): questi possono causare reazioni
allergiche, come orticaria e dermatite da contatto; più
raramente si può verificare broncospasmo.
Quando si interrompe bruscamente il trattamento con inibitori
della ricaptazione della serotonina possono comparire: insonnia,
vertigini, sudorazione, palpitazioni, nausea, ansia,
irritabilità, parestesie e cefalea. Pertanto, quando si
decide di interrompere il trattamento, le dosi devono essere
diminuite in modo graduale per ridurre al minimo
l’entità di tali sintomi.
Porre attenzione a non interpretare tali sintomi attribuendoli
ad un peggioramento della malattia psichiatrica trattata.
Tenere fuori della portata dei bambini.
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Gli studi clinici hanno evidenziato che l’assorbimento e
la farmacocinetica di paroxetina non sono influenzati o lo sono
solo marginalmente (ossia ad un livello che non richiede alcuna
modificazione del regime posologico) da:
cibo;
antiacidi;
digossina;
propranololo;
alcool: sebbene paroxetina non aumenti gli effetti dannosi
psicomotori indotti dalla assunzione di alcool, il suo uso
concomitante è sconsigliato;
litio: benché non siano state rilevate interazioni
farmacocinetiche, dato che l'esperienza clinica è
limitata, la somministrazione contemporanea di paroxetina e litio
dovrebbe essere intrapresa con cautela;
enzimi preposti al metabolismo dei farmaci: il metabolismo e
la farmacocinetica di paroxetina possono essere influenzati dai
farmaci che provocano una induzione o una inibizione del
metabolismo enzimatico. Per esempio, cimetidina, farmaco
inibitore del metabolismo enzimatico, può aumentare la
biodisponibilità di paroxetina.
Qualora paroxetina sia somministrata in concomitanza con un
farmaco inibitore del metabolismo enzimatico, si
suggerisce l’uso delle dosi più basse
dell’intervallo posologico.
In caso di somministrazione contemporanea con farmaci noti
quali induttori del metabolismo enzimatico (ad es.
carbamazepina, fenitoina, sodio valproato), non è
richiesto alcun aggiustamento della dose iniziale. Qualsiasi
successivo aggiustamento della posologia dovrebbe essere basato
sulla risposta clinica (efficacia e tollerabilità ).
Interazioni tra paroxetina e altri farmaci
La somministrazione giornaliera di paroxetina aumenta
significativamente i livelli plasmatici di prociclidina; altri
farmaci anticolinergici possono essere similmente influenzati.
Qualora si osservassero effetti anticolinergici, la dose di
prociclidina dovrebbe essere ridotta.
Anticonvulsivanti: carbamazepina, fenitoina, sodio
valproato.
La somministrazione concomitante non ha mostrato alcun effetto
sul profilo farmacocinetico e farmacodinamico, in pazienti
epilettici.
Laddove è consuetudine clinica l’associazione fra
un ipnoinducente a breve durata di azione e un antidepressivo,
non è stato registrato con paroxetina alcun incremento
nell’incidenza di effetti collaterali.
Isoenzimi P450
CYP2D6
Come con altri antidepressivi, inclusi gli altri SSRI,
paroxetina inibisce l’enzima epatico citocromo P450,
isoenzima CYP2D6. L’inibizione dell’isoenzima CYP2D6
può portare all’aumento delle concentrazioni
plasmatiche di farmaci in co-somministrazione, metabolizzati da
questo stesso isoenzima. Fra questi sono inclusi alcuni
antidepressivi triciclici (es. amitriptilina, nortriptilina,
imipramina e desipramina), neurolettici fenotiazinici
(es. perfenazina e tioridazina) e gli antiaritmici di classe 1
C (es. propafenone e flecainide) e metoprololo.
CYP3A4
Uno studio di interazionein vivo che prevedeva la
co-somministrazione, in condizioni di “steady state”
di paroxetina e terfenadina, un substrato per il citocromo
CYP3A4, non ha evidenziato alcun effetto di paroxetina sulla
farmacocinetica di terfenadina. La concomitante somministrazione
di paroxetina con terfenadina ed altri farmaci noti quali
substrati dell’isoenzima CYP3A4 non appare pertanto
controindicata.
Interazioni della classe degli SSRI
Analogamente ad altri SSRI, la somministrazione contemporanea
con farmaci serotoninergici [ad es. MAO-inibitori (v. paragrafo
4.4), L-triptofano] può portare all’insorgenza di
effetti indesiderati del tipo “sindrome
serotoninergica” (v. paragrafo 4.8). Il rischio connesso
all’uso di paroxetina in associazione con altri farmaci
attivi sul sistema nervoso centrale non è stato
sistematicamente valutato. Pertanto, si raccomanda cautela nei
casi in cui ne sia necessaria la somministrazione
concomitante.
I farmaci appartenenti alla classe degli antidepressivi
inibitori della ricaptazione della serotonina possono accrescere
il rischio di sanguinamento quando sono somministrati in
concomitanza con anticoagulanti o con farmaci che influenzano
l’aggregazione piastrinica (farmaci antiinfiammatori non
steroidei, acido acetilsalicilico, ticlopidina, ecc.) (v. anche
paragrafo 4.4).
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Sebbene gli studi negli animali non abbiano dimostrato alcun
effetto teratogeno o embriotossico selettivo, la sicurezza della
paroxetina nella donna in gravidanza non è stata
stabilita; pertanto il prodotto non dovrebbe essere utilizzato
durante la gravidanza o l'allattamento se non nei casi in cui il
potenziale beneficio superi il possibile rischio e comunque sotto
il diretto controllo del medico.
�
L'esperienza clinica ha dimostrato che la terapia con
paroxetina non è associata ad alterazione delle funzioni
cognitive o psicomotorie.
Tuttavia, come con tutti i farmaci psicoattivi, i pazienti
dovrebbero essere avvertiti di usare cautela nell'uso di
macchinari pericolosi e nella guida di veicoli.
Sebbene paroxetina non aumenti gli effetti dannosi psicomotori
indotti dall’assunzione di alcool, il suo uso concomitante
è sconsigliato.
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Gli effetti indesiderati con paroxetina sono di moderata
entità e non influenzano la qualità di vita del
paziente; generalmente non richiedono interruzione della terapia
e durante il trattamento prolungato possono diminuire di
intensità e frequenza.
Le reazioni avverse associate all'uso di paroxetina più
comunemente osservate sono: nausea, sonnolenza, sudorazione,
tremore, astenia, secchezza delle fauci, insonnia, disfunzioni
sessuali, capogiri, costipazione, diarrea e diminuzione
dell'appetito.
Paroxetina, rispetto agli antidepressivi triciclici, è
associata ad una minore probabilità di causare secchezza
delle fauci, costipazione e sonnolenza.
Raramente sono stati riscontrati glaucoma acuto, ritenzione
urinaria, edemi periferici e al viso, tachicardia,
trombocitopenia, sindrome serotoninergica (i cui sintomi possono
includere: agitazione, confusione mentale, diaforesi,
allucinazioni, iperreflessia, mioclono, brividi, tachicardia e
tremore) e sintomi che suggeriscono una
iperprolattinemia/galattorrea.
Raramente, prevalentemente nell'anziano, è stata
riscontrata iponatriemia, che può essere associata con la
sindrome da “secrezione inappropriata dell’ormone
antidiuretico” (SIADH).
Segnalazioni post-marketing di reazioni di
ipersensibilità (quali angioedema, orticaria ed eruzioni
cutanee) sono state riportate molto raramente.
Sono stati riscontrati aumenti degli enzimi epatici.
Effetti collaterali a carico del fegato (quali epatite,
talvolta associata a ittero e/o insufficienza epatica) sono stati
riferiti molto raramente durante il periodo di
commercializzazione. Si consiglia di sospendere il trattamento in
caso di persistenza di alterazioni della funzionalità
epatica.
Occasionalmente sono stati riportati disturbi extrapiramidali,
inclusa distonia oro-facciale, in pazienti con pregressi disturbi
del movimento o in pazienti in trattamento con neurolettici.
Molto raramente sono stati descritti episodi maniacali.
Sono stati riferiti casi di visione offuscata.
Quando si interrompe bruscamente il trattamento possono
comparire sintomi di astinenza.
Tali sintomi sono, in genere, lievi e di completa risoluzione
e comprendono, ad esempio: insonnia, vertigini, sudorazione,
palpitazioni, nausea, ansia, irritabilità, parestesie e
cefalea.
Quando si decide di interrompere il trattamento, le dosi
devono essere ridotte in modo graduale per minimizzare
l’entità di tali sintomi.
Come con gli altri SSRI, a seguito di trattamento con
paroxetina sono stati osservati transitori aumenti o diminuzioni
della pressione arteriosa, solitamente in pazienti con
preesistente ipertensione o ansia.
Come con gli altri SSRI, raramente sono stati riportati
confusione mentale, convulsioni e reazioni di
fotosensibilità.
Raramente, in seguito alla somministrazione di antidepressivi
inibitori della ricaptazione della serotonina si possono
verificare manifestazioni emorragiche quali ecchimosi, emorragie
ginecologiche, manifestazioni emorragiche a carico del tratto
gastrointestinale, delle mucose o anche di altri distretti
dell’organismo.
Talvolta è stata rilevata anche porpora.
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Sulla base delle informazioni disponibili riguardo al
sovradosaggio con paroxetina, appare evidente un ampio margine di
sicurezza.
L’esperienza nei casi di sovradosaggio ha indicato che,
oltre ai sintomi descritti nel paragrafo “Effetti
indesiderati”, sono stati riportati vomito, midriasi,
febbre, variazioni della pressione arteriosa, mal di testa,
contrazioni muscolari involontarie, agitazione, ansia e
tachicardia.
Tali effetti sono generalmente scomparsi senza serie sequele
anche nei casi in cui paroxetina è stata assunta, da sola,
fino a dosi di 2000 mg.
Sono stati occasionalmente riferiti casi di coma o variazioni
dell’ECG e, solo in casi estremamente rari, eventi fatali,
generalmente quando paroxetina è stata assunta con altri
farmaci psicotropi con o senza alcool.
Non si conosce nessun antidoto specifico.
Il trattamento si basa sulle abituali misure utilizzate nel
sovradosaggio con antidepressivi: qualora appropriato, si
consiglia svuotamento gastrico attraverso induzione di emesi o
lavanda gastrica o entrambi.
Successivamente può essere somministrato carbone
attivo, 20 o 30 grammi ogni 4-6 ore nelle prime 24 ore dopo
ingestione. E' indicata una terapia di supporto con attenta
osservazione e frequente monitoraggio dei sintomi vitali.
�
Paroxetina è una molecola con un’azione
inibitoria potente e selettiva� sulla ricaptazione della
serotonina (5-idrossitriptamina; 5-HT) nei neuroni cerebrali,
senza interferenze sulla captazione della noradrenalina. La sua
efficacia nei trattamenti della depressione, del disturbo
ossessivo compulsivo e del disturbo da attacchi di panico
è presumibilmente correlata a tale meccanismo.
La struttura chimica di paroxetina non è riconducibile
a quella degli antidepressivi triciclici, tetraciclici o di altri
disponibili.
I principali metaboliti di paroxetina sono prodotti polari e
coniugati di ossidazione e di metilazione, che vengono facilmente
eliminati. In considerazione della loro relativa mancanza di
attività farmacologica, è estremamente improbabile
che possano contribuire all’effetto terapeutico di
paroxetina.
Il metabolismo non compromette la selettività
d’azione di paroxetina sulla ricaptazione neuronale di
serotonina.
Paroxetina ha bassa affinità per i recettori
muscarinici colinergici e studi sugli animali hanno evidenziato
solo deboli proprietà anticolinergiche.
In accordo con questa selettività d’azione,
alcuni studiin-vitro hanno evidenziato che, a differenza
degli antidepressivi triciclici, paroxetina ha bassa
affinità per gli a1, a2 e
b-adrenorecettori, per i recettori serotoninergici 5-HT1 like e
5-HT2, per i recettori dopaminergici (D2), e per quelli
dell’istamina (H1). Questa mancanza di interazione con i
recettori post-sinapticiin-vitro è stata
confermata dagli studiin-vivo, che hanno dimostrato
l’assenza di proprietà depressive sul sistema
nervoso centrale ed ipotensive.
Paroxetina non altera le funzioni psicomotorie e non potenzia
gli effetti depressivi dell’etanolo.
Analogamente ad altri inibitori della ricaptazione selettiva
della serotonina, paroxetina causa sintomi correlati
all’eccessiva stimolazione del recettore della serotonina
in caso di somministrazione ad animali precedentemente trattati
con inibitori delle monoaminossidasi (MAO) o triptofano.
�
Paroxetina è ben assorbita nel tratto gastrointestinale
dopo somministrazione orale ed è metabolizzata a livello
epatico.
L'escrezione urinaria di paroxetina è circa il 64%
della dose di cui meno del 2% in forma immodificata. Circa il 36%
della dose (di cui la forma immodificata rappresenta meno
dell'1%) è escreto nelle feci, probabilmente attraverso la
bile. Pertanto paroxetina è eliminata� quasi completamente
per via metabolica.
L'emivita di eliminazione può variare, ma è
generalmente pari ad un giorno.
I livelli sistemici di equilibrio (steady-state) sono
raggiunti entro 7-14 giorni dall'inizio del trattamento e la
farmacocinetica non sembra variare durante il trattamento a lungo
termine.
Non è stata dimostrata alcuna correlazione tra le
concentrazioni plasmatiche di paroxetina e gli effetti clinici
(esperienze avverse ed efficacia).
Paroxetina risulta estesamente distribuita nei tessuti e i
calcoli farmacocinetici indicano che solo l’1% della
paroxetina presente nell’organismo si trova nel plasma.
Circa il 95% della paroxetina presente nel plasma è
legato alle proteine a concentrazioni terapeutiche.
Il passaggio nel latte materno della donna e nei feti degli
animali di laboratorio avviene in piccole quantità.
Un aumento delle concentrazioni plasmatiche di paroxetina
è stato osservato in soggetti anziani e in soggetti con
grave insufficienza renale ed epatica, ma l’intervallo di
concentrazioni plasmatiche è sovrapponibile a quello dei
soggetti adulti sani.
�
Studi tossicologici sono stati condotti nella scimmia Rhesus e
nel ratto albino; in entrambe le specie il profilo di metabolismo
è simile a quello descritto nell’uomo. Come atteso
con amine lipofile, inclusi gli antidepressivi triciclici,
è stata rilevata nei ratti una fosfolipidosi, che non
è stata osservata negli studi sui primati, della durata
fino ad un anno, a dosi sei volte più elevate di quelle
dell’intervallo raccomandato di dosaggi clinici.
Carcinogenesi: in studi di due anni condotti nel topo e nel
ratto, paroxetina non ha mostrato effetti cancerogeni.
Genotossicità: non è stata osservata in una
serie di testin-vitro ein-vivo.
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Compresse
Calcio fosfato bibasico biidrato, sodio carbossimetilamido,
magnesio stearato, idrossipropilmetilcellulosa, titanio biossido
(E 171), polietilenglicole 400, polisorbato 80
(E 433).
Sospensione orale
Polacrilin potassico, miscela cellulosa microcristallina e
sodio carbossimetilcellulosa al 15% (Avicel CL-611), glicole
propilenico, glicerina, sorbitolo, metil p-idrossibenzoato,
propil p-idrossibenzoato, sodio citrato biidrato, acido citrico
anidro, saccarina sodica, aroma arancia naturale, aroma limone
naturale, giallo arancio S (E 110), simeticone, acqua
depurata.
�
Nessuna
�
In confezionamento integro, correttamente conservato.
Compresse: 36 mesi.
Sospensione orale: 24 mesi.
�
Compresse: nessuna.
Sospensione orale: conservare a
temperatura non superiore a 25°C.
�
Compresse: blister in PVC/alluminio
oppure PVC/PVdC/alluminio
astuccio contenente 12 compresse rivestite da 20 mg
astuccio contenente 28 compresse rivestite da 20 mg
astuccio contenente 50 compresse rivestite da 20 mg
Sospensione orale: flacone in vetro ambrato con
chiusura a prova di bambino e sigillo di sicurezza
astuccio contenente un flacone da 150 ml di sospensione orale
2 mg/ml, con bicchierino dosatore.
�
Nessuna
�
ABBOTT S.p.A. – 04010 CAMPOVERDE (LT)
�
12 compresse rivestite da 20 mg����������������� -� A.I.C. n.
027965019
28 compresse rivestite da 20 mg����������������� -� A.I.C. n.
027965033
50 compresse rivestite da 20 mg����������������� -� A.I.C. n.
027965045
flacone 150 ml sospensione orale 2 mg/ml��� -� A.I.C. n.
027965021
�
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�
12 compresse rivestite da 20 mg����������������� :�
2.1993
28 compresse rivestite da 20 mg����������������� :�
31.05.1999
50 compresse rivestite da 20 mg����������������� :�
06.12.1999
flacone 150 ml sospensione orale 2 mg/ml��� :� 24.12.2001
Rinnovo autorizzazione���������������������������������� :�
16.02.1998
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Luglio 2002
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