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ALDOMET
Ogni compressa rivestita con film da 250 mg contiene: 250 mg di metildopa.
Ogni compressa rivestita con film da 500 mg contiene: 500 mg di metildopa.
Per gli eccipienti, vedere 6.1
Compresse rivestite con film
ALDOMET è indicato nel trattamento dell'ipertensione moderata o grave.
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ALDOMET è disponibile in compresse da 250 e 500 mg di metildopa, per uso orale.
Di solito si inizia la terapia somministrando, nelle prime 48 ore, 250 mg due o tre volte al giorno.
Successivamente la dose giornaliera può essere regolata, preferibilmente ad intervalli non inferiori a due giorni fino a raggiungere una risposta adeguata. Una volta raggiunta la dose efficace, nella maggior parte dei pazienti si osserva una graduale risposta della pressione arteriosa già entro 12-24 ore.
La posologia di ALDOMET consigliata pro die va da 500 mg fino a 2 g in dosi suddivise. Benchè alcuni pazienti abbiano risposto a dosi più elevate non è risultato utile superare la dose massima pro die di 3 g.
Le compresse da 500 mg sono state studiate per la terapia dei pazienti che richiedono due compresse da 250 mg per ogni dose somministrata. Questo tipo di posologia non è stato studiato per la terapia iniziale di pazienti ipertesi precedentemente mai trattati.
Uso con tiazidici
Qualora con una posologia giornaliera di 2 g di metildopa non si riesca a mantenere un efficace controllo della pressione arteriosa, si consiglia l'associazione con un diuretico tiazidico.
Poichè è stato dimostrato che i tiazidici completano l'efficacia della metildopa, i pazienti dovrebbero essere seguiti attentamente in modo da scoprire variazioni della pressione arteriosa. Per prevenire un'eccessiva caduta dei valori pressori, il medico potrà scegliere, non appena associato un tiazidico, di ridurre del 50% la posologia di ALDOMET oppure di continuare, se lo preferisce, con l'intera posologia di ALDOMET associando un tiazidico con piccoli aumenti graduali della posologia in modo da determinare l'effetto potenziante. ALDOMET può essere introdotto nella terapia antiipertensiva di pazienti trattati con tiazidici. La posologia di ALDOMET dovrebbe essere limitata inizialmente a non più di 375 mg al giorno durante le prime 48 ore ed aumentata gradualmente ad intervalli non inferiori a due giorni fino a che venga ottenuta una risposta adeguata.
Trasferimento da altri farmaci antiipertensivi.
La terapia con ALDOMET può essere iniziata nella maggior parte dei pazienti già trattati con altri farmaci antiipertensivi sospendendo le somministrazioni di questi farmaci antiipertensivi gradualmente se richiesto (prima di sospendere questi farmaci consultare la scheda tecnica).
ALDOMET, somministrato susseguentemente in pazienti già trattati con i precedenti antiipertensivi, deve essere limitato ad una dose iniziale di non più di 375 mg al giorno ed aumentata secondo bisogno ad intervalli non inferiori ai due giorni.
Informazioni generali
La metildopa è abbondantemente eliminata per via renale. Pertanto, i pazienti con funzione renale compromessa possono rispondere a dosi di farmaco inferiori a quelle necessarie per i pazienti con funzione renale integra. Casi di sincope, verificatisi nei pazienti più anziani, sono stati messi in relazione ad una maggiore sensibilità dei pazienti con avanzata vasculopatia arteriosclerotica: ciò può essere evitato riducendo la posologia di ALDOMET.
In molti pazienti si verifica un effetto sedativo per la durata di due o tre giorni dall'inizio della terapia con ALDOMET o quando si aumenta la dose.
Quando si aumenta la posologia è consigliabile incominciare incrementando la dose serale; in tal modo si minimizza l'effetto sedativo senza che l'ipotensione posturale del mattino venga accentuata.
Talora, sia in fase iniziale che in fase avanzata di trattamento, può verificarsi assuefazione; è più probabile però che ciò si verifichi tra il secondo ed il terzo mese di terapia. L'aumento della posologia di ALDOMET o l'adozione di una terapia associata con tiazidici frequentemente ristabilisce un controllo efficace della pressione arteriosa. Dato che la metildopa ha una durata di azione relativamente breve, l'interruzione del trattamento è seguita da un graduale ritorno ai precedenti livelli pressori di solito entro 48 ore.
Ciò non viene complicato da un rimbalzo pressorio.
Malattie epatiche in atto, quali epatite acuta e cirrosi attiva; gravi nefropatie con valori dell'azotemia molto elevati, ipersensibilità (incluso disordini epatici associati ad una precedente terapia con metildopa).
La metildopa deve essere usata con cautela nei pazienti con dati anamnestici di epatopatia o di disfunzioni epatiche (vedi Speciali avvertenze e precauzioni per l’uso).
La metildopa non è consigliata per il trattamento di pazienti con feocromocitoma.
Nel corso del trattamento con la metildopa si sono verificati rari casi di anemia emolitica acquisita. In considerazione di tale rischio, l'impiego del prodotto andrà limitato, dopo attenta valutazione del rapporto rischio-beneficio da parte del medico, ai casi in cui altri farmaci antiipertensivi di abituale uso siano risultati inefficaci o controindicati.
In presenza di sintomi clinici che indichino la possibilità di anemia, è opportuno determinare l'emoglobina e/o l'ematocrito.
In caso di anemia si devono effettuare gli opportuni esami di laboratorio per accertare l'eventuale presenza di emolisi. In caso di anemia emolitica accertata, il trattamento deve essere interrotto. Interrompendo la somministrazione della metildopa o instaurando un trattamento corticosteroideo di solito si è ottenuta la rapida remissione dell'anemia. Tuttavia raramente si sono verificati casi letali.
In alcuni pazienti sottoposti a trattamento protratto con metildopa si è riscontrata positività nel test di Coombs diretto. Da parte di diversi ricercatori è stato riferito che l'incidenza della positività del test di Coombs variava dal dieci al venti per cento. Raramente si riscontra positività del test di Coombs nei primi sei mesi di terapia con metildopa; se ciò non si verifica entro 12 mesi è improbabile che la positività si manifesti prolungando il trattamento. Tale fenomeno è dose-dipendente, per cui si verifica con la minima frequenza nei pazienti che sono trattati con 1 g di metildopa al giorno o con una posologia minore.
Dopo qualche settimana, o qualche mese dall'interruzione del trattamento, il test di Coombs risulta nuovamente negativo. In caso di necessità di trasfusioni, l'essere a conoscenza di una reazione positiva al test di Coombs è utile per la valutazione delle prove crociate di compatibilità. I pazienti in cui, durante le prove crociate, si riscontra test di Coombs positivo, possono risultare incompatibili nella prova crociata minore. In questo caso è opportuno eseguire il test di Coombs indiretto. Se questo risulta negativo, la trasfusione con il sangue in esame - che d'altra parte risulta compatibile nella prova crociata maggiore - può essere senz'altro effettuata. Tuttavia, se questo risulta positivo spetta all'ematologo o all'esperto in problemi di trasfusioni la decisione della trasfusione con sangue compatibile nella prova crociata maggiore. Raramente si è rilevata una riduzione reversibile del numero dei leucociti, con interessamento principale dei granulociti.
All'interruzione del trattamento il numero dei granulociti ritornò prontamente alla norma. Si sono avuti rari casi di trombocitopenia reversibile.
Occasionalmente nelle prime 3 settimane di trattamento con metildopa si è verificata febbre; in alcuni casi questa era associata ad eosinofilia o ad alterazioni di una o più prove di funzionalità epatica, quali: fosfatasi alcalina serica, transaminasi seriche (SGOT, SGPT), bilirubina, flocculazione alla cefalina-colesterolo, tempo di protrombina e ritenzione della bromosulfonftaleina.
Può verificarsi anche ittero con o senza febbre di solito entro i primi due o tre mesi di terapia. In alcuni pazienti sono stati rilevati segni di colostasi.
Sono stati riportati rari casi di fatale necrosi epatica. La biopsia epatica, praticata in diversi pazienti con disfunzione epatica, mostrò una necrosi focale microscopica che si potrebbe riferire ad ipersensibilità da farmaci.
Una determinazione della funzione epatica e della conta dei bianchi con formula deve essere effettuata ad intervalli durante le prime 6-12 settimane di terapia, o qualora si abbia l'insorgenza di febbre inspiegabile.
Se si riscontrano febbre o alterazioni delle prove di funzionalità epatica, o ittero, la terapia con metildopa deve essere interrotta. Se la temperatura o le alterazioni della funzionalità epatica erano legate alla metildopa esse ritornarono caratteristicamente alla norma dopo la sospensione del farmaco.
In questi pazienti non si deve risomministrare la metildopa. La metildopa deve essere impiegata con cautela in pazienti con una storia di precedente malattia o disfunzione epatica.
I pazienti devono essere attentamente seguiti al fine di rilevare eventuali effetti collaterali o insolite manifestazioni di idiosincrasia al farmaco.
Può verificarsi ipertensione dopo dialisi in pazienti trattati con ALDOMET perchè il farmaco è rimosso da questa procedura.
Raramente sono stati osservati movimenti coreo-atetosici involontari durante terapia con metildopa in pazienti con gravi malattie cerebrovascolari bilaterali. Se si verificano questi movimenti interrompere la terapia.
La metildopa può interferire con la determinazione dell'ac. urico effettuata con il metodo del fosfotungstato, della creatinina serica con il metodo del picrato alcalino e della SGOT con il metodo colorimetrico. Per quanto riguarda la SGOT non è stata riferita interferenza con i metodi spettrofotometrici.
La metildopa determina, nei campioni urinari, fluorescenza alla stessa lunghezza d'onda delle catecolamine: pertanto, la determinazione delle catecolamine urinarie può dare valori falsamente elevati, il che può interferire con le prove diagnostiche per il feocromocitoma.
E' importante riconoscere questo fenomeno prima che un paziente con un possibile feocromocitoma venga sottoposto ad intervento chirurgico. La metildopa non interferisce con le determinazioni dell'acido vanilmandelico (VMA) effettuate con quei metodi che convertono lo VMA in vanillina.
Raramente, quando le urine vengono esposte all'aria dopo la minzione, possono scurirsi a causa della scomposizione della metildopa o dei suoi metaboliti.
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Quando la metildopa è usata in associazione ad altri farmaci antiipertensivi si può verificare potenziamento dell'azione antiipertensiva.
I pazienti durante terapia con ALDOMET possono aver bisogno di dosi ridotte di anestetico. Se durante l'anestesia si verifica ipotensione, essa può essere di solito controllata da farmaci vasopressori.
I recettori adrenergici rimangono sensibili durante trattamento con metildopa.
Gravidanza
ALDOMET è stato utilizzato nel trattamento dell'ipertensione in gravidanza, sotto stretta sorveglianza medica e supervisione ostetrica. Non si sono avute prove che ALDOMET provochi anormalità fetali o danneggi il neonato.
Allattamento
La metildopa attraversa la placenta e compare nel sangue del cordone ombelicale e nel latte materno.
Sebbene non siano stati riferiti effetti teratogeni certi, la possibilità di danno fetale non può essere esclusa e l'impiego del farmaco in donne gravide o feconde o che allattano richiede che siano valutati i benefici rispetto ai possibili rischi.
Qualora, durante la terapia, si manifestassero effetti secondari che possono interferire negativamente quali acutezza mentale compromessa ed altri, evitare di guidare o di operare su macchinari o comunque svolgere attività che richiedono pronta vigilanza.
Significativi effetti collaterali dovuti ad ALDOMET sono stati poco frequenti.
All'inizio del trattamento o quando si aumenta la posologia, si può riscontrare un effetto sedativo di solito transitorio.
In fase iniziale di trattamento, si possono riscontrare effetti transitori quali cefalea, astenia e debolezza.
In corso di trattamento con ALDOMET sono state riferite le seguenti reazioni indesiderate:
Sistema Nervoso Centrale: sedazione (di solito transitoria), cefalea, astenia o debolezza, parestesia, parkinsonismo, paralisi di Bell, movimenti coreoatetosici involontari, disturbi psichici tra cui incubi notturni, compromissione acutezza mentale e lieve psicosi reversibile o depressione. Vertigini, sensazione di testa vuota, e sintomi di insufficienza cerebrovascolare (possono essere dovuti all'abbassamento della pressione arteriosa).
Cardiovascolari: bradicardia, prolungata ipersensibilità del seno carotideo, aggravamento di un'angina pectoris. Ipotensione ortostatica (diminuire il dosaggio giornaliero). Edema (ed aumento ponderale) di solito regredibile mediante somministrazione di un diuretico. Se l'edema progredisce o compaiono segni di scompenso cardiaco, la somministrazione del farmaco deve essere sospesa.
Gastrointestinali: nausea, vomito, meteorismo, stipsi, flatulenza, diarrea, colite, lieve secchezza delle fauci, glossodinia o glossofitia, pancreatite, scialoadenite.
Epatici: disturbi epatici compresa epatite, ittero, test di funzione epatica anormali.
Ematologici: test di Coombs positivo, anemia emolitica, depressione midollare, leucopenia, granulocitopenia, trombocitopenia. Test positivi per anticorpi antinucleari, cellule LE e fattore reumatoide.
Allergici: febbre farmaco correlata e sindrome lupus-simile, miocardite, pericardite.
Dermatologici: rash come nell'eczema e nelle eruzioni lichenoidi, necrolisi tossica epidermica.
Altri: senso di occlusione nasale, aumento dell'azotemia, ingrossamento delle mammelle, ginecomastia, lattazione, iperprolattinemia, amenorrea, impotenza, diminuzione della libido, artralgia lieve, con o senza tumefazione articolare, mialgia.
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Un sovradosaggio acuto può produrre ipotensione acuta ed altre reazioni attribuibili a disfunzioni cerebrali e gastrointestinali (eccessiva sedazione, debolezza, bradicardia, vertigini, senso di testa vuota, costipazione, distensione, flatulenza, diarrea, nausea, vomito).
Non esiste un antidoto specifico. In caso di sovradosaggio vanno utilizzate misure sintomatiche e di supporto. Se l'ingestione è recente una lavanda gastrica o il vomito può ridurre l'assorbimento; quando è passato più tempo dall'ingestione, per promuovere l'escrezione urinaria possono essere d'aiuto delle fleboclisi. Altrimenti, il trattamento va effettuato con speciale riguardo alla gettata ed alla frequenza cardiaca, alla volemia, al bilancio elettrolitico, all'ileo paralitico, alla funzione urinaria ed all'attività cerebrale. La somministrazione di farmaci simpaticomimetici può essere indicata. La metildopa è dializzabile.
ALDOMET è un antiipertensivo che riduce la pressione arteriosa sia in posizione clinostatica che ortostatica.
L'effetto antiipertensivo è probabilmente dovuto al suo metabolismo in alfa-metilnoradrenalina che abbassa la pressione arteriosa mediante la stimolazione dei recettori inibitori centrali alfa-adrenergici fungendo da falso neurotrasmettitore e/o riducendo l'attività della renina plasmatica.
Raramente con ALDOMET si verifica ipotensione posturale sintomatica, ipotensione da sforzo e variazioni diurne della pressione sanguigna.
Non ha effetti diretti sulla funzione cardiaca e generalmente non riduce il tasso di filtrazione glomerulare, il flusso ematico renale o la frazione di filtrazione.
La portata cardiaca resta generalmente invariata, senza che si verifichi alcun aumento della frequenza cardiaca; in alcuni pazienti la frequenza cardiaca è diminuita. A causa della sua relativa mancanza di effetti sfavorevoli sulla funzione renale, la metildopa può essere usata vantaggiosamente per controllare l'ipertensione arteriosa, anche in presenza di insufficienza renale. ALDOMET può contribuire ad arrestare o ritardare il progredire dell'insufficienza renale ed il danno dovuto al prolungato aumento della pressione arteriosa.
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L'assorbimento della metildopa mostra ampie variazioni individuali. In due studi la sua biodisponibilità era nel range dall'8% al 62%.
Le prove di laboratorio farmacologiche e tossicologiche relative alla metildopa sono molto interessanti, data la sua stretta somiglianza strutturale con gli aminoacidi, naturali precursori della mediazione adrenergica del sistema neurovegetativo. Ad esempio, la DL50 acuta per via endovenosa è di 1900 mg/kg nel topo: il farmaco cioè risulta meno tossico della dopa. La tossicità acuta, per somministrazione orale, varia da 5300 mg/kg ad oltre 15000 mg/kg a seconda del veicolo. Studi sulla tossicità subacuta orale nel cane realizzati con dosi fino a 2000 mg/kg pro die per quattro settimane, non hanno evidenziato alterazioni istopatologiche correlate alla somministrazione della metildopa, nonostante sia stata osservata inanizione alle dosi massime.
Studi sulla tossicità cronica orale condotti per lunghi periodi a dosi che arrivavano a 1800 mg/kg/die nei ratti e 1350 mg/kg/die nei cani e 1000 mg/kg/die nelle scimmie non hanno evidenziato alterazioni istopatologiche e chimiche di importanza clinica.
Dagli studi sulla riproduzione condotti con metildopa in 3 generazioni successive di topi e in due generazioni successive di ratti, come pure dagli studi teratogenici condotti nei conigli, non sono emersi effetti secondari.
Ciascuna compressa rivestita con film contiene i seguenti eccipienti: acido citrico anidro; sodio calcio edetato; etilcellulosa; gomma guar; cellulosa polverizzata; silice colloidale idrata; magnesio stearato; ipromellosa; glicole propilenico; titanio diossido; talco; ferro ossido rosso; E 104 giallo chinolina su alluminio idrato; cera carnauba.
Non sono note incompatibilità con altri farmaci.
36 mesi
Non ci sono speciali precauzioni per la conservazione.
Le compresse rivestite con film sono contenute in un blister di PVC e alluminio
30 cpr 250 mg
30 cpr 500 mg
Nessuna istruzione particolare.
Merck Sharp & Dohme Ltd.- Hoddesdon - Inghilterra
Consociata della MERCK & Co. Inc., Whitehouse Station, N.J., U.S.A.
Rappresentante esclusiva per l'Italia
MERCK SHARP & DOHME (Italia) S.p.A.
Via G. Fabbroni, 6 - 00191 Roma
30 cpr 250 mg 019954039
30 cpr 500 mg 019954015
Giugno 2000
Luglio 2000