La malattia
di Alzheimer è caratterizzata da formazione di placche e tangle ( grovigli ),
soprattutto nei lobi temporali e nell’ippocampo.
Sebbene ci sia un’aumentata evidenza che la depressione maggiore possa
interagire con i processi neuropatologici nella malattia di Alzheimer, non
esistono studi riguardanti cambiamenti neuropatologici nell’Alzheimer come
conseguenza di una storia di depressione maggiore.
Ricercatori della Mount Sinai School of Medicine di New York ( Usa ) hanno
verificato l’ipotesi che le placche neuritiche ed i grovigli neurofibrillari
sono più pronunciati nell’ippocampo dei pazienti con malattia di Alzheimer con
una storia di disturbo depressivo maggiore nel corso della loro vita, rispetto
ai pazienti con malattia di Alzheimer senza storia di depressione.
Il cervello di 52 pazienti con malattia di Alzheimer senza una storia di
depressione maggiore è stato confrontato con quello di 50 pazienti affetti da
malattia di Alzheimer ed una storia di depressione maggiore.
E’ stato osservato che il cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer e
storia di depressione presentavano più alti livelli nell’ippocampo sia di
formazione di placche ( p < 0.005 ) che di grovigli ( p < 0.002 ) rispetto al
cervello dei pazienti con malattia di Alzheimer senza una storia di depressione.
L’analisi post hoc ha mostrato che i pazienti con malattia di Alzheimer che
hanno una storia di depressione esibiscono un più rapido declino cognitivo
rispetto ai pazienti senza storia di depressione ( p < 0.004 ).
I dati dello studio hanno mostrato che nella malattia di Alzheimer, la presenza
di una storia di depressione nel corso della vita corrisponde ad un aumento nei
cambiamenti neuropatologici nell’ippocampo associati all’Alzheimer.
Questi cambiamenti sono associati ad un più rapido declino cognitivo nei
pazienti con malattia di Alzheimer con una storia di depressione, e sono più
pronunciati nei pazienti con Alzheimer che hanno sofferto di depressione nella
fase precoce della malattia. ( 2006 )
Rapp MA et al, Arch Gen Psychiatry 2006; 63: 161-167
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