Principio attivo: valsartan.
Una capsula contiene 80 mg o 160 mg di valsartan.
Per gli eccipienti, vedere 6.1.
Capsule rigide di gelatina, n. 2, di colore grigio chiaro
opaco e rosa opaco, con impresse le lettere CG FZF in nero,
contenenti ognuna 80 mg.
Capsule rigide di gelatina, n. 1, di colore grigio scuro opaco
e rosa opaco, con impresse le lettere CG GOG in bianco,
contenenti ognuna 160 mg.
- [Vedi Indice]
Trattamento dell'ipertensione arteriosa essenziale.
�
Il dosaggio consigliato per Valpression è di 80 mg una
volta al giorno. L’effetto antipertensivo massimo si
osserva dopo 4 settimane. In alcuni pazienti, in cui non viene
raggiunto un adeguato controllo dei valori pressori, il dosaggio
può essere aumentato a 160 mg.
Valpression può anche essere somministrato in
associazione ad altri farmaci antipertensivi. La somministrazione
contemporanea di un diuretico, come l'idroclorotiazide,
diminuirà ancor di più la pressione arteriosa in
questi pazienti.
Valpression può essere assunto sia a stomaco pieno sia
a stomaco vuoto e dovrebbe essere somministrato con un
liquido.
Le stesse dosi possono essere somministrate ai pazienti
anziani e a quelli più giovani.
Non è richiesto un aggiustamento del dosaggio nei
pazienti con insufficienza renale (clearance della creatinina
>10ml/min). In pazienti con insufficienza epatica lieve o
moderata, senza colestasi, la dose di valsartan non dovrebbe
superare gli 80 mg.
Non è stata stabilita la sicurezza e l'efficacia di
Valpression nei bambini.
�
Ipersensibilità verso qualsiasi componente di
Valpression.
Gravidanza e allattamento (v. paragrafo 4.6).
Insufficienza epatica grave, cirrosi biliare e colestasi.
Insufficienza renale grave (clearance della creatinina <10
ml/min) e pazienti sottoposti a dialisi.
�
Iperpotassiemia
L'uso contemporaneo di integratori di potassio, diuretici
risparmiatori di potassio, sostituti del sale contenenti
potassio, o di altri farmaci che possono aumentare i livelli di
potassio (eparina, ecc.) dovrebbe essere effettuato con cautela,
controllando frequentemente i livelli ematici di potassio.
Pazienti con grave insufficienza cardiaca cronica
Nei pazienti in cui la funzionalità renale può
dipendere dall'attività del sistema
renina-angiotensina-aldosterone (per es. pazienti con grave
insufficienza cardiaca congestizia), il trattamento con gli
inibitori dell'enzima di conversione dell'angiotensina è
stato associato con oliguria e/o progressiva azotemia e,
raramente, con insufficienza renale acuta. Non è stata
stabilita la sicurezza d'impiego di Valpression in pazienti con
grave insufficienza cardiaca cronica. Pertanto non può
essere escluso che l'inibizione del sistema
renina-angiotensina-aldosterone possa essere associata con un
peggioramento della funzionalità renale.
Pazienti sodio e/o volume depleti
In pazienti fortemente sodio e/o volume depleti, quali coloro
che ricevono elevati dosaggi di diuretici, può, in rari
casi, verificarsi ipotensione sintomatica dopo l’inizio
della terapia con Valpression. La deplezione di sodio e/o di
volume deve essere corretta prima di iniziare il trattamento con
Valpression - per esempio, riducendo la dose di diuretico.
Stenosi dell’arteria renale
Non è stata stabilita la sicurezza d'impiego di
Valpression in pazienti con stenosi bilaterale dell'arteria
renale o stenosi di rene unico.
La somministrazione di Valpression a breve termine a dodici
pazienti affetti da ipertensione reno-vascolare secondaria a
stenosi unilaterale dell’arteria renale non ha indotto
alcuna alterazione significativa dell'emodinamica renale, della
creatinina sierica o dell’azotemia (BUN). Tuttavia, dato
che altri farmaci che influenzano il sistema
renina-angiotensina-aldosterone possono aumentare
l’azotemia e la creatinina sierica nei pazienti con stenosi
unilaterale dell’arteria renale, si consiglia un
monitoraggio come misura precauzionale.
Trapianto renale
A tutt'oggi non esiste sufficiente esperienza sulla sicurezza
d'impiego di Valpression in pazienti sottoposti a trapianto
renale recente.
Iperaldosteronismo primario
I pazienti con aldosteronismo primario non devono essere
trattati con Valpression in quanto il loro sistema
renina-angiotensina è già alterato dalla malattia
di base.
Stenosi della valvola aortica e mitralica, cardiomiopatia
ipertrofica ostruttiva
Come per tutti gli altri vasodilatatori è necessaria
particolare cautela nei pazienti affetti da stenosi aortica o
mitralica o da cardiomiopatia ipertrofica ostruttiva.
Compromissione della funzionalità renale
Non è richiesto alcun aggiustamento del dosaggio nei
pazienti con insufficienza renale con clearance della creatinina
>10 ml/min.
Insufficienza epatica
Nei pazienti con insufficienza epatica lieve o moderata, senza
colestasi, il valsartan deve essere utilizzato con cautela. Il
dosaggio non deve superare gli 80 mg.
�
Non sono state riscontrate interazioni farmacocinetiche aventi
rilevanza clinica con i seguenti farmaci, comunemente usati per
trattare pazienti ipertesi: cimetidina, warfarin, furosemide,
digossina, atenololo, indometacina, idroclorotiazide, amlodipina,
glibenclamide.
L’uso concomitante di supplementi di potassio, di
diuretici risparmiatori di potassio, di sostitutivi del sale da
cucina contenenti potassio, o di altri farmaci che possono
aumentare i livelli di potassio (eparina, ecc.) dovrebbe essere
effettuato con cautela, controllando frequentemente i livelli
ematici di potassio.
L'effetto antipertensivo può essere potenziato da altri
farmaci antipertensivi.
In caso di contemporaneo impiego di ACE inibitori, sono stati
riportati aumenti reversibili delle concentrazioni sieriche e
della tossicità del litio. Non esistono dati sull'uso
contemporaneo di valsartan e litio, per cui si raccomanda di
controllare i livelli sierici di litio in caso di
somministrazione simultanea.
�
Gli antagonisti dell’angiotensina II possono causare un
danno fetale che può essere simile a quello provocato
dagli ACE inibitori. E’ stato osservato che
l’esposizione in utero, che si verifica somministrando
inibitori dell’enzima di conversione
dell’angiotensina (ACEI) durante il secondo ed il terzo
trimestre di gravidanza, determina danno e morte del feto in via
di sviluppo. Come per tutti gli altri farmaci che agiscono
direttamente sul sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS),
Valpression non deve essere usato in gravidanza. Qualora, nel
corso della terapia, venga accertato uno stato di gravidanza, la
somministrazione di Valpression deve essere sospesa al più
presto possibile.
Non è noto se il valsartan venga escreto nel latte
umano. Il valsartan è stato escreto nel latte di ratte. Le
madri in terapia con valsartan non devono allattare al seno.
�
Non esistono studi relativi all'effetto di questo farmaco
sulla capacità di guidare. In caso di guida di veicoli o
di utilizzo di macchinari si deve considerare la
possibilità di occasionali capogiri o di stanchezza.
�
Nelle sperimentazioni controllate verso placebo condotte su
2316 pazienti trattati con Valpression, il farmaco in studio ha
presentato un'incidenza complessiva di effetti indesiderati
sovrapponibile a quella riscontrata con il placebo.
La seguente tabella è basata su dieci studi controllati
verso placebo, effettuati in pazienti trattati con varie dosi di
valsartan (10 mg - 320 mg) per periodi fino a 12 settimane. Dei
2316 pazienti, 1281 sono stati trattati con 80 mg, mentre 660
hanno ricevuto 160 mg. Non è emersa alcuna correlazione
tra l’incidenza dei singoli effetti indesiderati e la dose
o la durata del trattamento; pertanto, sono stati raggruppati gli
effetti indesiderati verificatisi con tutte le dosi di valsartan.
Inoltre, non è stata individuata alcuna associazione
dell’incidenza degli effetti indesiderati con il sesso,
l’età o la razza. Nella tabella sono inclusi tutti
gli effetti indesiderati verificatisi con incidenza pari almeno
all'1% nel gruppo trattato con Valpression, indipendentemente
dalla loro associazione causale con il farmaco in studio.
|
Valpression
|
Placebo
|
|
N = 2316
|
N = 888
|
|
%
|
%
|
Cefalea
|
9,8
|
13,5
|
Capogiri
|
3,6
|
3,5
|
Infezione virale
|
3,1
|
1,9
|
Infezione delle vie respiratorie superiori
|
2,5
|
2,4
|
Tosse
|
2,3
|
1,5
|
Diarrea
|
2,1
|
1,8
|
Affaticabilità
|
2,1
|
1,2
|
Rinite
|
2,0
|
2,3
|
Sinusite
|
1,9
|
1,6
|
Dolore alla schiena
|
1,6
|
1,4
|
Dolore addominale
|
1,6
|
1,0
|
Nausea
|
1,5
|
2,0
|
Faringite
|
1,2
|
0,7
|
Artralgia
|
1,0
|
1,0
|
Altri effetti indesiderati verificatisi con frequenze
inferiori all’1% sono: artrite, astenia, congiuntivite,
epistassi, depressione, gastroenterite, crampi alle gambe, crampi
muscolari, mialgia, nevralgia, insonnia, vertigini. Non è
noto se tali effetti erano in relazione causale con la terapia
con valsartan.
I dati di farmacovigilanza hanno evidenziato rari casi di
angioedema, rash, prurito e altre reazioni allergiche o di
ipersensibilità, comprese malattia da siero e vasculite;
casi molto rari di peggioramento della funzionalità
renale; in alcuni casi veniva temporaneamente intensificato un
preesistente danno renale. Sono stati segnalati casi molto rari
di sanguinamento e trombocitopenia.
Risultati degli esami di laboratorio
In qualche caso il valsartan può essere associato a
riduzioni dell’emoglobina e dell’ematocrito.
Nell’ambito di sperimentazioni cliniche controllate, lo
0,8% dei pazienti trattati con Valpression ha presentato
riduzioni significative (>20%) dell’ematocrito, mentre
riduzioni analoghe dell’emoglobina sono state riscontrate
nello 0,4% dei pazienti appartenenti al medesimo gruppo. In
confronto, lo 0,1% dei pazienti trattati con il placebo ha
presentato una riduzione sia dell’ematocrito che
dell’emoglobina.
E’ stata osservata neutropenia nell’1,9% dei
pazienti trattati con valsartan rispetto all’1,6% dei
pazienti trattati con un ACE inibitore, come ad es. enalapril o
lisinopril rispettivamente a dosi di 20 mg e di 10 o 20 mg,
rispetto allo 0,8% dei pazienti trattati con placebo.
Nelle sperimentazioni cliniche controllate sono stati rilevati
aumenti significativi della creatinina sierica, del potassio e
della bilirubina totale, rispettivamente nello 0,8%, nel 4,4% e
nel 6% dei pazienti trattati con valsartan rispetto
all’1,6%, 6,4% e 12,9% di quelli trattati con un ACE
inibitore.
Sono stati riportati occasionali aumenti degli indici della
funzionalità epatica nei pazienti trattati con
valsartan.
�
Finora non esistono esperienze cliniche relative al
sovradosaggio di Valpression. La principale manifestazione di un
sovradosaggio potrebbe essere una marcata ipotensione con
capogiri.
Le misure terapeutiche dipendono dal momento dell'ingestione e
dal tipo e dalla gravità dei sintomi, dando
priorità alla normalizzazione delle condizioni
circolatorie.
Si somministrerà sempre al paziente una quantità
sufficiente di carbone attivo.
In caso di ipotensione è bene porre il paziente in
posizione supina e somministrare rapidamente soluzioni
saline.
Il valsartan non può essere rimosso mediante
emodialisi, a causa del suo forte legame alle proteine
sieriche.
�
Categoria farmacoterapeutica: antagonisti
dell’angiotensina II (valsartan) (codice ATC: C09C
A03).
L’ormone attivo del RAAS è l’angiotensina
II, che viene formata dall’angiotensina I mediante
l’ACE. L’angiotensina II si lega a recettori
specifici localizzati nelle membrane cellulari dei vari tessuti.
Essa esplica un'ampia gamma di effetti fisiologici, tra cui si
annovera in particolare un coinvolgimento sia diretto che
indiretto della regolazione della pressione arteriosa. In
qualità di potente vasocostrittore, l’angiotensina
II determina una risposta pressoria diretta. Inoltre, promuove la
ritenzione di sodio e la stimolazione della secrezione di
aldosterone.
Valpression (valsartan) è uno specifico antagonista dei
recettori dell’angiotensina II (Ang II), attivo per via
orale. Agisce selettivamente sul sottotipo recettoriale
AT1, responsabile per le note azioni
dell’angiotensina II. L’aumento dei livelli
plasmatici di Ang II, conseguente al blocco dei recettori
AT1 attuato dal valsartan, può stimolare i
recettori AT2 non bloccati, ciò che sembra
controbilanciare l’azione dei recettori AT1. Il
valsartan non esplica nessuna attività agonista parziale a
livello del recettore AT1 ed ha
un’affinità molto maggiore per il recettore
AT1 (circa 20.000 volte) rispetto al recettore
AT2.
Il valsartan non inibisce l’ACE, noto anche come
chininasi II, che converte l’Ang I ad Ang II e degrada la
bradichinina. Non è previsto un potenziamento degli
effetti collaterali relativi alla bradichinina. Nelle
sperimentazioni cliniche in cui il valsartan è stato
confrontato con un ACE inibitore, l’incidenza di tosse
secca è stata significativamente (P<0,05) inferiore nei
pazienti trattati con il valsartan rispetto a quelli trattati con
un ACE inibitore (rispettivamente 2,6% in confronto a 7,9%). In
uno studio clinico condotto su pazienti con precedenti di tosse
secca durante trattamento con un ACE inibitore, il 19,5% dei
pazienti trattati con il valsartan ed il 19,0% di quelli trattati
con un diuretico tiazidico hanno sofferto di tosse rispetto al
68,5% dei pazienti trattati con un ACE inibitore (P<0,05). Il
valsartan non si lega o non blocca altri recettori ormonali o
canali ionici noti per la loro importanza nella regolazione
cardiovascolare.
La somministrazione di Valpression a pazienti affetti da
ipertensione arteriosa induce una riduzione della pressione
arteriosa senza influenzare la frequenza cardiaca.
Nella maggior parte dei pazienti, dopo la somministrazione di
una dose singola per via orale, l’inizio
dell’attività antipertensiva si ha entro 2 ore ed il
picco di riduzione pressoria viene raggiunto entro 4-6 ore.
L’effetto antipertensivo persiste per oltre 24 ore dopo la
somministrazione. In caso di somministrazione ripetuta, la
massima riduzione della pressione arteriosa, con qualsiasi dose,
viene generalmente ottenuta entro 2-4 settimane e si mantiene nel
corso dei un trattamento a lungo termine. Una ulteriore
significativa riduzione della pressione arteriosa viene ottenuta
associando il farmaco all'idroclorotiazide.
La brusca sospensione di Valpression non è stata
associata a fenomeni di rimbalzo o ad altri eventi clinici
indesiderati.
�
Dopo somministrazione per via orale, il valsartan viene
rapidamente assorbito, sebbene la quantità assorbita sia
notevolmente variabile. La biodisponibilità assoluta media
di Valpression è del 23%. Il valsartan presenta una
cinetica a decadimento multiesponenziale (t½ a < 1 ora
e t½ b di circa 9 ore).
Nell'ambito delle dosi studiate, la farmacocinetica del
valsartan è lineare. Non si manifesta alcuna alterazione
della cinetica del valsartan in seguito a somministrazione
ripetuta e l’accumulo è modesto quando il farmaco
viene somministrato una volta al giorno. Le concentrazioni
plasmatiche sono simili nei due sessi.
Il valsartan è altamente legato alle proteine sieriche
(94-97%), principalmente all'albumina sierica. Il volume di
distribuzione allo stato stazionario è circa 17 l. La
clearance plasmatica è relativamente bassa (circa 2 l/h)
rispetto al flusso sanguigno epatico (circa 30 l/h). Il valsartan
viene eliminato principalmente come sostanza immodificata nella
bile e nell'urina. In caso di velocità di filtrazione
glomerulare normale (120 ml/min), la clearance renale è
circa il 30% della clearance totale plasmatica. Nel plasma sono
state identificate basse concentrazioni di un metabolita
idrossilato (meno del 10% dell'AUC per il valsartan). Questo
metabolita è farmacologicamente inattivo. Dopo
somministrazione orale, l'83% della dose viene escreta nelle feci
ed il 13% nell'urina, principalmente come composto
immodificato.
Quando Valpression viene assunto assieme al cibo, l’area
sotto la curva di concentrazione plasmatica (AUC) del valsartan
si riduce del 48%, sebbene dopo circa 8 ore dalla
somministrazione del farmaco le concentrazioni plasmatiche di
valsartan siano simili sia nei soggetti a digiuno sia in quelli
non a digiuno. Tuttavia, questa riduzione dell’AUC non
è accompagnata da una riduzione clinicamente significativa
dell’effetto terapeutico.
Gruppi speciali di pazienti
Anziani
In alcuni soggetti anziani, è stata osservata
un'esposizione sistemica al valsartan leggermente superiore
rispetto ai soggetti giovani; tuttavia, non è stato
dimostrato che ciò abbia un significato clinico.
Condizioni di alterata funzionalità renale
Come ci si attenderebbe da un composto per cui la clearance
renale rappresenta solo il 30% della clearance plasmatica totale,
non è stata osservata alcuna correlazione tra la
funzionalità renale e l’esposizione sistemica al
valsartan. Non è pertanto richiesto un aggiustamento del
dosaggio nei pazienti con insufficienza renale (clearance della
creatinina >10 ml/min). Non sono disponibili dati in pazienti
con grave insufficienza renale (clearance della creatinina <10
ml/min) ed in quelli sottoposti a dialisi. Tuttavia, il valsartan
è ampiamente legato alle proteine plasmatiche ed è
improbabile che possa essere rimosso mediante emodialisi.
Condizioni di alterata funzionalità
epatica
In uno studio di farmacocinetica condotto in pazienti con
insufficienza epatica lieve (n=6) o moderata (n=5)
l’esposizione al valsartan era pari circa al doppio di
quanto rilevato in volontari sani. Non sono disponibili dati
sull'uso di valsartan nei pazienti con grave disfunzione
epatica.
�
Nel corso di studi preclinici di sicurezza, alte dosi di
valsartan (da 200 a 600 mg/kg di peso corporeo) hanno provocato
nel ratto una riduzione dei parametri emocromocitometrici
(eritrociti, emoglobina, ematocrito) e variazioni
nell'emodinamica renale (lieve aumento dell'urea plasmatica ed
iperplasia dei tubuli renali e basofilia nei maschi). Nello
uistitì dosi simili hanno provocato variazioni simili,
anche se più gravi, particolarmente nei reni, dove si
è avuta un'evoluzione a nefropatia, comprendente aumenti
dell'urea e della creatinina.
In entrambe le specie è stata osservata anche
ipertrofia delle cellule renali juxtaglomerulari. Tutte le
variazioni sono state attribuite all’attività
farmacologica del valsartan che provoca un'ipotensione
prolungata, specialmente nello uistitì. L'ipertrofia delle
cellule renali juxtaglomerulari non sembra avere alcuna rilevanza
per dosi terapeutiche di valsartan nell'uomo.
Il valsartan non ha evidenziato effetti mutageni, clastogeni o
cancerogeni.
�
Cellulosa microcristallina, povidone, sodio laurilsolfato,
crospovidone, magnesio stearato.
Eccipienti della capsula: gelatina; titanio diossido (E
171), ferro ossido nero (E 172), ferro ossido rosso (E 172).
Eccipienti dell’inchiostro per impressioni:
lacca, alcol denaturato industriale 74 OP; capsule da 80
mg: ferro ossido nero (E 172); capsule da 160 mg:
titanio diossido (E 171).
�
Nessuna nota.
�
3 anni
�
Conservare a temperatura non superiore ai 30°C. Conservare
nel contenitore originale.
�
Blister di PVC/PE/PVDC, saldato su alluminio. Blister
calendario.
VALPRESSION 80 mg capsule rigide - Confezioni da
7 (1x7); 14 (1x14); 28 (2x14); 56 (4x14); 98 (7x14); confezioni
ospedaliere da 28 (2x14); 56 (4x14); 98 (7x14); 280 (20x14); 280
(10x28); 300 (10x30).
VALPRESSION 160 mg capsule rigide - Confezioni
da 7 (1x7); 14 (1x14); 28 (2x14); 56 (4x14); 98 (7x14);
confezioni ospedaliere da 28 (2x14); 56 (4x14); 98 (7x14); 280
(20x14); 280 (10x28)
In commercio possono non essere disponibili tutte le
confezioni.��������
�
Nessuna istruzione particolare.
�
A. Menarini Industrie Sud s.r.l., Campo di Pile -
L'Aquila.
Su licenza di Novartis Farma S.p.A.
�
Valpression 80���� mg capsule������ rigide
– 28 capsule�������� A.I.C. n° 033119013/M
Valpression 160 mg capsule rigide – 28
capsule�������� A.I.C. n° 033119025/M
�
-----
�
Autorizzazione: 21/2/1997
Rinnovo: 13/5/2001
�
-----
�
Settembre 2001
�
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