Ultima Frontiera - Trieste 1953

  • Il Territorio Libero di Trieste fu costituito nel 1947 a seguito del trattato di pace con l'Italia alla fine della seconda guerra mondiale e dissolto nel 1975, quando Italia e Jugoslavia si annetterono formalmente le zone A e B.

    Il TLT era diviso in due zone:

    la Zona A di 222,5 km² e circa 310.000 abitanti (di cui, secondo stime alleate, 63.000 sloveni) partiva da San Giovanni di Duino (slov. Štivan), comprendeva la città di Trieste e terminava presso Muggia; era amministrata da un Governo Militare Alleato (Allied Military Government - Free Territory of Trieste - British U.S. Zone);
    la Zona B con la parte nord-occidentale dell'Istria, di 515,5 km² e circa 65.000 abitanti (35.000 italiani, 22.000 sloveni e 9.000 croati secondo le stime degli storici[senza fonte]) che era amministrata dall'esercito iugoslavo (S.T.T. - V.U.J.A). La Zona B fu, a sua volta, divisa in due parti: il distretto italo-sloveno di Capodistria e il distretto italo-croato di Buie, separati dal torrente Dragogna. Capodistria divenne la sede dell'amministrazione militare e civile jugoslava della zona.
    Il vizio all'origine del TLT stava nell'asimmetria delle amministrazioni. La Zona A era affidata in amministrazione a potenze non confinanti (inglesi e americani), la Zona B ad uno stato confinante, la Jugoslavia che aspirava ad annettersi l'intero territorio. In pratica mai funzionò come un vero Stato indipendente. Il suo funzionamento dipendeva dalla nomina di un Governatore da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. La scelta del Governatore si protrasse per vari anni e i vari nomi proposti furono sistematicamente oggetto di veto sia da parte degli Alleati che da parte dei russi.

    Nel 1952, nella Zona A, alcune competenze (fra cui il Direttorato delle finanze e dell'economia), vennero affidate a dirigenti nominati direttamente dal Governo italiano[2]. Ciò nonostante, il 5 e 6 novembre 1953 vi furono a Trieste violenti scontri di piazza da parte di coloro che reclamavano la riunificazione della città all'Italia. Nei disordini vennero uccisi sei cittadini appartenenti al gruppo etnico italiano (ai sei caduti è stata successivamente conferita la medaglia d'oro al valore dal governo italiano).

     

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