Il Territorio
Libero di Trieste fu costituito nel 1947
a seguito del trattato di pace con
l'Italia alla fine della seconda guerra
mondiale e dissolto nel 1975, quando
Italia e Jugoslavia si annetterono
formalmente le zone A e B.
Il TLT era diviso in due zone:
la Zona A di 222,5 km² e circa 310.000
abitanti (di cui, secondo stime alleate,
63.000 sloveni) partiva da San Giovanni
di Duino (slov. Štivan), comprendeva la
città di Trieste e terminava presso
Muggia; era amministrata da un Governo
Militare Alleato (Allied Military
Government - Free Territory of Trieste -
British U.S. Zone);
la Zona B con la parte nord-occidentale
dell'Istria, di 515,5 km² e circa 65.000
abitanti (35.000 italiani, 22.000
sloveni e 9.000 croati secondo le stime
degli storici[senza fonte]) che era
amministrata dall'esercito iugoslavo (S.T.T.
- V.U.J.A). La Zona B fu, a sua volta,
divisa in due parti: il distretto
italo-sloveno di Capodistria e il
distretto italo-croato di Buie, separati
dal torrente Dragogna. Capodistria
divenne la sede dell'amministrazione
militare e civile jugoslava della zona.
Il vizio all'origine del TLT stava
nell'asimmetria delle amministrazioni.
La Zona A era affidata in
amministrazione a potenze non confinanti
(inglesi e americani), la Zona B ad uno
stato confinante, la Jugoslavia che
aspirava ad annettersi l'intero
territorio. In pratica mai funzionò come
un vero Stato indipendente. Il suo
funzionamento dipendeva dalla nomina di
un Governatore da parte del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite. La scelta
del Governatore si protrasse per vari
anni e i vari nomi proposti furono
sistematicamente oggetto di veto sia da
parte degli Alleati che da parte dei
russi.
Nel 1952, nella Zona A, alcune
competenze (fra cui il Direttorato delle
finanze e dell'economia), vennero
affidate a dirigenti nominati
direttamente dal Governo italiano[2].
Ciò nonostante, il 5 e 6 novembre 1953
vi furono a Trieste violenti scontri di
piazza da parte di coloro che
reclamavano la riunificazione della
città all'Italia. Nei disordini vennero
uccisi sei cittadini appartenenti al
gruppo etnico italiano (ai sei caduti è
stata successivamente conferita la
medaglia d'oro al valore dal governo
italiano).