I soggetti
sani che sono a rischio di malattia di Alzheimer presentano una ridotta attività
nella regione dell’ippocampo quando eseguono processi correlati alla formazione
di nuova memoria.
I soggetti portatori dell’allele epsilon-4 dell’apolipoproteina E ( APOE ), che
è stato precedentemente associato ad alto rischio di sviluppare la malattia di
Alzheimer, hanno mostrato alterata attività cerebrale associata agli eterozigoti
di APOE epsilon 3.
Questo supporta l’ipotesi secondo la quale alcune zone del cervello esibiscono
un declino funzionale associato all’allele epsilon 4 dell’APOE, e questo declino
origina prima che insorgano i sintomi della malattia di Alzheimer.
Mehul Trivedi e colleghi della University of Wisconsin – Medical School e del
Williams Middleton Memorial VA Hospital a Madison, negli USA, hanno impiegato la
risonanza magnetica funzionale per immagini ( fMRI ), per analizzare le
caratteristiche dell’attività cerebrale di 40 soggetti apparentemente sani di
media età con una storia familiare di malattia di Alzheimer, confrontando gli
eterozigoti epsilon 3 / 4 con gli omozigoti epsilon 3 / 3.
In questo test ai partecipanti era chiesto di distinguere tra immagini che
stavano per essere mostrate per la prima volta ed immagini che erano già state
presentate.
Durante il test, gli eterozigoti epsilon 3 / 4 hanno mostrato una ridotta
attivazione del lobo temporale mediale del cervello, includendo l’ippocampo
destro, rispetto agli omozigoti epsilon 3 / 3.
Non c’erano differenze tra i due gruppi riguardo ad età, educazione, performance
durante la prova.
Pertanto, l’alterata attivazione cerebrale visiva potrebbe non essere causata da
un’alterazione della funzione cognitiva.
Secondo gli Autori, se la funzione compromessa del lobo temporale mediale
continua ad essere osservata nei portatori sani di epsilon-4, questo gruppo di
soggetti può rappresentare una popolazione che dovrebbe essere sottoposta a
trattamento con l’obiettivo di ritardare l’inizio o a prevenire lo sviluppo
della malattia di Alzheimer. ( 2006 )
Fonte: BioMed Central, 2006
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