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 Gli acidi grassi omega-3 non ritardano il declino cognitivo nei pazienti con malattia di Alzheimer lieve-moderata
Studi epidemiologici e sperimentali ( su animali ) hanno indicato che una dieta a base di pesce o di olio di pesce ricco di acidi grassi omega-3 ( Acido Docosaesaenoico, DHA, e Acido Eicosapentaenoico, EPA ) può prevenire la malattia di Alzheimer.

Lo studio OmegaAD ha valutato gli effetti della supplementazione con acidi grassi omega 3 sulle funzioni cognitive nei pazienti con malattia di Alzheimer da lieve a moderata.

Allo studio hanno preso parte 204 pazienti con malattia di Alzheimer ( età media: 74 anni ) in condizione di stabilizzazione della malattia mentre ricevevano trattamento con un inibitore dell’acetilcolinesterasi e che avevano un punteggio alla scala MMSE di 15 punti o più.

Questi pazienti sono stati assegnati in modo casuale ad assumere 1.7g di DHA e 0.6g di EPA ( gruppo trattato con acidi grassi omega-3 ) oppure placebo, per 6 mesi.
Dopo 6 mesi, tutti i soggetti hanno ricevuto supplementazione con acidi grassi omega-3 per altri 6 mesi.

Un totale di 174 pazienti ha completato lo studio.

Al basale, nei 2 gruppi i valori medi alle scale Clinical Dementia Rating Scale, MMSE, e porzione cognitiva dell’Alzheimer Disease Assessment Scale, erano simili.

A 6 mesi, non è stata osservata differenza nel declino delle funzioni cognitive nei 2 gruppi.
Tuttavia, in un sottogruppo ( n = 32 ) con disfunzione cognitiva molto lieve ( MMSE > 27 punti ), una significativa riduzione del declino cognitivo alla scala MMSE è stata osservata tra i pazienti trattati con acidi grassi omega-3 rispetto ai pazienti che hanno assunto placebo.
Similarmente, un arresto del declino cognitivo è stato osservato tra 6 e 12 mesi nel sottogruppo placebo quando ha assunto la supplementazione con acidi grassi omega-3.

Il trattamento con acidi grassi omega-3 è risultato sicuro e ben tollerato.

Lo studio ha mostrato che la somministrazione di acidi grassi omega-3 nei pazienti con malattia di Alzheimer in forma lieve-moderata non ritarda il declino cognitivo alla scala MMSE e alla porzione cognitiva dell’Alzheimer Disease Assessment Scale.
Effetti positivi sono stati osservati in un piccolo sottogruppo di pazienti con malattia di Alzheimer molto lieve. ( 2006 )

Freund-Levi Y et al, Arch Neurol 2006; 63: 1402-1408


 

 
 
 
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