La deportazione degli ebrei francesi nel corso della seconda guerra mondiale

  

  All'attacco sferrato dai tedeschi contro la Francia nel giugno del 1940, che portò in poche settimane alla conquista di Parigi, fece seguito l'armistizio firmato a Compiègne dal maresciallo Philippe Pétain, capo del governo francese, in base al quale tre quinti del territorio nazionale furono posti sotto il controllo diretto dei tedeschi; nella parte restante fu costituito un governo collaborazionista, che stabilì la sua sede nella città di Vichy ed ebbe come capo dello stato Pétain.

  Il regime di Vichy stabilì una stretta cooperazione con i tedeschi, che si intensificò nel 1942 quando i funzionari del governo collaborarono con gli occupanti nella cattura e nella deportazione degli ebrei francesi. Il governo addirittura emanò direttive antisemite ancor prima che vi fosse una richiesta tedesca in tal senso. Non fu quindi nemmeno necessario il rastrellamento casa per casa come nella Francia occupata, in quanto fu la stessa polizia francese collaborazionista a consegnare gli ordini di comparizione ai cittadini e gli elenchi delle famiglie ebree ai nazisti; moltissimi furono i casi di denuncia alle autorità da parte di cittadini nei confronti di famiglie ebree che tentavano, nascondendosi, di sfuggire alla cattura: una vergognosa macchia fratricida che ha lacerato la Francia in odi profondi per molti anni dopo la fine del conflitto.

  Il regime nazista teorizzava lo sterminio della razza ebrea su tutto il vecchio continente come soluzione ad ogni difficoltà economica e sociale, oltre all’idea delirante che la superiore razza ariana si sarebbe così purificata da contaminazioni di ebrei e zingari. Dalla teoria alla pratica il passo scellerato fu breve: nel 1942 entrarono in vigore le Leggi Razziali in Francia, in Italia ed in ogni paese europeo occupato dagli eserciti nazifascismi. Tali leggi avevano lo scopo di emarginare i cittadini di razza ebrea dalla vita pubblica, compresa l’espulsione dalle scuole di insegnanti ed alunni ebrei, l’espulsione dall’esercito e la cessazione delle attività commerciali.

In un secondo tempo si giunse anche all’espropriazione degli ebrei dalle loro case e la loro raccolta in zone chiuse delle città chiamate ghetti. Questo fenomeno fu meno accentuato in Francia che altrove, poiché al tempo della deportazione degli ebrei francesi i campi di sterminio erano già stati costruiti ed in piena attività, per cui gli ebrei venivano rastrellati e deportati in pochi giorni.

Il campo di concentramento e sterminio si differenzia dal carcere comune o militare soprattutto per tre ragioni: 1) uomini, donne e bambini sono imprigionati senza un regolare processo; 2) il periodo di confinamento è indeterminato; 3) le autorità che gestiscono il campo di concentramento esercitano un potere arbitrario e illimitato.  In quel periodo, 1941-45, l’Europa Centrale era disseminata di campi di sterminio, costruiti per portare a termine quella che i nazisti definirono la Soluzione Finale alla questione ebrea in Europa. I nomi tristemente famosi di Auschwitz-Birkenau, Bergen-Belsen, Mauthausen, Treblinka e Buchenwald sono solo alcuni degli oltre venti campi in cui fu compiuto l’eccidio di 6 milioni di ebrei e 5 milioni di zingari, omosessuali, comunisti, slavi e altri individui considerati indesiderabili. Coloro che non venivano eliminati al momento stesso dell’arrivo nei campi o che rientravano in particolari categorie di internati erano costretti a estenuanti lavori forzati. Molti prigionieri vennero impiegati come cavie in sperimentazioni scientifiche e mediche.