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ADALAT
ADALAT
Una capsula contiene:
nifedipina 10 mg edulcorante:
saccarina sodica 0,51 mg
Una capsula contiene: nifedipina 10 mg; edulcorante: saccarina sodica 0,51 mg.
Capsule
Capsule.
Trattamento della cardiopatia ischemica - angina pectoris cronica-stabile (angina da sforzo) - angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina variante) Trattamento dell´ipertensione arteriosa Trattamento delle crisi ipertensive Trattamento della Sindrome di Raynaud (primaria e secondaria).
Trattamento della cardiopatia ischemicaangina pectoris cronica-stabile (angina da sforzo)angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina variante)Trattamento dell'ipertensione arteriosaTrattamento delle crisi ipertensiveTrattamento della Sindrome di Raynaud (primaria e secondaria).
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Dosaggio Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità individuali in funzione della gravità della malattia e della risposta del paziente.
Inoltre, in relazione al quadro clinico individuale, la dose basale deve essere raggiunta gradualmente.
Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori dev´essere effettuato solo sotto controllo medico.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo della situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del dosaggio.
Salvo diversa prescrizione medica, per l´adulto valgono le seguenti direttive posologiche:
1.
in caso di cardiopatia ischemica:
- angina pectoris cronica-stabile 1 capsula di Adalat (angina da sforzo) 3 volte al dì - angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal,angina 1 capsula di Adalat variante) 3 volte al dì Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule 3 volte al dì).
2.
In caso di ipertensione:
1 capsula di Adalat 3 volte al dì.
Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule 3 volte al dì).
3.
In caso di crisi ipertensiva:
1 capsula di Adalat in singola dose Qualora l´effetto sulla pressione arteriosa fosse insufficiente, un´ulteriore capsula (10 mg) può essere somministrata dopo circa 30 minuti.
Se gli intervalli tra le dosi dovessero essere più brevi e/o la dose più elevata, si potrebbero manifestare pericolose condizioni d´ipotensione.
4.
In caso di Sindrome di Raynaud:
1 capsula di Adalat 3 volte al dì.
Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule 3 volte al dì).
Durata del trattamento La durata del trattamento dev´essere stabilita dal medico curante.
In relazione alla pronunciata attività antiischemica ed antiipertensiva Adalat capsule dovrebbe essere sospeso gradualmente, in particolare quando vengano impiegati dosaggi elevati.
Somministrazione In genere le capsule vanno deglutite intere con poco liquido indipendentemente dai pasti.
La contemporanea assunzione di alimenti determina un ritardo, ma non una riduzione, dell´assorbimento.
In caso di dosi singole di 20 mg, l'intervallo di tempo compreso tra due assunzioni delle capsule non dovrebbe essere inferiore a 2 ore.
Qualora si rendesse necessaria un'azione particolarmente rapida ad esempio nel caso di crisi ipertensiva, la capsula va masticata e quindi deglutita.
Dosaggio Il trattamento va possibilmente adattato alle necessità individuali in funzione della gravità della malattia e della risposta del paziente.Inoltre, in relazione al quadro clinico individuale, la dose basale deve essere raggiunta gradualmente.Qualsiasi aggiustamento ai dosaggi superiori o inferiori dev'essere effettuato solo sotto controllo medico.Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo della situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del dosaggio.Salvo diversa prescrizione medica, per l'adulto valgono le seguenti direttive posologiche:1) In caso di cardiopatia ischemica:- angina pectoris cronica-stabile (angina da sforzo) 1 capsula di Adalat 3 volte al dì; - angina pectoris vasospastica (angina di Prinzmetal, angina variante) 1 capsula di Adalat 3 volte al dì.Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule 3 volte al dì).2) In caso di ipertensione: 1 capsula di Adalat 3 volte al dì.Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule 3 volte al dì).3) In caso di crisi ipertensiva: 1 capsula di Adalat in singola dose.Qualora l'effetto sulla pressione arteriosa fosse insufficiente, un' ulteriore capsula (10 mg) può essere somministrata dopo circa 30 minuti.Se gli intervalli tra le dosi dovessero essere più brevi e/o la dose più elevata, si potrebbero manifestare pericolose condizioni d'ipotensione.4) In caso di Sindrome di Raynaud: 1 capsula di Adalat 3 volte al dì.Se necessario, il dosaggio può essere incrementato gradualmente in funzione delle esigenze individuali fino ad un massimo di 60 mg al giorno (2 capsule 3 volte al dì).Durata del trattamento La durata del trattamento dev'essere stabilita dal Medico curante.
In relazione alla pronunciata attività antiischemica ed antiipertensiva Adalat capsule dovrebbe essere sospeso gradualmente, in particolare quando vengano impiegati dosaggi elevati.Somministrazione In genere le capsule vanno deglutite intere con poco liquido indipendentemente dai pasti.La contemporanea assunzione di alimenti determina un ritardo, ma non una riduzione, dell'assorbimento.In caso di dosi singole di 20 mg, l'intervallo di tempo compreso tra due assunzioni delle capsule non dovrebbe essere inferiore a 2 ore.Qualora si rendesse necessaria un'azione particolarmente rapida ad esempio nel caso di crisi ipertensiva, la capsula va masticata e quindi deglutita.
Ipersensibilità nota al principio attivo o ad altri componenti della formulazione.
Gravidanza accertata o presunta ed in corso di allattamento Shock cardiovascolare.
Terapia concomitante con rifampicina (in quanto l´induzione enzimatica non consente di ottenere livelli plasmatici efficaci di nifedipina).
Nifedipina nella formulazione a rilascio immediato è controindicata nell´angina instabile e dopo infarto miocardico recente (almeno 4 settimane dall´infarto miocardico).
Marcata stenosi aortica.
Ipersensibilità nota al principio attivo o ad altri componenti della formulazione.Gravidanza accertata o presunta ed in corso di allattamento.
Shock cardiovascolare.Terapia concomitante con rifampicina (in quanto l'induzione enzimatica non consente di ottenere livelli plasmatici efficaci di nifedipina).Nifedipina nella formulazione a rilascio immediato è controindicata nell'angina instabile e dopo infarto miocardico recente (almeno 4 settimane dall'infarto miocardico).Marcata stenosi aortica.
Si raccomanda prudenza in caso di marcata ipotensione (pressione sistolica inferiore a 90 mmHg), manifesta insufficienza cardiaca e in pazienti in trattamento con farmaci �Ÿ-bloccanti o farmaci ipotensivi.
Il principio attivo, nella formulazione a rilascio immediato, può indurre un´eccessiva caduta pressoria con tachicardia riflessa che potrebbe dare luogo a complicanze cardiovascolari.
Come con altre sostanze vasoattive molto raramente può, inoltre, manifestarsi angina pectoris, in particolare all´inizio del trattamento.
In casi isolati è stata riportata l´insorgenza di infarto miocardico, sebbene non sia stato possibile distinguere tali episodi dal corso naturale della malattia di base.
Esistono alcune segnalazioni relative all´aumento di mortalità e morbilità nel trattamento della cardiopatia ischemica specialmente con dosaggi superiori a 60 mg/die.
Il trattamento con nifedipina nella formulazione a breve durata d´azione può aggravare l´angina pectoris.
Non esistono prove che l´uso della nifedipina a rilascio immediato sia efficace nella prevenzione secondaria dell´infarto miocardico.
In corso di gravidanza (vedi paragrafo 4.3.
Controindicazioni) in situazioni di emergenza ipertensiva, quali ad esempio l´eclampsia, il farmaco deve essere utilizzato sotto la responsabilità e lo stretto controllo del medico.
Si raccomanda particolare cautela quando si somministri nifedipina in associazione a solfato di magnesio per via endovenosa, a causa di una possibile eccessiva caduta pressoria.
Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo della situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del dosaggio.
Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio diabetico, dev´essere accuratamente controllata la glicemia; se compare iperglicemia la terapia dev´essere sospesa.
Nei pazienti sotto dialisi, affetti da ipertensione maligna e insufficienza renale irreversibile con ipovolemia, occorre prestare attenzione in quanto si può verificare un notevole calo pressorio a causa della vasodilatazione.
Si raccomanda prudenza in caso di marcata ipotensione (pressione sistolica inferiore a 90 mmHg), manifesta insufficienza cardiaca e in pazienti in trattamento con farmaci b-bloccanti o farmaci ipotensivi.Il principio attivo, nella formulazione a rilascio immediato, può indurre un'eccessiva caduta pressoria con tachicardia riflessa che potrebbe dare luogo a complicanze cardiovascolari.
Come con altre sostanze vasoattive molto raramente può, inoltre, manifestarsi angina pectoris, in particolare all'inizio del trattamento.In casi isolati è stata riportata l'insorgenza di infarto miocardico, sebbene non sia stato possibile distinguere tali episodi dal corso naturale della malattia di base.Esistono alcune segnalazioni relative all'aumento di mortalità e morbilità nel trattamento della cardiopatia ischemica specialmente con dosaggi superiori a 60 mg/die.
Il trattamento con nifedipina nella formulazione a breve durata d'azione può aggravare l'angina pectoris.
Non esistono prove che l'uso della nifedipina a rilascio immediato sia efficace nella prevenzione secondaria dell'infarto miocardico.In corso di gravidanza (vedi "Controindicazioni") in situazioni di emergenza ipertensiva, quali ad esempio l'eclampsia, il farmaco deve essere utilizzato sotto la responsabilità e lo stretto controllo del Medico.
Si raccomanda particolare cautela quando si somministri nifedipina in associazione a solfato di magnesio per via endovenosa, a causa di una possibile eccessiva caduta pressoria.Nei pazienti con funzionalità epatica compromessa può rendersi necessario un accurato controllo della situazione pressoria e, nei casi gravi, una riduzione del dosaggio.Durante il trattamento di pazienti diabetici o a rischio diabetico, dev'essere accuratamente controllata la glicemia; se compare iperglicemia la terapia dev'essere sospesa.Nei pazienti sotto dialisi, affetti da ipertensione maligna e insufficienza renale irreversibile con ipovolemia, occorre prestare attenzione in quanto si può verificare un notevole calo pressorio a causa della vasodilatazione.
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L´effetto di nifedipina sulla pressione arteriosa può essere potenziato da quello di altri farmaci antiipertensivi.
Qualora si associ a �Ÿ-bloccanti il paziente dovrebbe essere accuratamente sorvegliato poichè potrebbe manifestarsi ipotensione di grado elevato.
E´ anche noto che in casi isolati si è verificato un peggioramento dell´insufficienza cardiaca.
La contemporanea somministrazione di nifedipina e di digossina può condurre ad un aumento dei livelli plasmatici di digossina, legato ad una riduzione della sua clearance.
A scopo precauzionale il paziente dovrebbe perciò essere controllato per rilevare l´eventuale comparsa di sintomi di sovradosaggio di digossina e, se necessario, per aggiustare il dosaggio di digossina sulla base dei suoi livelli plasmatici.
In singoli casi durante la contemporanea somministrazione di nifedipina e chinidina sono stati osservati livelli ridotti di chinidina oppure, dopo sospensione di nifedipina, un netto aumento dei livelli plasmatici di chinidina.
Per questa ragione, qualora la nifedipina sia impiegata contemporaneamente o venga sospesa, si raccomanda di mantenere controllata la concentrazione di chinidina e, se necessario, di aggiustare il dosaggio.
La cimetidina eleva il livello plasmatico di nifedipina e può potenziarne l´effetto antiipertensivo.
La rifampicina, per il suo effetto d´induzione enzimatica, accelera il metabolismo della nifedipina, riducendone potenzialmente l´efficacia; per tale motivo l´impiego di nifedipina in combinazione con rifampicina risulta controindicato.
Il diltiazem diminuisce la clearance della nifedipina per cui i due principi attivi dovrebbero essere associati con cautela considerando, eventualmente, la riduzione del dosaggio di nifedipina.
L´assunzione contemporanea di succo di pompelmo inibisce il metabolismo ossidativo della nifedipina con conseguente aumento della sua concentrazione plasmatica che può causare un maggiore effetto antiipertensivo.
La valutazione dei valori urinari dell´acido vanilil-mandelico effettuata con il metodo spettrofotometrico, in presenza di nifedipina, può evidenziare falsi incrementi dell´acido stesso.
Tali valori non vengono, invece, modificati utilizzando il metodo HPLC.
L'effetto di nifedipina sulla pressione arteriosa può essere potenziato da quello di altri farmaci antiipertensivi.Qualora si associ a b-bloccanti il paziente dovrebbe essere accuratamente sorvegliato poiché potrebbe manifestarsi ipotensione di grado elevato.
�ˆ anche noto che in casi isolati si è verificato un peggioramento dell'insufficienza cardiaca.La contemporanea somministrazione di nifedipina e di digossina può condurre ad un aumento dei livelli plasmatici di digossina, legato ad una riduzione della sua clearance.
A scopo precauzionale il paziente dovrebbe perciò essere controllato per rilevare l'eventuale comparsa di sintomi di sovradosaggio di digossina e, se necessario, per aggiustare il dosaggio di digossina sulla base dei suoi livelli plasmatici.In singoli casi durante la contemporanea somministrazione di nifedipina e chinidina sono stati osservati livelli ridotti di chinidina oppure, dopo sospensione di nifedipina, un netto aumento dei livelli plasmatici di chinidina.
Per questa ragione, qualora la nifedipina sia impiegata contemporaneamente o venga sospesa, si raccomanda di mantenere controllata la concentrazione di chinidina e, se necessario, di aggiustare il dosaggio.La cimetidina eleva il livello plasmatico di nifedipina e può potenziarne l'effetto antiipertensivo.La rifampicina, per il suo effetto d'induzione enzimatica, accelera il metabolismo della nifedipina, riducendone potenzialmente l'efficacia; per tale motivo l'impiego di nifedipina in combinazione con rifampicina risulta controindicato.Il diltiazem diminuisce la clearance della nifedipina per cui i due principi attivi dovrebbero essere associati con cautela considerando, eventualmente, la riduzione del dosaggio di nifedipina.L'assunzione contemporanea di succo di pompelmo inibisce il metabolismo ossidativo della nifedipina con conseguente aumento della sua concentrazione plasmatica che può causare un maggiore effetto antiipertensivo.La valutazione dei valori urinari dell'acido vanilil-mandelico effettuata con il metodo spettrofotometrico, in presenza di nifedipina, può evidenziare falsi incrementi dell'acido stesso.Tali valori non vengono, invece, modificati utilizzando il metodo HPLC.
Gravidanza La nifedipina è controindicata in corso di gravidanza.
La nifedipina si è dimostrata in grado di provocare effetti teratogeni nel ratto e nel coniglio, comprese le anomalie digitali.
Tali anomalie sono, verosimilmente, il risultato della compromissione del flusso ematico uterino.
La somministrazione del principio attivo ha comportato una varietà di effetti tossici a carico dell´embrione, della placenta e del feto come scarso sviluppo fetale (ratto, topo, coniglio), ridotte dimensioni placentari ed ipotrofia dei villi coriali (scimmia), morte degli embrioni e dei feti (ratto, topo, coniglio) e prolungamento della gestazione/ridotta sopravvivenza neonatale (ratto; non valutati in altre specie).
Tutti i dosaggi associati ad effetti teratogeni, embriotossici e fetotossici erano tossici per l´organismo materno e, comunque, risultavano di molte volte superiori la posologia massima indicata per l´impiego umano.
Non esistono studi adeguati e ben controllati nelle donne in gravidanza.
In singoli casi di fertilizzazzione in vitro i calcio-antagonisti come la nifedipina sono stati associati ad alterazioni biochimiche reversibili in corrispondenza della parte apicale dello spermatozoo, con possibile alterazione funzionale dello sperma.
Nei casi di ripetuto insuccesso della fertilizzazione in vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio-antagonisti come la nifedipina dovrebbero essere considerati come possibile causa.
Allattamento La nifedipina passa nel latte materno.
Poichè non esistono dati sui possibili effetti sul neonato, qualora dovesse rendersi necessario un trattamento con nifedipina durante questo periodo, l´allattamento dovrebbe essere interrotto.
Gravidanza La nifedipina è controindicata in corso di gravidanza.La nifedipina si è dimostrata in grado di provocare effetti teratogeni nel ratto e nel coniglio, comprese le anomalie digitali.
Tali anomalie sono, verosimilmente, il risultato della compromissione del flusso ematico uterino.
La somministrazione del principio attivo ha comportato una varietà di effetti tossici a carico dell'embrione, della placenta e del feto come scarso sviluppo fetale (ratto, topo, coniglio), ridotte dimensioni placentari ed ipotrofia dei villi coriali (scimmia), morte degli embrioni e dei feti (ratto, topo, coniglio) e prolungamento della gestazione/ridotta sopravvivenza neonatale (ratto; non valutati in altre specie).
Tutti i dosaggi associati ad effetti teratogeni, embriotossici e fetotossici erano tossici per l'organismo materno e, comunque, risultavano di molte volte superiori la posologia massima indicata per l'impiego umano.Non esistono studi adeguati e ben controllati nelle donne in gravidanza.In singoli casi di fertilizzazione in vitro i calcio-antagonisti come la nifedipina sono stati associati ad alterazioni biochimiche reversibili in corrispondenza della parte apicale dello spermatozoo, con possibile alterazione funzionale dello sperma.Nei casi di ripetuto insuccesso della fertilizzazione in vitro, non riconducibili ad altri motivi, i calcio-antagonisti come la nifedipina dovrebbero essere considerati come possibile causa.Allattamento La nifedipina passa nel latte materno.
Poiché non esistono dati sui possibili effetti sul neonato, qualora dovesse rendersi necessario un trattamento con nifedipina durante questo periodo, l'allattamento dovrebbe essere interrotto.
Le reazioni al farmaco, che variano da individuo ad individuo, possono compromettere la capacità di guidare o di usare macchinari.
Ciò si riferisce particolarmente all´inizio del trattamento, al cambio del farmaco ed in relazione all´assunzione di bevande alcoliche.
Le reazioni al farmaco, che variano da individuo ad individuo, possono compromettere la capacità di guidare o di usare macchinari.
Ciò si riferisce particolarmente all'inizio del trattamento, al cambio del farmaco ed in relazione all'assunzione di bevande alcoliche.
Le reazioni avverse più comuni basate sulle sperimentazioni cliniche e classificate per frequenza ed apparato sono:
Frequenza d´incidenza >1% < 10% Organismo nel suo complesso:
astenia (stanchezza) Apparato cardiovascolare:
vasodilatazione (vampate, sensazione di calore) Disordini metabolici e nutrizionali:
edema periferico Sistema nervoso:
giramento di testa, cefalea Frequenza d´incidenza >0,1% < 1% Apparato cardiovascolare:
sintomatologia pseudo-anginosa, dolore toracico, ipotensione, palpitazione, tachicardia Apparato digerente:
stipsi, diarrea, nausea Sistema nervoso:
nervosismo Cute ed annessi:
prurito, rash (esantema) Organi di senso:
alterazione della vista Frequenza d´incidenza > 0,01% < 0,1% Organismo nel suo complesso:
reazione allergica Apparato cardiovascolare:
sincope Apparato muscolo-scheletrico:
mialgia Sistema nervoso:
tremore, vertigine Apparato respiratorio:
dispnea Apparato uro-genitale aumento dell´escrezione urinaria giornaliera Le reazioni avverse più comuni basate sulle segnalazioni spontanee e classificate per frequenza ed apparato, calcolate sulla popolazione esposta al farmaco sono:
Frequenza d´incidenza > 0,01% < 0,1% Apparato digerente:
iperplasia gengivale Frequenza d´incidenza < 0,01% Apparato digerente:
disturbi gastroenterici, alterazione degli indici di funzionalità epatica Apparato emo-linfatico:
agranulocitosi, porpora Disordini metabolici e nutrizionali:
iperglicemia Sistema nervoso:
parestesia Cute ed annessi:
ginecomastia, dermatite fotosensibile, orticaria
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Sintomatologia Nei casi di grave intossicazione da nifedipina sono stati osservati i seguenti sintomi:
disturbi della coscienza fino al coma, calo della pressione arteriosa, alterazioni del ritmo cardiaco di tipo tachi/bradicardico, iperglicemia, acidosi metabolica, ipossia, shock cardiogeno con edema polmonare.
Trattamento Per quanto riguarda il trattamento, hanno la priorità l´eliminazione della sostanza attiva e la stabilizzazione delle condizioni cardiovascolari.
Per l´ingestione orale è indicata la lavanda gastrica, eventualmente associata all´irrigazione del piccolo intestino.
In caso d´intossicazione con Adalat, l´eliminazione dev´essere la più completa possibile, compreso l´intestino tenue, al fine di prevenire l´assorbimento del principio attivo.
L´emodialisi è inutile in quanto la nifedipina non è dializzabile ma è consigliabile la plasmaferesi (per l´elevato legame proteico ed il relativamente basso volume di distribuzione).
I disturbi bradicardici del ritmo cardiaco possono essere trattati con _-simpaticomimetici mentre per le alterazioni di questo tipo pericolose per la vita dev´essere preso in considerazione l´impiego di un �€œpacemaker�€� temporaneo.
L´ipotensione come risultato dello shock cardiogeno e della vasodilatazione arteriosa può essere trattata con il calcio (10.20 ml di soluzione di calcio gluconato al 10% da somministrarsi lentamente per via endovenosa, eventualmente da ripetersi).
Come risultato, la calcemia può raggiungere i valori alti della norma o superarli di poco.
Qualora l´effetto del calcio sulla pressione sanguigna dovesse rivelarsi insufficiente dovranno essere somministrati anche dei vasocostrittori simpaticomimetici, quali la dopamina o la noradrenalina, il cui dosaggio dovrà essere determinato esclusivamente dal risultato ottenuto.
L´ulteriore somministrazione di liquidi o di espansori plasmatici andrà effettuata con prudenza per il pericolo di sovraccarico cardiaco.
La nifedipina è un calcio-antagonista del gruppo 1,4 diidropiridinico.
I calcio-antagonisti riducono l´afflusso intracellulare transmembrana del calcio che si verifica attraverso i canali lenti del calcio.
La nifedipina agisce particolarmente sulle cellule miocardiche e su quelle muscolari delle arterie coronarie e dei vasi periferici di resistenza.
A livello cardiaco la nifedipina dilata le arterie coronarie, in particolare i grandi vasi di conduttanza, ed anche i segmenti di parete libera da patologia nelle zone parzialmente stenotiche.
Inoltre la nifedipina riduce il tono della muscolatura liscia vasale allo stesso livello prevenendone il vasospasmo.
Il risultato finale di queste azioni è un incremento del flusso ematico post-stenotico e conseguentemente un aumento dell´apporto di ossigeno.
Contemporaneamente a ciò la nifedipina riduce la richiesta miocardica di ossigeno riducendo le resistenze periferiche (post-carico).
In terapia cronica, a lungo termine, la nifedipina è anche in grado di prevenire lo sviluppo di nuove lesioni aterosclerotiche a livello coronarico.
La nifedipina riduce il tono della muscolatura liscia arteriolare, pertanto, riducendo le resistenze periferiche aumentate, è in grado di abbassare la pressione arteriosa.
All´inizio della terapia con nifedipina si può verificare un transitorio incremento riflesso della frequenza cardiaca e quindi della portata cardiaca.
Comunque questo incremento non è tale da compensare la vasodilatazione.
Inoltre la nifedipina provoca un aumento della escrezione renale di acqua e sodio sia nel trattamento a breve termine che in quello a lungo termine.
L´effetto ipotensivo della nifedipina è particolarmente pronunciato nei pazienti ipertesi.
Nei soggetti con Sindrome di Raynaud la nifedipina è in grado di prevenire o ridurre gli episodi di vasospasmo alle dita.
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Assorbimento Dopo somministrazione orale
la nifedipina viene immediatamente
e quasi completamente
assorbita.La biodisponibilità
sistemica
della nifedipina somministrata
per os è del 45-56% a causa dell´effettodel primo
passaggio epatico.
La
massima
concentrazione
plasmatica
e sierica viene raggiunta a 30-60
minuti.
La contemporanea
assunzione di alimenti ne ritarda l´assorbimento
ma non lo riduce. La tabella seguente
mostra il picco
medio di concentrazione
plasmatica (Cmax)
ed il tempo al quale esso viene raggiunto (Tmax).
10
mg 65 - 100 a stomaco
vuoto: 0,5 - 1 a stomaco pieno: 1 – 2 Distribuzione La nifedipina si lega per il 95% alle
proteine plasmatiche (albumina).Biotrasformazione Dopo somministrazione orale la
nifedipina viene metabolizzata a
livello della parete intestinale e del fegato principalmente
attraverso un processo ossidativo.
I metaboliti
ossidati non presentano attività farmacologica.
La via di escrezione fondamentale
della nifedipina nella forma ossidata
èquella renale, solo il 5-15% viene escreto attraverso la bile con le feci.
Il farmaco
non metabolizzatosi trova
in tracce (meno dello 0,1%)
nelle urine. Eliminazione L´emivita
di eliminazione è di 1,7-3,4 ore.
Non
è stato riscontrato alcun accumulo
della sostanza,alla posologia usuale, durante trattamento
prolungato.
In caso di insufficienza renale non sono state rilevate sostanziali modificazioni rispetto ai volontari
sani.
In presenza
di compromissione
della funzionalità epatica l´emivita di eliminazione
è nettamente allungata
e la clearance totale delfarmaco
si riduce.
Nei casi più severi può
essere
necessaria una
riduzione della dose.
Tossicità acuta: la tossicità acuta è
stata indagata in varie specie animali
ed i risultati sono elencatiin particolare
nella tabella seguente: Dose Letale50 (LD 50) (mg/kg) orale endovenosa Topo 494 (421-572)* 4,2 (3,8-4,6)* Ratto 1022 (950-1087)* 15,5
(13,7-17,5)* Coniglio 250-500 2-3
Gatto |
circa 100 |
0,5-8 |
Cane |
>250 |
2.3 |
* Intervallo di confidenza 95% Tossicità subacuta
e subcronica:
la somministrazione
orale giornaliera a ratti (50
mg/kg di peso) eda cani (100 mg/kg di peso) per periodi
rispettivamente di 13 e 4 settimane
è stata tollerata senza la comparsa
di effetti tossici.
In somministrazione parenterale (endovenosa) i cani hanno tollerato finoa 0,1
mg/kg di peso al dì per 6 giorni
senza danni.
La somministrazione
endovenosa giornaliera di2,5
mg/kg di peso per un periodo di 3 settimane
è stata tollerata dai ratti senza
la comparsa di segnidi danno d´organo. Tossicità cronica: i cani hanno
tollerato fino a 100 mg/kg di peso al
dì, somministrate per os per un periodo di
un anno, senza presentare
effetti tossici.
Nei ratti sono comparsi
effetti tossici con concentrazioni
superiori ai 100 ppm nel cibo (circa 5-7 mg/kg di peso corporeo).
Cancerogenesi:uno studio a lungo termine
sui ratti (2 anni) non ha fornito
evidenze di alcun effetto cancerogenodella nifedipina.
Mutagenicità : per
valutare l´effetto
mutageno sono stati eseguiti sul topo
il test diAmes,
il test della dominanza letale ed il
test del
micronucleo.
Non è stato possibile evidenziare
alcun effetto mutageno della nifedipina.
Tossicologia della riproduzione: è
stato dimostrato
che lanifedipina ha un effetto teratogeno nel
ratto e nel coniglio con varie
espressioni tra le quali anomalie
digitali.
Le anomalie digitali sono
probabilmente il risultato di una compromissione
del flussoematico
uterino.
La somministrazione
di nifedipina si è associata
a vari effetti tossici
su embrione,
placenta e feto, tra essi feti poco
sviluppati
(in ratto, topo e coniglio),
placenta piccola e villi coriali
ipoplasici (nella scimmia), morte embrionale e fetale (in
ratto, topo e coniglio) ed allungamentodella
gestazione/ridotta sopravvivenza dei neonati (nel ratto, non valutata
in altre specie).
Tutte le dosi associate
ad effetti teratogeni
o tossici su embrione e
feto negli animali
erano
tossiche per la
madre e di parecchio
superiori alla
massima
dose consigliata nell´uomo.
Glicerina anidra, acqua demineralizzata, saccarina sodica, essenza di menta piperita, polietilenglicole 400.
Non note
3 anni
La nifedipina è altamente sensibile alla luce:
pertanto le capsule non devono essere rotte perchè la protezione dalla luce non è più assicurata.
Blister opaco di PVC/Alluminio e PP/Al
La sostanza fotosensibile contenuta nella capsula è sostanzialmente protetta dalla luce all'interno ed al di fuori della confezione.
Si consiglia tuttavia di non esporre a lungo le capsule alla luce solare diretta.
BAYER S.p.A.
- V.le Certosa, 130 Milano
BAYER S.p.A.Viale Certosa, 130 - 20156 Milano (MI)
AIC 023316021
AIC n.
023316021
Vendita su presentazione di ricetta medica.
Vendita su presentazione di ricetta medica.
Prima autorizzazione:
28.04.76 Rinnovo autorizzazione giugno 2000 (in commercio dal maggio 1976)
Prima autorizzazione: 28.04.76Rinnovo autorizzazione: giugno 2000(in commercio dal maggio 1976)
Non soggetta
Non soggetta.