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ADREVIEW
1 ml di soluzione iniettabile contiene:
Principio attivo:
Iobenguano (123I), 74 MBq alla data e ora di calibrazione
La radioattività specifica è non meno di 10 GBq di Iodio-123 per grammo di iobenguano base.
Lo Iodio-123 è un prodotto del ciclotrone con una emivita fisica di 13.21 ore.
Lo Iodio-123 decade emettendo radiazioni gamma pure con una energia predominante di 159 keV e raggi X con energia di 27 keV.
Eccipienti:
Alcool benzilico: 10.4 mg/ml
Sodio: 4.23 mg/ml
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere paragrafo 6.1.
Soluzione iniettabile per uso endovenoso
Soluzione limpida ed incolore.
Medicinale solo per uso diagnostico.
Localizzazione mediante diagnosi scintigrafica di tumori che derivano da tessuto originato embriologicamente dalla cresta neurale. Questi sono feocromocitomi, paragangliomi, chemodectomi e ganglioneuromi.
Rilevazione, stadiazione e follow up nella terapia dei neuroblastomi.
Valutazione dell’uptake di iobenguano. La sensibilità della visualizzazione diagnostica è differente per le entità patologiche elencate.
I feocromocitomi ed i neuroblastomi sono sensibili nel 90% circa dei pazienti, i carcinoidi nel 70% ed i carcinomi midollari della ghiandola tiroide (MCT) soltanto nel 35%.
Studi sulla funzionalità della midollare del surrene (iperplasia) e del miocardio (innervazione simpatica).
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Lo Iobenguano (123I) è somministrato secondo il seguente schema di dosaggio:
Adulti: il dosaggio raccomandato è 80-200 MBq. Possono essere giustificate anche attività più elevate
Bambini fino a 6 mesi (vedere paragrafo 4.3): 4 MBq per kg di peso corporeo (max. 40 MBq).
Bambini fra 6 mesi e 2 anni: 4 MBq per kg di peso corporeo (min. 40 MBq).
Bambini oltre i 2 anni: la dose da somministrare dev’essere una frazione di quella dell’adulto calcolata in base al peso corporeo. Le dosi raccomandate (assumendo un dosaggio nell’adulto di 200 MBq) sono le seguenti:
peso | attività somministrata | peso | attività somministrata | peso | attività somministrata |
3 kg | 20 MBq | 15 kg | 76 MBq | 40 kg | 152 MBq |
4 kg | 28 MBq | 20 kg | 92 MBq | 45 kg | 162 MBq |
6 kg | 38 MBq | 25 kg | 110 MBq | 50 kg | 176 MBq |
8 kg | 46 MBq | 30 kg | 124 MBq | | |
10 kg | 54 MBq | 35Kg | 140 MBq | | |
La tecnica di acquisizione può influenzare la posologia (per es. gamma camera ad alta sensibilità).
Sono stati riportati metodi alternativi per il calcolo della frazione di dose dell’adulto, da somministrare ai soggetti pediatrici. Jacobs et al., (Eur J Nucl Med Mol Imaging 2005;32:581-8) raccomandano un aggiustamento della dose per gli adulti utilizzando i seguenti fattori di moltiplicazione:
Peso | Fattore di moltiplicazione | Peso | Fattore di moltiplicazione | Peso | Fattore di moltiplicazione |
3 kg | 0.07 | 15 kg | 0.26 | 40 kg | 0.62 |
4 kg | 0.08 | 20 kg | 0.34 | 45 kg | 0.68 |
6 kg | 0.12 | 25 kg | 0.41 | 50 kg | 0.75 |
8 kg | 0.15 | 30 kg | 0.48 | | |
10 kg | 0.19 | 35 kg | 0.55 |
Iobenguano (123I) è somministrato mediante iniezione endovenosa lenta. La durata della somministrazione in vena deve essere di 1-5 minuti. Qualora sia ritenuto necessario, si può provvedere ad una somministrazione a tergo di una soluzione di sodio cloruro 0,9% con un volume non superiore a quello iniettato per assicurare il completo utilizzo della dose.
Per i pazienti anziani non è necessario uno speciale schema di dosaggio.
Non sono disponibili studi clinici adeguati e controllati in bambini e adolescenti pertanto l’utilizzo in tali fasce di età deve essere riservato a casi in cui sia assolutamente indispensabile.
La sicurezza e l’efficacia nei pazienti pediatrici al di sotto di 1 mese di età non sono state stabilite.
Le istruzioni per la preparazione dei radiofarmaci sono fornite nel paragrafo 12.
Ipersensibilità al principio attivo o ad uno qualsiasi degli eccipienti.
Questo medicinale contiene alcool benzilico: 10.4 mg/ml. Questo medicinale non deve essere somministrato a neonati prematuri o a neonati.
L’assunzione di farmaci di cui sia nota o si presuma la capacità di ridurre l’uptake di
Iobenguano (123I) deve essere interrotta prima del trattamento (di norma cinque emivite biologiche).
L’inibizione tiroidea deve essere iniziata 24-48 ore prima della somministrazione di Iobenguano (123I) e continuata per almeno 3 giorni. Il blocco ottenuto con potassio perclorato si raggiunge con la somministrazione di circa 400 mg/die. Il blocco ottenuto con potassio ioduro, potassio iodato o soluzione di Lugol deve essere eseguito con un equivalente di 100 mg/die di iodio.
In caso di inibizione tiroidea mediante perclorato di potassio occorre tenere conto dei rischi connessi a tale pratica quali l’anemia aplastica.
Immagini scintigrafiche anteriori e posteriori di tutto il corpo e/o le corrispondenti immagini focali e/o le immagini SPECT si ottengono 24 ore dopo l’iniezione di Iobenguano (123I). Queste possono eventualmente essere ripetute dopo 48 ore.
L’uptake di Iobenguano nei granuli cromaffini può, teoricamente, causare una rapida secrezione di noradrenalina che può causare una crisi ipertensiva. E’ pertanto necessario un continuo monitoraggio del paziente durante la somministrazione. Lo Iobenguano (123I) deve essere somministrato lentamente (impiegare 1-5 minuti per somministrare una dose ad un paziente).
La sicurezza e l’efficacia nei pazienti pediatrici al di sotto di 1 mese di età non sono state stabilite.
Questo medicinale contiene:
Alcool benzilico 10.4 mg/ml. L’alcool benzilico può causare reazioni tossiche e reazioni anafilattiche in lattanti e bambini fino a 3 anni di età.
0.18 mmol (4.23 mg) di sodio per ml. Questo medicinale contiene meno di 1 mmole (23 mg) di sodio per dose, quindi è essenzialmente privo di sodio.
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È noto o può essere atteso che i seguenti farmaci possano prolungare o ridurre l’uptake di iobenguano nei tumori della cresta neurale:
è stato osservato che la nifedipina (un calcio antagonista) prolunga la ritenzione di iobenguano;
una diminuzione dell’uptake è stata osservata in regimi terapeutici che prevedevano la somministrazione di reserpina, labetalolo, calcio antagonisti (diltiazem, nifedipina, verapamil), antidepressivi triciclici (amitriptilina, imipramina e derivati), agenti simpaticomimetici (presenti nei decongestionanti nasali, quali fenilefrina, efedrina o fenilpropanolamina), cocaina, e fenotiazina. Questi medicinali devono essere interrotti prima della somministrazione di Iobenguano (123I) (normalmente per cinque emivite biologiche per consentire un completo washout).
Gravidanza
Non sono stati condotti studi sulla tossicità riproduttiva negli animali (vedere paragrafo 5.3).
Nel caso si renda necessario somministrare un radiofarmaco a donne in età fertile, devono sempre essere raccolte opportune informazioni circa la possibile gravidanza. Ogni donna che abbia saltato un ciclo mestruale deve essere considerata in stato di gravidanza finché si dimostri il contrario. In caso di incertezza, è importante che l’esposizione alle radiazioni sia ridotta al minimo necessario per ottenere le informazioni cliniche desiderate. Devono essere prese in considerazione tecniche alternative che non comprendono il ricorso a radiazioni ionizzanti.
Procedure eseguite con l’uso di radionuclidi in donne in stato di gravidanza comportano anche l’esposizione del feto a dosi di radiazioni.
Soltanto le indagini indispensabili devono essere eseguite durante la gravidanza, quando verosimilmente i benefici siano superiori ai rischi a cui possono incorrere la madre ed il feto.
AdreView contiene alcool benzilico. L’alcool benzilico può passare la placenta. Si deve considerare la sua eventuale tossicità per i prematuri dopo l’iniezione di AdreView appena prima, durante il parto o il cesareo.
Allattamento
Prima della somministrazione di un medicinale radioattivo ad una madre in fase di allattamento al seno, deve essere presa in considerazione la possibilità di posticipare ragionevolmente l’indagine fino a quando la madre abbia terminato l’allattamento al seno e deve essere verificato che sia stato scelto il radiofarmaco più appropriato tenendo in considerazione la secrezione di attività nel latte materno.
Se la somministrazione è considerata necessaria, l’allattamento al seno deve essere interrotto per tre giorni ed il latte prodotto deve essere eliminato. L’allattamento al seno può essere ricominciato quando il livello di radiazioni nel latte sia non superiore ad una dose di radiazioni di 1 mSv.
Non sono stati effettuati studi sulla capacità di guidare veicoli e sull’uso di macchinari.
Sono stati riportati i seguenti effetti indesiderati: rossore, orticaria, nausea, brividi di freddo ed altri sintomi di reazioni anafilattoidi. Quando il farmaco viene somministrato troppo velocemente, palpitazioni, dispnea, sensazioni di calore, ipertensione transitoria e crampi addominali possono insorgere durante o immediatamente dopo la somministrazione. Questi sintomi scompaiono dopo circa un’ora.
Per ciascun paziente, l’esposizione a radiazioni ionizzanti deve essere giustificata sulla base del possibile beneficio. L’attività somministrata deve essere tale che la dose di radiazione risultante sia la più bassa ragionevolmente raggiungibile considerando la necessità di ottenere il risultato diagnostico o terapeutico desiderato.
Patologie cardiache | Palpitazioni |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
Patologie congenite, familiari e genetiche | Difetti ereditari. |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche | Dispnea |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
Patologie gastrointestinali | Crampi addominali. |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
Tumori benigni, maligni e non specificati (cisti e polipi compresi) | Induzione di tumori. |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
Patologie vascolari | Ipertensione transitoria |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione | Sensazione di calore |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
Disturbi del sistema immunitario | Rossore, orticaria, nausea, brividi di freddo ed altri sintomi di reazioni anafilattoidi. |
Frequenza non nota (non può essere stimata sulla base dei dati disponibili) |
L’esposizione alle radiazioni ionizzanti è correlata all’induzione di tumori e ad un potenziale sviluppo di difetti ereditari. Per le indagini di medicina diagnostica nucleare, le attuali evidenze suggeriscono che questi effetti avversi si verificano con una bassa frequenza a causa delle basse dosi di radiazioni a cui il paziente viene esposto.
Per molte indagini diagnostiche che usano una procedura di medicina nucleare la dose effettiva è inferiore a 20 mSv. Dosi più elevate possono essere giustificate in alcuni casi clinici.
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L’effetto di un sovradosaggio di Iobenguano è dovuto al rilascio di adrenalina. Tale effetto è di breve durata e richiede misure di supporto terapeutico volte a ridurre la pressione sanguigna rappresentate dall’immediata iniezione di un agente bloccante alfa-adrenergico ad azione rapida (fentolamina) seguito da un beta-bloccante (propanololo). Poiché quella renale costituisce la via principale di eliminazione, il mantenimento del più elevato flusso urinario possibile è essenziale per ridurre l’influenza della radiazione.
La natura del radioisotopo e la quantità di Iobenguano presente rendono improbabile il sovradosaggio.
Categoria farmacoterapeutica: altri radiofarmaceutici diagnostici per la rilevazione dei tumori, codice ATC: V09IX01
Iobenguano (123I) è una ar-alchilguanidina radioiodata. La sua struttura contiene il gruppo guanidinico della guanetidina legato a un gruppo benzilico in cui è stato introdotto lo iodio.
Come la guanetidina, le ar-alchilguanidine sono agenti bloccanti dei neuroni adrenergici.
Come conseguenza di una somiglianza funzionale tra i neuroni adrenergici e le cellule cromaffini della midollare del surrene, Iobenguano è in grado di localizzarsi preferenzialmente nella midollare delle ghiandole surrenali. Si verifica inoltre una localizzazione nel miocardio.
Delle varie ar-alchilguanidine, lo Iobenguano è la sostanza preferita a causa del suo basso uptake epatico e della sua migliore stabilità in vivo, che determina il più basso uptake ottenibile di iodio liberato dalla tiroide.
Il trasporto di Iobenguano attraverso le membrane delle cellule che originano dalla cresta neurale è un processo attivo quando la concentrazione del farmaco è bassa (come accade con dosaggi utilizzati a scopo diagnostico). Il meccanismo di uptake può essere inibito da inibitori dell’uptake quali la cocaina o la desmetilimipramina. Successivamente, un meccanismo attivo trasferisce almeno una parte dello Iobenguano intracellulare nei granuli di accumulo all’interno delle cellule.
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Lo Iobenguano viene in larga misura escreto inalterato dai reni. Una percentuale variabile dal 70 al 90% delle dosi somministrate viene riscontrata nell’urina entro 4 giorni. Nell’urina sono stati riscontrati i seguenti prodotti di degradazione metabolica: radioioduri, acido meta-iodoippurico radioiodato, idrossi-iodobenzilguanidina radioiodata e acido meta-iodobenzoico radioiodato.
Queste sostanze rappresentano circa il 5 - 15% della dose somministrata.
Il modello di distribuzione dello Iobenguano comprende un rapido uptake iniziale nel fegato (33% della dose somministrata) e molto inferiore nei polmoni (3%), miocardio (0,8%), milza (0,6%) e ghiandole salivari (0,4%). L’uptake da parte delle surrenali normali (midollare del surrene) può portare alla visualizzazione con lo Iobenguano (123I). Le surrenali iperplastiche presentano un elevato uptake.
Nei cani la dose di 20 mg/kg è una dose letale. Livelli di dosaggio più bassi (14 mg/kg) provocano segni clinici transitori di un effetto tossico. Somministrazioni endovenose ripetute di 20 - 40 mg/kg nei ratti inducono segni di grave tossicità clinica. Somministrazioni endovenose ripetute di dosi da 5 a 20 mg/kg inducono effetti rappresentati da distress respiratorio, ma gli effetti a lungo termine sono rappresentati soltanto da un lieve aumento di peso del fegato e del cuore. Somministrazioni ripetute di dosi da 2,5 a 10 mg/kg nei cani inducono effetti clinici, rappresentati da un aumento della pressione sanguigna e da anomalie della frequenza e della propagazione del battito cardiaco, ma tutti i segni sono risultati di natura transitoria.
Nei sistemi di test utilizzati non si sono potuti dimostrare effetti mutageni. Non sono stati pubblicati studi su effetti carcinogeni di iobenguano.
Non sono stati condotti studi sulla tossicità riproduttiva negli animali.
Alcool benzilico
3-iodobenzilguanidina
Sodio fosfato monobasico diidrato
Sodio fosfato bibasico diidrato
Acqua per preparazioni iniettabili
In assenza di studi di compatibilità, questo medicinale non deve essere miscelato con altri medicinali.
Può essere utilizzato fino a 36 ore dal tempo di calibrazione riportato in etichetta.
Dopo l’apertura, conservare in frigorifero (2°C – 8°C) ed utilizzare entro 8 ore.
Il medicinale deve essere conservato a temperatura non superiore a 25°C. Non congelare. Conservare al riparo dalla luce.
Conservare nel contenitore di piombo originale o in un contenitore equivalente.
Il prodotto deve essere conservato in ottemperanza con le normative locali relative ai materiali radioattivi.
Per le condizioni di conservazione del prodotto dopo l’apertura, vedere paragrafo 6.3.
La confezione contiene 1 flaconcino. Il volume può variare da 0.5 ml a 10 ml di soluzione, corrispondenti ad un intervallo di 37 MBq – 740 MBq alla data ed ora di calibrazione.
Flaconcino in vetro (tipo I) da 10 ml chiuso con un tappo in gomma rivestito con teflon e sigillato con una capsula di alluminio. Ciascun flaconcino è racchiuso in un contenitore in piombo dello spessore appropriato.
Devono essere osservate le normali precauzioni per la manipolazione dei materiali radioattivi. Dopo l’uso, tutti i materiali associati alla preparazione ed alla somministrazione di radiofarmaci, compreso il prodotto inutilizzato ed il suo contenitore, devono essere decontaminati o trattati come rifiuti radioattivi e smaltiti in accordo con le specifiche normative previste dalle autorità competenti locali.
I materiali contaminati devono essere smaltiti come materiale radioattivo in conformità alla normativa locale vigente.
GE Healthcare S.r.l.
Via Galeno 36
20126 – Milano
Italia
A.I.C. n. 038979011
1 Ottobre 2010
Determinazione V&A.N/N° 2015 del 1 Ottobre 2010