1 compressa divisibile contiene: ramipril 2,5 mg.
1 compressa contiene: ramipril 1,25 mg.
1 compressa divisibile contiene: ramipril 5 mg.
Compresse divisibili, oblunghe, gialle.
Compresse oblunghe, bianche.
Compresse divisibili, oblunghe, rosse.
- [Vedi Indice]
Ipertensione arteriosa; per ridurre la pressione
arteriosa come terapia singola o in combinazione con altri
antiipertensivi come ad esempio diuretici e
calcio-antagonisti.
Insufficienza cardiaca congestizia; per la terapia in
aggiunta a diuretici con o senza glicosidi cardiaci.
Postumi dell’infarto miocardico acuto in pazienti con
segni e sintomi di insufficienza cardiaca congestizia.
Nefropatia conclamata in soggetti non diabetici. Il ramipril
rallenta la velocità di progressione
dell’insufficienza renale e dello sviluppo di insufficienza
renale terminale che necessita di dialisi e trapianto
renale.
Complicazioni renali da diabete mellito: in pazienti affetti
da diabete mellito con microalbuminuria ramipril riduce il tasso
di escrezione urinaria di albumina.
Riduzione di mortalità e morbilità
cardiovascolare in pazienti con documentato alto rischio
cardiovascolare.
Triatec non è adatto per il trattamento
dell'ipertensione dovuta a iperaldosteronismo primario.
La posologia è basata sull'effetto desiderato e sulla
tollerabilità del farmaco da parte del paziente.
Trattamento dell'ipertensione
Si raccomanda di assumere il Triatec una volta al giorno
iniziando con una dose di 2,5 mg. Se necessario, ed in base alla
risposta del paziente, la dose può essere raddoppiata ad
intervalli di 2-3 settimane.
La dose usuale di mantenimento è compresa fra 2,5 e 5
mg al giorno; la dose massima è di 10 mg al giorno.
Piuttosto di aumentare la dose al di sopra di 5 mg di Triatec
al giorno, è opportuno pensare ad associare un secondo
trattamento ad esempio con diuretici o con calcio
antagonisti.
Nei pazienti con insufficienza renale moderata (clearance
della creatinina compresa tra 50 e 20 ml/min/1,73 m2
di superficie corporea) la dose iniziale di Triatec va ridotta a
1,25 mg. In questi pazienti la dose giornaliera massima è
di 5 mg.
Nei pazienti con alterazione del bilancio idro-elettrolitico o
con ipertensione grave e concomitante insufficienza cardiaca,
come pure nei pazienti nei quali una reazione ipotensiva possa
costituire un rischio particolare (ad esempio in quelli con
stenosi coronarica o carotidea) è consigliata la dose
iniziale di 1,25 mg di Triatec.
Nei pazienti già in terapia diuretica, occasionalmente
dopo la dose iniziale di Triatec si può avere ipotensione
sintomatica. Per ridurre tale eventualità bisogna, se
possibile, sospendere il diuretico 2-3 giorni o più, a
seconda della sua durata d'azione, prima di iniziare la terapia
con Triatec, o quanto meno diminuirne la posologia.
Il medico deciderà caso per caso se e quando ridurre la
dose o sospendere il trattamento.
In questi pazienti la dose iniziale giornaliera di Triatec
è generalmente di 1,25 mg.
Nei pazienti con ridotta funzionalità epatica, la
risposta al trattamento con Triatec può essere sia ridotta
che aumentata. Il trattamento con ramipril in questi pazienti
deve quindi essere iniziato solo sotto stretto controllo medico.
In questi pazienti la dose massima giornaliera di Triatec
è di 2,5 mg.
Trattamento dell'insufficienza cardiaca congestizia
La dose iniziale raccomandata di Triatec è di 1,25 mg
una volta al giorno.
In relazione alla risposta del paziente la dose può
essere aumentata. In questo caso si raccomanda di raddoppiare la
dose in 1 o 2 settimane. Dosi di 2,5 mg o superiori possono
essere assunte in una volta sola o suddivise in due volte al
giorno.
La dose massima permessa è di 10 mg al giorno.
Nei pazienti con insufficienza renale moderata (clearance
della creatinina compresa tra 50 e 20 ml/min/1,73 m2
di superficie corporea) la dose iniziale di Triatec va ridotta a
1,25 mg. In questi pazienti la dose giornaliera massima è
di 5 mg.
Nei pazienti già in terapia diuretica, occasionalmente
dopo la dose iniziale di Triatec si può avere ipotensione
sintomatica.
Per ridurre tale eventualità bisogna, se possibile,
sospendere il diuretico 2-3 giorni o più, a seconda della
sua durata d'azione, prima di iniziare la terapia con Triatec, o
quanto meno diminuirne la posologia.
Nei pazienti con ridotta funzionalità epatica, la
risposta al trattamento con Triatec può essere sia ridotta
che aumentata. Il trattamento con ramipril in questi pazienti
deve quindi essere iniziato solo sotto stretto controllo medico.
In questi pazienti la dose massima giornaliera di Triatec
è di 2,5 mg.
Trattamento dopo infarto del miocardio acuto
La dose iniziale raccomandata è di 5 mg di Triatec al
giorno da suddividere in due somministrazioni di 2,5 mg ciascuna,
una al mattino ed una alla sera. Se questa dose iniziale non
è tollerata si consiglia la somministrazione di 1,25 mg
due volte al giorno per due giorni.
In entrambe le precedenti circostanze, in base alla risposta
del paziente, la dose iniziale può essere successivamente
aumentata. In tal caso si raccomanda che la dose venga
raddoppiata ad intervalli di 1-3 giorni.
Successivamente la dose giornaliera, inizialmente suddivisa in
due somministrazioni, può essere assunta in una sola
volta.
La dose massima giornaliera di Triatec permessa è di 10
mg.
Non vi è ancora sufficiente esperienza nel trattamento
di pazienti con insufficienza cardiaca grave (grado IV NYHA)
subito dopo infarto del miocardio. Nel caso tuttavia che si debba
prendere la decisione di trattare questi pazienti si raccomanda
di iniziare la terapia con la dose più bassa possibile
(1,25 mg di Triatec una volta al giorno) e che l’aumento
del dosaggio venga fatto solo con particolare prudenza.
Nei pazienti con insufficienza renale moderata (clearance
della creatinina compresa tra 50 e 20 ml/min/1,73 m2
di superficie corporea) la dose iniziale di Triatec va ridotta a
1,25 mg. In questi pazienti la dose giornaliera massima di
Triatec è di 5 mg.
Nei pazienti con alterazione del bilancio idro-elettrolitico o
con ipertensione grave e concomitante insufficienza cardiaca, nei
pazienti nei quali una reazione ipotensiva possa costituire un
rischio particolare (ad esempio in quelli con rilevante stenosi
coronarica o carotidea) come pure nei pazienti pretrattati con
diuretici, è consigliata la dose iniziale di 1,25 mg di
Triatec.
Nei pazienti con ridotta funzionalità epatica, la
risposta al trattamento con Triatec può essere sia ridotta
che aumentata. Il trattamento con ramipril in questi pazienti
deve quindi essere iniziato solo sotto stretto controllo medico.
In questi pazienti la dose massima giornaliera di Triatec
è di 2,5 mg.
Nefropatia conclamata di origine non diabetica e
diabetica
La dose iniziale raccomandata è di 1,25 mg di ramipril
1 volta al giorno.
In relazione alla tollerabilità dei pazienti la dose
può essere incrementata. Nel caso fosse necessario si
raccomanda di raddoppiarla ad intervalli di 2-3 settimane.
La massima dose giornaliera consigliata è di 5 mg.
Pazienti pre-trattati con diuretici: deve essere presa
in considerazione la possibilità di interrompere il
trattamento con diuretici almeno 2-3 giorni prima
dell’inizio del trattamento con ramipril o almeno di
ridurne la dose in relazione alla durata
dell’attività del diuretico.
Pazienti con funzionalità epatica ridotta: la
risposta al trattamento con ramipril potrebbe essere aumentata o
ridotta. Il trattamento di questi pazienti deve pertanto essere
iniziato solo sotto stretta sorveglianza medica. La massima dose
giornaliera in questi casi è di 2,5 mg di ramipril.
Riduzione di mortalità e morbilità
cardiovascolare in pazienti con documentato alto rischio
cardiovascolare: la dose consigliata è di 10 mg al giorno
da assumersi in un’unica somministrazione; dose da
raggiungere dopo un periodo iniziale di trattamento di 2,5 mg per
una settimana e 5 mg per tre settimane.
Somministrazione
Le compresse di Triatec vanno deglutite con adeguata
quantità di liquido, indifferentemente prima, durante o
dopo il pasto.
Triatec non deve essere usato:
nei pazienti con ipersensibilità verso il ramipril o
verso gli eccipienti;
nei pazienti con precedenti di edema angioneurotico;
nei pazienti con stenosi bilaterale dell'arteria renale o
stenosi unilaterale in pazienti con rene unico, emodinamicamente
rilevanti;
nei pazienti con impedimenti circolatori a carico del
ventricolo sinistro (stenosi valvolare aortica o mitralica)
emodinamicamente rilevanti;
nei pazienti ipotesi o emodinamicamente instabili;
in gravidanza e allattamento.
Nei pazienti trattati con ACE-inibitori e contemporaneamente
sottoposti a dialisi con alcune membrane a flusso elevato (ad
esempio: membrane poliacrilonitriliche) sono state riportate
reazioni di ipersensibilità e di tipo allergico
(anafilattoide) e che talvolta possono progredire sino allo shock
circolatorio (si vedano anche le istruzioni del costruttore delle
membrane).
L'impiego concomitante di queste membrane e di Triatec, per
esempio in caso di dialisi d'emergenza o di emofiltrazione, deve
essere evitato o utilizzando altre membrane o passando ad una
terapia senza ACE-inibitori.
Reazioni simili sono state osservate nell'aferesi delle
lipoproteine a bassa densità con destrano solfato; questo
metodo non deve, perciò, essere impiegato nei pazienti in
terapia con ACE-inibitori.
Il trattamento con Triatec richiede regolare controllo
medico.
Eventuali stati di disidratazione, ipovolemia o deplezione
elettrolitica devono essere corretti prima di iniziare il
trattamento (nei pazienti con insufficienza cardiaca, tuttavia,
ciò deve essere accuratamente valutato per il rischio di
un eccesso di volume). Quando tali condizioni siano clinicamente
rilevanti, il trattamento con Triatec deve essere iniziato o
continuato solo dopo che siano stati presi gli opportuni
provvedimenti per prevenire una eccessiva caduta della pressione
arteriosa ed un deterioramento della funzione renale.
I seguenti gruppi di pazienti devono essere tenuti sotto
stretto controllo medico durante la terapia con Triatec in quanto
è più probabile che possa verificarsi marcata
ipotensione, con possibile deterioramento della funzione
renale:
pazienti con ipertensione grave, in particolare ipertensione
maligna;
pazienti con insufficienza cardiaca, in particolare se grave o
se trattati con altre sostanze con potenziale
antiipertensivo;
pazienti pretrattati con diuretici;
pazienti che presentano, o nei quali possono verificarsi,
alterazioni del bilancio idro-elettrolitico;
pazienti con stenosi arteriosa renale emodinamicamente
rilevante.
Stretto controllo medico è ancora necessario nei
pazienti nei quali una reazione ipotensiva pronunciata possa
costituire un grave rischio (ad esempio quelli con rilevante
stenosi coronarica o carotidea).
Per valutare l'entità di una riduzione pressoria acuta
e, se necessario, per prendere le opportune contromisure, la
pressione arteriosa deve essere misurata ripetutamente,
generalmente dopo la prima dose e dopo ogni incremento
posologico del Triatec. Ciò
è consigliabile anche nel caso dell'associazione con un
diuretico, al momento della dose iniziale e ad ogni successiva
variazione dello schema posologico per anticipare, appunto, una
successiva riduzione pressoria acuta.
In caso di eccessiva ipotensione può essere necessario
far sdraiare il paziente in posizione supina con le gambe
rialzate, fargli assumere liquidi, ripristinare la volemia o
adottare altre misure.
La funzione renale deve essere controllata, particolarmente
nelle prime settimane di trattamento. In particolare un attento
controllo è richiesto in pazienti con preesistente
compromissione della funzione renale (ad esempio, nei pazienti
con stenosi arteriosa renale non ancora emodinamicamente
rilevante) o nei pazienti con trapianto renale.
La potassiemia deve essere controllata regolarmente. Un
più frequente controllo è richiesto nei pazienti
con funzione renale compromessa; tale controllo deve essere molto
frequente nei pazienti che associano diuretici risparmiatori di
potassio (ad esempio spironolattone) o che assumono sali di
potassio.
Nei pazienti trattati anche con diuretici è necessario
il controllo regolare della sodiemia.
La conta leucocitaria deve essere tenuta sotto controllo
così da poter individuare una possibile leucopenia. Un
controllo più frequente è raccomandata nella fase
iniziale del trattamento dei pazienti che fanno parte dei gruppi
a rischio citati nel capitolo "Effetti indesiderati".
Il quadro ematico deve essere controllato nel caso di
possibili segni di immunodeficienza secondaria a leucopenia (ad
es. febbre, ingrossamento dei linfonodi, tonsillite).
Deve anche essere controllato nel caso di eventuali segni di
tendenza a sanguinamento dovuta a trombocitopenia: ad esempio
petecchie, porpora o sanguinamento delle gengive di difficile
controllo.
Nel caso di gonfiore del viso (labbra, palpebre) o della
lingua, o nel caso che il paziente abbia difficoltà a
deglutire e a respirare, si deve pensare alla possibilità
di essere di fronte al manifestarsi di un edema
angioneurotico.
Il paziente deve informare immediatamente il proprio medico e
interrompere l'assunzione del Triatec. Un edema angioneurotico
della lingua, faringe o laringe (evidenziato da possibili sintomi
quali difficoltà di deglutizione e di respiro) può
mettere in pericolo la vita del paziente e necessita di immediate
misure di emergenza.
Non ci sono ancora sufficienti esperienze circa l'uso di
Triatec nei pazienti in età pediatrica, nei pazienti con
insufficienza renale grave (clearance della creatinina inferiore
a 20/ml/min/1,73 m2 di superficie corporea) e nei
pazienti dializzati.
Non usare Triatec dopo la data di scadenza.
Tenere il medicinale fuori dalla portata dei
bambini.
Quando Triatec è somministrato contemporaneamente ad
altri fermaci o sostanze, devono essere prese in considerazione
le seguenti interazioni:
allopurinolo, farmaci immunosoppressori, corticosteroidi,
procainamide, citostatici ed altri farmaci che possono alterare
il quadro ematico: aumentata probabilità di alterazioni
del quadro ematico;
farmaci antidiabetici: la somministrazione contemporanea di
ACE- inibitori e farmaci antidiabetici (ipoglicemizzanti orali o
insulina) può causare un aumento dell’effetto
ipoglicemizzante di questi ultimi, con maggiore rischio di
ipoglicemia, soprattutto durante le prime settimane di
trattamento combinato ed in pazienti con funzionalità
renale compromessa. Si sospetta che gli ACE-inibitori potenziano
la sensibilità dei tessuti verso l'insulina;
farmaci antiipertensivi (ad esempio diuretici) o altri farmaci
potenzialmente antiipertensivi (ad esempio nitrati,
antidepressivi triciclici, anestetici): prevedibile potenziamento
dell'effetto antiipertensivo (per gli anestetici ed i diuretici,
vedere anche "Speciali avvertenze e precauzioni per l'uso", "Effetti
indesiderati" e "Posologia e modalità di somministrazione";
supplementi di potassio, diuretici risparmiatori di potassio,
eparina: probabile aumento della potassiemia:
I supplementi di potassio non dovrebbero essere somministrati
contemporaneamente al Triatec vedere anche "Speciali precauzioni
per l'uso";
sali di litio: altri ACE-inibitori, e quindi presumibilmente
anche il ramipril, riducono l'escrezione dei sali di litio.
Ciò può determinare un aumento della concentrazione
sierica del litio con un incremento del rischio di effetti
neurotossici e cardiotossici propri di questa sostanza nei
pazienti in trattamento con Triatec e sali di litio;
farmaci antiinfiammatori non steroidei (come ad esempio acido
acetilsalicilico ed indometacina): prevedibile riduzione
dell'effetto antiipertensivo degli ACE-inibitori, e quindi
presumibilmente anche del Triatec;
membrane per dialisi ad alto flusso, destrano solfato: durante
la dialisi con alcune membrane ad alto flusso (ad esempio
membrane poliacrilonitriliche) di pazienti in trattamento con
ACE-inibitori sono state descritte reazioni di
ipersensibilità (anafilattoidi) che talvolta progrediscono
sino allo shock. Reazioni simili sono state osservate
nell'aferesi delle lipoproteine a bassa densità con
destrano solfato (vedere anche "Controindicazioni");
alcool: il Triatec può potenziare l'effetto
dell'alcool;
sale da cucina: l'aumentata assunzione di sale con la dieta
può diminuire l'effetto antiipertensivo del Triatec.
Il Triatec non deve essere assunto in gravidanza e
allattamento.
La gravidanza, pertanto, deve essere esclusa prima di iniziare
il trattamento. Nel caso che la terapia con ACE-inibitori sia
ritenuta indispensabile la gravidanza deve essere evitata.
In caso di concepimento durante il trattamento con Triatec, e
specialmente durante il primo trimestre di gravidanza, questo
deve essere sostituito il più presto possibile con
un'altra terapia senza ACE-inibitori (e quindi senza Triatec), in
caso contrario vi è pericolo di danni al feto.
Se il trattamento con Triatec è ritenuto necessario
durante il periodo di allattamento, la paziente deve interrompere
l'allattamento al seno per evitare che le piccole quantità
di ramipril che passano nel latte materno vengano assunte dal
lattante.
La riduzione della pressione arteriosa può modificare
la capacità di concentrazione e di reazione del paziente e
quindi, ad esempio, la capacità di guidare veicoli od
utilizzare macchinari. Ciò può verificarsi
più facilmente all'inizio del trattamento o dopo
assunzione di alcool.
Cardiovascolari. Come conseguenza della riduzione della
pressione arteriosa ai livelli desiderati, soprattutto all'inizio
del trattamento, possono aversi sintomi quali sensazione di vuoto
alla testa, talvolta accompagnata da difficoltà di
concentrazione, rallentamento dei riflessi, affaticamento,
debolezza e senso di vertigine.
Inoltre, in seguito ad una eccessiva riduzione della pressione
arteriosa possono aversi altri sintomi quali, tachicardia,
palpitazioni, alterata regolazione pressoria in ortostatismo,
nausea, sudorazione, tinnito, disturbi dell'udito, disturbi della
vista, cefalea, ansietà, sonnolenza. Può
verificarsi anche sincope.
In rari casi possono presentarsi aritmie cardiache causate,
per esempio, da una eccessiva riduzione della pressione
arteriosa.
Indesiderate cadute pressorie possono avvenire soprattutto
dopo la dose iniziale e dopo ogni incremento posologico di
Triatec, ma anche dopo la dose iniziale e dopo ogni incremento
posologico di un diuretico in associazione.
Un'accentuata caduta pressoria, che talvolta può
progredire sino a shock circolatorio, può essere
più probabile in pazienti con:
ipertensione grave, in particolare ipertensione maligna;
insufficienza cardiaca, particolarmente grave o già in
trattamento con altri farmaci potenzialmente ipotensivi;
pretrattamento diuretico;
alterazioni dell'equilibrio idro-elettrolitico (come risultato
di una insufficiente assunzione di sali e/o liquidi oppure come
conseguenza di vomito, diarrea o eccessiva sudorazione non
compensati);
stenosi emodinamicamente rilevante dell'arteria renale.
I disturbi della perfusione secondari a stenosi vascolare
possono aggravarsi durante il trattamento con Triatec.
Soprattutto nei pazienti con cardiopatia coronarica o stenosi
carotidea emodinamicamente rilevante può verificarsi
ischemia cardiaca o cerebrale, a seguito dell'eccessiva caduta
della pressione arteriosa che può mettere in pericolo la
vita del paziente. Ciò può essere complicato da
angina pectoris, infarto del miocardio, da attacco ischemico
transitorio o da ictus.
Generalmente, il trattamento con Triatec può essere
ripreso dopo adeguato ripristino di pressione arteriosa e volume
circolante.
Renali e del bilancio elettrolitico. Durante il
trattamento con Triatec può verificarsi alterazione della
funzione renale che in certe circostanze può peggiorare
sino ad insufficienza renale acuta, ciò
particolarmente:
nei pazienti con alterazioni vascolari renali (come, ad
esempio, stenosi arteriosa renale emodinamicamente
rilevante);
nei pazienti con trapianto renale;
in caso di una più marcata caduta della pressione
arteriosa, soprattutto nei pazienti con concomitante
insufficienza cardiaca.
Come segni di alterazione della funzione renale possono
aumentare la concentrazione sierica di creatinina e di azoto
ureico, in particolare se sono somministrati contemporaneamente
diuretici.
Una preesistente proteinuria può aggravarsi. Al
contrario la proteinuria può anche ridursi in particolare
nei pazienti con nefropatia diabetica.
La riduzione della formazione di angiotensina II e di
secrezione di aldosterone può provocare diminuzione della
sodiemia ed incremento della potassiemia. Quest'ultima può
verificarsi soprattutto in pazienti con insufficienza renale (ad
esempio nefropatia diabetica) o quando siano somministrati
contemporaneamente diuretici risparmiatori di potassio.
All'inizio della terapia può manifestarsi un aumento
della escrezione urinaria, da considerare conseguenza di una
aumentata attività cardiaca.
Reazioni allergiche, cutanee, vasali. Raramente durante
trattamento con Triatec, come conseguenza dell'inibizione
dell'ACE, si verifica edema angioneurotico. In tali casi
necessita l'immediata interruzione del trattamento con Triatec e
non devono essere utilizzati altri ACE-inibitori.
L'edema angioneurotico, ad esempio, della lingua, faringe o
laringe può mettere in pericolo la vita del paziente e
necessita di immediate misure d'emergenza.
E' anche possibile lieve edema - non angioneurotico - ad
esempio delle caviglie.
Possono inoltre verificarsi le seguenti reazioni cutanee o
mucose: arrossamento di aree cutanee con sensazione di calore,
congiuntivite, prurito ed altre reazioni quali, orticaria,
esantema lichenoide maculopapulare ed enantema, eritema
multiforme, alopecia, scatenamento od intensificazione del
fenomeno di Raynaud.
Con altri ACE-inibitori sono stati osservati esantema ed
enantema psoriasiforme o pemfigoide, ipersensibilità
cutanea alla luce ed onicolisi.
In caso di prurito con orticaria, il paziente deve informare
immediatamente il medico.
Sotto l'influenza degli ACE-inibitori può aumentare la
probabilità di insorgenza e la severità delle
reazioni anafilattiche e anafilattoidi (reazioni allergiche o di
tipo allergico ad insorgenza rapida talvolta pericolose per la
vita). Ciò deve essere tenuto in considerazione durante
pratiche di desensibilizzazione.
Vie respiratorie. Come con altri ACE-inibitori
assumendo Triatec si può verificare tosse secca che
peggiora la notte e quando il paziente è sdraiato e
più frequentemente nelle donne e nei non fumatori.
Talvolta passare ad un altro ACE-inibitore può migliorare
i sintomi; tuttavia la tosse può spingere il paziente a
interrompere del tutto l'assunzione di ACE-inibitori. Derivano
probabilmente ancora dalla stessa ACE-inibizione i seguenti
effetti indesiderati: rinite, sinusite, bronchite e, in
particolare nei pazienti con tosse secca, broncospasmo.
In caso di dispnea il paziente deve informare immediatamente
il medico.
Gastrointestinali. Il trattamento con Triatec
può essere associato a sintomi quali secchezza,
irritazione od infiammazione della mucosa orale, disturbi
digestivi, costipazione, diarrea, nausea e vomito, gastralgia,
epigastralgia (a volte con aumento dei livelli degli enzimi
pancreatici), pancreatite, aumento degli enzimi epatici e/o della
bilirubinemia (itterizia colestatica), altre forme di alterazione
epatica ed epatite, talvolta pericolosa per la vita del
paziente.
Quadro ematico. Possono verificarsi lieve o marcata
riduzione degli eritrociti e dell'emoglobina (in casi isolati
anche dovuta ad anemia emolitica), delle piastrine e dei
leucociti (talvolta come neutropenia). Con altri ACE-inibitori
sono state riportate anche depressione midollare e pancitopenia
(riduzione marcata del numero totale di cellule ematiche).
Queste alterazioni del quadro ematico, che talvolta possono
mettere in pericolo la vita del paziente, possono verificarsi
più facilmente in caso di deterioramento della funzione
renale, in pazienti con concomitanti collagenopatie come lupus
eritematoso o sclerodermia o trattati con altri farmaci che
possono alterare il quadro ematico (vedere anche "Interazioni" e
"Speciali precauzioni per l'uso").
Altri effetti indesiderati
Possono verificarsi disturbi dell'equilibrio, nervosismo,
irrequietezza, tremori, disturbi del sonno, confusione, perdita
dell'appetito, depressione dell'umore, stato d'ansia, parestesie,
alterazione (gusto metallico) o riduzione e talvolta perdita del
gusto, crampi muscolari così come impotenza erettile e
riduzione del desiderio sessuale.
Possono inoltre aversi: vasculite, mialgia, artralgia, febbre
o eosinofilia. Con altri ACE-inibitori è stato anche
osservato aumento del titolo degli anticorpi antinucleari.
Attenzione: comunicare al proprio medico curante qualsiasi
effetto indesiderato, conseguente o comunque correlabile
all'impiego del farmaco, descritto o non descritto nel foglio
illustrativo.
In caso di sovradosaggio o di dosaggio improprio si possono
verificare i seguenti sintomi come, severa ipotensione, shock,
alterazione degli elettroliti, insufficienza renale.
Il trattamento raccomandato dipende da come e quando il
farmaco è stato assunto e dal tipo dei sintomi e dalla
loro severità.
Ci si deve adoperare perchè sia eliminato il ramipril
non ancora assorbito (eseguire una lavanda gastrica e
somministrare sodio solfato come adsorbente, possibilmente nei
primi 30 minuti).
Va eseguito con la massima cura il monitoraggio delle funzioni
vitali e degli organi periferici che, se necessario, devono
essere protetti. In caso di ipotensione si devono somministrare
catecolamine e angiotensina II in aggiunta a infusione di sali e
liquidi.
Non c'è adeguata esperienza su pratiche di diuresi
forzata, modificazione del pH urinario, emofiltrazione o dialisi
per accelerare l'eliminazione di ramipril o ramiprilato. Se
tuttavia si volessero eseguire dialisi o emofiltrazione, leggere
anche il capitolo "Controindicazioni".
Meccanismo d'azione. Ramiprilato, metabolita attivo di
ramipril, inibisce l'enzima dipeptidilcarbossipeptidase I
(sinonimi: enzima di conversione della angiotensina; chininasi
II). Questo enzima, a livello plasmatico e tissutale, determina
la conversione della angiotensina I in angiotensina II - sostanza
ad attività vasocostrittrice - e nello stesso tempo riduce
la liberazione di bradichinina, dotata di attività
vasodilatatrice.
La riduzione della concentrazione plasmatica e tissutale di
angiotensina II e l'aumento di bradichinina provocano
vasodilatazione.
Attraverso il meccanismo che porta ad una riduzione
dell'angiotensina II, il ramiprilato determina anche diminuzione
di aldosterone.
Il ramipril è attivo anche sul sistema
callicreina-chinine-prostaglandine; tale azione contribuirebbe
agli effetti emodinamici.
L'aumento di attività bradichininica contribuisce
probabilmente agli effetti cardioprotettivi ed
endotelio-protettivi osservati nell'animale. Non è stato
ancora stabilito quanto questo meccanismo sia anche responsabile
di certi effetti collaterali (quale ad esempio la tosse
secca).
In pazienti non diabetici con nefropatia conclamata, il
trattamento con ramipril rallenta la velocità di
progressione dell’insufficienza renale e lo sviluppo di
insufficienza renale terminale con conseguente diminuzione della
necessità di dialisi e trapianto renale.
In pazienti diabetici con micro-albuminuria il ramipril ha
dimostrato di ridurre il tasso di escrezione urinaria di albumina
nell’arco di 24 mesi, in misura maggiore rispetto al
placebo e all’atenololo
Effetti farmacodinamici. La somministrazione di
ramipril determina una marcata riduzione delle resistenze
arteriose periferiche. Generalmente non subiscono notevoli
modifiche nè il flusso plasmatico renale, nè la
filtrazione glomerulare.
La somministrazione di ramipril a pazienti ipertesi provoca
riduzione della pressione arteriosa sia in posizione eretta che
in posizione supina, senza aumento compensatorio della frequenza
cardiaca.
Dopo una singola dose orale, nella maggior parte dei pazienti
l'azione antiipertensiva si manifesta dopo 1 o 2 ore
dall'assunzione, raggiunge il massimo effetto dopo 3-6 ore e si
protrae per almeno 24 ore.
L'effetto antiipertensivo massimo si ottiene generalmente dopo
3-4 settimane di trattamento.
E' stato dimostrato che l'effetto antiipertensivo si mantiene
anche per terapie protratte fino a 2 anni.
L'interruzione brusca della terapia non provoca un aumento
rapido di rimbalzo della pressione arteriosa.
Il ramipril viene metabolizzato principalmente nel fegato:
esso viene idrolizzato dalle esterasi epatiche nel metabolita
attivo ramiprilato. Inoltre parte del ramipril non metabolizzato
e il ramiprilato vengono trasformati, per glucuronizzazione, in
ramipril dichetopiperazina (estere) e ramiprilato
dichetopiperazina (acido). La quota di ramipril resa
biodisponibile dalle sopracitate metabolizzazioni è pari a
circa il 20% della dose assunta per os.
La biodisponibilità di dosi di 2,5 mg e 5 mg di
ramipril assunti per os è approssimativamente del 45%
rispetto alla disponibilità per via venosa di dosi
uguali.
Dopo somministrazione orale di 10 mg di ramipril radioattivo,
la radioattività viene eliminata per il 60% circa con le
urine e per il 40% circa con le feci.
Dopo somministrazioni di ramipril per via venosa nelle urine
si ritrova circa il 50%-60% della dose (sottoforma di ramipril e
suoi metaboliti): l'altro 50% circa della dose viene eliminato
non per via renale.
Dopo somministrazioni di ramiprilato per via venosa nelle
urine se ne ritrova circa il 70% (tal quale o come metaboliti):
l'altro 30% viene eliminato non per via renale.
In pazienti con drenaggio biliare, nelle 24 ore successive
all'assunzione orale di 5 mg di ramipril tanto nella bile che
nelle urine è stato ritrovato lo stesso quantitativo di
prodotto (tal quale o metabilizzato). La quota metabolizzata era
dell'80-90% (identificata come ramiprilato o suoi metabiliti); la
quota di ramipril esterificato era di circa il 10-20% e la quota
di ramipril non metabolizzato era di circa il 2%.
Studi su animali in allattamento hanno dimostrato che ramipril
passa nel latte materno.
L'assorbimento del ramipril, dopo somministrazione orale, ha
luogo rapidamente e non viene in pratica influenzato dalla
contemporanea assunzione di cibo. Basandosi sulla quantità
di ramipril e dei suoi metaboliti escreta con le urine, la quota
di assorbimento è di almeno il 56%.
La concentrazione plasmatica massima di ramipril si raggiunge
dopo 1 ora dall'assunzione orale del farmaco: la sua emivita di
eliminazione è di circa 1 ora.
La concentrazione plasmatica massima di ramiprilato si
raggiunge dopo 2-4 ore dall'assunzione orale di ramipril.
Le concentrazioni plasmatiche di ramiprilato diminuiscono in
maniera polifasica; ad una prima fase con tempo di dimezzamento
di 3 ore, segue una fase intermedia con tempo di dimezzamento di
circa 15 ore ed una fase terminale con concentrazioni plasmatiche
molto basse e tempo di dimezzamento di 4-5 giorni. Questa
prolungata fase terminale è apparentemente associata al
legame con l'ACE.
Dopo somministrazione unica giornaliera di una dose di 2,5 mg
di ramipril lo stadio stazionario della concentrazione plasmatica
di ramiprilato viene raggiunto in quarta giornata. L'emivita
effettiva del ramiprilato, importante ai fini del trattamento,
dopo trattamenti ripetuti di dosi uniche giornaliere è di
13-17 ore.
Dopo somministrazione per via venosa il volume di
distribuzione di ramipril è di circa 90 litri; quello del
ramiprilato è di circa 500 litri.
Il legame proteico del ramipril è di circa il 73% e
quello del ramiprilato di circa il 56%.
I dati di cinetica di ramipril e ramiprilato nel soggetto
anziano con età dai 65 ai 75 anni sono simili a quelli
osservati nel soggetto giovane.
Nei pazienti con funzionalità renale ridotta
l'escrezione renale è diminuita e la clearance del
ramiprilato è proporzionalmente collegata alla clearance
della creatinina. Ciò determina un aumento della
concentrazione plasmatica di ramiprilato che si riduce nel tempo
molto più lentamente che non nei soggetti con
funzionalità renale normale.
A seguito di somministrazioni di alte dosi (10 mg) di ramipril
in pazienti con funzionalità epatica ridotta, la
metabolizzazione di ramipril in ramiprilato è rallentata e
ne deriva un aumento delle concentrazioni plasmatiche di ramipril
e una ritardata eliminazione sottoforma di ramiprilato.
Così come avviene nel soggetto sano e nel paziente
iperteso, anche nel paziente con insufficienza cardiaca
congestizia, non si verifica un rilevante accumulo di ramipril e
ramiprilato dopo l'assunzione orale di 5 mg di ramipril una volta
al giorno per 2 settimane.
La DL50 (mg/kg) del ramipril per os è
superiore a 10.000 nel ratto e nel topo ed a 1.000 nel cane.
I risultati di prove specifiche di tollerabilità alla
somministrazione prolungata (18 mesi nel ratto; 12 mesi nel cane;
6 mesi nella scimmia) dimostrano che la somministrazione
giornaliera di ramipril alla dose di 2 mg/kg nel ratto, 2,5 mg/kg
nel cane e di 8 mg/kg nella scimmia sono state ben tollerate.
Gli stessi studi condotti con dosi giornaliere più
elevate (3,2; 40; 500 mg/kg nel ratto; 25 e 250 mg/kg nel cane;
16 e 500 mg/kg nella scimmia), evidenziano alcune modificazioni
di parametri chimico-clinici ed ematologici, nonchè
alterazioni morfologiche di organi, correlabili con la specifica
azione farmacodinamica propria degli ACE-inibitori.
Da studi sulla riproduzione condotti nel ratto, nel coniglio e
nella scimmia, ramipril risulta privo di effetti teratogeni.
La fertilità dei maschi e delle femmine di ratto non ha
subito modificazioni.
Ramipril, dato a femmine di ratto durante la gravidanza e
l'allattamento a dosi orali singole giornaliere di 50 mg/kg e
superiori, provoca nei nati una dilatazione irreversibile della
pelvi renale.
Durante trattamenti con ACE-inibitori, assunti da donne
durante il secondo e terzo mese di gravidanza, sono stati
riferiti effetti tossici sul feto e sui neonati - talvolta in
concomitanza di oligoidroamnios (probabile espressione di una
funzionalità renale ridotta) - che comprendono
deformità cranio-facciali, ipoplasia polmonare, alterato
sviluppo fetale degli arti, ipotensione, anuria, insufficienza
renale reversibile e irreversibile, morte.
Sono inoltre stati riferiti i seguenti fenomeni anche se non
è certo che debbano essere correlati all'esposizione agli
ACE-inibitori quali: parto prematuro, ritardo di sviluppo
intrauterino e persistenza del dotto di Botallo.
Studi specifici non hanno rivelato alcun effetto immunotossico
del ramipril.
Ricerche di mutagenesi condotte con i test specifici
tradizionali hanno dimostrato che ramipril non è né
mutageno né genotossico.
Ricerche di cancerogenesi condotte nel topo e nel ratto
dimostrano che ramipril è privo di attività
tumorigena.
La presenza nel ratto di tubuli renali con cellule ossifiliche
e con formazioni iperplasiche delle stesse, è stata
correlata ad alterazioni di tipo funzionale e a modificazioni
morfologiche e non ad alterazioni di tipo neoplastico o
pre-neoplastico.
Triatec 2,5 mg compresse
idrossipropilmetilcellulosa, amido pregelatinizzato, cellulosa
microcristallina, sodio stearilfumarato, ossido di ferro giallo E
172.
Triatec 1,25 mg compresse
idrossipropilmetilcellulosa, amido pregelatinizzato, cellulosa
microcristallina, sodio stearilfumarato.
Triatec 5 mg compresse
idrossipropilmetilcellulosa, amido pregelatinizzato, cellulosa
microcristallina, sodio stearilfumarato, ossido di ferro rosso E
172.
Non sono note incompatibilità chimico-fisiche.
5 anni a confezionamento integro.
Non sono previste alle ordinarie condizioni di ambiente.
Triatec 2,5 mg compresse
Blister in PVC bianco opaco e alluminio, termosaldati; 28
compresse divisibili da 2,5 mg
Triatec 1,25 mg compresse
Blister in PVC bianco opaco e alluminio, termosaldati; 28
compresse da 1,25 mg
Triatec 5 mg compresse
Blister in PVC bianco opaco e alluminio, termosaldati; 14
compresse divisibili da 5 mg
Il tipo di confezionamento primario e/o secondario non prevede
istruzioni particolari per l'uso e per l'impiego.
Aventis Pharma S.p.A.
P.le S. Türr, 5 - 20149 Milano
Triatec 2,5 mg compresse
A.I.C. N.: 027161052
Triatec 1,25 mg compresse
A.I.C. N.: 027161049
Triatec 5 mg compresse
A.I.C. N.: 027161064
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31 maggio 2000
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Giugno 2001
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