L’iperglicemia acuta al momento del ricovero ospedaliero per sindrome coronarica
acuta peggiora la prognosi nei pazienti con diabete o in quelli in cui il
diabete non è noto.
Gli effetti protombotici sarebbero alla base di questa correlazione.
Ricercatori della Jagiellonian University School of Medicine a Cracovia, in
Polonia, hanno valutato l’effetto di elevati livelli di glicemia sui coaguli
ematici nei pazienti con sindrome coronarica acuta.
Allo studio hanno partecipato 60 pazienti con sindrome coronarica acuta, giunti
in ospedale entro le prime 12 ore dopo l’insorgenza del dolore; questa
popolazione comprendeva: 20 soggetti con diabete di tipo 2, 20 soggetti con
nessuna diagnosi di diabete ma con livelli di glicemia maggiori di 7 mmol/l, e
20 soggetti con livelli di glicemia inferiore a 7 mmol/l.
I pazienti con sindrome coronarica acuta senza precedente diabete ma con elevati
livelli di glicemia, presentavano un’aumentata formazione e produzione totale di
complessi trombina-antitrombina ( rispettivamente del 42.9% p<0.0001 e del 25%
p<0.0001 ), così come il rilascio di ligando CD40 solubile ( 16,2% p=0.0011 e
del 16.3% p<0.0001 ), rispetto ai pazienti con normoglicemia; i pazienti
diabetici presentavano i più alti valori di complessi trombina-antitrombina e
del ligando CD40 solubile ( p<0.0001 per entrambu i confronti ).
I pazienti con iperglicemia, con nessuna precedente diagnosi di diabete,
presentavano un più lungo tempo di lisi del trombo ( di circa il 18%; p<0.0001
), in modo simile a quello dei soggetti diabetici, ma non più bassa permeabilità
del trombo, rispetto ai soggetti normoglicemici.
In conclusione, l’iperglicemia nella sindrome coronarica acuta è associata ad
aumentata generazione locale di trombina e ad attivazione piastrinica. (
2008 )
Undas A et al, Diabetes Care 2008; 31: 1590-1595
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