Come ogni farmaco ad alta attività biologica il preparato va somministrato nei casi di effettiva necessità.
Nei pazienti trattati con Spiridazide che manifestano vomito insistente o che sono contemporaneamente sottoposti a fluidoterapia parenterale, si consiglia di tenere sotto controllo gli elettroliti ematici ed urinari. I primi sintomi patognomonici di eventuali turbe del ricambio idroelettrolitico sono secchezza delle fauci, sete, astenia, sonnolenza, agitazione, crampi muscolari, ipotensione, oliguria, tachicardia e disturbi gastrointestinali.
In soggetti con grave cirrosi epatica o in quelli in trattamento con glucocorticoidi o con ACTH, l'eventuale stato ipokaliemico con diuresi accentuata può essere contrastato mediante adeguato apporto di elettroliti per via orale.
Nei pazienti con grave stato di sofferenza epatica, la somministrazione del solo diuretico tiazidico, determinando deplezione potassica, potrebbe scatenare la rapida evoluzione verso il coma epatico. In questo senso la Spiridazide si configura come un farmaco più completo e sicuro, in quanto la componente spironolattonica riduce al minimo gli effetti kaliuretici dell'idroclorotiazide.
In corso di anestesie locali o generali si dovrà tenere conto che l'idroclorotiazide e lo spironolattone deprimono la sensibilità dei vasi alle catecolamine.
La Spiridazide rappresenta una razionale associazione di due diuretici con differente meccanismo di azione, i cui effetti si potenziano consentendo così di conseguire favorevoli risultati terapeutici in diverse situazioni cliniche. I due principi attivi sono lo spironolattone (acido 7 - acetiltio - 3 - cheto - 17 - idrossi - 17 - pregn - 4 - ene - 21 - carbossilico, -lattone) e l'idroclorotiazide (6 - cloro - 3,4 - diidro - 7 - sulfamo il - 1,2, 4 - benzotiadiazina -1,1 - diossido).
Il primo è uno steroide ottenuto per via sintetica, dotato di effetto diuretico in relazione alla sua capacità di antagonizzare fisiologicamente l'aldosterone, la cui presenza, in quantità superiore alla norma, favorisce la formazione degli edemi; è noto che diverse situazioni morbose sono accompagnate da uno stato di iperaldosteronismo (scompenso cardiaco, cirrosi epatica, sindrome nefrosica, asciti, ecc.).
L'idroclorotiazide invece, aumenta l'escrezione del sodio e dell'acqua soprattutto inibendone il riassorbimento, grazie alla sua azione sul segmento prossimale dei tubuli contorti.
Di particolare importanza clinica è la complementarità dei due principi attivi della Spiridazide: lo spironolattone infatti riduce al minimo la perdita di potassio tipicamente indotta dai tiazidici, perdita che, come è noto, può portare a gravi conseguenze cliniche. Inoltre la frazione spironolattonica della Spiridazide si rivela assai efficace nel contrastare l'iperaldosteronismo reattivo, talora conseguente alla somministrazione dei diuretici tiazidici. Il sinergismo dei due farmaci è dimostrato dal fatto che la Spiridazide esplica un marcato effetto diuretico anche in pazienti con edemi od ascite refrattari ad altri trattamenti.
L'azione diuretica della Spiridazide si manifesta già dal primo giorno di trattamento per raggiungere il suo massimo al terzo e persistendo per due-tre giorni dopo la sospensione della terapia.
La DL50 nel ratto per os è superiore a 250 mg/kg.
Il prodotto è rapidamente assorbito a livello gastrointestinale; l'idroclorotiazide viene eliminata per più del 95% con le urine, ha un t1/2 di 2,5 ore, ma l'effetto diuretico, che è legato alla concentrazione tubulare del farmaco, perdura per 8/12 ore; lo spironolattone è rapidamente metabolizzato ed infatti il t1/2 è di circa 10 minuti, ma la sua massima attività è esplicata dopo 24 ore e l'azione si mantiene per altre 12/24 ore.
Avvertenze
In corso di terapia con Spiridazide è in genere superfluo fornire un apporto supplementare di potassio. Infatti il maggior vantaggio della Spiridazide è rappresentato dall'azione potassioritentiva esplicata dallo spironolattone. Si potrà eventualmente prescrivere un supplemento di potassio solo in caso di contemporanea terapia con glucocorticoidi, dando la preferenza ad una dieta ad elevato tenore potassico. Per la componente tiazidica, nei pazienti affetti da lupus eritematoso, la somministrazione di Spiridazide può accentuare la sintomatologia sistemica.
Preparati digitalici possono di per sé modificare il quadro elettrolitico del sangue, ed esaltare pertanto gli effetti metabolici della ipokaliemia nei soggetti che siano contemporaneamente trattati con Spiridazide.
I primi sintomi patognomonici di eventuali turbe del ricambio idroelettrolitico sono secchezza delle fauci, sete, astenia, sonnolenza, agitazione, crampi muscolari, ipotensione, oliguria, tachicardia e disturbi gastrointestinali.
Nel corso di trattamenti prolungati con tiazidici sono stati raramente osservati segni di alterato equilibrio funzionale delle paratiroidi, con ipercalcemia ed ipofosfatemia. Comunque non sono mai state segnalate le tipiche complicanze dell'iperparatiroidismo quali litiasi renale ed osteoporosi. I tiazidici possono determinare una riduzione dello iodio sierico legato alle proteine, senza peraltro che ciò sia indice di distiroidismo.
Alcuni pazienti portatori di edema refrattario possono manifestare iperazotemia e iperammoniemia a seguito di trattamento con Spiridazide. Tale fenomeno sembra correlato a variazione del filtrato glomerulare (iperazotemia prerenale) piuttosto che a nefrotossicità. Tali manifestazioni regrediscono spontaneamente a seguito della sospensione temporanea della terapia.
La più frequente alterazione del quadro elettrolitico in corso di terapia con Spiridazide è l'iponatriemia da diluizione; questa può essere corretta mediante restrizione dell'apporto di liquidi, mediante terapia corticosteroidea oppure con l'impiego di diuretici osmotici (mannitolo, urea) i quali non possono peraltro essere usati nei soggetti uremici e nei portatori di insufficienza renale grave. Raramente in corso di terapia con Spiridazide può instaurarsi una sindrome iposalina conclamata che si differenzia dall'iponatriemia da diluizione in quanto non si accompagna a ritenzione idrica.
La correzione di tale condizione si basa sulla temporanea sospensione della terapia diuretica e sulla somministrazione di sali di sodio. Sebbene raramente per la presenza dello Spironolattone può manifestarsi anche iperkaliemia, che però consegue solo a regimi dietetici particolarmente ricchi di potassio, oppure si manifesta in soggetti defedati ed in presenza di spiccata contrazione della diuresi (meno di un litro nelle 24 ore). In tali pazienti è utile la determinazione seriata degli jonogrammi sierici. Una volta che si sia diagnosticato uno stato di iperkaliemia, esso può essere prontamente contrastato mediante infusione rapida di soluzione glucosata ipertonica (20-50%) e insulina pronta (0,25-0,5 unità per grammo di glucosio). Ovviamente si dovrà anche sospendere la somministrazione di Spiridazide, evitare supplementi di sali di potassio e limitare la quantità di potassio assunta con il regime alimentare.
I tiazidici possono anche indurre iperuricemia secondaria e ridurre la tolleranza al glucosio, esaltando transitoriamente le turbe metaboliche nei pazienti diabetici. Nei rarissimi casi di edema resistente alla Spiridazide, la somministrazione associata di glucocorticoidi (per esempio 15-20 mg di prednisolone al giorno) può migliorare la risposta diuretica.
Come altre sostanze che interferiscono con attività ormonali, lo spironolattone, somministrato a dosi molto più elevate di quelle terapeutiche e per tempi molto prolungati, può talora determinare nel ratto un aumento dell'incidenza di alcuni tipi di processi eteroplastici.
Allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è possibile attribuire a queste osservazioni alcun sicuro significato per l'uomo.
Tenere fuori dalla portata dei bambini.