La frequente partecipazione ad attività cognitive stimolanti
è ritenuta ridurre il rischio di insorgenza di malattia di Alzheimer, ma mancano
al riguardo dati prospettici.
L’obiettivo dello studio è stato quello di verificare l’ipotesi che la frequente
partecipazione ad attività cognitive stimolanti risulti associata ad un ridotto
rischio di malattia di Alzheimer.
Hanno preso parte allo studio 801 suore e preti cattolici negli Usa, che non
mostravano demenza al momento dell’arruolamento.
I punteggi al basale sulla misurazione dell’attività cognitiva, variava da 1,57
a 4,71 (media: 3,57; SD: 0,55), dove gli alti punteggi stavano ad indicare
attività più frequente.
Durante il periodo medio di follow-up di 4,5 anni, 111 persone hanno sviluppato
la malattia di Alzheimer.
Nel modello adottato ( proportional hazards model ) l’aumento di 1 punto
corrispondeva ad una riduzione del 33% del rischio della malattia di Alzheimer (hazard
ratio: 0,67; 95% CI, 0,49-0,92).
Il dato dimostra che la frequente partecipazione ad attività cognitive
stimolanti è associato ad un basso rischio di insorgenza della malattia di
Alzheimer.
Wilson RS et al, JAMA 2002; 287: 742-748
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