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AMIODARONE HIKMA 50 mg/ml, SOLUZIONE INIETTABBILE
1 fiala da 3 ml di soluzione iniettabile contiene l’equivalente di 150 mg di amiodarone cloridrato.
1 ml contiene 50 mg di amiodarone cloridrato.
Eccipienti: ogni fiala da 3 ml contiene 60,6 mg di alcool benzilico.
Per l’elenco completo degli eccipienti, vedere il paragrafo 6.1.
Soluzione iniettabile.
Soluzione limpida di colore giallo tenue, in fiala di vetro trasparente incolore.
pH: 3,7-4,3
Per uso endovenoso.
Amiodarone Hikma è indicato per la profilassi e il trattamento delle aritmie cardiache gravi, nei casi in cui altre terapie siano inefficaci o controindicate:
• aritmie atriali, compresi la fibrillazione o il flutter atriale;
• aritmie del nodo AV e tachicardia rientrante AV, ad es. come manifestazione della sindrome di Wolff-Parkinson-White;
• aritmie ventricolari con pericolo di vita, compresi la tachicardia ventricolare persistente o non persistente o gli episodi di fibrillazione ventricolare;
Amiodarone Hikma è usato nei pazienti per i quali si auspica una risposta rapida o per i quali la somministrazione per via orale non è possibile.
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L’amiodarone deve essere usato solo quando esistono strutture per il monitoraggio cardiaco, la defibrillazione e la stimolazione cardiaca.
Infusione
Per la diluizione con soluzione di glucosio 5%, vedere anche il paragrafo 6.6.
Dose di carico
Somministrare 5 mg per kg di peso corporeo in 250 ml di soluzione fisiologica di glucosio in 20 minuti - 2 ore e ripetere 2 - 3 volte ogni 24 ore. La velocità di infusione deve essere regolata in base all’effetto ottenuto.
L’effetto si instaura entro pochi minuti e regredisce gradualmente; pertanto, la dose di carico deve essere seguita da una dose di mantenimento.
Dose di mantenimento/trattamento preventivo
10 - 20 mg per kg di peso corporeo in soluzione fisiologica di glucosio ogni 24 ore (in media 600 - 800 mg/ 24 ore fino a un massimo di 1200 mg/ 24 ore, corrispondenti a 4-5 fiale, massimo 8 fiale) per alcuni giorni. Per preservare la stabilità della soluzione, non usare concentrazioni inferiori a 300 mg in 500 ml e non aggiungere altri medicinali alla soluzione di infusione.
Per prevenire eventuali reazioni locali (flebite), non usare concentrazioni superiori a 3 mg/ml.
È opportuno iniziare con una dose di mantenimento orale il primo giorno di infusione. Le infusioni ripetute o continue nelle vene periferiche possono provocare reazioni locali (infiammazione). Per infusioni ripetute o continue si raccomanda di utilizzare una via venosa centrale.
Attenzione: se viene somministrato tramite infusione, l’amiodarone può ridurre le dimensioni delle gocce; se opportuno, si deve modificare la velocità di infusione.
Iniezione endovenosa diretta (“bolo”)
In casi di emergenza estrema, a discrezione del medico, il farmaco può essere somministrato tramite iniezione lenta. Somministrare 5 mg per kg di peso corporeo in un tempo non inferiore a 3 minuti. La durata dell’iniezione non deve mai essere inferiore a 3 minuti, fatta eccezione per i casi di rianimazione cardio-polmonare nella fibrillazione ventricolare resistente allo shock. Una seconda iniezione in bolo non può essere somministrata prima che siano trascorsi 15 minuti dalla prima iniezione, anche se è stata iniettata una sola fiala (rischio di shock irreversibile).
I pazienti così trattati devono essere sottoposti ad attento monitoraggio, ad es. in un’unità di terapia intensiva. Somministrare l’iniezione in bolo solo in caso di emergenza e non usare altri medicinali nella stessa siringa.
La dose raccomandata di 5 mg per kg tramite iniezione diretta non deve essere superata.
Rianimazione cardiopolmonare nella fibrillazione ventricolare resistente allo shock
La dose iniziale è di 300 mg (o 5 mg/kg di peso corporeo) diluiti in 20 ml di soluzione di destrosio 5%, che deve essere somministrata tramite iniezione rapida. Se la fibrillazione ventricolare persiste, può essere presa in considerazione la somministrazione di una dose addizionale di 150 mg (o 2,5 mg/kg di peso corporeo).
Bambini e adolescenti (età inferiore a 18 anni)
I medicinali per uso parenterale contenenti alcool benzilico non devono essere usati nei bambini sotto i 3 anni (vedere il paragrafo 4.4). Pertanto, l’amiodarone e.v. non deve essere usato nei bambini sotto i 3 anni o nei bambini più grandi fintanto che non si rendano disponibili ulteriori dati.
L’esperienza nei bambini è limitata.
Passaggio dalla terapia endovenosa alla terapia orale
Iniziare con una dose di mantenimento orale di amiodarone non appena si sia ottenuta una risposta adeguata. Quindi l’amiodarone e.v. deve essere sospeso gradualmente. Nei pazienti trattati congiuntamente con l’amiodarone e la simvastatina, la dose di simvastatina non deve superare 20 mg/die.
• Bradicardia sinusale, blocco seno atriale (rischio di arresto sinusale)
• Sindrome del nodo del seno, senza pacemaker
• Blocco AV di secondo o terzo grado, senza pacemaker. In questi casi, la somministrazione e.v. di amiodarone può essere effettuata in unità specializzate e solo congiuntamente a un pacemaker
• Disfunzione tiroidea
• Uso congiunto di medicinali che prolungano l’intervallo QT (vedere il paragrafo 4.5)
• Ipersensibilità all’amiodarone, allo iodio o ad uno qualsiasi degli eccipienti
Le controindicazioni suddette non si riferiscono all’uso di amiodarone per la rianimazione cardiopolmonare nella fibrillazione ventricolare resistente allo shock.
L’amiodarone può essere prescritto solo da parte di specialisti competenti. Il suo uso richiede il monitoraggio attento e regolare della funzionalità epatica e tiroidea, un ECG e un esame radiologico del torace.
La somministrazione di iniezioni e.v. dirette (iniezioni in bolo) è sconsigliata per via del rischio di effetti emodinamici, quali ipotensione grave e collasso cardiocircolatorio. Le iniezioni in bolo devono essere usate solo in caso di emergenza - in unità di terapia intensiva coronarica e sotto monitoraggio ECG - in caso di fallimento delle opzioni terapeutiche alternative.
Amiodarone Hikma deve essere usato solo sotto monitoraggio costante di ECG e pressione arteriosa.
Il medicinale deve essere usato con estrema cautela - con monitoraggio emodinamico - nei pazienti con grave alterazione della funzionalità polmonare, ipotensione arteriosa o scompenso cardiaco congestizio stabile. Questi pazienti non devono ricevere un’iniezione in bolo (rischio di esacerbazione).
La dose raccomandata di 5 mg per kg, somministrati tramite iniezione diretta, non deve essere superata.
Se l’effetto del prodotto è troppo forte (ad es. bradicardia marcata) occorre prendere provvedimenti appropriati, ad es. l’uso di un pacemaker o la beta stimolazione.
L’uso di Amiodarone Hikma non è una controindicazione per una successiva defibrillazione esterna.
Patologie cardiache (vedere il paragrafo 4.8)
L’amiodarone può causare lo sviluppo di nuove aritmie cardiache o esacerbare le aritmie esistenti, talvolta con conseguenze fatali. Tuttavia, in confronto con altri antiaritmici, l’incidenza di tali effetti appare meno frequente. Usare cautela specialmente nei pazienti con scompenso cardiaco o blocco AV di primo grado. Inoltre, è stata descritta la comparsa di torsione di punta, una tachicardia ventricolare polimorfa associata a prolungamento QT. Questa particolare aritmia compare specialmente in pazienti con intervallo QT notevolmente prolungato e/o in associazione con medicinali che possono indurre ipokaliemia, determinati agenti antiaritmici e determinati agenti che impediscono la ripolarizzazione (vedere anche il paragrafo 4.5).
Nell’ECG, le alterazioni dell’onda T e l’eventuale comparsa di onde U sono dovute al prolungamento della fase di ripolarizzazione indotto dall’amiodarone.
Come avviene con altri agenti antiaritmici, questo fenomeno può indurre tachicardie ventricolari atipiche (“torsione di punta”) in casi eccezionali.
Patologie polmonari (vedere il paragrafo 4.8)
Durante l’uso dell’amiodarone per via endovenosa sono stati osservati casi di tossicità polmonare (polmonite interstiziale), talvolta con conseguenze fatali. Si raccomanda di eseguire un esame radiologico del torace e i test di funzionalità polmonare in caso di comparsa di dispnea (da sforzo), indipendentemente da qualsiasi variazione delle condizioni generali del paziente (stanchezza, perdita di peso, febbre).
Gli effetti indesiderati polmonari sono generalmente reversibili e si risolvono rapidamente dopo l’interruzione del trattamento. Può essere preso in considerazione un trattamento con i corticosteroidi. Nella maggior parte dei casi, i sintomi clinici si risolvono entro 3 o 4 settimane, con una normalizzazione meno rapida degli esami radiologici e della funzionalità polmonare (fino a qualche mese).
Patologie epatiche (vedere il paragrafo 4.8)
Una grave insufficienza epatica può verificarsi nelle prime 24 ore dopo la somministrazione di amiodarone e.v. e talvolta può essere fatale. Pertanto, si raccomanda un attento monitoraggio delle transaminasi a partire dall’inizio del trattamento.
Interazioni farmacologiche (vedere il paragrafo 4.5)
Si sconsiglia l’uso dell’amiodarone in associazione con i seguenti medicinali: beta-bloccanti, antiipertensivi calcio-antagonisti (verapamil, diltiazem), lassativi di contatto che possono indurre ipokaliemia.
Dopo il termine della terapia, in caso di somministrazioni endovenose ripetute, concentrazioni di amiodarone ancora efficaci possono persistere nel siero per alcune settimane, a causa della lunga emivita dell’amiodarone. Con l’ulteriore riduzione dei livelli di amiodarone, le aritmie possono ricomparire. I pazienti devono essere sottoposti a monitoraggio regolare dopo il termine della terapia.
Alcool benzilico
3 ml di Amiodarone Hikma contengono 60,6 mg di alcool benzilico.
Non somministrare a prematuri o neonati.
Può causare reazioni tossiche e reazioni anafilattoidi nei bambini fino ai 3 anni.
Gli effetti indesiderati sono generalmente dovuti a una dose eccessiva. Si raccomanda perciò di usare la dose più bassa possibile, al fine di ridurre al minimo l’entità e la gravità di effetti indesiderati.
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È controindicato l’uso congiunto di medicinali che prolungano l’intervallo QT e che quindi aumentano il rischio di torsione di punta potenzialmente fatale:
Determinati antiaritmici, come gli antiaritmici di classe 1a (ad es. chinidina, procainamide e disopiramide) e il sotalolo.
Altri medicinali come la vincamina, determinati neurolettici (sultopride, sulpiride), la cisapride, l’eritromicina e.v., la pentamidina somministrata per via parenterale, per via del rischio aumentato di torsione di punta potenzialmente letale, gli antidepressivi triciclici e altri medicinali che prolungano l’intervallo QT, come alcuni antipsicotici (pimozide, tioridazina, alcune fenotiazine), determinati antidepressivi tetraciclici (ad ed. maprotilina), alcuni antiistaminici (ad es. terfenadina) e l’alofantrina.
È sconsigliato l’uso concomitante dei seguenti medicinali:
Beta-bloccanti o calcio-antagonisti antiipertensivi (verapamil, diltiazem). In caso di uso concomitante possono verificarsi disturbi dell’automatismo cardiaco (bradicardia marcata).
Usare cautela in caso di uso concomitante dei seguenti medicinali:
• lassativi di contatto: possono indurre ipokaliemia e quindi aumentare il rischio di torsione di punta; deve essere usato un altro tipo di lassativo.
• altri medicinali che possono indurre ipokaliemia, come:
- i diuretici, da soli o in associazione;
- i glucocorticoidi e i mineralcorticoidi sistemici, il tetracosactide;
- l’amfotericina B (e.v.).
L’intervallo QT deve essere monitorato. In caso di torsione di punta, gli antiaritmici non devono essere somministrati (si consiglia la stimolazione ventricolare; si può somministrare magnesio e.v.).
Anticoagulanti orali
L’amiodarone aumenta la concentrazione del warfarin tramite l’inibizione del citocromo P450 2C9. Pertanto, l’amiodarone può potenziare l’effetto dei derivati cumarinici, con conseguente aumento del rischio di emorragie. Per questa ragione, nei pazienti trattati con anticoagulanti occorre monitorare frequentemente il tempo di protrombina e aggiustare la dose di anticoagulante, sia durante che dopo il trattamento con l’amiodarone.
Digitale
Possono verificarsi alterazioni dell’automatismo cardiaco (bradicardia marcata) e della conduzione atrioventricolare (effetto sinergico).
I livelli di digossina nel siero possono aumentare a causa della ridotta clearance della digossina. Deve essere eseguito il monitoraggio (comprendente i livelli plasmatici di digossina e l’ECG); inoltre, i pazienti devono essere monitorati per quanto riguarda i segni clinici di intossicazione da digitale. Una riduzione della dose di digossina può rendersi necessaria.
Fenitoina
L’amiodarone aumenta i livelli plasmatici di fenitoina tramite l’inibizione del citocromo p450 2C9. Pertanto, durante l’uso congiunto di amiodarone e fenitoina, è possibile che i livelli plasmatici di fenitoina aumentino (comparsa di anomalie neurologiche).
È necessario il monitoraggio; se si osservano sintomi di sovradosaggio di fenitoina, si deve ridurre la dose di fenitoina; devono essere misurati i livelli plasmatici di fenitoina.
Anestesia generale/ossigenoterapia
Nei pazienti trattati con l’amiodarone e sottoposti ad anestesia generale sono state descritte, tra le altre, le seguenti complicazioni: bradicardia (refrattaria all’atropina), ipotensione, alterazioni della conduzione e riduzione della gittata cardiaca.
Sono stati descritti alcuni casi di complicazioni respiratorie post-operatorie, talvolta con conseguenze fatali. Ciò può essere dovuto all’interazione con alte concentrazioni di ossigeno nel sangue.
In caso di interventi chirurgici, è importante informare l’anestesista se è in corso una terapia con l’amiodarone.
Flecainide
L’amiodarone aumenta i livelli plasmatici della flecainide tramite l’inibizione del CYP 2D6. Se necessario, aggiustare la dose della flecainide.
Medicinali metabolizzati dal citocromo P450 3A4
L’amiodarone è un inibitore del CYP 3A4. Se i medicinali, dal metabolismo dipendente da tale sistema enzimatico, sono somministrati in concomitanza all’amiodarone, le concentrazioni plasmatiche di questi medicinali possono aumentare, con conseguente aumento del rischio di tossicità.
Ciclosporina: in associazione con l’amiodarone esiste il rischio di aumento dei livelli plasmatici della ciclosporina. Se necessario, modificare la dose della ciclosporina.
Fentanil: in associazione con l’amiodarone, l’effetto del fentanile può essere potenziato, con conseguente aumento del rischio di tossicità.
Altri medicinali metabolizzati dal P450 3A4 comprendono le statine, come la simvastatina, il tacrolimus, la lidocaina, il sildenafil, il midazolam,il triazolam, la diidroergotamina, l’ergotamina e, tra i farmaci citati in precedenza, la cisapride, i calcio-antagonisti, la ciclosporina, la chinidina, la terfenadina, la pimozide ed l’eritromicina.
Gravidanza
Sono a disposizione dati insufficienti sulla sicurezza dell’amiodarone somministrato durante la gravidanza.
L’amiodarone e il N-demetilamiodarone attraversano la placenta e le concentrazioni nel bambino raggiungono il 10-25 % delle concentrazioni plasmatiche materne. Le complicazioni più frequenti comprendono ritardo della crescita, parto prematuro e alterazione della funzionalità tiroidea nel neonato. Nei neonati sono stati osservati ipotiroidismo, bradicardia e prolungamento dell’intervallo QT. In casi isolati sono stati riscontrati crescita della ghiandola tiroidea o soffi cardiaci. La frequenza di malformazioni non appare aumentata. Tuttavia, è opportuno tenere presente la possibilità di comparsa di difetti cardiaci. Pertanto, Amiodarone Hikma non deve essere usato durante la gravidanza, se non in caso di assoluta necessità.
Le donne in età fertile possono programmare una gravidanza non prima di sei mesi dopo il termine della terapia, al fine di evitare l’esposizione del feto nel primo periodo di gestazione.
Allattamento
Il passaggio nel latte materno è stato dimostrato sia per il principio attivo che per il metabolita attivo. Se il trattamento durante l’allattamento è necessario o se l’amiodarone è stato somministrato durante la gravidanza, si deve interrompere l’allattamento.
Fertilità
In pazienti di sesso maschile sono stati riscontrati alti livelli sierici di LH e FSH, indice di disfunzione testicolare, dopo un trattamento a lungo termine.
Non sono disponibili dati al riguardo. Dal momento che la vista può essere offuscata e/o ridotta, occorre considerare il possibile effetto sulla capacità d guidare veicoli e sull’uso di macchinari.
Le reazioni avverse da farmaci osservate più comunemente in seguito a somministrazione endovenosa di amiodarone sono flebite da infusione, bradicardia e ipotensione.
La frequenza delle reazioni avverse riportate di seguito si basa sulla seguente convenzione:
• molto comune (≥1/10);
• comune (da ≥1/100 a <1/10);
• non comune (da ≥1/1000 a <1/100);
• raro (da ≥ 1/10.000 a <1/1000);
• molto raro (<1/10.000), non nota (la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili).
Disturbi del sistema immunitario
Molto raro
Shock anafilattico.
Patologie del sistema nervoso
Molto raro
Ipertensione endocranica benigna (pseudotumor cerebri).
Cefalea.
Patologie cardiache
Comune
Bradicardia dose-dipendente.
Molto raro
Bradicardia marcata (in casi di disfunzione del nodo del seno e negli anziani) o, più raramente, arresto sinusale: ciò può rendere necessaria l’interruzione del trattamento.
Comparsa di nuove aritmie ed esacerbazione di aritmie esistenti, compresa le tachicardie ventricolari atipiche (torsione di punta) (vedere anche i paragrafi 4.4 e 4.5).
Disturbi della conduzione (blocco seno-atriale, blocco AV).
Patologie vascolari
Comune
Ipotensione e aumento della frequenza cardiaca immediatamente dopo l’iniezione. Tali effetti sono generalmente moderati e transitori. Sono stati osservati casi di ipotensione grave o shock in caso di sovradosaggio o somministrazione troppo rapida (iniezione in bolo).
Molto raro
Vampate.
Patologie respiratorie, toraciche e mediastiniche
Molto raro
Polmonite interstiziale (vedere il paragrafo 4.4).
ARDS acuta (sindrome da sofferenza respiratoria dell’adulto), talvolta con conseguenze fatali.
Broncospasmo in pazienti con gravi disturbi respiratori, in particolare nei pazienti asmatici.
Patologie gastrointestinali
Molto raro
Nausea.
Patologie epatobiliari
Molto raro
Aumento da lieve a moderato dei livelli delle transaminasi (da 1,5 a 3 volte rispetto alla norma) all’inizio del trattamento; tali aumenti sono spesso transitori oppure si risolvono in seguito alla riduzione della dose.
Alterazioni acute della funzionalità epatica, con aumento delle transaminasi nel siero e/o ittero, compresa l’insufficienza epatica, talvolta con conseguenze fatali (vedere il paragrafo 4.4).
Patologie della cute e del tessuto sottocutaneo
Molto raro
Sudorazione.
Patologie sistemiche e condizioni relative alla sede di somministrazione
Comune
In corrispondenza della sede di iniezione o infusione: dolore, eritema, edema, necrosi, stravaso, infiltrazione, infiammazione, indurimento, tromboflebite, flebite, cellulite, infezione, alterazioni della pigmentazione.
Sono stati osservati alcuni casi rari con diversi sintomi clinici indicativi di reazioni di ipersensibilità: vasculite, funzionalità renale ridotta con aumento dei livelli di creatinina, trombocitopenia, anafilassi.
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In caso di sovradosaggio acuto o somministrazione endovenosa troppo rapida si possono osservare i seguenti effetti: nausea, vomito, stitichezza, sudorazione, bradicardia e prolungamento dell’intervallo QT. In caso di sovradosaggio marcato si prevedono anche ipotensione, arresto cardiaco e torsione di punta. In casi eccezionali può comparire ipertiroidismo.
In caso di sovradosaggio marcato deve essere eseguito un monitoraggio prolungato dell’ECG. Considerare il trasferimento in unità di terapia intensiva. L’ipotensione può essere trattata con infusioni o vasopressori. Può essere indicato l’uso di alfa-adrenergici o beta-adrenergici o la stimolazione temporanea. Deve essere evitato l’uso di antiaritmici di classe I e III, perché possono indurre l’aumento dell’intervallo QT e la torsione di punta. Ulteriori trattamenti devono essere di supporto e sintomatici.
L’amiodarone e i suoi metaboliti non sono dializzabili.
Categoria farmacoterapeutica: agenti antiaritmici di classe III
Codice ATC: C01B D01
L’amiodarone è un derivato del benzofurano diiodato, classificato come antiaritmico di classe III per la sua capacità di aumentare la durata del potenziale d’azione cardiaco nei miociti atriali e ventricolari tramite il blocco dei canali cardiaci K+ (principalmente della componente rapida della corrente ripolarizzante K+, IKr). Pertanto, l’amiodarone prolunga il periodo refrattario del potenziale d’azione, determinando la depressione delle ectopie, aritmie da rientro e il prolungamento l’intervallo QTc nell’ECG. Inoltre, l’amiodarone blocca anche le correnti cardiache del Na+ (effetto di classe I) e le correnti del Ca2+ (effetto di classe IV). Quest’ultimo effetto può rallentare la conduzione nei nodi seno-atriale e atrio-ventricolare.
In caso di somministrazione a lungo termine, l’amiodarone sembra anche inibire il trasporto dei canali ionici dal reticolo endoplasmatico alla membrana plasmatica nei miociti cardiaci, e questo effetto può contribuire all’azione dell’amiodarone sull’elettrofisiologia cardiaca in caso di somministrazione prolungata.
Inoltre, l’amiodarone è un antagonista non competitivo dei recettori β-adrenergici e α-adrenergici e, pertanto, possiede effetti emodinamici: dilatazione delle arterie coronarie e vasodilatazione periferica con conseguente riduzione della pressione arteriosa sistemica.
Alcuni effetti dell’amiodarone sono simili a quelli dell’ipotiroidismo, e ciò può essere dovuto a un’inibizione della sintesi degli ormoni tiroidei. L’amiodarone è un potente inibitore dell’attività della iodotironina-5’-monodeiodinasi (il principale enzima di conversione T4-T3). Nel ratto sono stati osservati aumenti nel siero dell’ormone tireostimolante (TSH), della tiroxina (T4) e della triiodotironina inversa (rT3) e riduzioni nel siero della triiodotironina (T3) in seguito a deiodinazione di T4 in T3. Tali effetti antitiroidei dell’amiodarone potrebbero contribuire alla sua azione sull’elettrofisiologia cardiaca.
Il metabolita principale N-desetilamiodarone possiede effetti sull’elettrofisiologia cardiaca simili a quelli del composto progenitore.
La sicurezza e l’efficacia dell’amiodarone e.v. nei pazienti con arresto cardiaco extraospedaliero dovuto a fibrillazione ventricolare resistente allo shock sono state analizzate in due studi in doppio cieco: nello studio ARREST, l’amiodarone è stato confrontato con il placebo, mentre nello studio ALIVE, l’amiodarone è stato confrontato con la lidocaina. L’endpoint primario di entrambi gli studi è stata la sopravvivenza fino al ricovero ospedaliero.
Nello studio ARREST, 504 pazienti - con arresto cardiaco extraospedaliero dovuto a fibrillazione ventricolare o tachicardia ventricolare senza polso refrattaria alla defibrillazione con 3 o più shock e all’epinefrina - sono stati trattati con 300 mg di amiodarone diluiti in 20 ml di soluzione di destrosio 5% in iniezione rapida in una vena periferica (246 pazienti) o placebo (258 pazienti). Nei 197 pazienti (39%) sopravvissuti al tragitto verso l'ospedale, l’amiodarone ha aumentato in misura significativa le probabilità di rianimazione e ricovero ospedaliero: 44% nel gruppo trattato con l’amiodarone versus 34% nel gruppo trattato con il placebo (p = 0,03). Dopo aggiustamento per altri fattori predittivi indipendenti, il rapporto aggiustato per la sopravvivenza fino al ricovero ospedaliero è stato di 1,6 (intervallo di confidenza 95% da 1,1 a 2,4; p = 0,02) nel gruppo trattato con amiodarone in confronto con il gruppo trattato con placebo. L’incidenza di ipotensione (59% versus 25%, p = 0,04) o bradicardia (41% versus 25%, p = 0,004) è stata maggiore nei pazienti trattati con amiodarone che nei pazienti trattati con placebo.
Nello studio ALIVE, a 347 pazienti - con fibrillazione ventricolare refrattaria alla defibrillazione con 3 o più shock, all’epinefrina e ad un altro shock di defibrillazione o con fibrillazione ventricolare recidivante dopo una defibrillazione iniziale riuscita - è stato somministrato l’amiodarone (5 mg/kg) o la lidocaina (1,5 mg/kg). L’amiodarone ha aumentato in misura significativa le probabilità di rianimazione e ricovero ospedaliero: 22,8% nel gruppo trattato con amiodarone (41 pazienti su 180) versus 12% nel gruppo trattato con lidocaina (20 pazienti su 167), p = 0,009. Dopo aggiustamento per altri fattori influenti sulla sopravvivenza, il rapporto aggiustato per la sopravvivenza fino al ricovero ospedaliero è stato di 2,49 (intervallo di confidenza 95%, da 1,28 a 4,85; p = 0,007) nel gruppo trattato con l’amiodarone in confronto con il gruppo trattato con la lidocaina. La percentuale di pazienti con arresto cardiaco dopo la somministrazione del medicinale di studio iniziale, dopo defibrillazione, è stata significativamente maggiore nel gruppo trattato con la lidocaina (28,9%) rispetto al gruppo trattato con l’amiodarone (18,4%), p = 0,04.
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L’amiodarone ha una velocità di eliminazione bassa e una marcata affinità per i tessuti.
Somministrazione endovenosa
Dopo l’iniezione, la concentrazione plasmatica diminuisce rapidamente per via della distribuzione nei tessuti. L’effetto massimo si raggiunge dopo 15 minuti dopo la dose e si riduce gradualmente nelle 4 ore successive. Si ottiene saturazione tessutale con somministrazioni endovenose ripetute o somministrazione orale continua.
In studi di tossicità cronica, l’amiodarone ha indotto danni polmonari (fibrosi, fosfolipidosi; nel criceto, nel ratto e nel cane) forse dovuti alla formazione di radicali e alterazioni della produzione cellulare di energia, alterazioni del SNC (nel ratto) e danni epatici (nel ratto e nel topo).
I dati degli studi di genotossicità in vitro e in vivo sono stati negativi. In uno studio di carcinogenesi nel ratto, l’amiodarone ha indotto un aumento dell’incidenza di tumori a cellule follicolari della tiroide a dosi clinicamente rilevanti, eventualmente per via dell’effetto sulla sintesi e/o il rilascio degli ormoni tiroidei.
In studi di tossicità riproduttiva, nel ratto, l’amiodarone ha dimostrato potenziali effetti avversi sulla fertilità e sullo sviluppo post-natale. L’amiodarone è risultato embriotossico, ma non teratogeno, nel ratto e nel coniglio a dosi clinicamente rilevanti.
L’amiodarone si è dimostrato potenzialmente fototossico nella cavia.
Polisorbato 80 (E433)
Alcool benzilico
Acqua per soluzioni iniettabili
Amiodarone Hikma è incompatibile con la soluzione fisiologica e può essere somministrato solo in destrosio 5% soluzione.
L’uso di strumenti di somministrazione contenenti plastificanti, come il DEHP (di-2-etilesilftalato), in presenza di amiodarone, può provocare il passaggio di DEHP nella soluzione. Al fine di ridurre al minimo l’esposizione dei pazienti al DEHP, si raccomanda di somministrare le soluzioni diluite di amiodarone tramite set per infusione non contenenti DEHP, come set di poliolefine (PE, PP) o set in vetro. Alle infusioni di amiodarone non devono essere aggiunti altri medicinali.
2 anni.
Il prodotto diluito è stabile dal punto di vista fisico e chimico per 24 ore a temperatura ambiente. Tuttavia, dal punto di vista microbiologico, il prodotto deve essere usato immediatamente dopo la diluizione.
Solo monouso. Gettare via la soluzione non utilizzata.
Non conservare a temperatura superiore ai 25°C. Conservare nella confezione originale per proteggere il medicinale dalla luce.
Non refrigerare o congelare.
Ogni scatola contiene 10 fiale in vetro trasparente da 5 ml (contenenti 3 ml di soluzione).
Diluire le fiale con glucosio 5%. Usare al massimo 250 ml di glucosio 5% soluzione per ogni fiala. Le diluizioni maggiori sono instabili.
Amiodarone Hikma, diluito in destrosio 5% soluzione a una concentrazione <0,6 mg/ml, non è stabile. Le soluzioni contenenti meno di 2 fiale di Amiodarone Hikma in 500 ml di destrosio 5% soluzione sono instabili e non devono essere utilizzate.
Vedere il paragrafo 4.2.
Hikma Farmacêutica (Portugal), S.A.
Estrada do Rio da Mó, 8, 8A e 8B - Fervença
2705-906 Terrugem SNT
Portogallo
Amiodarone Hikma 50 mg/ml soluzione iniettabile 10 fiale in vetro da 3 ml - AIC n. 038320014
Maggio 2008